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Autore: LucyCherie    03/04/2013    5 recensioni
Tutti parlano del famoso Harry Potter. Ma qualcuno si è mai domandato chi sia lui veramente?
Qualcuno sa cosa provi ogni volta che sente il suo nome pronunciato da perfetti estranei?
Quali sono i suoi pensieri quando viene paragonato ai suoi genitori?
Può Severus Piton, scorbutico professore di Pozioni, vincere i suoi pregiudizi ed essere una guida per Harry? Dopo tutti gli anni passati a proteggerlo, potrebbe essersi... affezionato a quello che per lui rimarrà sempre un bambino da proteggere?
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Perché tutti parlano di me?”
Harry, ormai da tempo, pensava solo a questo. Non riusciva a capacitarsi del perché, ovunque andasse, dovesse sentire i soliti mormorii alle spalle. Passava per i corridoi del castello e ciò che sentiva andava oltre l’immaginabile…
Gruppetti di ragazzi parlavano di come lui avesse sconfitto Colui-Che-Non-Deve-Essere- Nominato, sciami di ragazzine parlavano di lui come se fosse una celebrità sempre in prima pagina, i Serpeverde si riferivano a lui come lo Sfregiato a causa della sua cicatrice a forma di saetta e i professori lo paragonavano, in più di un’occasione, ai suoi genitori.
Per Harry tutto ciò era insopportabile. Non poteva, come tutte le persone normali, parlare dei suoi affari con i suoi amici in luoghi pubblici perché, in quel caso, sarebbe diventato un “affare di Stato”.
Non poteva svolgere le normali attività di un comune mortale senza che tutti lo venissero a sapere.
Era davvero una cosa snervante per un ragazzo come lui!
Harry penava che i professori, essendo gli adulti in quelle situazioni, fossero diversi. Invece erano come tutti gli altri…
Quella mattina infatti, a Trasfigurazione, aveva fatto evanescere un oggetto solo parzialmente e la professoressa McGranitt gli aveva detto: -Sono delusa signor Potter, tuo padre era uno dei migliori studenti in Trasfigurazione. Mi aspettavo davvero di più… Scriverai un saggio aggiuntivo per la prossima volta, con la speranza che ti sproni a dare il meglio di te-.
Come se non bastasse ci si era messo anche Vitious che, quando non era riuscito nell’incantesimo che stavano studiando quel giorno, aveva esordito con la sua vocetta: -Beh signor Potter, sua madre era veramente dotata in Incantesimi, avrei sperato un po’ meglio… Ma non si può certo essere perfetti in tutto, dico bene?-.
Harry era veramente scoraggiato, non ne poteva davvero più: avrebbe voluto urlare a tutti di farsi un bel piattino di affari loro e di andare a infastidire qualcun altro.
Fortunatamente quel giorno c’erano le selezioni di Quidditch e avrebbe potuto finalmente svagarsi un po’.
Come tutti gli anni fece il provino come Cercatore e, naturalmente, fece una prova perfetta… ma anche lì avevano qualcosa da dire.
Un altro Grifondoro che aveva fatto il provino per diventare Cercatore se ne andava via dicendo: -E certo, come posso competere io con il figlio di James Potter stella del Quidditch?!-.
Tornò al castello con le lacrime agl’occhi ed ebbe la sfortuna di incontrare Malfoy con al seguito i suoi bodyguards personali.
Subito il biondo parlò: -Dove te ne vai così triste, Sfregiato?
Ti manca quella sporca Mezzosangue di tua madre?-.
Harry, senza pensare, si lanciò su di lui cercando di colpirlo dappertutto e fu un attimo: voleva lavare via dalla faccia di Malfoy quel suo sorriso beffardo, sostituirlo con un bel labbro sfracellato e grondante di sangue. Avrebbe potuto ucciderlo ma Tiger e Goyle lo tirarono via dal suo bersaglio e, mentre uno lo teneva fermo, l’altro lo picchiava senza pietà. Intanto Malfoy si era rialzato e sfoggiava quel suo solito sorrisetto.
-Cosa sta succedendo qui?- proferì una voce melliflua dal buio e poco dopo si accorsero che si trattava del professor Piton.
Ma, prima che questi potesse vedere i ragazzi, Tiger e Goyle avevano mollato la presa su Harry e s’erano fatti da parte.
Il professore di Pozioni osservò tutti e quattro attentamente e poi si rivolse ai suoi Serpeverde: -Signor Malfoy, può dirmi cos’è successo esattamente?-.
Il biondo fece finta di tremare e iniziò a raccontare di come Harry gli aveva attaccati solo per il fatto di essere Serpeverde e che loro si erano solo difesi. Concluse inoltre il racconto sfoggiando un livido che aveva sotto l’occhio.
Il professor Piton si rivolse al Grifondoro che riusciva a stento a reggersi in piedi ma che sopportava il dolore senza neanche una smorfia: -Venti punti in meno a Grifondoro-.
Poi si avvicinò al ragazzo e disse con freddezza: -È impressionante la somiglianza tra te e tuo padre. Sei proprio come lui, arrogante e un bullo, forse sei addirittura peggio di lui. Sconterai una punizione con me… adesso-.
Detto questo Piton ordinò a Harry di seguirlo mentre i Serpeverde se la ridevano soddisfatti.
Harry stava morendo dentro: per la rabbia, la delusione, l’impotenza e il dolore.
Quel dolore che non poteva negare di provare quando Piton lo paragonava a quel James Potter di cui lui ricordava a malapena il viso. Lui non se lo ricordava nemmeno suo padre, come avrebbe potuto essere e comportarsi come lui?!
Il cammino verso i sotterranei fu silenzioso e, una volta entrati, il professore gli indicò un secchio d’acqua ed uno spazzolino e disse: -Pulirai il mio ufficio da cima a fondo con quello spazzolino e farai bene a finire in fretta, altrimenti tornerai domani alla stessa ora e ricomincerai da capo-.
Harry si mise al lavoro cercando di ignorare il dolore ma, dopo un’ora di lavoro, questo lo vinse e si accasciò sul pavimento tremante. Piton lo riprese subito: -Battiamo la fiacca, Potter? Potevi pensarci prima di aggredire il signor Malfoy. Sei proprio arrogante e pigro come tuo padre!-.
A quella parole Harry si ruppe in pianto, si sentiva disperato e dolorante, ma non si alzò: non ce l’avrebbe fatta.
Piton stava per riprenderlo quando notò una macchiolina di sangue sul pavimento e i tremiti continui del giovane. Così si avvicinò al ragazzo, s’inginocchiò accanto a lui e lo fece voltare… Nella sua rabbia non aveva notato che si fosse fatto male e gli venne un dubbio: “Che non fosse lui la vittima del bullismo?”.
Harry aveva chiuso gli occhi e si crogiolava nella sua disperazione. Piton però lo scosse dicendogli: -Guardami, apri gli occhi-.
Lui lo fece e subito Piton entrò nella sua mente per vedere tutti ciò ch’era accaduto quel giorno e… percepì la rabbia, verso il suo essere famoso e verso le persone che lo paragonavano ai suoi genitori.
Vide anche tutta la lotta con i Serpeverde e, per un attimo, quel ragazzino con i capelli scompigliati che veniva picchiato gli ricordò lui, un giovane Severus Piton.
Uscì dalla mente di Harry e, vedendolo piangere, gli si strinse il cuore e si sentì anche peggio quando lo sentì ripetere: -Non sono James Potter… sono Harry… non Harry Potter… solo Harry…-.
Piton prese in braccio il ragazzo piangente e lo portò in infermeria, non riusciva più a vedere in quel giovane il suo rivale, vedeva solo se stesso e, mentre avanzava, continuava a pensare che quando lui era ragazzo non aveva avuto nessuno…
Giunto da Madama Chips fece curare il ragazzo, che nel frattempo s’era un po’ tranquillizzato, e poi si sedette accanto a lui sul letto dicendo: -Io… sono stato stupido a pensare a te come la copia carboncino di James Potter. Come tuo professore avrei dovuto capire la verità e proteggerti. Tu oggi mi hai dimostrato quanto ho sbagliato e per questo a quei tre spetteranno un bel po’ di ore di punizione-.
Il ragazzo guardò verso il professore e disse: -Grazie, signore, ma non c’è bisogno, davvero-.
Piton disse solo: -Quel ch’è giusto è giusto… Harry, dato che tu sei “solo Harry”-.
Poi gli spostò alcuni capelli dalla fronte e disse a bassa voce: -Ricordati che se hai bisogno io ci sono-.
Continuò ad accarezzarlo e lo vide appoggiarsi al suo tocco.
Non aveva mai pensato di poter offrire conforto a qualcuno…
Lo faceva sentire bene con se stesso... stava bene… ma non lo avrebbe mai ammesso… forse…
Quando vide che Harry era ormai tra le braccia di Morfeo, gli posò un lieve bacio sulla fronte: proprio sulla cicatrice. Evocò una poltrona e si mise a vegliare sul suo protetto dormiente… Forse qualcosa sarebbe cambiato.
Alla porta dell’Infermeria c’era un uomo dalla lunga barba bianca e gli occhiali a mezzaluna che sorrideva felice…
Silente sussurrò: -Bravo ragazzo mio! Finalmente sei a casa. Perché casa è dove batte il cuore e il tuo non batteva da troppo tempo-.
Per la prima volta dopo tanti anni Severus Piton dormiva tranquillo e con un sorriso stampato sul volto.
Era felice…



*Angolo dell'autrice*
Ciao a tutti!!! Spero che questa storia vi sia piaciuta, era da molto che mi ronzava in testa e, alla fine, ho deciso di scriverla. Probabilmente faccio pena... ma, dato che pochissimi hanno letto la mia storia precedente, ho deciso di riprovare...
Vi prego recensite! Anche solo per criticarmi: ho bisogno del parere di qualcuno...
Grazie comunque a quelli che leggeranno questa storia e a tutti coloro che mi seguono! 
  
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