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Autore: pandafordinner    03/04/2013    2 recensioni
"Perdonami per tutto, ma io dovevo dirtelo" le sue ultime parole prima di chiudere gli occhi e addormentarsi.
Uscì dalla stanza ancora un po' intontito. Chiusi la porta dietro di me e mi sedetti accanto ad essa. Pensai e ripensai alle sue parole torturandomi i ricci.
Aprii la porta e quasi in un sussurro lo dissi: "Ti amo anche io Boo Bear"
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Camminavo distrattamente per le vie che mi avrebbero portato all’ennesimo
bar della serata. Ero ubriaco marcio e lo sapevo, ma volevo continuare a bere.
Volevo l’ennesimo alcolico. Volevo per quella sera essere libero con la mente
e con il corpo. Non sarei stato legato a niente, non avrei dipeso da nessuno.
Per una sera sarei stato lo stesso ragazzo che cercava di divertirsi che da due
anni era scomparso. Avevano messo dei paletti alle cose belle della vita.
Divertirsi non era consentivo se non nell’ambiente privato, ma anche lì dovevi
stare attento a non farti scoprire. Non ero un ragazzo normale, ero un robot,
una macchina per produrre soldi.
Non era permesso amare nel mio mondo. Se fosse capitato, sarebbe stato
meglio nasconderlo a tutti, negarlo a te stesso.

Entrai nel primo locale. La luce fioca illuminava una parte del luogo, nell’altra
dominava il buio. L’odore di alcol mi aveva invaso le narici sin dalla porta
d’ingresso.
Barcollando arrivai ad una delle sedie che dedussi fossero affiancate al
bancone del bar. Inspirai a pieni polmoni l’odore del whisky proveniente dal
bicchiere del ragazzo seduto dinanzi a me.
Voltai il mio sguardo verso quello del barista, che mi fissava innervosito da un
bel po’.
“Una bottiglia di birra” ordinai. Non appena andò via per prendere quello da
me chiesto girai lo sguardo verso la parte buia del locale. Riuscivo ad
intravedere solo vari divani, ed ero abbastanza sicuro che fossero stati messi
lì per le coppie che volevano appartarsi.
La birra sbattuta sul bancone mi fece sobbalzare. Pagai e presi la mia bottiglia
per poi dirigermi fuori. Ricominciai a barcollare per le vie illuminate della
mia Londra con nella mano la mia compagna per quella sera.
Era mezzanotte o un po’ più tardi. Le uniche persone che avrei potuto
incontrare sarebbero state drogati o malati mentali o gente come me che
beveva per affogare i dolori.
Non avevo una meta. Ero solo. Completamente lasciati in balia di me stesso.
Trovai una scalinata di fronte ad una casa e mi sedetti. Giurai somigliasse alla
mia, ma sembrava impossibile che i miei piedi mi avessero portato sin lì
contro la mia volontà. Gettai la bottiglia ai miei piedi e mi poggiai con la
schiena al muro, distendendo le gambe. La sensazione di vomito m'invase
in poco tempo. Nonostante fossi abituato a reggere l’alcol, i giorni dopo
la sbronza erano sempre i più critici. Mi sentivo strano e solo. Avevo bisogno
di una persona che mi avrebbe aiutato, che mi avrebbe sostenuto. Avevo
bisogno di essere amato, ma da una sola persona.
Un rumore mi fece spaventare e appena vidi a cosa era dovuto feci un sorriso.
Un gattino si stava avvicinando per essere coccolato. Lo presi in braccio e,
nonostante fossi allergico al pelo di quell’animale, cominciai ad accarezzarlo
delicatamente. Mi ricordava cosi tanto lui e la sua passione ossessiva per i gatti.
Ci giocai ancora un po’ fino a quando stremato mi addormentai su quelle scale,
in una posizione scomodissima e con la nausea che mi assaliva.
Mi sveglia forse pochi minuti o poche ore dopo per la sensazione orribile che
mi stava invadendo. Mi piegai in modo tale da non sporcarmi e vomitai tutto
quello che avevo bevuto. Pensai di star vomitando anche le delusioni, gli amori
non corrisposti, gli amori impossibili. Tutto. Sembrava che in quel momento
mi stessi liberando non solo dell’alcool, ma anche di tutti quei sentimenti
che erano stati nascosti in questi anni.
Una luce mi abbagliò. La prima idea che ebbi fu quella di alzarmi e scappare, ma
non appena mi alzai le mie gambe cedettero e mi ritrovai ad essere mantenuto
da un muretto. Il rumore di una porta che si apriva e una persona che chiamava
il mio nome fu l’ultima cosa che riuscì a sentire prima di cadere in un sonno
profondo.
POV HARRY
Mi stavo preoccupando come un matto da circa tre ore, ovvero da quando
era uscito arrabbiato dopo l’ennesima discussione. Mi è sempre dispiaciuto
litigare con Louis, non potevo litigare con il mio migliore amico, ma ero
costretto a farlo.
Non riesco a prendere sonno. Mi giro e mi rigiro sul divano pensando a che
fine abbia fatto. Sono spaventato, non vorrei pensare al peggio.
Un rumore mi fa alzare dal divano. Accendo la luce sperando sia Louis. Apro la
porta e me lo ritrovo davanti mentre si sorregge al muretto di fianco casa.
Il tempo di urlare il suo nome che lo vedo cadere a terra davanti ai miei occhi.
Lo riesco a prendere e appoggiando un braccio sulla mia spalla lo porto nel suo
letto per farlo riposare.
“Chi sei?” chiede lui ancora un po’ intontito.
“Dormi Louis” gli rispondo.
“Oh il mio Ricciolino preferito” dice girandosi dalla mia parte “lo sai che ti amo, vero?”
Spalanco gli occhi leggermente in imbarazzo.
“Perdonami se te lo dico cosi, ma dovevo farlo” sussurra prima di riaddormentarsi.
Esco fuori dalla stanza ancora intontito e chiudo la porta alle mie spalle.
Mi appoggio contro di essa e mi torturo i ricci.
Per quanto sia sbagliato mi rialzo e riapro la porta “Ti amo anche io Boo Bear”
  
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