Summer love
“Oggi è la nostra
giornata.” Annuncia Justin, entrando in casa mia mentre sto
letteralmente dormendo in piedi.
Controllo l'ora sull'orologio appeso al muro e seguo Justin su per le
scale, stropicciandomi gli occhi. In teoria dovrei essere io a fargli
strada, ma non va esattamente così.
Justin apre la porta della mia stanza e mi fa cenno di entrare. Chiude
la porta alle nostre spalle e mi siedo sul letto.
“Che hai nella borsa?” Chiedo, aggrottando la
fronte quando lo vedo tirare fuori una busta della spesa, o qualcosa
del genere.
“A che ora parti?” Ignora totalmente la mia domanda
e mi spinge gentilmente fino a farmi sdraiare.
“Alle 9...” Lo guardo mentre prende il telecomando
della televisione e la accende. “Mi faccio una doccia mentre
prepari tutto ciò che stai preparando.” Dico
infine, andando in bagno e chiudendomici dentro.
Lo sento armeggiare con il DVD ma decido di non uscire per indagare.
Qualche minuto dopo sono fuori: un asciugamano intorno alla testa per
coprire i capelli bagnati e i vestiti addosso.
Non intendo uscire in asciugamano come in tutti quei film scadenti.
Manco per sogno.
Torno in camera e Justin sta tranquillamente mangiando biscotti al
cioccolato.
“Anche io!” Mi fiondo sul letto e faccio rimbalzare
il biondo, che mi passa la confezione di biscotti e mi fa cenno di
sdraiarmi accanto a lui. E così faccio. “Cosa
guardiamo?”
“Noi siamo infinito.” Risponde,
ingoiando il biscotto e sciogliendo l'asciugamano dai miei capelli,
gettandolo per terra senza prestarci troppa attenzione. “I
ragazzi hanno fatto un piano, ma dubito lo metteranno in
atto.”
Alzo lo sguardo su di lui, che continua a guardare il film con
interesse. Non ho mai notato il neo che ha sulla mandibola,
né la piccola cicatrice prorpio sotto il lobo o il
sopracciglio sinistro che è leggermente più
irregolare di quello destro.
“Smettila di fissarmi, mi fai paura.” Justin mi
guarda e io rido, tornando a fissare lo schermo della televisione.
Penso che partire sia più difficile di quanto mi aspettassi,
anche più di quanto mi sono immaginata questa notte mentre
correvo da una stanza all'altra, sperando di trovare il caricabatterie
del telefono. Non ci sono riuscita.
Prendo a torturare un bottone della sua camicia blu scuro. Non riesco a
guardare il film, non mi interessa minimamente e anche la voglia di
biscotti è sparita.
Tra poco più di un giorno sarò a Cannes, se casa
ancora è. Forse hanno ragione Justin e gli altri: potrei
rimanere qui, cominciare l'università a Los Angeles e
continuare andare a trovare i miei genitori ogni tanto. Una o due volte
al mese.
O all'anno.
“A che pensi?” Justin spegne la televisione e si
sdraia sul fianco, mettendo un braccio sotto la testa e una mano sul
mio, accarezzandolo.
Faccio spallucce leggermente, arricciando il naso. “Non so se
voglio tornare a casa.”
Mi guarda per un po', poi sospira. “Mi sento un po' in colpa,
a dire il vero.”
Lo guardo confusa. Che cazzo sta dicendo? Prima mi ringhia contro
quando gli dico che devo andarmene, e quando gli dico che non ne sono
più così sicura, mi confessa di sentirsi in colpa?
“Per quanto non io non lo accetti, la tua vita è a
Cannes. Non puoi stravolgerla per delle persone che hai incontrato tre
mesi fa e lasciare tutto ciò che conosci in un altro
Paese.” Dice piano, giocando con il mio orecchino.
Questo mi ricorda di quando sono scattata fuori dal bagno e ho visto
lui e Serena flirtare per un dannato orecchino che non
entrava nel buco.
“E non penso che la nostra relazione possa essere portata
avanti in qualche modo.” Aggiunge poi. “Sarebbe
più semplice se tu vivessi in America, anche a New York, ma
non posso volare a Cannes ogni weekend. E non mi sembra giusto ferirti
quando sarò associato a una scappatella con tutte le modelle
di Victoria Secret.”
Rido, anche se non voglio. Dopotutto ha ragione. Non c'è
molto che lui possa fare, e io dovrò impegnarmi negli studi,
perciò il tempo che avremmo per vederci rimarrebbe comunque
poco.
Faccio una leggera smorfia e Justin sorride. “Vanessa e Jimmy
sono fuori?”
Annuisco. “Sì, lavoreranno fino alle 7, poi mi
accompagneranno all'aeroporto.” Faccio spallucce e mi mordo
l'interno della guancia. “Quindi la finiamo
così?”
Il biondo ci pensa un po' su, poi allunga il braccio che aveva sotto la
testa e lo mette sotto la mia, avvicinandomi a sé.
“Sei vergine?”
Spalanco gli occhi e do un colpo di tosse. Mi sembrava troppo bello
perchè il momento non venisse rovinato da un commento idiota!
Maschi.
“Credo di sì.” Dico infine, e Justin
corruga la fronte, guardandomi confuso.
“Come credi?”
“Beh, forse qualcuno mi ha drogata, ubriacata, bendata e
anestetizzata, e poi mi ha stuprata e io non ne sono a
conoscenza.” Faccio spallucce e Justin ride, alzando gli
occhi al cielo.
“Sai come rovinare un momento, Eve.” Dice poi,
stampandomi un bacio sulle labbra e facendomi sdraiare sulla schiena.
“Non voglio farti tornare a Cannes nello stesso
modo.”
“Con l'aereo?” Inarco un sopracciglio e Justin si
stacca da me, mettendosi le mani sul viso.
“Perchè sei capitata a me? Non poteva esserci
Beyoncè dietro di me, in fila?” Sospira.
Gli do una leggera sberla sul braccio. “Non le avresti
chiesto di passare avanti. Saresti rimasto dietro di lei a fissarle il
culo.”
Ci pensa un po' su e toglie le mani dal viso. “Giusto, mi
sembra verosimile. E intanto tu non torni vergine.”
Pensavo la mia opinione contasse pur qualcosa, ma da come l'ha detto,
penso che mi dovrò ricredere.
Sobbalzo a ogni minimo rumore
che si propaga per la casa, mentre Justin sta tranquillamente sdraiato
sul mio letto e continua ad accarezzarmi la schiena, alternandola con i
capelli dopo qualche minuto.
Sono in un fantastico dormiveglia che viene rovinato ogni volta che
qualcuno parla fuori dalla mia casa, facendomi pensare che sia o
Vanessa o Jimmy.
Sento Justin sdraiarsi sul fianco e stringermi a sé come se
fossi un'ancora di salvezza e lui si trovasse nel bel mezzo
dell'oceano. E avrebbe senso: le mie lenzuola sono blu.
Mi ritraggo appena mi morde la spalla. “Ahia!” Gli
do un colpo sul braccio mentre lui ridacchia.
“Torna qui.” Mugugna con voce roca, tirandomi di
nuovo contro di sé e continuando a stampare leggeri baci
sulla mia spalla. “Don't promise that you're gonna
write, don't promise that you'll call, just promise that you won't
forget we had it all...” Canticchia sottovoce al
mio orecchio, poi caccia un sospiro.
Non riesco a sopportare questa situazione. Mi metto a sedere
velocemente e mi infilo la maglietta, poi i pantaloncini, infine mi
alzo dal letto e mi sistemo i capelli in una coda disordinata, non
facendoci tanta attenzione.
Raccolgo la borsa che mi terrò sull'aereo e inizio a tirarci
dentro telefono, iPod, occhiali, un libro, delle riviste e tutto
ciò che mi potrebbe servire.
Justin rimane sdraiato e osserva ogni mio movimento, il tutto senza
parlare.
Mi costringo a non urlargli contro che ciò che abbiamo fatto
è sbagliato; che non potevamo farlo dopo che lui mi ha detto
che dovevamo finirla qui e non continuare la relazione.
Vorrei urlargli che non ha il diritto di portarmi a letto, consapevole
che il giorno dopo non ci sarò e che potrà
tranquillamente dimenticarsi dell'accaduto come se non fosse mai
successo.
E vorrei dirgli che se fosse per me, resterei, ma alla fine tutto si
rovinerebbe e i momenti che abbiamo passato si trasformerebbero solo
nell'ennesima rottura tra adolescenti, che le cose si complicherebbero
e finiremmo per sentire un diritto di possesso sull'altro, e finiremmo
per lasciarci.
Ma ovviamente mi mordo la lingua e continuo a sistemare le cose in
silenzio, sentendomi i suoi occhi ancora addosso.
Non mi rendo conto di aver cominciato a piangere finchè non
mi ritrovo le sue braccia intorno al corpo e il mio viso nel suo collo.
“Shh, non piangere. Poi scoppio anche io e dovremmo chiamare
il pescatore che ci ha quasi scoperti allo scoglio così ci
salva.” Dice piano, facendomi ridere al ricordo delle urla
dell'uomo. Mi bacia i capelli e continua ad accarezzarmi la schiena,
mentre io mi asciugo le lacrime e sospiro.
“Mi mancherai.” Riesco a dire per la prima volta, e
per la prima volta capisco che, ora come ora, preferirei rimanere qui a
Los Angeles, lontano da tutto ciò che conosco e vicino a un
cantante che comincerà il tour tra pochi mesi.
“Tu di più.” Ribatte, poi mi lascia
andare e raccoglie la sua maglietta dalla sedia. “Dai, ti
aiuto a portare la roba giù.”
Annuisco e prendo il borsone, mentre Justin afferra le due valigie e mi
segue al piano di sotto. Lasciamo la roba in soggiorno e torniamo su,
richiudendoci in camera e buttandoci sul letto. “I miei amici
mi sommergeranno di domande quando torno. E sono più che
convinta che le mie amiche non mi parleranno più
perchè saranno gelose.”
Justin ride e intreccia le nostre dita, passandomi il pollice sul
palmo. “Lo penso anche io. E se scoprissero che la canzone
che amano tanto è stata scritta per te, sappi che la mia
casa sarà il tuo nascondiglio segreto.” Si volta
verso di me e sorridiamo nello stesso istante.
Guardo fuori dalla finestra e corrugo la fronte, mettendomi a sedere.
“Ma sta nevicando?”
“Ad Agosto?” Justin mi lancia un'occhiata divertita
prima di girarsi verso la finestra. “Oh, cazzo.”
Scoppio a ridere per la sua reazione e ci alziamo, andando verso la
finestra. La apro e tiro in fuori la mano. “A me non sembra
neve.”
“Aspetta...” Justin mi tira dentro e sporge la
testa, guardando in alto. “Certo che siete coglioni forte,
eh!” Ride.
“Che c'è?” Chiedo confusa.
Justin torna dentro e alza gli occhi al cielo. “Ti ricordi
che ti ho detto che il gruppo aveva un piano?”
Annuisco e, prima che Justin possa rispondermi, un tonfo al muro ci fa
sobbalzare. Guardiamo fuori dalla finestra e vediamo Chad spiaccicato
contro il muro di casa.
“Ma sei impazzito?” Corrugo la fronte, tirandolo
verso il cornicione. É legato a una corda, grazie a Dio.
“Perchè state tirando batuffoli di zucchero filato
dal tetto? E come ci siete saliti?”
Chad mi mostra la scala che hanno appoggiato al muro, poi sorride.
“L'ho detto a Justin che avevamo un piano.”
“E sarebbe questo il piano?” Justin guarda i
batuffoli che cadono, poi ne afferra uno e se lo mette in bocca.
“Uh, buono.”
Scuoto la testa, ridendo. “Beh?”
Chad fa spallucce. “Visto che abbiamo capito che non possiamo
fermarti dal partire, abbiamo deciso di rendere questo giorno il
più speciale, con la neve e tutto il resto.”
Io e Justin ci guardiamo, poi guardiamo Chad, che sta ancora tentando
di stabilizzarsi sul cornicione come un piccione.
“Non è che mi fareste entrare e uscire?”
Chiede infine il riccio, sbuffando.
Io e Justin scuotiamo la testa e chiudiamo la finestra.
“Visto che è il nostro giorno più
speciale...” Justin fa spallucce e mi tira a sedere sul
divanetto davanti alla finestra, abbracciandomi.
Chad sospira e si siede più comodamente, osservando i
batuffoli cadere, così come io e Justin.
Siamo all'aeroporto. La gente
che lo affolla è troppa, decisamente troppa. Penso che
l'intera popolazione Cinese si sia trasferita qui e abbia deciso di
partorire un altro miliardo di persone.
Ho il braccio intorno alla vita di Justin, che mi tiene stretta come se
da un momento all'altro un alieno potesse rapirmi. Probabilmente ho
già le spalle con i lividi. Mio padre penserà che
ho fatto sesso violento.
Arrossisco al pensiero di ciò che abbiamo fatto a casa e
abbasso lo sguardo, mentre Chaz e Serena si rincorrono per l'aeroporto
e si urlano contro varie parolacce.
“Sei pronta?” Chiede mia sorella, dandomi una
leggera pacca sulla schiena.
Justin le ringhia leggermente contro e mi avvicina di più a
sé, facendoci ridere. “Penso di
sì.” Annuisco.
“Bene, perchè io devo andare in bagno e mi sto
pisciando addosso.” Sbuffa Chad, facendo un balletto strano.
“Beh, vai, no?” Ryan scuote la testa e alza gli
occhi al cielo, imprecando sottovoce per la batteria scarica del
telefono. Ti capisco, ti capisco.
“Ma poi mancherei ai saluti ufficiali con la
Francesina!” Ribatte il riccio, aprendo le braccia
perchè mi ci tuffi dentro.
Cerco di farlo, ma le braccia di Justin me lo impediscono e mi tengono
stretta. “No, è mia.” Gli altri ridono
mentre io scuoto la testa, appoggiando la mia schiena al suo petto e
prendendo un bel respiro.
“Jimmy dov'è?” Chiedo, guardandomi
intorno. Anche Serena e Chaz sono spariti. Probabilmente si sono uccisi
a vicenda.
“Ha portato Grace al bar.” Risponde distrattamente
Vanessa, stiracchiandosi con uno sbadiglio. “Sono
esausta.”
“Vai a casa, tanto rimangono loro con me. E poi Grace ha
fame.” Mi allungo per darle un abbraccio e questa volta le
braccia di Justin mi lasciano.
“Ok, allora.” Mia sorella mi bacia la fronte e mi
abbraccia stretto. “Mi mancherai. Comportati bene, non far
sclerare mamma e papà e non rompere i coglioni ai
vicini.”
Alzo gli occhi al cielo e ci stacchiamo. “Zì,
padrona.”
Ride e accenna un saluto agli altri, raggiungendo Jimmy al bar. La
perdo di vista tra le altre persone e mi stringo a Justin di nuovo.
“Speriamo che l'aereo non cada.” Se ne esce fuori
Ryan, facendomi irrigidire.
“Cosa?” Chiedo immediatamente, guardandolo storto.
Fa spallucce. “Succede tante volte. Magari per poca benzina,
o un incendio, un temporale...”
“Cosa?!” Ripeto.
Justin da una sberla al braccio di Ryan e mi stringe. “Non
ascoltarlo, è un idiota. Si diverte
così.”
“L'aereo non cadrà, vero?” Lo guardo. Mi
stampa un bacio sulle labbra e uno sul naso.
“No. Arriverai sana e salva e mi chiamerai per farmi sapere
che sei viva. Ok?” Annuisco leggermente e mi bacia ancora,
prima di appoggiare il mento sulla mia testa.
“L'aereo 28374 sta per decollare, invitiamo i passeggeri a
salire a bordo con solo il bagaglio a mano.” La voce
metallica degli autoparlanti interrompe le camminate tranquille della
gente, che comincia a correre da una parte all'altra.
Serena, Chaz, Ryan, Chad e Justin mi accompagnano fino al mio gate e mi
circondano mentre do il biglietto e il passaporto alla ragazza dietro
il bancone.
Mi giro per salutare ma le braccia di Justin cominciano a trascinarmi
via, facendomi ridere. “Justin, mollami! Non voglio essere
l'ultima passeggera!”
“Oh, non sarai passeggera affatto.” Dice serio,
fermandosi.
“In che senso?” Corrugo la fronte.
“In senso che...” Si morde un labbro e tira fuori
una scatolina dalla tasca, porgendomela. “Penso che dovremmo
provarci. So cosa ti ho detto oggi, ma... Voglio provare.”
Apro la scatola e ci trovo dentro una collana con un ciondolo a forma
di J. Non so cosa dire, perciò rimango in silenzio e lo
abbraccio.
“Sei mia.” Mi sussurra, poi mi gira e chiude il
gancetto intorno al mio collo. “Fatto.”
Mi volto verso di lui di nuovo, sentendo la seconda chiamata per il mio
volo. “Ti amo.”
“Ti amo.” Si lecca le labbra e mi da un bacio, poi
mi segue fino agli altri.
Saluto tutti con meno tristezza, poi prendo la mia borsa dalla mano di
Chad e sospiro, entrando nel tunnel che mi avrebbe portata fino
all'aereo.
É come se fossi morta e ripercorressi la mia vita in quegli
ultimi minuti: rivedo tutto ciò che è successo in
questi tre mesi, a partire dall'aeroporto e a finire... Con
l'aeroporto. E con mia sorpresa mi rendo conto che ricordo tutto, ogni
minimo dettaglio, e non sono affatto triste di come siano finite le
cose.
Alla fine si sono sistemate come dovevano: Serena
tornerà a casa domani sera, Chad continuerà con
l'università e seguirà un corso d'arte, Connor e
Christine si trasferiranno a New York in Ottobre e frequenteranno dei
corsi di recitazione. Tutti si terranno in contatto con tutti.
Le valigie che all'arrivo pesavano così tanto sono state
sostituite con due più leggere, siccome ho lasciato
metà della roba a casa di Vanessa per infilarci dentro il
pinguino di Justin.
E non mi pento di niente: ho avuto quell'amore estivo a cui tutte le
ragazze aspirano, e l'ho
avuto con un cantante di fama mondiale, cazzo!
MUHAHAHAHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAAH
._.
É finita.
Olè. 18 capitoli, altro che 21, lol. Sappiate solo che per
scriverlo, ho dovuto ascoltare le canzoni più deprimenti che
ho nell'iPod, e comunque non è uscito triste. Questo vi da
prova di quanto sia difficile per me scrivere momenti tristi D:
Comunque sia, spero
vi piaccia e che la storia non vi abbia deluse: mi sono impegnata
sempre duramente e spero abbiate visto i frutti. :]
Grazie a tutte quelle
che sono rimaste con me per tutti i capitoli e che continuavano a
minacciarmi di morte, inducendomi così a scrivere e
riscrivere e RIRIscrivere minchiate.
Vi voglio bene.
Lkslkslakslaks.
OH, mi sono
dimenticata che c'è un capitolo 19! D:
Al prossimo capitolo,
belle. L'epilogo. :]