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Autore: xingchan    04/04/2013    2 recensioni
Dopo una visita piuttosto inusuale da parte del colonello Mustang, il tenente Hawkeye decide di fare una cosa che fino a poco tempo prima non avrebbe mai osato fare.
Dal primo capitolo:
"Era come se riuscisse a soggiogarlo, come una sorta di ipnosi, e questa non faceva altro che accentuarsi quando i suoi capelli ondeggiavano liberi."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passarono più di cinque ore prima che Roy la potesse vedere. Un medico gli intimò di farsi bendare il capo e la spalla e lui, inizialmente non ne voleva sapere, ma poi si convinse temendo che Riza l'avrebbe sgridato come una madre fa con il proprio bambino.
 
Dopo di che si buttò letteralmente su una delle fredde, scarne ed essenziali panche di ferro della sala d'aspetto dell'ospedale militare.
 
In cuor suo sperava che tutto andasse bene, e che la gamba di Riza non rischiasse nessun tipo di complicazione. Ma quell'ansia e quella pena che provava sembravano divorarlo lentamente, come se i fiumi di sangue versati a Ishval non fosse abbastanza, come se tutti gli uomini caduti per causa del tenente reclamassero la loro vendetta.
 
Questo sentiva, ed anche una paura atroce di vedere quella che in futuro remoto sarebbe potuta essere di più che un semplice subalterno scomparire. Si coprì il volto con entrambe le mani, strofinandosi continuamente la pelle delle guance e le palpebre, quasi riuscisse con quel gesto a cancellare quelle orrende considerazioni che aveva appena formulato.
 
Alcune gocce di pioggia cominciarono a picchiettare sui vetri delle finestre dietro di lui, e ringraziava ogni stilla per essersi versata al posto suo.
 
Doveva essere lì immobile da molto tempo ormai, perchè un'infermiera si avvicinò a lui affermando che il maresciallo Falman lo stava cercando al telefono. Le sue gambe sembravano essersi incollate alla panca, mentre cercava di issarsi per andare a rispondere alla cornetta.
 
-Pronto?-. Un accento provato, e l'uomo dai capelli brizzolati all'altro capo dell'apparecchio si rese subito conto che la situazione era degenerata.
 
-Colonello Mustang?- chiese Vato, cercando di essere rispettoso e fermo nonostante sapesse ciò che successe qualche ora prima. -La sua squadra vuole sapere come sono le condizioni del tenente Hawkeye...-.
 
Roy sospirò. -Il tenente è ancora in sala operatoria. Il medico mi ha detto che non corre pericoli, ma...- si interruppe, credendo di aver perso la voce da un momento all'altro.
 
-Si calmi, signore,- lo rassicurò Falman. -Io e il tenente Havoc stiamo arrivando. Non si preoccupi, è forte.-. Sapeva che si stava riferendo a Riza, ed accennò un mormorio per poi riattaccare. -Sì, lo so...-.
 
Successivamente vide arrivare Fury con Black Hayate in braccio. La sua aria ansiosa aveva intenerito Roy al tal punto che gli scompigliò i capelli bruni, per poi posare la sua attenzione verso il cagnolino.
 
-Come sta, signore?-. Roy alzò lo sguardo verso la porta in plexiglas e così fece Kain, spostandosi non appena Mustang procedette in direzione della stanza. Contemporaneamente, il sergente si lasciò cadere su una sedia, stremato per tutte quelle emozioni ricevute. Hayate prese ad uggiolare indirizzando il musetto verso l'alchimista di fuoco, il quale non aveva la minima intenzione di voltarsi.
 
Fury ebbe l'impressione che le sue spalle coperte dal cappotto avessero cominciato a tremare, e questo lo impensierì ancora di più.
 
Le porte si aprirono e domandò chi fosse il superiore della donna. Non appena si accertò del colonello, l'infermiere gli sorrise. -L'intervento è andato a buon fine, signore! Però le devo comunicare una brutta notizia: si rimetterà fra due settimane. Dovrà fare a meno del tenente per un po'!-.
 
Al diavolo il lavoro!
 
Gli aveva fatto prendere un colpo per niente!
 
Si riprese dallo sgomento improvviso, rivelatosi irrilevante e accennò: -Posso far visita al mio uomo?-.
 
-Sì signore. però solo una persona...- chiarì guardando il sergente a pochi metri di distanza. L'altro annuì e sia avvicinò a Kain. -Dovrebbero arrivare il maresciallo Falman e il tenente Havoc. Dì loro che sono dentro.-
 
Con passo spedito entrò nella sala. Hawkeye era distesa sul lettino, con una maschera d'ossigeno legata sul viso ed i capelli sciolti.
 
Si rammentò di quella sera nel suo alloggio, e del loro successivo bacio.
 
Si sedette di fronte a lei, fissandole le ciglia lunghissime per qualche minuto.
 
-Tenente... Sono io, Roy Mustang.-
 
Per molto tempo l'unico suono che sentiva era l'elettrocardiogramma che ritmicamente segnava i battiti del suo cuore, rimbombanti e regolari. Alla sua sinistra, aveva una flebo di sangue attaccata al braccio. Doveva averne perso molto, sia durante la corsa in ospedale che durante l'operazione.
 
La pioggia insistente diede la spinta ai suoi occhi di bagnarsi di lacrime. Per qualche secondo gli rigarono le guance, tralasciando la loro scia salata che non accennava ad asciugarsi. Lo fece lui, strusciando la manica dell'uniforme contro le gote, arrossandole.
 
Le prese delicatamente la mano, accarezzandone il dorso con il pollice.
 
-Ti prego. Apri gli occhi... Riza...-.
 
Forse aveva ascoltato la sua preghiera, perchè le sue palpebre si mossero per poi rivelare l'ambra dei suoi occhi. La ragazza si guardò intorno cercando di capire dov'era. Non ebbe il tempo di allarmarsi che in mezzo alle pareti bianche della stanza distinse la figura del colonello.
 
Sorrideva.
 
Aveva la testa fasciata, e probabilmente anche la spalla.
 
-Come ti senti?-.
 
-Intontita...- ammise lei, scostandosi la mascherina dal naso e dalla bocca. Percepì un calore che le circondava le dita e, capendo che era Roy che gliela stringeva, Riza accentuò la presa. -Ma mi sento bene...-.
 
-Dovremmo continuare il discorso...-.
 
-Non ce n'è bisogno, Roy...- replicò la bionda continuando a guardarlo negli occhi, così come stava facendo l'altro.
 
Un uomo in camice spezzò quell'attimo, ordinando bruscamente a Mustang di congedarsi. -La signora deve riposare, non può rimanere lì, colonello!!!-.
 
Scambiandosi delle occhiate complici e fugaci, l'alchimista si allontanò da lei, ormai contorniata da altri paramedici.
 
Come promesso, trovò alla sala d'aspetto gli altri due militari che subito lo invasero di domande. Egli rispose solo con alcuni cennì rassicuranti, prima di lasciare l'edificio.
 
La sua Riza stava bene, e presto sarebbe ritornata al suo fianco. Provò un senso di felicità diverso, molto più pieno e appagante. Per un istante il suo istinto gli suggerì di ritornare da lei, ma riprese il suo autocontrollo in pugno e ritornò in ufficio.
 
Tutto d'un tratto, comprese che il suo amore per lei si era rafforzato, nell'arco di tutti quegli anni giovanili trascorsi insieme e anche di quelli che ebbero modo di vivere dopo la guerra civile.
 
Forseun giorno le avrebbe espresso tutto questo, e forse le avrebbe anche chiesto di fare un passo che lui non aveva mai osato immaginare, con nessun'altra.
 
 
 
 
 
 
 
 
NDA: Finale di m****, lo so. Sono negata per gli epiloghi, ma spero che sia comunque soddisfacente, almeno un po'! XD
Questo capitolo è dedicato ad una persona speciale, anche se non leggerà mai questa ff. :')
Ringrazio tutti voi che avete recensito, l'avete seguita, messa fra le preferite e ricordate, o semplicemente letta soltanto. Un grande abbraccio! Grazie di cuore!! :)
 
 
 
   
 
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