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Autore: Bobbieyoung    04/04/2013    2 recensioni
E' colpa di Brittany se l'asilo dove lavora è stato costruito in prossimità del campo da football dove Santana allena le sue Cheerios? No. Ed è colpa sua se le due non vanno d'accordo? In parte.
DAL CAP1:
E’ così testarda… Chi cerca di impressionare? Perché non riesce a parlarmi civilmente? Beh… Magari neanch’io sono stata troppo gentile, ma è sempre lei a cominciare.
Testarda e sexy… ma tutto ciò non ha importanza adesso, perchè presto incontrerà una bella ragazza che la farà innamorare, e lei si dimenticherà di me. Che è una buona cosa, perché io non sono più interessata a lei.
Per niente!
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Dave Karofsky, Quinn Fabray, Sam Evans, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4

*Perché è occupata*

-Santana-

Solo una B+? Sono i miei test ad essere troppo difficili, o i miei studenti ad essere troppo stupidi? Dovevano studiare solo un’unità del libro di Spagnolo.

Mi gratto la fronte mentre guardo, sullo schermo del mio computer, la cartella di Excel contenente i risultati dei miei alunni. Ammetto di non essere generosa con i voti, ma ritengo che dare a uno studente un voto più alto di quanto si meriti, non vada a suo beneficio. In realtà , gli fai un favore, ma prima o poi tutti i nodi vengono al pettine.

Questi studenti mi fanno abbastanza incazzare. Perché non capiscono che, certe volte, bisogna effettivamente sedersi con un libro in mano, per poter studiare, invece di uscire con gli amici o aggiornare il proprio blog su internet? Durante i dieci minuti di pausa,  le mie cheerleader controllano sempre i propri telefonini, perché qualcuno ha postato qualcosa su Tumble, o come cavolo si chiama.

Sorrido, realizzando quanto questo mi faccia sentire vecchia.  Mi sento una nonnina, ogni volta che i miei studenti cercano di convincermi a creare un account su Tumble, quando io in realtà non so nemmeno come funzioni.

"Si possono postare gifs o condividere video e, se diventa veramente brava, potrebbe anche arrivare ad avere centinaia o migliaia di followers"  E’ questo ciò che mi dicono, con sorrisi eccitati, e io non posso che scuotere la testa, perché cos’hanno di eccitante le gifs? Gifs su cosa? Non sarebbe raccapricciante se centinaia di persone ti osservassero su internet? I ragazzi d’oggi…

Comunque, sarà il caso di fare una bella  chiacchierata con i miei studenti, mentre gli riconsegno le verifiche. Perché questo non accadrà più. Solo una B+…

Mi alzo e la mia spina dorsale scrocchia favolosamente, quando mi stiracchio la schiena e ruoto la testa prima da un lato e poi dall’altro. Odio stare seduta dietro una cattedra per ore. Allenare le Cheerios è molto più divertente, perché siamo sempre all’aperto.

Attraverso la mia aula, per guardare se il tempo non sia cambiato. Le previsioni dicevano che potrebbe piovere oggi pomeriggio, ma spero che resti sereno fino a stasera, dato che le mie ragazze hanno bisogno di aria fresca durante l’allenamento. Ogni volta che siamo all’interno, tendono a sbagliare le prese più di frequente.

Non appena lascio vagare gli occhi sul campo da football li socchiudo, a causa di ciò che ho visto.

"Mi stai prendendo in giro…" Mormoro, scuotendo la testa. Brittany è nell’area giochi accanto al campo da football, pur sapendo che oggi devo allenare.

Forse non sono stata chiara quando le ho detto che le mie ragazze non riescono a concentrarsi, se sono affiancate da un’orda di bambini urlanti? Sono sicura che lo faccia apposta, perché ieri che non avevamo allenamento, anche Brittany è rimasta all’interno. Ma, ovviamente, oggi è in vena di passare un po’ di tempo in cortile… E’ così prevedibile.

Tutto è tornato alla normalità, come se giovedì scorso fosse mai esistito. C’è ancora un piccolo graffietto sulla mia guancia, a ricordarmi della mira terribile di Brittany, ma, oltre a quello, niente riporta a quanto successo nel bagno di Dave.

E’ corsa fuori con delle cavolo di lacrime agli occhi, e io cos’avrei dovuto fare? Correrle dietro? Ovviamente non avrebbe voluto, visto che quando sono uscita dal bagno e ho raggiunto il giardino, se n’era già andata…

Durante il weekend non l’ho chiamata, dato che ho cancellato il suo numero parecchio tempo fa. Me lo ricordo a memoria, perché non riesco a dimenticarlo, ma non l’ho chiamata comunque. Perché avrei dovuto? Le ho dato l’opportunità di spiegare il suo improvviso tentativo di baciarmi, ma lei è rimasta muta come un pesce. E’ un problema suo se non riesce ad aprire la bocca per dirmi perché diavolo l’ha fatto.

Sì, ok, magari l’ho spinta io di nuovo tra le mie braccia, ma solo per vedere cosa sarebbe accaduto. Volevo metterla alla prova… e il risultato è stato più che disorientante. Ha tentato di baciarmi… come ho fatto a farmi quasi baciare? Perché l’ho fermata? Cioè, ci siamo lasciate da un bel po’, ma non posso negare di aver voluto annullare le distanz – no!

No, non voglio baciare Brittany, perché questo renderebbe le cose ancora più complicate. Non ha funzionato tra di noi, tutto qua. Oltretutto è anche uscita con Dave… Non ci posso credere! Ho sempre saputo che avesse una cotta per lei, perché è più che ovvio. Le fa continuamente complimenti e, ogni volta che lei dice qualcosa, lui pende dalle sue labbra, con un sorriso stupidissimo.

Ho sempre pensato che Brittany non fosse interessata, ma quando ho sentito che Dave voleva chiederle di uscire… sono quasi esplosa. Non è che sia gelosa, è solo che non capisco!

Lunedì, Dave ha raggiunto me e Puck in aula insegnanti e potevo vedere quanto fosse orgoglioso, mentre ci annunciava di avere intenzione di chiedere a Brittany di uscire. Lui non sa assolutamente del passato tra me e Brittany, perciò non ho potuto urlargli quanto fosse stupido.

Oltretutto è un mio amico, perciò non posso essere arrabbiata con lui. Sta semplicemente tentando la fortuna… e apparentemente ha avuto successo, visto che, qualche ora dopo, dirigendomi verso l’aula insegnanti, ho visto bocca da trota raggiungere Brittany in corridoio e chiederle: “Andrai veramente a quell’appuntamento? Ti avevo detto che ti saresti trovata bene!”

Era tutto eccitato, mentre Brittany scuoteva la spalle  con un sorriso. Non sono riusciti a vedermi e io ho dovuto mordermi la lingua per non gridare. Certo, Brittany può vedersi con chi vuole, ma Dave? Un ragazzo? Uno dei nostri più cari amici, che ci invita a casa sua ogni giovedì?  Quanto sarebbe imbarazzante? Non credo che potrei più partecipare alle serate di gruppo. L’immagine di loro due, mano nella mano, che si baciano in giardino è una delle cose più raccapriccianti a cui si possa pensare. Perché sono buoni amici, e i buoni amici non si baciano.

Quando sono tornata in aula insegnanti, dopo aver appreso le scioccanti novità, ho trovato Quinn, seduta da sola. Mi ci è voluto qualche secondo per elaborare il mio piano geniale, ma quando Quinn ha alzato gli occhi, guardandomi con un sorriso, tutto era chiaro.

Perché ho imparato tanto tempo fa di cosa sia capace Brittany… Perciò mi sono seduta di fianco a Quinn, iniziando a parlare di quanto fosse dura la sua giornata e di quanto avessi bisogno di bere qualcosa più tardi. Lei ha accettato e il resto è stato facile… quella sera siamo uscite, passando una bella serata. Abbiamo parlato molto e ci siamo divertite.

Probabilmente non era un vero e proprio appuntamento, ma che cambia? Abbiamo bevuto un po’ e ci siamo fatte tante risate – sarebbe potuto benissimo essere un appuntamento. E non vedo l’ora di far vedere a Brittany quanto poco mi interessi di lei e Dave…


 
 




 
 
 
E’ passata un’ora quando prendo il mio megafono, urlando alle ragazze di aumentare il ritmo di quella cazzo di corsa. Magari non uso quella parola, ma di sicuro la penso, dato che, quando corrono,  sembrano uno sciame di calabroni, mentre io vorrei che fossero delle vespe!*

Scuotendo la testa, mi volto e avanzo di un paio di passi. Sono contenta che l’allenamento sia quasi finito, perché sta cominciando a piovere. Il mio sguardo si sposta verso il cortile dell’asilo, distante meno di 100 metri. Una decina di bambini si stanno rincorrendo, giocano al tiro alla fune oppure a calcio, con quella che sembra una palla da Dodgeball. Brittany è introvabile, e mi chiedo se sia a conoscenza del fatto che un paio di bambini stanno giocando a Star Wars con alcuni bastoni.

"Ok ragazze! Finite questo giro e andate a farvi una doccia, sebbene non ne abbiate bisogno! La prossima volta voglio vedere delle cheerleader che si fanno il culo! A meno che non vogliate saltare le Nazionali…"

Sogghigno, sentendo qualche verso di spavento, mentre le ragazze aumentano il ritmo durante gli ultimi metri, consapevoli del mio sguardo su di loro.

Quando l’ultima ragazza abbandona il campo da football, recupero il megafono e il cronometro, impaziente di andare a casa. Ho in programma di ordinare del fantastico cibo Cinese, giocare con Fergie e magari chiedere a Puck di venire a farmi compagnia. Lui e Mike sono senz’altro quelli con cui vado più d’accordo. Ogni tanto mi chiedo come possa essere avere una migliore amica donna ma, in fondo, anche Puck e Mike vanno bene.

Un forte grido interrompe i miei pensieri, e un pianto disperato mi fa voltare. Solitamente, ignoro i capricci dei bambini di Brittany, perché il più delle volte non è nulla, e loro cercano solo le attenzioni che lei, felicemente, gli da. Ma, questa volta, il pianto sembra diverso e mi fa rabbrividire.

Alcune gocce di pioggia hanno già cominciato a cadermi sulle spalle, mentre faccio due passi, per cercare di capire cosa sia successo nel cortile dell’asilo. C’è un bambino sdraiato per terra, vicino allo scivolo, e io vedo come Brittany spunti da un angolo, dirigendosi di fretta verso di lui. Il terribile pianto diminuisce subito, e io mi convinco che si tratti di una brutta caduta, che non ha danneggiato il bambino.

Mi sto allontanando, quando sento Brittany urlare disperata.

"Santana!"

Mi volto, sollevando una mano, per farle intendere che riesco a sentirla. La sento urlare qualcosa, ma non riesco a capire cosa, visto che un tuono le sovrasta la voce.

"Che c’è?" Le chiedo, cominciando a camminare nella sua direzione.

"Puoi venire subito qui, per favore? Ho bisogno d’aiuto!"

Quando vedo che il piccolo è ancora in terra, piegato sulle ginocchia, con intorno altri bambini, aumento il passo per raggiungerli più velocemente. Brittany non mi ha mai chiesto aiuto, quindi credo si tratti di qualcosa di serio.

Scavalco il piccolo cespuglio, raggiungendo il piccolo parco giochi e Brittany.

"Cos’è successo? Ha battuto la testa?" Chiedo, inginocchiandomi di fianco a lei. Il bambino continua a piangere sommessamente, sfregandosi gli occhi con la mano destra. L’altra è poggiata sulla coscia di Brittany, e io deglutisco quando ne comprendo il motivo. Il suo polsicino è gonfio, e sembra stia diventando blu.

"Oh merda" Mormoro, cercando di capire se si sia fatto male da altre parti.

"E’ caduto dallo scivolo, perché era bagnato, atterrando con il braccio. L’ho visto cadere da dietro la finestra. Stavo solo prendendo delle lenti d’ingrandimento, perché una bambina aveva trovato un insetto e alcuni di loro volevano guardarlo meglio. Santana, credo che si sia rotto il braccio e non so cosa fare. In realtà dovrei lasciare uscire gli altri bambini, così chi deve prendere lo scuolabus non arriverebbe in ritardo."

Sollevo lo sguardo, incrociando i visini scioccati dei cinque bambini lì intorno. Ce ne sono altri che stanno giocando a calcio, o correndo, disinteressati a quanto stia succedendo.

"Erano tutti troppo agitati oggi, ho già avuto problemi stamattina. Potresti raggruppare i bambini e accompagnarli dai loro genitori o verso lo scuolabus? Io devo prendermi cura di Randy, perché il suo braccio è messo parecchio male. So che sua madre lavora fino a tardi e la sua tata è senza patente."

Brittany guarda verso di me, con i suoi occhi blu bagnati di lacrime, e io non mi sono mai sentita così male per lei. Di solito non riesco ad evitare un ghigno malefico, ogni volta che Bittany ci racconta di avere avuto una giornata terribile perché i bambini erano impazziti ma, in questo momento, so che ha bisogno d’aiuto.

"Certo… Devono recuperare le loro cose? Dove devono aspettare lo scuolabus?" Chiedo, alzandomi per cercare di vedere tutti i bambini.

"Digli solo di entrare a prendere le giacche e gli zaini e che oggi non si canta la canzoncina di arrivederci, perché io devo prendermi cura di Randy. Poi gli stringi la mano, in modo che sappiano che possono andarsene, ok? Loro sanno dove aspettare lo scuolabus o i propri genitori. Si trovano tutti di fronte all’edificio." Brittany si alza, tenendo il bambino tra le braccia e ringraziandomi, prima di correre dentro a fare una telefonata.

"Sì, non ti preoccupare. Ho tutto sotto controllo. Bambini! Venite tutti qui, per favore!” Urlo, battendo le mani. Non succede niente… “Uhm ragazzi, potreste raggruppare la vostra roba e mettervi in cerchio, o qualcosa del genere?"

Due bambine si avvicinano a me, prendendosi per mano, ma il resto del gruppo è ancora occupato a giocare, o ha trovato qualche altra interessante occupazione, tipo allacciarsi le scarpe. Alzo gli occhi al cielo, afferrando il megafono, perché se ce l’ho è per un motivo.

"Ascoltate! Tutti i bambini della classe della signorina Pierce devono sbrigarsi e mettersi in cerchio, altrimenti il mostro-megafono mangerà tutti i giochi che avete all’interno!"

Dieci secondi dopo, quindici bambini hanno formato un cerchio intorno a me, guardandomi con gli occhi spalancati, insicuri se il mio megafono possa mangiare i giochi o no.

Cerco di fare del mio meglio per ammorbidire la mia voce, mentre parlo con loro. Gli dico il mio nome, informandoli sull’incidente di Randy e spiegandogli che la signorina Pierce si sta prendendo cura di lui. Gli spiego che questo è il motivo per cui devono aiutarmi, sbrigandosi a mettersi le giacche, in modo che possa andare anch’io ad aiutare il bambino.

Forse sarei dovuta diventare una maestra d’asilo, perché è il mestiere più facile da fare! I bambini ascoltano qualsiasi cosa io dica e, tre minuti dopo, sto stringendo la mano dell’ultima bambina della fila, dopo che tutti gli altri sono usciti. Non ho neanche più dovuto usare il megafono.

Con passi veloci entro nell’asilo, spalancando gli occhi. Non avevo idea che fosse così grande. E così diverso dalla mia classe di Spagnolo. Wow… Dall’esterno sembra vecchissimo ma, all’interno, è come un piccolo paradiso.

Quando Brittany e io ci frequentavamo, non ho mai avuto l’opportunità di vedere dove lavorassero lei e Sam, se non dall’esterno. Lei è lì seduta, dietro la sua cattedra, con Randy sulle ginocchia e il telefono posto tra la spalla e l’orecchio.

Dopo una breve telefonata, attacca il telefono e, con delicatezza, si alza, tenendo Randy tra le braccia. Lui nasconde il suo viso dell’incavo del collo di Brittany, gemendo quando lei gli muove la mano.

"Era la mamma di Randy. Non riesce ad uscire da lavoro per un’altra ora, ma ha detto che verrà in ospedale il prima possibile. Devo portarlo lì." La sua voce trema ancora, ma sembra si sia calmata rispetto a prima.

"E il padre?" Domando, alzando le spalle. Brittany mi rivolge uno sguardo eloquente, che significa: ‘Brutto argomento’, piegando la testa verso Randy.

"Santana, so che è chiedere molto, ma potresti accompagnarci lì? Non te lo chiederei, se ci fosse un’altra soluzione, ma sono venuta in bici e lui ha davvero bisogno di andare subito in ospedale."

"Ti porto, tranquilla. Aspettami fuori, ok? Corro al McKinley, prendo la macchina e torno in un attimo."

Brittany annuisce, sorridendo debolmente, mentre le tengo la porta per farla uscire.

"Grazie" Mormora, mentre io corro più veloce che posso.
 
 
 
 




 


 
 
 

-Brittany-

 

Lascio scorrere le mani tra i miei capelli, scuotendo la testa, mentre chiudo la porta della stanza delle visite dietro di me. Le lacrime mi sgorgano dagli occhi, e il nodo in gola mi fa malissimo. Sta bene ora…  ma perché è dovuto succedere tutto questo?

Appena siamo scesi dall’auto, Santana si è offerta di portare dentro Randy, ma le ho detto che andava bene così. Le braccia mi facevano male, ma non volevo lasciarlo per paura che, muovendolo, potessi fargli ancora più male. Mi ha guidata all’interno dell’ospedale e poi le cose sono accadute velocemente. Sono stata con Randy, mentre il dottore gli visitava l’arto e gli faceva una lastra. Ha detto che non si trattava di una brutta frattura e che sarebbe guarita con un gesso.

Sono quasi scoppiata a piangere, perché non pensavo avessero potuto ingessargli il braccio, impedendogli di giocare e saltellare, come gli altri bambini, per un sacco di tempo. In quel momento sua mamma è entrata nella stanza, urlandomi contro, di fronte a Randy e al dottore. Voleva sapere dove avessi fatto il corso per diventare insegnante d’asilo e se fossi a conoscenza del significato di ‘responsabilità’. Mi sono scusata, balbettando che, certe volte, queste cose succedono, per quanto a me dispiaccia.

La mamma di Randy mi ha incenerita con lo sguardo, dicendomi che potevo andarmene. Con le gambe tremolanti ho lasciato la stanza, per dirigermi verso Santana, ancora seduta in sala d’attesa. Quando mi avvicino, alza lo sguardo, per poi abbassarlo verso la sedia alla sua sinistra.

"Cos’ha detto il dottore? E’ rotto?"

"Sì" Singhiozzo, strofinandomi l’occhio. "Guarirà, ma nel frattempo la madre ci ha raggiunti, urlandomi quanto io sia irresponsabile ed incompetente. Mi odia… e credo che faccia bene. Non sarebbe dovuto succedere."

Santana sbuffa, mormorando qualcosa.

"Dai… poteva capitare a chiunque. Se ci fosse stato Sam oggi, la madre avrebbe urlato a lui, facendolo sentire un idiota. E’ arrabbiata perché suo figlio si è fatto male, ma le passerà."

"Tu non la conosci. E’ un’avvocato, ed è una persona molto severa. Quando pensa di avere ragione, o che tu abbia torto – allora lei ha ragione e tu hai torto. In ogni caso… Odio gli incontri genitori-insegnanti, quando c’è lei. Pensa di sapere tutto meglio di tutti."

Poso la schiena sullo schienale della sedia, guardando verso Santana. Congiunge le sopracciglia e scuote la testa.

"Allora dovresti dimostrarle che stronza ignorante sia, Dovrebbe trattarti con rispetto, perché sei una persona adulta, oltre che un’insegnante. Falle capire che qui sei tu il capo."

"Santana… non posso parlarle così. I genitori con bambini piccoli sono diversi da quelli che hanno i figli al liceo. Io lavoro molto con loro, e devo conquistarmi la loro fiducia. Non è così semplice."

"Lo capisco, ma comunque non può permettersi di parlarti come se fossi anche tu una bambina. Dovrebbe capire quanto sia importante il tuo lavoro e quante cose fantastiche tu faccia fare ai bambini. Non sei il suo antistress…”

Santana scuote la testa, mentre io mi mordo un labbro. Non mi aveva mai detto che il mio lavoro è importante. Lei e Puck mi prendono sempre in giro, pensando che non faccia altro che giocare.

"Quando hai cambiato idea?" Chiedo, convinta che si rimangerà subito tutto, con un commento acido. Ma lei si limita a guardarmi, sollevando le spalle.

"E’ vero, ok? Il tuo lavoro è importante tanto quanto il nostro." Risponde, per poi guardarsi le mani. "Vuoi aspettare che finiscano o possiamo tornare a scuola?"

Studio la sua faccia per una manciata di secondi, per poi alzarmi dalla sedia.

"Andiamo. La mamma di Randy ha specificato più volte che non vuole parlarmi. Proverò a chiamarla domani, ma ora voglio solo andare a casa …"

Anche Santana si alza, annuendo.

"Okay. Hai bisogno di un passaggio o-"

"No, puoi lasciarmi a scuola. Ho lasciato la borsa lì, così come la bici, quindi… Ma grazie."

Seguo Santana, dopo averle sentito rispondere ‘figurati’, e insieme ci avviamo verso il parcheggio.

Quando raggiungiamo il McKinley, Santana inchioda e io dovrei scendere. Vorrei ringraziarla per avermi aiutata, ma non so in che modo farlo. Da giovedì scorso non sono stata in grado di guardarla negli occhi. A parte oggi…

Non so come comportarmi nei suoi confronti. Venerdì abbiamo pranzato allo stesso tavolo, in aula insegnanti, ma non ci siamo rivolte la parola, né io ho osato guardarla. Ero così imbarazzata per gli avvenimenti della sera prima. Non so per quale motivo mi sia avvicinata e l’abbia quasi baciata.

Cioè, l’avrei baciata, se non mi avesse fermata. Non so nemmeno perché mi abbia bloccata… Giuro che le sue mani, intorno ai miei fianchi, stavano tremando e, quando ci siamo guardate negli occhi, c’è stato un momento… Non mi guardava con quegli occhi da mesi… ma poi si è tirata indietro, facendomi dubitare che quell’attimo fosse reale. Credo che veramente non volesse baciami. Altrimenti l’avrebbe fatto.

"Ti sono davvero grata per averci accompagnati in ospedale." Le dico, mentre spegne il motore. "Sono sicura che avessi altri piani, di venerdì dopo l’orario lavorativo. Ma non c’era nessun altro, perciò… grazie mille."

Ruoto la testa, guardando timidamente verso Santana, che, a sua volta, mi sta già osservando.

"Credi che avrei potuto dire di no e farti andare in ospedale in bici? Andiamo Britt, dammi un po’ di fiducia. Ti avrei aiutata anche se ci fosse stato qualcun altro nei dintorni. Il bimbo aveva bisogno d’aiuto, tu ne avevi bisogno… Io ero qui e ti ho aiutata. Non è stato un problema." La sua voce è calma e dolce. Solitamente è acida, quando parla con me.

Mi fa sorridere timidamente, perché continuo a non essere sicura di essere veramente seduta in macchina con lei, mentre parliamo come due persone normali.

"Ok. Ma voglio pagare la benzina. Insomma, non è che l’ospedale sia proprio dietro l’angol-"

"Cosa? Non essere ridicola. Non ti faccio pagare la benzina. Davvero pensi abbia fatto così tanta fatica?"

Apro la bocca per replicare, ma non so cosa dire. Forse sarebbe davvero ridicolo pagare per la benzina, perché si è trattato di un’emergenza, ma comunque…

"Scusa… E’ solo che sto facendo davvero fatica a credere che siamo realmente qui, sedute una accanto all’altra, senza dirci cose cattive a vicenda."

"Perché?" Mi chiede con voce tenue. Sorrido, perché deve saperne il motivo, giusto?

"Uhm perché non lo facciamo mai? Non ci sediamo mai nella tua macchina per chiacchierare. Non ci aiutiamo mai, senza qualche secondo fine. Sinceramente, non siamo state gentili l’un l’altra una singola volta, negli ultimi mesi, e giovedì scorso è stato strano …"

Guardo come Santana si mordicchia il labbro inferiore e, improvvisamente, divento nervosa. Stiamo per parlare di noi due? Di perché ci sia sempre questa tensione? Di sentimenti che potrebbero ancora essere presenti?

"Britt, io…"

Buzzzz…

Sussulto, sentendomi vibrare la tasca e non riesco a credere che qualcuno mi stia chiamando in questo momento. Seriamente… perché?

Inizialmente penso di ignorarlo, per aspettare che Santana continui, ma il rumore ha rovinato tutto ciò che stava per succedere. Santana interrompe il contatto visivo, tornando ad appoggiarsi al suo sedile.

Prendo il mio telefono e sono quasi sicura di essere impallidita, nel vedere chi mi stesse chiamando.

"E’ casa di Randy." Biascico, deglutendo e con il cuore che batte all’impazzata.

"Hai i numeri di casa di tutti i tuoi alunni salvati sul telefono?"

"Sì. I genitori mi chiamano a tutte le ore, e a me piace essere preparata. Come adesso. Ma non credo di poter rispondere. Mi urlerà ancora."

"Non puoi saperlo. Magari vuole scusarsi per come ha reagito. Rispondi."

Chiudo gli occhi per tre secondi, inspirando profondamente. Poi sblocco la tastiera, avvicinandomi il telefono all’orecchio.

"Pronto?"

La speranza che la madre di Randy abbia chiamato per scusarsi svanisce rapidamente, nel momento in cui sento il suo tono di voce. Non mi da nemmeno la possibilità di parlare, continuando a dirmi quando Randy stia soffrendo e che non lo porterà a scuola per almeno una settimana.

Farfuglia qualcosa riguardo l’aver trascurato la mia responsabilità legale di prendermi cura dei bambini, quando sono affidati a me, riferendomi che parlerà con il mio capo e che potrebbero esserci conseguenze.

Prima che possa aprire la bocca, per cercare di difendermi, la chiamata si interrompe. Abbasso la mano, fissando il telefono. Perché alcuni genitori sono così cattivi? Mi fa sentire come se l’avessi fatto cadere io.

"Cos’ha detto la stronza?" Chiede Santana, con un sopracciglio sollevato.

Sento l’impulso di lanciare il telefono dal finestrino, o di tirare un pugno sul cruscotto, il più forte possibile, ma non credo mi sentirei meglio se gli airbag mi colpissero in faccia e mi rompessero il naso.
"Sembra che tu stia per piangere entro i prossimi tre secondi. Cosa ti ha detto?" Insiste Santana, e io perdo il controllo.

"Maledizione! Chi si crede di essere? Non ha idea di cosa significhi avere la responsabilità di più di quindici bambini contemporaneamente! Pensa veramente che tutto ciò sia successo perché io penso agli affari miei? Pensa che l’abbia fatto deliberatemente? I bambini cadono sempre! Sanno benissimo che non devono saltare sullo scivolo e giocare a giochi stupidi, ma sono bambini! Lo fanno lo comunque!"

"Brittany…"

"Cosa? Parlo seriamente! Pensa che io non ponga delle regole, nel mio asilo? Crede che io vada a prendermi un caffè mentre i bambini giocano all’esterno? Non ha idea di quanto sia faticoso questo lavoro!" Le lacrime mi fanno bruciare gli occhi e sento che le guance mi si stanno riscaldando.

"E’ così frustrante! Sai, Randy non è il bambino più facile a cui insegnare, perché è iperattivo. La madre mi dice sempre che esagero, ogni volta che gliene parlo. Pensa che me lo stia inventando, ma non è così! Io faccio del mio meglio per coinvolgere Randy nelle attività, così come gli altri bambini, ma è proprio una palla al piede! Mi dispiace, ma è così! Certe volte distrugge ciò che gli altri bambini hanno costruito con fatica, e non mi ascolta quasi mai! E’ un moccioso viziato, perché la sua baby-sitter gli compra tutte le schifezze che vuole e sono sicura che in quella casa non ci siano regole. Mi sento orribile, nel parlare di lui così, ma mi fa veramente saltare i nervi!"

Devo portarmi una mano sul petto, perché la respirazione si sta facendo difficoltosa.

"Hey, cerca di calmarti, ho paura che tu stia avendo un attacco di panico. Non vale la pena sprecare così tanta energia per arrabbiarsi. Cerca di dimenticare le parole della mamma di Randy. E’ stupida."

Dalla mia bocca esce un singhiozzo, perché non è così facile! Non ho il bottone per il ‘reset’. Calde lacrime scivolano sulle mie guance, e io vorrei uscire da questa macchina e correre via. Santana non dovrebbe vedermi così. Probabilmente starà pensando che sia un disastro emotivo, dopo aver già pianto nel bagno di Dave.

Sento una mano cingermi il polso e, prima che possa realizzarlo, vengo stretta in un abbraccio. Stiamo occupando lo spazio che separa i due sedili e io non ho la forza per sottrarmi, né per stringerla più forte. Lascio semplicemente che Santana mi tenga tra le sue braccia, mentre le lacrime ricadono sulla sua maglia, bagnandone il tessuto.

Il mio cuore minaccia di esplodere, quando percepisco l’odore del profumo di Santana e le sue mani sulla mia schiena. Mi fa sentire così bene… Dopo così tanto tempo…

Il mio pianto si affievolisce, mentre una mano mi accarezza i capelli e, quando Santana, lentamente, si allontana, la prego di aspettare. Non uso le parole, ma la supplico stringendola più forte.

"Brittany…" Sussurra, e io so che vuole interrompere il contatto. Farò la figura dell’idiota se continuo ad aggrapparmi a lei, che cerca solo di essere gentile, pensando che un abbraccio mi faccia sentire meglio. In realtà, mi rende solo più disperata. Disperata per lei, e per tutto quello che rappresenta. Solo che lei non lo sa.

"Britt" Ripete. E io mi sento stupida, per il fatto che me lo debba chiedere due volte. Indietreggio, con l’idea di asciugarmi le lacrime sul viso ma un pollice, non il mio, lo sta già facendo.

Un singhiozzo mi abbandona le labbra, mentre Santana osserva le mie guance umide e, con la mano libera, afferra il retro del mio collo, per avvicinarmi a lei. Siamo così vicine che riesco a vedere la piccola cicatrice sotto il suo occhio, quella che le ho procurato con le chiavi della macchina di Dave, sentendomi uno schifo. La sua pelle è così soffice, e non dovrebbe esserci una cicatrice a rovinarla.

Vengo trascinata verso di lei, che sfrega la sua guancia contro la mia, facendomi sentire come se ci fosse del fuoco tra le nostre facce. La mano che tenevo posata sulla sua spalla, vaga tra i suoi capelli setosi e io chiudo gli occhi quando, improvvisamente, sono gli angoli delle nostre bocce a toccarsi, e non le nostre guance.

Il cuore mi batte all’impazzata. Due minuti fa martellava per la rabbia verso la madre di Randy. Ora perché sono vicinissima a Santana, e non so cosa stia per succedere.

Non riesco a trattenere un gemito soffuso, nel momento in cui le nostre labbra si sfiorano.  La mano di Santana stringe il mio collo con più vigore, ma le nostre labbra rimangono immobili. Si toccano appena, ma siamo comunque unite. La sento esalare un respiro tremolante, e sono così spaventata…

Avrà intenzione di tirarsi indietro e di dirmi che ho perso la testa. Mi dirà che non intraprenderemo di nuovo quella strada. Ecco perché prendo la sua mano libera con la mia, stringendola, mentre arriccio le labbra e le premo contro le sue.

E’ un bacio. Santana non può non sentire il tamburellio del mio cuore. Non può…

Le sue labbra sono così calde, a contatto con le mie, e non riesco a credere di aver quasi dimenticato quanto le adorassi.

Prima che possa propriamente iniziare, tutto finisce. Proprio come la nostra relazione.

Santana fa separare le nostre bocche e, quando non c’è più la minima speranza che possa baciarmi ancora, mi decido ad aprire gli occhi. Sta guardando in basso, verso le nostre mani, e così faccio anch’io.
Passano numerosi secondi, durante i quali vorrei sapere quali siano i suoi pensieri. Ma non so cosa stia succedendo, dietro quegli occhi di cioccolato.

"Dave…" Sussurra.

Spalanco gli occhi, perché mi sembra che abbia appena detto ‘Dave’.

"Cosa?" Le domando, stringendole la mano, perché non voglio che pensi a Dave mentre siamo in questa situazione.

"Probabilmente a Dave non piacerebbe…" Mormora, mentre io cerco intensamente di capire cosa mi sono persa. Perché sta parlando di Dave?

"Di cosa stai parlando?" Chiedo, con un tremolio nella voce. Non possiamo tornare a respirare ognuna l’aria dell’altra?

"Brittany, sai di cosa sto parlando. Tutto questo è strano, visto che tu sei uscita con Dave."

Chiudo gli occhi, nel tentativo di assimilare le sue parole, ma non credo stia funzionando. Come fa a sapere che Dave mi ha chiesto di uscire?

"Santana, io-

"Senti… E’ venuto da me e Puck, e ci ha detto che aveva intenzione di chiederti di uscire.  Non posso biasimarlo… ma, più tardi, ho sentito te e il Biondo parlare nel corridoio." La sua voce è sempre dolce, ma c’è anche tristezza. "Non avrei mai pensato che avresti accettato."

Indietreggio lentamente, cercando lo sguardo di Santana, ma lei è deteterminata nel guardare le nostre mani.

"Non voglio esprimere pareri sui tuoi potenziali partner, è solo che mi ha sorpreso. Credevo che tu e Dave foste buoni amici e-"

"Lo siamo. Siamo buoni amici."

"Esatto. Ecco perché mi è sembrato così strano all’inizio. Ma sai, è una bella cosa." Scuoto la testa, con lentezza, perché non voglio che Santana pensi questo. "Veramente, va bene. Oltretutto potrebbe succedere qualcosa anche tra me e Quinn, perciò…"

Fisso gli occhi sul suo volto, spostando le mani dalle sue.

"C-cosa?" Rantolo e, finalmente, Santana alza lo sguardo.

"Beh… L’ho portata a bere qualcosa, ed è stato molto carino. Probabilmente lo faremo di nuovo. Lei è fantastica, penso che potremmo essere una bella copp-"

"Ho detto no a Dave"

Questa volta è Santana ad essere senza parole. Batte le ciglia ripetutamente, guardando verso di me, come se stesse aspettando che dica che non è vero.

"Cosa?" Sussurra. Io sollevo le spalle, con un peso sul cuore.

"Quando mi ha chiesto di uscire… Gli ho detto di no. Non sono interessata a lui, e gliel’ho chiarito. E’ un mio caro amico, ma niente di più. E quando mi hai sentita parlare con Sam, stavamo discutendo di questa ragazza con cui vuole farmi uscire. Per un minuto ho pensato di farlo, ma poi ho cambiato idea. Sam era arrabbiatissimo quando ha scoperto che le avevo dato buca..."

Riesco letteralmente a vedere il cervello di Santana lavorare ad estrema velocità, mentre lei mi osserva, incapace di proferire parola. Credo che siano troppe informazioni, ma per me è lo stesso.

"Pensavi veramente che sarei uscita con Dave?" Le domando, ma poi mi rendo conto di voler sapere un’altra cosa. Qualcosa che mi farà male. "E tu… veramente Quinn ti piace così tanto?"

Gli occhi di Santana si ingrandiscono leggermente, mentre apre la bocca.

"Uhm beh…"

"Voglio dire, è… fantastico." Mi gratto la fronte, perché non so cosa dovrei dire. Mi ha appena detto che sarebbero una bella coppia. Ouch… "Penso che dovresti fare un tentativo."

Trattengo le lacrime che mi si stanno formando, puntando i miei occhi nei suoi.

"Neanche io ho il diritto di giudicare chi frequenti. E’ una tua scelta." Mi schiarisco la gola, recuperando il telefono, affondato da qualche parte tra la mia coscia e il sedile. "Dovrei proprio andare ora." Ho bisogno di uscire da qui, perché il pensiero di lei con Quinn mi sta uccidendo. Non è fantastico. E’ orribile.

"Oh… ok" Mormora Santana, riappoggiandosi al sedile. Sembra completamente sopraffatta da questa situazione. Senza fiato, addirittura.

Quando afferro la maniglia, mi volto verso di lei e i nostri occhi si scambiano un’occhiata eloquente. E’ passato un po’ di tempo da quando ero capace di interpretare i suoi sguardi, ma questo mi ricorda quello che sfoggia quando desidera qualcosa.

Quando apro la porta per uscire, sono più confusa di quanto sia mai stata.
 
 


 
 
*Non ho capito questa metafora, ma va beh!! Scusate il ritardo, ma il vicino non ha acceso il wifi per giorni :P
 
  
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