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Autore: _LoveStory_    04/04/2013    4 recensioni
ambientata dieci anni dopo, quando Ash finalmente vincerà la lega e diverrà un Pokémon Master, si rincontrerà con Misty e i suoi vecchi amici. Ma la ragazza nasconde un segreto.
Riuscirà un Ash più maturo e cosciente dei suoi sentimenti a coronare il suo sogno d'amore? O il passato sarà un fardello troppo opprimente che comprometterà la loro felicità?
Scopritelo in questa nuova e entusiasmante fanfcition ricca di colpi di scena, flashback, gravi errori e forti iniziative.
Una storia che vi lascerà attaccati allo schermo!
[sono stata abbastanza convincente?^^]
-POSSIBILE INNALZAMENTO RATING
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ash, Brock, Drew, Misty, Vera | Coppie: Ash/Misty, Drew/Vera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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Capitolo 14
Camel

 

Era mattina presto e il Sole ancora non dava cenni di volersi alzare.
Era uno di quegli orari che si faceva fatica a capire se fosse ancora tarda notte o mattino presto.
Nella casa impregnata di salsedine, tutti dormivano profondamente, chi più chi meno presi da ansie o preoccupazioni.
Tutti, eccetto una splendida ragazza dai capelli color dei mandarini che, inquieta, fissava il nero soffitto con occhi sbarrati.
Il giorno precedente era stato, mentalmente, abbastanza spossante, ma questo non le aveva certo facilitato il riposo.
Aveva tentato, con ogni mezzo, di evitare Ash. Avrebbe pagato per rimanere sola con lui, anche un solo secondo, ma non voleva certo destare sospetti.
Il problema non era tanto se Giorgio l’avesse scoperto o no, il vero ostacolo fra lei e Ash era se stessa. Si sarebbe sparata per questo...
Ogni volta che, anche solo per caso, lo vedeva, toccava, sentiva, quel ragazzo la mandava in iperventilazione. Questo strano fenomeno, misto fra l’eccitazione e il desiderio di possesso, che i comuni mortali definiscono “amore”, lei proprio non riusciva a reggerlo. Non sopportava nulla che fosse più del semplice amore platonico che aveva sempre provato per quel ragazzo. Vuoi perché erano giovani, vuoi perché era a senso unico, vuoi perché il suo bello era uno stupido rimbambito, ma Misty non si era mai dovuta misurare con i suoi ormoni. O almeno, non nella vita reale.
La causa che, forse, la spinse a cercare di evitare la sua più infinità felicità va ricercata nella stessa mattina. Fu per tutti una giornata abbastanza tranquilla e banale. Naturalmente l’allegra combriccola aveva perso ben due membri, troppo impegnati a scambiarsi reciproche effusioni per accorgersi di quanto anche la nostra sirena bramasse un risveglio del genere. Rimasero indifferenti almeno fino all’ora di pranzo, ora in cui erano tutti costretti a sedersi in torno ad un unico tavolo e, per lo meno, intrattenere una minima conversazione di “mi passi il sale” “certamente” “scusa non arrivo all’acqua..” “ecco a te, vuoi ancora un po’ di pasta?”
E fu proprio una di queste mini frasi a scatenare.. beh non scatenarono nulla che non fossero altre tensioni interne! Mi spiego meglio:
-Ehi, Ash! Vedo che hai gradito la mia famosa zuppa!- aveva detto il maggiore con una pentola in mano, invitando il ragazzo a prenderne un’alta porzione.
-Certo che sì! Se si può è anche più buona dell’ul..- il ragazzo si pietrificò e il suo tono di voce andò scemando fino a un fievole sussurro -..ti ma  vol ta..-
Accadeva difatti che non ci fosse una qualsiasi persona pronta a passare il piatto al caro vecchio Brock, ma ci fosse lei, con quei suoi splendidi occhi smeraldo.
Rimasero entrambi a fissarsi finché la ragazza non crollò.
Stizzosa, si alzò di scatto con la scusa di andare al bagno lasciando tutta la tavolata muta che si guardava sperduta.
-Scusatemi- e con la stessa rabbia, ma qualche imprecazione in più, Ash lanciò sgarbatamente il tovagliolo sul tavolo e la rincorse a passi decisi.
Non tutti capirono il perché di quell’azione.
Solo Borck lo intuì con un fievole “Che cazz..”. Un modo come un altro per indicare che erano nei guai e che quella sarebbe stata la prima di molte incomprensioni.
Tornando alla nostra mattinata...
In preda a mille e più inquietudini, si alzò silenziosa, tentando di non svegliare il marito che, placido, dormiva al suo affianco.
-Amore, dove vai?- chiese senza nemmeno aprire gli occhi.
-In bagno. Non riesco a dormire, credo che mi butterò in doccia-
-A quest’ora?- fece uno sforzo disumano e diede uno sguardo alla radiosveglia che teneva sul suo comodino, a fianco ai preservativi. “4.45”
-Sì, magari mi calmo. Poi sono passate 3 ore dall’ultimo pasto, no?-
E detto ciò, sorridendo falsamente, si diresse verso l’uscita.
Prima di richiudere la porta alle sue spalle diede un fugace sguardo all’uomo che, sospirando, si era nuovamente raggomitolato fra le coperte.
Non meritava ciò che lei gli stava facendo, ma.. Dio! Era proprio per scacciare quei pensieri che aveva deciso di andare a farsi una bella doccia calda.
Ma Misty non era l’unica sveglia in quella piccola casa profumata di salsedine.
Il più grande maestro di pokémon di tutti i tempi stava in fatti perso nei suoi pensieri mentre con lo sguardo seguiva le luci dei fari delle automobili che, attraverso le persiane, si tramutavano in piccole strisce veloci che correvano da un punto all’altro del soffitto.
 
“Entusiasmante” pensava “Son qui, da solo, in questo letto freddo, mentre la mia adorata viene scaldata dalle braccia ladre di quel..”
Il giovane ragazzo, ormai rimasto solo con Max in quella grande stanza, non riusciva a togliersi dalla mente la discussione acida che aveva avuto quella mattina con la sua bella.
-Cazzo, perché te ne sei andata così?- le aveva gridato aprendo la porta del bagno, senza in effetti farsi troppi problemi.
-E chi è che si è impappinato a metà frase?!- la ragazza si avvicinò alla doccia e aprì l’acqua. Dall’esterno si potevano udire solo feroci grida insensate.
-Ma non ti ho certo evitato per tutto il giorno, almeno..-
-Me ne fai una colpa adesso?! Ti ricorda qualcosa la parola “amanti”?!- la scandì lentamente girando un affilatissimo pugnale nelle sue dolenti piaghe.
-Certo, ma non mi mette certo di buon umore!-
-Cazzo centra?! Capisci che poco fa avrei potuto venire solo fissandoti negli occhi?!-
-Eh?- mugugnò perplesso
-Certo che ritardato eri, ritardato rimani!!- sghignazzò isterica.
-Che centra questo ora?!-
-Centra centra! Non ci arrivi da solo? Vorrei stare con te ogni singolo istante della mia esistenza..-
-Non credi che per me sia uguale?! E al solo pensiero i miei umori ballano la ola?!-
-Cosa intendi?- sorrise a metà
-Che ti desidero ogni istante!!-
-Che cazzo, è quello che cercavo di dirti anch’io!!-
-Con che finezza mi dici che mi ami..- aggiunse allora scherzoso, giusto per sdrammatizzare.
-Scemo, certo che ti amo-
E allora, perché, per il resto della giornata, lo aveva completamente ignorato?
Le sue assurde riflessioni egocentriche furono interrotte da una sagoma femminile che, con maestosa leggiadria, percorreva il corridoi buio.
-My..- sussultò il corvino mentre la ragazza non si accorgeva di niente.
 
“Tira dritto Misty. Tira dritto. No. Non guardare” si ripeteva mentalmente passando davanti alla camera dei ragazzi. Il suo intento era proprio quello di dimenticare per un istante tutto e tutti, ma non ci sarebbe riuscita se avesse, anche solo per un istante, incontrato quel dolce viso che, assopito, stava coricato su un morbido guanciale.
No, ne era sicura, non ci sarebbe riuscita.
Aprì la porta, accese la luce e si guardò allo specchio.
Il viso era, come lei, teso dal nervoso.
“Certo che mi si legge in faccia quel che penso..” disse piano fra se “Se vado avanti così sono fottuta.. nel vero senso della parola”
Dopo un rapido sorriso per distendere i muscoli espressivi, si tolse la leggera sottoveste in seta blu, che certo non lasciava molto all’immaginazione.
Perché poi avesse scelto proprio quell’indumento come pigiama non lo sapeva. Con ogni probabilità, il suo subconscio, sperava fortemente che ad attenderla quella notte ci fosse Ash e non.. lui.
Spalancò stizzosa la tenda della vasca. Nonostante le dimensioni l’avrebbero permesso, decise comunque di farsi la doccia. Aveva bisogno di provare quell’estasiante sensazione che solo l’acqua che cade sulla pelle bagnata può provocare.

 



 Era rimasto nuovamente solo. Oramai aveva costatato il vero rapporto che c’era fra quei due, ma ancora non lo riusciva ad accettare completamente. Eppure si era preparato a quell’evenienza. Dopotutto, anche il fascicolo lo riportava. E i file ufficiali non sbagliavano mai. Nonostante sapesse bene quanto il lavoro e i sentimenti non dovessero mai coincidere, non poteva non amarla, era più forte di lui. E per quanto spesso pensasse di lasciarla per “il suo bene”, essendo disposto anche a soffrire per la sua mancanza, non poteva farsi fuggire quella missine. Non poteva o la sua carriera sarebbe stata irrimediabilmente segnata.
Si infilò sotto le coperte, deciso a spazzar via quegli assillanti pensieri con un sonno ristoratore, ma il telefono vibrò per l’ennesima volta sul suo comò.
“Butch”
Giorgio alzò gli occhi al cielo.
-Il lavoro..- sbuffò.
Cliccò malvolentieri il pulsante verde del ricevimento chiamata, ascoltò tutto ciò che quella voce distaccata continuava a blaterare dall’altro capo del telefono, appuntò anche un indirizzo. Amava il suo mestiere, per quanto strano che fosse, e non aveva mai perso una singola parola delle chiamate dalla base, ma quella notte i sui pensieri non deviarono nemmeno per un momento dall’amata Baby-chan.

 

 
Ash si alzò di scatto issandosi sui gomiti.
Quei passi, quella siluette, sapeva bene di chi erano.
Sgusciò fuori dalle coperte cercando di provocare il minor rumore possibile.
Diede un fugace sguardo al suo compagno di stanza: Max dormiva beatamente.
“Fortunato..” pensò cercando le ciabatte.
Quando si alzò in piedi notò che i sandali emettevano uno strano cigolio ad ogni passo.
“Merda” penso appoggiandoli vicino al comodino.
Stava facendo per andarsene quando, all’improvviso, notò un bigliettino infilato sotto il suo amato cappello.
Lo aprii piano.
“Caro, carissimo Ash,
perdonami. Non volevo litigare ne ignorarti. Non era minimante voluto.
Ho avuto paura di mandare tutto a puttane. E.. cazzo, ti amo!
Vorrei ripetertelo ogni singolo istante!
Ti ho sempre voluto un bene dell’anima e.. te la ricordi Malody? Diceva che eravamo fidanzati: ecco, già allora io ti amavo.
Sei sempre stato l’unico appiglio, una spiaggia sicura; quando ti ho perso sono crollata.
Lo sai, sono una femminista nata, una un po’ violenta”
“anche un po’ troppo!” pensò scherzosamente Ash con un groppo alla gola.
“una di quelle ragazze molto alla mano che Voleva e Doveva riuscire a star a galla da sola badando a se stessa.
E in effetti ce la faccio benissimo, o ce l’avrei fatta, se il mio cuore non si fosse legato così tanto a te.
Merda, ora sembra che io voglia riversarti addosso tutta la colpa. Non è così!
È vero, ero distrutta moralmente e psicologicamente, è vero, mi sono attaccata a Giorgio tentando di sostituirti, ed è vero anche che non c’è mai riuscito.
Come forse, e lo spero vivamente, non ci sei mai riuscito tu..
Mi ha sorpreso il fatto che ancora conservassi quel ciondolo.
Oh, Ash, hai ancora il fazzoletto che ti detti l’ultima volta?
Custodisci gelosamente tutti i nostri ricordi, le nostre avventure assieme?
E le litigate, rimembri ancora i nostri stupidissimi motivi di contesa?
Quell’amo che ti mandai, lo mostri con orgoglio?
Ah.. se ti amo stupido novellino!
Questa non era una lettera d’addio, ma un biglietto di scuse. Poi le parole hanno preso il sopravvento su di me ed ora, come una ragazzina, piango calde lacrime di felicità.
Stare insieme, seppur clandestinamente, è quello che più desidero al mondo. Ed ancora non credo a quello che ci sta succedendo.
Giuro, giuro sulle stelle, sul mare e sul mio stesso amore per te, un giorno scapperemo, lascerò tutto e tutti e verrò via con te.
Ti amo e vorrei dirtelo di persona al più presto.
                                                 La tua My-chan”
 
Altre calde lacrime cominciarono ad affollare gli occhi del ragazzo. Qualcuna si lanciò lungo la guancia, incurante del fatto che -ad ogni costo- il ragazzo cercasse di trattenersi.
Piegò accuratamente la lettera, facendo attenzione a non bagnarla con le molte lacrime disubbidienti che avevano cominciato a sgorgare copiose, e la ripose in una scatoletta insieme a tutto ciò che aveva collezionato nel suo lungo viaggio, compresi amo e fazzoletto.
Sempre cercando di fare meno rumore possibile e asciugandosi il volto con una manica dal pigiama, uscì piano dalla stanza e, in punta di piedi, attraversò tutto il corridoio per giungere davanti alla porta del bagno.
Diede un’occhiata veloce alle altre camere: tutti dormivano profondamente.
Apri la porta che si trovava di fronte tentando di farla cigolare il meno possibile.
La ragazza si voltò di scatto. Stava per ammonire il suo ospite per la mancanza educazione, quando si accorse della sua identità.
-Ehi, Ash.. che ci fai qui?-
Il ragazzo non rispose. Si limito a sfilarsi la maglia e togliersi lentamente i pantaloncini del pigiama, per poi gettarli in un angolo a caso della stanzetta.
Del fumo usciva dalla tendina azzurra della doccia. Il ragazzo, ancora zitto, la scostò leggermente, mise un piede all’interno della vasca e in un attimo si ritrovò di fronte alla sua splendida ragazza amata.
-Ah.. Ash? Ma..- Misty cercava spiegazioni ma quello stette ancora più zitto.
In parte, anzi totalmente, si era stancato di tutte quelle parole. Voleva solo amarla, amarla e ancora amarla, nel modo più normale che due persone mature della loro età potessero fare.
Si avvicinò ancora mentre la sua bella istintivamente indietreggiava mantenendo invariate le distanze.
Finché la vasca finì.
-Ah.. Ash..- oramai non riusciva più a creare una frase di senso compiuto.
Il ragazzo portò le sue mani al volto di lei e lo fermò in direzione del suo. Avvicinò piano le labbra fino a sfiorarsi.
La lingua premeva sempre più finché non forzò le difese della ragazza. Cominciò a esplorare la sua bocca roteando intorno alla sua lingua e stuzzicandole di tanto in tanto la punta mentre le mani continuavano ad accarezzarla piano evitando anche che lei potesse ritrarsi.
La ventola frusciava in fondo alla stanza unendosi al forte rumore dell’acqua in caduta libera che si andava a schiantare poco delicatamente contro la ceramica della vasca.
Misty si lasciò andare. Nessuno poteva sentirli ne tanto meno vederli. Doveva ricevere il massimo da quelle rare volte che potevano stare soli.
Misty gli cinse il collo con le braccia mentre accarezzava i suoi folti capelli corvini. Iniziò a ricambiare la dolci premure del suo amante cominciando a succhiare la sua lingua e mordicchiagliela piano.
Ash, lentamente, scostò le labbra per scendere sul suo morbido collo lasciandole un’ ustionante scia di baci. Si allontanò piano per guardarla negli occhi.
Misty fu leggermente dispiaciuta di quel distacco.
-Sì, sì, sì e ancora sì- cominciò a farfugliare Ash come in una trans che faceva parlare direttamente il profondo del suo cuore -Ricordo tutto, conservo tutto gelosamente. Ma conservo con ancor maggior avidità ogni tuo singolo sorriso-
My lo guardò scioccata. Sembrava accecato dal suo stesso amore per lei!
-Non giurare sulle stelle, non giurare sul mare ne tanto meno sul tuo amore- aggiunse poi con tono quasi malinconico -Giura su di te, perché se mi volessi male basterebbe negarmi la parola per uccidermi, toglimi i tuoi sorrisi e io morirò atrocemente senza te-
Quelle parole turbarono profondamente l’animo della ragazza: da quando parlava così?
Ma ancora più importante dell’improvvisa, ma non troppo, maturazione di Ash, aveva davvero tutta quella paura di perderla? La considerava davvero così importante?
A quanto pareva, la risposta non poteva che essere affermativa.
Chissà quale strana capacita sovrannaturale aveva quell’uomo per riuscire a sciogliere ogni volta le sue incertezze.
Misty strinse ancora un poco le braccia intorno al collo del suo amante e gli posò un puro bacio a stampo. Si fece scappare una piccola lacrima mentre , sorridendo, gli dichiarava il suo amore: cominciava anche lei ad apprendere l’arte magica del rassicurare la sua vita.
-Ti amo, scemo-
Ash sorrise cingendole la vita con le braccia e legando le mani dietro la sua schiena. Piano la spinse conto il suo corpo. Stettero fermi per qualche istante che nessuno dei due seppe quantificare in secondi o minuti, ma in eternità, mentre le le loro lingue presero a danzare in quel dolce frenetico contatto.
Misty, priva di fiato, interruppe controvoglia il piacevole contatto. Erano entrambi affannati.
Ash poggiò la fronte sue quella della sirena fissando i suoi splendidi occhi smeraldo. Annegarono entrambi, uno nelle più infime profondità marine, l’altra nella nera e magnetica pece, finche -ridestandosi- non si accorsero di quanto fossero infinitamente schiocchi.
-Certo che sappiamo farci tanti problemi per nulla- scherzò Ash visibilmente rosso in viso.
-E già.. - concordò la ragazza, anch’essa infinitamente imbarazzata.
Dopotutto, era solo la seconda volta che si trovavano così vicini, la seconda volta che la loro intimità era diventata tale, e questa volta non era dovuto solo agli ormoni e alle forti emozioni del momento. Misty non aveva gli occhi gonfi dalle lacrimi, Ash non affannava per la corsa. Tutto dipendeva dalla loro scelta di amarsi. E che altro potevano fare due pazzi, sconsiderati e innamorati come loro?!

 



Il ragazzo sapeva bene con chi, la sua sirena, era stata quella notte.
Aveva fatto sesso con il suo uomo, o meglio, suo marito. Sesso, fottutissimo sesso per la pura necessità di compiacerlo.
Il ragazzo ghignò pensando che invece, poco fa, gemeva affannosamente sotto il suo corpo mentre le donava il suo amore. Perché era di amore che si trattava.
Questa leggera sfumatura linguistica lo fece sorridere. Lo notava proprio lui che, solitamente, usava parole a caso con significato affine a ciò che intendeva. Non che avesse grandi battute... “Ho faaaame!!” “Prima o poi ti batterò Gary!” “Brutta strega acida, quel pokémon l’ho visto prima io!” non potevano considerarsi vere e proprie esclamazioni da citazione. Ma in quel periodo ci faceva stranamente caso.
“ogni volta che lui ti toccherà, io cancellerò le sue mani dalla tue pelle. Ogni volta che lui ti bacerà io cancellerò le sue labbra dalle tue. Ogni volta che lui entrerà nel tuo cuore, io lo spazzerò via.”
Chissà che anche questa sua attenzione dipendesse dalla sua Mychan.
Oh, ne era convinto! Viveva in sua completa funzione, non c’era nient’altro da fare.
Si alzò malvolentieri dal suo letto. Erano le nove di mattina.
Qualche ora prima era silenziosamente sgusciato fuori dal bagno, facendo attenzione a non farsi beccare, non prima di aver teneramente baciato la sua bella.
Dopotutto, era così bello poterla anche solo incontrarla ogni giorno, abbracciarla qualche volta che, se anche non poteva gridare al mondo il suo amore per lei, poteva comunque viverla.
Si ridestò completamente alzandosi in piedi, si spettinò i capelli notando con stupore che la sua pelle era impregnata del profumo della sua adorata Mychan.
Si avviò verso la sala da pranzo con un sorriso ebete stampato sul volto. Era talmente allegro che chiunque l’avrebbe notato anche a una distanza infinita.
Ma che ci poteva fare? Non riusciva certo a togliersi quel buffo ghigno dal viso.
Uscì dalla camera e notò con stupore che erano già tutti svegli. Meglio.
-Buon giorno a tutti!- gridò Ash senza farsi troppi problemi.
-Buon giorno a te Am.. Ash!- gli sorrise di rimando Misty tentando in ogni modo di non arrossire ripensando alle scene di poco prima.
-Ben svegliato: cosa ti preparo per colazione?- chiese Brook che, a una settimana dal loro arrivo in quella casa, aveva già preso possesso di ogni singolo spazio comune solitamente proprietà quasi esclusiva delle massaie: lavanderia, cucina e ripostiglio erano diventati i sui regni, tanto che, mentre erano in giro per negozi, Ash aveva quasi pensato di compragli un bellissimo grembiulino rosa della Doskoi Panda (ma il suo conto in banca non glielo permise) [NdA: La Doskoi Panda è una marca inesistente apparsa esclusivamente in One Piece (Sanji porta spesso il grembiule rosa sopracitato)].
-Allora.. latte, biscotti, pane e marmellata, anzi, pane burro e zucchero, o forse sarebbe meglio pane burro e marmellata? Facciamo tutti e tre. Una brioche d’obbligo, bella farcita, pane nutella, una pizzetta, perché no delle focaccine, se ce le hai, e.. sì, una mela, giusto per stare leggeri- sorrise il master rivolgendosi al vecchio compagno d’avventure che, nonostante lo conoscesse da secoli, non riusciva ancora a capire come facesse a mangiare tutto quella roba di prima mattina.
-Siamo di buon umore, eh?- commentò maliziosamente Max che stava tranquillamente sfogliando un opuscolo.
-Certo! Guardate che bel sole!-
-Ti basta poco per essere felice, vero?- ghigno sarcastica Vera mentre decideva quale abito mettere. Drew, che aveva appena finito di bere il suo primo caffè, si alzò dal divanetto e si avvicinò alla sua splendida coordinatrice farfugliandole qualcosa all’orecchio. Lei sobbalzò.
-Ne riparliamo poi Drew, ora che ne dici di aiutarmi a decidere cosa indossare?- e con nonchalance si diressero verso la camera della ragazza.
-Ma che hanno quei due?- chiese poi Giorgio unendosi solo allora alla conversazione. Ash dovette concentrarsi infinitamente e pregare un bel po’ di Santi per evitare di fargli un occhio pesto. Lo odiava. Lo detestava. Ma soprattutto, gli faceva saltare tutti i nervi che aveva in corpo.
“Perché rovinarsi una così bella giornata?” pensò stringendo ancora forte la mano destra a pugno, ma evitando di far scattare il braccio.
Disdegnò la colazione che amorevolmente Brock gli aveva cucinato, assaggiando giusto giusto una fetta di pane e marmellata e un sorso di latte. Era disgustato a tal punto da quell’uomo che aveva avuto la faccia di bronzo di fingersi loro amico dopo tutto quello che stava succedendo. Decise di uscire sul balcone per prendere una boccata d’aria fresca.
Ancora in pigiama, attraversò silenziosamente la sala sotto gli occhi attoniti e dubbiosi dei presenti, uscì sul balcone, infilò una mano nella tasca e ne levò un pacchetto di Camel, ne estrasse una e se la infilò fra le labbra.
Nessuno fu particolarmente sconcertato di quel suo strano vizio, ne erano a conoscenza da tempo. Naturalmente tutti eccetto la bella sirena dalla chioma arancio.
-Vabbè, io vado a prepararmi- aggiunse poi con stizza Giorgio, alzandosi dal divano e avviandosi verso il bagno.
Appena si chiuse la porta alle spalle, Misty si precipitò da Ash, tentando di tenere un’andatura normale, ma senza troppi risultati.
-Non sapevo fumassi- esordì poggiandosi al parapetto.
Quello voltò lo sguardo per un attimo, poi tornò a fissare il mare espellendo una nuvoletta malsana.
-E già..- sbuffò ispirando una boccata notevole di fumo. Era infinitamente rilassante.
-Ma.. Da quando?- balbettò la ragazza credendo di essere il motivo del suo nervosismo.
-Bho, saranno dieci anni ora mai..- un'altra nuvoletta grigiastra lasciò le sue labbra. Dopo un paio di altre boccate riuscì finalmente a far sbollire la rabbia. Si voltò notando che la sua bella tremava.
Paura? Sensi di colpa? E chi lo sapeva.
-Non è colpa tua. Quel tipo mi da su nervi- aggiunse con tono pacato tentando di guardarla negli occhi.
Per tutta risposta la ragazza abbassò lo sguardo quasi colpevole del comportamento del marito.
-Scusami..-
-Ma no!- sorrise Ash alzandole il volto e scostando la sigaretta ormai consumata con l’altra mano –Sono io che ti chiedo scusa. L’ho presa troppo sul personale-
E teneramente appoggiò le sue labbra a quelle della ragazza.
Misty sentiva ancora il sapore di nicotina mista a quell’infinità di schifezze cancerogene che un minuscolo pezzo di carta e tabacco contiene, ma non ci fece troppo caso: il sapore predominante era il suo, quello del suo eterno amore e nulla poteva chiedere di più. Si staccarono piano e controvoglia mentre Ash continuava a sorridere ebete.
-Però ti fa male..- aggiunse la ragazza riferendosi alla sigaretta ancora accesa nelle mani dell’amante.
Per tutta risposta quello spense il mozzicone sotto un piede per poi buttarlo nel cestino.
-E non ti ci mettere anche tu.. la ramanzina me l’ha già fatta Brock tanto tempo fa e non perde occasione per ribadirlo- e sghignazzando rientrarono in salotto dove li aspettavano tutti.
-Eh Ehm- Giorgio si schiarì la voce.
La ragazza sbiancò.
-Credo che sia ora di tornare a casa- continuò quest’ultimo –il nostro soggiorno qui è finito-

 



-Ti lascio fino alle 7 di domani mattina- aveva detto mosso a pietà –ma per quell’ora devi trovarti all’aeroporto. Io ti aspetto lì, non intendo passare un secondo di più in questa casa di complici bugiardi-
Poi sparì in camera sua.
Nella stanza nessuno osava parlare. Erano tutti in piedi, in religioso silenzio a contemplare .. cosa?
Il vuoto e la disperazione riecheggiava cupa in quel luminoso salotto. Era quasi mezzo giorno ma nemmeno Ash sentiva i morsi della fame. Anzi, il suo stomaco, più di altri, aveva iniziato a contrarsi furiosamente creandogli tremendi spasmi. Si sentiva così colpevole! Ancora una volta aveva peccato di presunzione credendo di poter stare con la sua amata sempre e senza problemi, finendo per crearne di peggiori.
Ma non aveva troppo tempo per auto commiserarsi.
Misy si era da poco abbandonata a un pianto silenzioso. Si poggiò alla parete fredda mentre il suo corpo cominciava a perdere colore, più di quanto ne avesse già perso.
Era inconcepibile com’era successo: nessun colpo di scena, nessun clamore. Silenziosamente era arrivato, silenziosamente se ne andava portandola con se e distruggendo tutto ciò che incontrava sul suo percorso. Era sicura che i suoi amici la stessero odiando in quell’istante, ma si sbalgiava.
Vera, per prima, si avvicinò tristemente alla ragazza, ora accovacciata a terra nell’angolo della stanza, e la abbracciò teneramente.
-Vedrai che si sistemerà tutto- le sussurrò a voce bassa. Misty scoppiò in un sonoro pianto liberatorio mentre la coordinatrice non poteva fare altro che abbracciarla e stringerla a se.
Misty, ancora una volta, si sentiva indifesa e succube degli eventi. Drew intanto pensava a ciò che era appena successo.
 
-Questa notte erano insieme- aveva sussurrato alludendo a Ash e Misty prima di dirigersi verso la camera della ragazza in dolce compagnia. Vera stava in piedi davanti all’armadio spalancato cercando un abito da indossare, ma la mentre non era certo concentrata su quella difficilissima decisione.
-Ma ne sei sicuro?- chiese senza voltarsi, rimanendo con lo sguardo fisso sui mucchi di vestiti, coperta dalle ante.
-Certo, l’ho visto passare. O il bagno è una porta dimensionale, o…- non aggiunse altro.
-Quindi i nostri sospetti erano fondati- aggiunse Vera in modalità detective, anche se c’era poco da far ironia.
-Sì- concordò Drew –Credi che ne dovremmo parlare a Brock? O farlo sapere ai ragazzi?!-
-Certo non possiamo andarlo a dire a Giorgio- balbettò la ragazza.
-Ovvio- e detto ciò il verdino si avvicinò alla sua bella abbracciandola e baciandola teneramente –Non stare troppo in pena per loro. Vedrai che si sistemerà tutto-
Forse aveva ragione lui. Non doveva farsi troppi problemi: il miracolo era già avvenuto, dopotutto!
Uscirono non appena la ragazza fu vestita, ma non poterono lasciare di molto la loro camera. Giorgio stava davanti alla porta, fermo, con le braccia conserte e sguardo truce.
-Allora, chi di voi due comincia a parlare?- chiese minatorio il coniuge.
-E di cosa dovrebbero parlarti?- Max spuntò da dietro le spalle del moretto che non si spavento ne si divertì, anzi, il suo sguardo divenne ancor più adirato.
-A bene, adesso facciamo i finiti tonti!- aprì lentamente la mano sinistra. Sul suo palmo brillava un piccolo anellino tale e quale a quello che portava sull’anulare. I ragazzi sbiancarono.
-Sapete dove l’ho trovato? Sulla spiaggia. E sapete chi l’ha lanciato? Beh, la vostra cara amica Misty che ora state cercando di proteggere a ogni costo. E sapete un’altra cosa? Cosa stava facendo in quel momento proprio la vostra amata Mychan? Stava, per l’appunto, amando qualcun altro che voi conoscete bene.-
I tre ragazzi rimasero muti, come stesi da quelle verità tragicamente reali che descrivevano a pieno la situazione.
-Credete che non me ne sia accorto?- aggiunse ancora marcando sempre più ogni sua singola parola -Credete davvero che non sappia cosa sia successo questa notte? O l’altra mattina? Credete davvero che io non mi accorga del loro amore?-
-E visto che te ne accorgi, perché non li lasci stare?!- gridò in preda alla rabbia Vera.
I due ragazzi la guardarono sconcertati.
-Perché IO l’ho conquistata, IO le sono stato accanto quando Ash le ha spezzato il cuore, IO l’ho consolta e aiutata ad alzarsi in piedi, a farsi forza, IO..-
-Tu un cazzo!- gridò in preda all’esasperazione la ragazza -Tu, al contrario, l’hai resa debole! Quante volte hai evitato che quei due si incontrassero? Quante lettere hai dirottato, quante mail cancellate, quante telefonate chiuse?! Solo Dio sa quanto hai fatto soffrire quella ragazza. E ora che fai? Rivendichi la sua proprietà?! Sei solo un folle...-
A quelle parole così taglienti anche Giorgio non seppe più come rispondere.
-Ricorda, Misty non è tua- aggiunse allora Drew prima di prendere per mano la sua bella e dirigersi verso il salotto.
-ne di nessun’altro-  concluse Max seguendoli a ruota.
Il giovane marito rimase immobile finche, mosso dall’ira di quelle parole impertinenti, si diresse velocemente da Misty, trovandola ancora in dolce compagnia.
In realtà non vide realmente il loro bacio, anche se così avevano supposto i diretti interessati, ma il solo ridere e scherzare, quel clima di armonia e complicità che si era instaurato fra la sua bella Baby-chan e quel dannato ragazzo dalla chioma incolta era già di per sé un moto a reagire, uno stimolo a spaccagli la faccia e scappare con la sua bella.
E fu così che successe l’inimmaginabile.
 
Dopo alcuni minuti, Giorgio si ripresento ai coinquilini con una valigia e una giacca in mano.
-A domani, baby-chan. Quasi dimenticavo, questo è tuo, l’avevi dimenticato in spiaggia- detto ciò le consegnò la fede nuziale andandosene poi con un fragoroso tonfo della porta.
Ci furono ancora alcuni secondi di interminabile silenzio. Misty si asciugò le ultime lacrime con la manica della maglietta, se ne andò in camera sua, sotto lo sguardo perplesso dei presenti. Ash non la seguì. Si sedette invece sul divano e, nonostante sapesse quanto potesse essere fastidioso, accese l’ennesima sigaretta. Nessuno fiatò. Nemmeno Brock che, solitamente, interpretava il ruolo della classica mogliettina rompiscatole col naso sensibile.
-Ora che si fa?- il maestro di pokémon non ebbe il tempo di ascoltare le risposte che, dal corridoio, fece capolino una ragazza in pantaloncini di jeans e bretelle rosse, con una magliettina gialla, un assurdo codino laterale e, al suo bellissimo collo, una goccia frantumata.
-Combattiamo!-
-E cosa credi di fare?- chiese allora Max quasi ansioso di ascoltare la strategia della sua beniamina.
-Non saprei, ma qualcosa inventeremo. Non è così che fai tu, Ash?-
Il ragazzo sorrise teneramente. Quanto gli piaceva la Misty originale?
Nessuno aveva realmente capito perché fosse stato necessario il cambio d’abito, ma furono tutti d’accordo nell’affermare che finalmente era tornata la vecchia e cara Misty, quella che non si fa mettere nel sacco così facilmente, che combatte le proprie battaglie (e quelle degli altri) contando solo ed esclusivamente sulle proprie forze e che, certo, non avrebbe rinunciato ad Ash senza lottare. Dopotutto, erano 14 anni che aspettava che quel rincoglionito di un suo amico capisse e corrispondesse i suoi sentimenti.
Ma questo è storia, tutto il resto è vita e si vedrà.
-Io avrei un’idea- una voce si alzò dall’angolo cucina. Brock, al quale questa storia puzzava non poco, aveva svolto delle indagini personali e, come membro più anziano e saggio del gruppo, aveva anche iniziato a elaborare una vera e propria strategia.
-Bhe, che aspetti, parla!- lo esortò Vera.
-Bene, allora.. questo è quello che so e questo è ciò che faremo..-


 



 
AngoloDell'Autrice
*Rullo di tamburiii* Ho aggiornato!!
Non ci credete vero? in più, mi sa tanto che tutte ste rivelazioni in un solo capitolo (seriamente orgogliosa della sua lunghezza) vi hanno un po' scioccato.
E ci sono altrettante cose che vorrei dirvi... Bene, bene prima cosa: Max deve essere diventato un'enciclopedia della zona, una mappa geografica! Avete notato? Ogni volta che non so cosa fargli fare non ha niente da fare, comincia a leggere opuscoli, dépliant e chi più ne ha più ne metta. Peccato che, con ogni probabilità, non riuscirà mai a visitare nemmeno uno di quei bei posti (é.é i nostri hanno ben altri problemi che "a quale sagra partecipiamo questa sera?"). Colpa mia che sono una totale fanatica degli eventi! xD
E, altra cosa, l'avete notato che questa storia senza flashback avrebbe ancora meno senso di quello che già non ha?! Continuità narrativa, bah, me ne faccio un baffo! (ripeto, anche questo è dato dalla mia poca voglia di raccontare tutto per filo e per segno e dalla mia mente contorta -anche lei va a flashback-).
Avevo un'altra cosa da dirvi.. ecco! Misty!! Che amore quando dichiara i suoi sentimenti a Ash! °°’ Non sono capace non mi piacciono molto le dichiarazioni classiche, si nota? Comunque quel "..cazzo, ti amo!" è un tocco di classe ù.ù
E poi Ash maturo con anche il vizio del fumo ve lo sareste mai immaginati? (ho tenuto il meglio per la fine, lo so, queste rivelazioni a bruciapelo sul clou della storia sono le peggiori)
Non vorrei diventasse una cosa noiosa e scontata e banale e una serie di aggettivi stupidi, ma Giorgio a quanto pare nasconde un altro segreto. Il problema: quasi devo ancora scoprirlo io! Possibile arrivare al (non mi ricordo il numero) capitolo e non sapere come andrà a finire?! C'è in cantiere anche l'eventualità di un finale melodrammatico (che poi sarebbe nel mio stile) ma non vi dico nulla, perché già vi ho annoiato ho detto troppo!
Ah, mi spiace dei ritardi, ho tempi biblici, lo so bene...
In più questa parte è particolarmente complicata (bhe, lo era già prima di decidere cosa accadrà dopo.. figuriamoci adesso che ho le idee chiare -il mio cervello funziona al contrario ù.ù-)
 
PS: il bello sta ne fatto che parlo al plurale, come se qualcuno (più delle mie amichette) mi seguisse e le leggesse.. vado a compilare il modulo per il manicomio! ^^
 
CIAO A TUTTI!! Alla prossima C:
_LoveStory_

   
 
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