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Autore: Evee92    25/10/2007    0 recensioni
"Keira fissava pensosa il proprio riflesso nell’acqua dell’abbeveratoio: boccoli rossi come il fuoco le coprivano il viso, sospinti da un soffio di vento caldo. Dai suoi intesi occhi di ghiaccio sfuggì una lacrima che si fece strada tra le numerose lentiggini che occupavano le sue guance per finire leggera sulla superficie cristallina dell’acqua..." nelle regioni di Talaran un'Ombra si è svegliata ed allunga le grinfie verso le terre libere. Una ragazza sola, un pericolo imminente, un padre scomparso e mille avventure per una storia epica. "Nelle terre di Taralan il male si è svegliato".
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo primo

Keira da Eomark

 

 

Keira fissava pensosa il proprio riflesso nell’acqua dell’abbeveratoio: boccoli rossi come il fuoco le coprivano il viso, sospinti da un soffio di vento caldo. Dai suoi intesi occhi di ghiaccio sfuggì una lacrima che si fece strada tra le numerose lentiggini che occupavano le sue guance per finire leggera sulla superficie cristallina dell’acqua. La giovane si coprì il volto con le mani asciugandosi gli occhi.

-Basta, stupida! La tua vita non è affatto crudele…tuo padre è partito in guerra per salvarci. È morto da eroe, dovresti esserne fiera! Ora devi solo pensare a tua madre e non commiserarti come una sciocca-.

Fece un lungo sospiro, e si avviò verso la stalla schiudendone lentamente la porta malmessa. Era un locale non molto grande, un unico vano poco illuminato ma che ospitava diversi animali. Keira si avvicinò ad un cavallo e gli sorrise.

-Oh Rehi, come sono contenta di averti qui con me…- gli disse accarezzandone il manto nero come la notte -Sei l’unico amico che ho…-.

L’animale nitrì e le sfiorò il viso con il muso come se volesse accarezzarla. La giovane ricambiò dolcemente, si allontanò da lui e raccolse un recipiente posto davanti alla porta, si diresse verso un grosso sacco di iuta e versò un po’ del contenuto dentro il catino: -Ecco dell’altra paglia, Rehi- disse con un sorriso avviandosi verso il purosangue che nitrì tutto contento.

-Ehi, calma…calma!- rise poggiando a terra il recipiente contenente il cibo, baciò l’animale e si diresse verso una grossa mucca. Keira avvicinò ad essa un piccolo sgabello di legno, dove si sedette. Prese un secchio di latta che si trovava lì accanto, lo posizionò sotto la mucca, si tirò su le maniche e cominciò a mungerla.

-Oggi mi sembri davvero informa, sai?- disse rivolgendosi all’animale, che emise un sonoro “muuu”. Il secchio si riempiva lentamente e guardando il latte che scorreva, la ragazza si immerse di nuovo in lunghi pensieri:

-Padre…se fossi con me sarebbe tutto diverso. Mi ricordo quando mi insegnasti ad andare a cavallo, o quando la mamma mi rimproverava e tu litigavi con lei per prendere le mie difese…come vorrei tu fossi ancora con me- sospirò tra sé - Si, voglio un gran bene alla mamma, ma sarebbe meglio che ci fossi pure tu, per proteggerci e amarci. Ma ormai tutto questo devo dimenticarlo.- Volse lo sguardo al secchio e si fermò di colpo gridando. Il secchio, messo di per sè in posizione alquanto precaria, si era riempito talmente di latte che alla fine aveva perso l’equilibrio rovesciando il suo prezioso contenuto a terra.

-Oh no, il latte!- mugugnò la ragazza -Stupida, stupida, stupida!-.

Si alzò dallo sgabello, afferrò rapidamente una pezza appesa ad un gancio nel muro e cominciò ad asciugare il latte. Per tutto il tempo non fece che darsi della stupida ed imbranata: ancora una volta aveva ripensato a suo padre ed ancora una volta aveva combinato un disastro, doveva smetterla di scervellarsi e richiamare dalla memoria i tempi in cui viveva felice con i suoi genitori, il tempo passa e quel periodo della sua vita era trascorso e non sarebbe mai più tornato. Doveva rassegnarsi e basta!

Quando finì di ripulire, raccolse il secchio e uscì dalla stalla. Fuori era già il tramonto, il sole stava scomparendo all’orizzonte infiammando il cielo e la temperatura cominciava ad abbassarsi. Keira con la mano libera si strinse alla mantella che teneva appuntata nelle spalle e, mentre con l’altra teneva il secchiello del  latte, si diresse verso casa. Entrò dalla porta sul retro e aprendo l’uscio trovò la madre seduta davanti al tavolo della cucina, teneva gl’occhi socchiusi e sbadigliava assonnata. La ragazza poggiò il secchio sul piano ligneo e si rivolse alla donna.

-Mamma, ho munto la mucca e dato da mangiare a Rehi, d’accordo?-

-Si grazie tesoro- rispose la madre, con la voce di chi sta per addormentarsi da un momento all’altro. Keira le sorrise, aprì una porta alla sua sinistra, si avviò verso la sua stanza e si gettò pesantemente sul letto, stanchissima. Era tutto il giorno che lavorava, da quando era sveglia e cioè dalle sei del mattino, senza fermarsi un attimo ed ora aveva un sonno terribile.

Lavorava, mangiava e dormiva, faceva sempre le stesse cose e di giorno in giorno divenivano sempre più pesanti. Questa era la sua vita…e la odiava. Rimpianse ancora una volta i tempi in cui suo padre la faceva divertire, prima che lui partisse in quella maledettissima guerra, e ancora una volta scoppiò in un pianto irrefrenabile.

Suo padre, una figura tanto maestosa quanto amata, nei suoi ricordi il viso di lui riaffiorava costantemente. Sebbene fossero passati molti anni da quando era andato via di casa, in Keira ancora la memoria del genitore rimaneva vivida e durevole, trasmettendole avvolte una sensazione di calore che da molto tempo ormai non provava più. Bastava a volte un solo dettaglio o un gesto che subito la sua mente sfrecciava in un passato che, lei sapeva assai bene, mai più sarebbe ritornato.

Tutto questo è passato, nulla potrà essere più come prima, si ripeteva incessantemente alla stregua di un mantra mistico. Tuttavia le immagini che lei stessa richiamava dimostrando uno sfrenato masochismo e che non facevano altro che farla soffrire di più non accennavano mai ad andarsene, e se ciò avveniva la cosa non era mai duratura, prima o poi sarebbero ricomparse con tutto il proprio spiacevole peso al seguito.

Si portò le mani davanti al viso e ne osservò le palme arrossate e sporche. -Se solo sapessi usare la magia…-.  

Quanto desiderava utilizzare la magia. Questo era il suo più prezioso ed intimo desiderio, avrebbe dato via anche metà di se stessa pur di realizzarlo. Se fosse riuscita mai ad utilizzare la magia, a saperla padroneggiare allora non avrebbe più faticato, neanche una goccia di sudore avrebbe speso per compiere quelle fatiche. Le sarebbe bastata una sola parola, un comando ben chiaro, un incantesimo e ciò che voleva si sarebbe realizzato all’istante. Un bellissimo sogno ma che comunque sarebbe rimasto tale. Per diventare maghi ci volevano anni di esercitazioni, e naturalmente un mago esperto come maestro, ma lei non aveva nessuno.

Ecco, l’immagine di suo padre fece nuovamente capolino con la solita prepotenza e le solite lacrime. Lui era un mago, ed anche abbastanza forte e capace e se solo fosse ancora la con lei, Keira avrebbe potuto ben più facilmente realizzare il proprio desiderio. Ma così non era e dunque l’unico modo per apprendere l’arte della stregoneria sarebbe stato quello di andare alla ricerca di una altro maestro e dunque andar via di casa.

Quante volte ci aveva pensato e quante aveva immaginato di scappare di casa, fuggire via da quella vita fatta di fatiche e stenti e vivere un’avventura come nelle migliori favole che le raccontava la madre da piccina, ma il pensiero di lasciar sola la genitrice, stanca per il lavoro e in cerca di aiuto l’avevano sempre dolorosamente frenata. Era suo dovere aiutarla, dopotutto era sua madre! Non voleva che soffrisse, aveva già patito tanto due anni prima, quando aveva perso il marito, e ancora non lo aveva dimenticato.

Keira continuò a pensare e a rimuginare a lungo quando, senza nemmeno accorgersene, scivolò lentamente nel buio e nei sogni assopendosi, sopraffatta dalla stanchezza.

                                                                ***

La mattina dopo l’acuto canto del gallo annunciò al mondo il sorgere del sole e Keira, come sempre, si svegliò di soprassalto. Sbadigliò fortemente, si alzò barcollante e si diresse in cucina strofinandosi gli occhi: sua madre aveva preso il secchio con il latte e stava riempiendo due piccoli recipienti. Come vide la figlia le rivolse un sorriso dolce ma tirato e stanco e porse una scodella fumante a Keira che però la rifiutò.

-Grazie mamma, ma non ne ho voglia…- disse ancora assonnata.

-Ma figlia mia, ieri non hai mangiato nulla, ti ritroverai senza forze e non ce la farai a lavorare. Coraggio su…- replicò la madre con lo sguardo languido e preoccupato porgendole il latte.

-D’accordo mamma, ma lo faccio solo per te.- rispose Keira arrendendosi alle dolci insistenze della donna, ed afferrando il recipiente cominciando a bere il liquido caldo che le corse via nella gola infiammandola e riscaldandole il corpo, raggelato dal freddo clima d’inizio primavera. Quando finì, la ragazza ringraziò la madre con un bacio caloroso nella guancia, uscì di fretta dalla porta sul retro e andò a trovare Rehi. Quando entrò nella stalla lo vide disteso a terra, gli si accostò e cominciò ad accarezzarlo lievemente.      -Amico mio, come vorrei farti uscire e correre con te nella foresta, ma la mamma non me lo permette, dice che è pericoloso. Secondo me si preoccupa troppo!- disse sospirando tristemente -Dopotutto, la foresta è qui dietro! Va beh, bando alle ciance, devo pulirti!-. La fanciulla prese una pezza, uscì fuori, la bagnò nell’abbeveratoio e tornò dentro. Le piaceva andare a cavallo; da piccola era tanto attratta dai cavalli che una volta, nel tentativo di imitare i cavalieri che ogni tanto passavano da quelle contrade, salì in groppa ad un grossissimo stallone e prese a cavalcarlo. Da principio andò anche abbastanza bene, ma quando fece uscire l’animale dalla scuderia, dopo neanche dieci minuti il grosso bestione s’imbizzarrì e cominciò a correre per i campi come un pazzo disarcionando violentemente la bimba che cadde al suolo perdendo subito i sensi. Si risvegliò due ore dopo nel proprio letto attorniata dalle facce pallide dei suoi che, prontamente l’avevano soccorsa, richiamati dalle sue urla. Da allora non la fecero più salire a cavallo se non pochissime volte. Ma anche passata questa spiacevole esperienza Keira non perse mai la propria attrazione verso l’ippica, tant’è che suo padre dopo innumerevoli sacrifici, per il suo dodicesimo compleanno, le aveva regalato Rehi ancora puledro.

Cominciò a ripulire il cavallo con la pezza umida, ci mise un po’ di tempo, infatti quando finì era già mezzodì.

Non appena entrò in cucina vide la madre preparare il pranzo. La donna si muoveva con rapidità tra i fornelli, facendo ondeggiare la lunga treccia rossa. In passato aveva sempre canticchiato graziosi motivetti mentre preparava da mangiare, ma da quando era rimasta vedova solo la tristezza si poteva leggere nelle sue iridi ambrate. Non aveva ancora superato la morte del marito, era caduta in una depressione profonda e difficilmente ne sarebbe uscita.

La ragazza fissò per un attimo la figura esile della donna affaccendata, poi si voltò per andare nella propria stanza quando sentì un forte singhiozzo dietro di lei ed il fracasso di un piatto che s’infrange. Tornò a guardare la madre: aveva gli occhi rossi e gonfi e il viso rigato dalle lacrime. Stava chinata a raccogliere i resti di un piatto andato in frantumi.

-Mamma, che ti succede?- chiese già prevedendo la risposta. Sua madre piangeva spesso, piangeva per lo stesso motivo per il quale piangeva lei.

-Nulla, Keira... nulla.- rispose tra i singhiozzi la madre. Keira si avvicinò a lei e l’abbracciò, cominciando anch’essa a piangere. Rimasero lì in un profondo silenzio, qualche volta spezzato da un forte singhiozzo. Non seppe quanto tempo passarono a piangere, forse un attimo, ma a lei sembrò una vita. Tutto terminò solo quando la madre parlò:

-Basta Keira, papà non c’è più, ma noi dobbiamo andare avanti, non possiamo abbatterci così-.

Le due mangiarono, sempre in silenzio, e quando finirono Keira si diresse finalmente nella sua stanza. Era il suo rifugio, il posto che amava di più, lì era in pace, rifletteva e piangeva in silenzio.

 

Stava per addormentarsi, quando qualcuno bussò forte alla porta. La fanciulla si alzò, andò in cucina e si diresse verso l’ingresso, per aprire.

-No, Keira!- disse sussurrando una voce dietro di lei. Sua madre le aveva afferrato il braccio, bloccandola -Vado io, non preoccuparti. Tu và da Rehi, è un po’ che nitrisce. Cerca di farlo stare zitto-. Così Keira si diresse dal lato opposto, uscì come di consueto dalla porta sul retro, entrò nella stalla e guardò Rehi: stava dormendo.

-Mah, chissà cosa avrà sentito la mamma, Rehi dorme tranquillo…-.

Ma all’improvviso un pensiero le attraversò la mente: e se fosse stata tutta una scusa per allontanarla dalla porta? No, non poteva di certo essere così…eppure decise di ugualmente di tornare dentro. Si diresse verso la porta ma udì delle voci, si fermò di colpo e tese l’orecchio per ascoltare.

-Vi giuro, non è qui, è nella foresta in questo momento!- disse con una voce strozzata sua madre.

-Non dica stupidaggini, sappiamo che è in questo luogo! Ci dica subito dov’è!- ordinò una voce possente, da uomo. Keira non rammentava quella voce, non conosceva chi stava parlando. Rifletté per un attimo, quando la madre parlò ancora.

-V-vi ripeto non è qui, è nella foresta!-.

-Ci faccia entrare, allora!- disse un’altra voce da uomo, questa volta più acuta ma sempre sconosciuta.

-No! Vi prego- Sua madre balbettava, doveva essere terrorizzata…ma perché lo era? -S-sono solo una povera cont…- si udì un urlo improvviso, seguito da un tonfo. Qualcuno aveva preso la donna e l’aveva gettata a terra.

-Madre…- sussurrò tra sé Keira, spaventata. Voleva entrare, sottrarre sua madre a quegli sconosciuti, ma qualcosa dentro di sé la costrinse ad aspettare.

-Se lei non vuole dirci dov’è, beh lo scopriremo da soli! Ma pagherà per questo-.

Keira si appoggiò lentamente alla porta di legno, e si accorse che era aperta. Così spiò dallo spiraglio e restò immobile, sconvolta. Sua madre era distesa atterra, il volto sanguinante. I due uomini sembravano entrambi di mezza età, erano robusti e portavano armature resistenti: erano sicuramente cavalieri. Ma cosa potevano essere venuti a fare dei cavalieri in casa sua? E chi stavano cercando? Keira cessò di porsi così tante domande quando li vide avanzare verso l’ uscio. La ragazza si guardò intorno impaurita, così decise di fare il giro della casa per entrare dalla porta principale, mentre i due erano all'esterno. Si voltò e, lentamente, cominciò a correre cercando di non creare il minimo rumore. Giunta dinanzi la porta, la aprì adagio. Quando la madre la scorse, sbarrò gli occhi, atterrita.

-Keira! Che fai ancora qui?! Scappa, prima che ti trovino! Prendi Rehi e corri nella foresta quando quei due rientreranno! Sbrigati! Io non posso venire, non riesco ad alzarmi, così sarò solo d’intralcio. Avrò cura di me stessa, non mi faranno nulla, ma tu vai!- le sussurrò la madre con un tono severo, ma spaventato.

-No mamma, io non ti lascio! E poi quegli uomini cosa vogliono da noi?!- domandò Keira.

-Nulla…ma adesso vai! Ti prego Keira, fallo per me! Ho già perso tuo padre, non voglio perdere anche te-.

-No mamma, ti ho già detto che senza di te non vado! Vieni con me! Adesso ti aiuto ad alzarti…- Keira, cercando sempre di non far rumore, avanzò verso di lei.

Ma improvvisamente si udirono un forte nitrito provenire dalla stalla e dei passi lontani avvicinarsi.

-Vai, Keira, Vai!- gridò sua madre con le lacrime agli occhi.

-No!- rispose lei, decisa a non lasciare la madre in balia di quei mosti. Si avvicinò ancora di più a lei tendendo la mano, ma questa le diede uno schiaffo.

-Stupida vai!-.

-Ma…ti uccideranno…-.

-No che non mi uccideranno, adesso scappa! VATTENE!!- sua madre piangeva furiosamente. Keira si era ripromessa di non farla soffrire più quindi, anche se non voleva, decise di andare.

-Ti voglio bene- le disse, guardandola dritto negli occhi. Sperò che quegl’uomini appena avessero scoperto che lì, oltre lei e sua madre, non c’era nessuno, sarebbero andati via, così socchiuse la porta e attese: quando i due entrarono, si allontanò a passo svelto verso la stalla.

Arrivata lì si diresse verso Rehi lo sciolse velocemente, e questo nitrì, contento.

-Ssssh, zitto!- gli sussurrò all’orecchio. Montò silenziosamente su di lui e socchiuse gli occhi per un attimo: era da tanto che non provava quella sensazione di libertà…

-NO! VI PREGO! AAAAAAH!- l’urlo di sua madre echeggiò in tutto il vicinato.

Keira uscì fuori dalla stalla con Rehi avvicinandosi verso casa sua, e sentì i due che sghignazzavano.

-Sistemata! Così la gente imparerà che non si deve disubbidire agli ordini!- disse uno, soddisfatto. Queste parole terrorizzarono Keira, che si sentì gelare. No, non era come pensava…

-No…mamma…no!- Keira non riusciva a crederci. No, sua madre non era morta. Era solo un incubo, solo uno stupido sogno angoscioso.

-Forza cerchiamo quella ragazza e uccidiamola-.

Quindi volevano uccidere lei…beh, sarebbe stato più facile morire, dopotutto non avrebbe più sofferto. Ma le venne in mente sua madre. Era morta per proteggerla, e se quei soldati l’avessero trovata e uccisa, il suo sacrificio sarebbe stato vano.

Decisa, la ragazza si voltò verso la foresta, diede uno strattone alle redini del cavallo e disse:

-Forza Rehi, corri più veloce che puoi!-.

Il cavallo cominciò a correre verso la foresta, che si trovava a poca distanza dalla stalla, mentre cavalcava Keira pensò a tutto quello che le era successo. Due uomini erano entrati in casa sua perché la cercavano, avevano ucciso sua madre e adesso lei fuggiva nella foresta con Rehi. Sperò con tutta se stessa che fosse un sogno, ma alla fine capì che non era così.

Proseguì per ore, senza sosta, Rehi era esausto ma continuava a correre, anche se lentamente.

-Dai bello, bravo! Non ti fermare…quando saremo abbastanza lontani faremo una pausa-.

Nella foresta era già calata la notte, e cominciava a far freddo. Una fresca brezza di vento spingeva le foglie, gli uccellini avevano cessato di cantare e il vento soffiava piano.
-Come vorrei essere a casa, nel mio letto. Vorrei che mia madre fosse qui-. Esplose in forti singhiozzi e cominciò a piangere, non riuscendo a trattenersi.

-Perché?! Prima mio padre, adesso lei. Non ce la faccio più…- continuò a piangere mentre Rehi, che aveva cessato di correre ormai da un po’, passeggiava lentamente.

Giunsero vicino ad un fiume, e Keira decise di riposare un po’.

-Fermo Rehi. Facciamo una sosta.- scese da cavallo, si tolse la lunga cinta dai pantaloni, e la utilizzò per legare Rehi ad un albero, che intanto stava mangiando un po’ d’erba. Sedette ai piedi di quello stesso albero, appoggiò la schiena al tronco, chiuse gli occhi e si addormentò.

La mattina dopo si svegliò molto tardi, anche perché era sfinita per il giorno prima. Si alzò, si diresse verso il fiume e si bagnò il viso. Bevve un po’ d’acqua, guardò per un attimo la sua immagine riflessa nel fiume, e le sembrò di aver visto sua madre. Quanto le somigliava…e se ne rendeva conto solo adesso. Chiuse gli occhi e sospirò, si alzò lentamente e decise di ripartire. Svegliò Rehi, che nitrì irritato.

-Lo so, sei stanco, ma dobbiamo andare. Non sappiamo se quei soldati ci stanno seguendo, quindi è meglio fare in fretta-.

Montò sul cavallo e partirono di nuovo al galoppo. Keira aveva lo stomaco vuoto, era da molto che non mangiava ed era senza energie. Procederono per molto tempo, la ragazza era sempre più sfinita, aveva paura di svenire da un momento all’altro.

Stava per perdere le forze e le speranze, quando si accorse che erano usciti dalla foresta.

-Rehi! C’è un villaggio! Siamo salvi!- Disse Keira con la voce tremolante. Era felice, ma sfinita allo stesso tempo. Rehi galoppò rapidamente verso il villaggio, ma la ragazza era stremata. La vista le si stava annebbiando, gli occhi non resistevano più e pian piano tutto si oscurò… fu un istante. Esausta, cadde da cavallo e perse conoscenza.

 

 

 

Freetalk

Salve a tutti miei cari lettori e lettrici, eccomi quà! Questa è la mia prima fanfiction quindi abbiate un pò di pità; accetti tuttavia tutti i tipi di commenti. Spero vi sia piaciuto il primo capitolo della mia storia; è ancora in costruzione, non ho ben chiari tutti gli elementi ma si sviluppa pian pianino.

grazie ancora per aver letto e spero nelle vostre recensioni (a vostro buon cuore! ^_^' ).

baci baci

Evee92

  
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