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Autore: blackmiranda    05/04/2013    11 recensioni
Cinque mesi dopo la sonora sconfitta, Ade riesce finalmente ad uscire dal fiume infernale in cui Ercole l'ha scaraventato. Purtroppo per lui, i progetti di vendetta dovranno attendere: una nuova minaccia si profila all'orizzonte, preannunciata da una profezia delle Parche, unita a quella che ha tutta l'aria di essere una proposta di matrimonio...
“E' molto semplice, fiorellino. Vedi, sono in giro da un bel po', e, anche a seguito di recenti avvenimenti non molto piacevoli, mi sono ritrovato, come dire, un po' solo. E così ho pensato, ehi, perché non cercare moglie?”
Persefone rimase interdetta. La situazione si faceva sempre più surreale, minuto dopo minuto.
“Tu... vorresti sposarmi?” balbettò incredula.

Questa è la storia di Ade e Persefone, ovvero di un matrimonio complicato. Molto complicato.
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Ercole, Megara, Persefone
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 6 The proposal The proposal


Era un giorno come un altro a Nysa, la piccola isola nell'Egeo che Demetra aveva riservato all'unica figlia più di un centinaio di anni prima, inaccessibile agli sguardi dei mortali e raramente frequentata dagli dei.

Persefone, ignara di essere oggetto delle (non buone) attenzioni del dio dell'Oltretomba, si stava godendo il calore del sole mattutino, stesa pigramente per terra, in mezzo ai fiori profumati che lei stessa aveva fatto crescere con tanta cura.

Le sue amiche, ninfe Oceanidi che visitavano l'isola di tanto in tanto, non si erano fatte vedere per un paio di giorni, ma la cosa non la infastidiva più di tanto.

Era abituata alla solitudine, e a dire la verità la apprezzava molto: si sentiva piuttosto a disagio in mezzo alle svariate divinità che abitavano il monte Olimpo, e cercava di evitare il più possibile di mettervi piede.

Nysa era il suo piccolo paradiso.

Quando era sola, o in compagnia dei pochi veri amici che aveva, riusciva ad essere discretamente espansiva, ma si chiudeva a riccio in presenza di troppa confusione.

Non aveva saputo come reagire alle avances che Helios le aveva fatto l'ultima volta che era stata sull'Olimpo; ovviamente, ne aveva subito parlato alla madre, e lei l'aveva confortata dicendole che se ne sarebbe occupata di persona.

Non aveva niente contro il dio del sole, anzi, era solo che... non si sentiva ancora pronta ad intrattenere alcun tipo di relazione che andasse al di là dell'amicizia.

Con nessuno. O meglio, forse con un dio come Apollo... Ma di certo non con Helios.  

La verità era che adorava il proprio stile di vita: era circondata dalla bellezza, immersa in una primavera che durava tutto l'anno, regina della propria isola, e non aveva bisogno di nulla e di nessuno.

L'unica cosa che realmente le interessava era prendersi cura delle piante e dei fiori. Nulla di eccepibile, beninteso, essendo quello il suo compito in quanto dea della primavera.

Le sue riflessioni vennero interrotte dall'arrivo di una coppia di adorabili coniglietti che si facevano strada tra l'erba verde a piccoli balzi.

“Oh, che carini!” esclamò alzandosi a sedere.

Strappò una manciata d'erba con la mano destra e la porse gentilmente al più grande dei due, mentre con la sinistra la faceva ricrescere sul soffice terreno.

Il piccolo animale dal pelo grigio la guardò. Pareva sorridere.

“Coraggio, non ti faccio del male.” lo blandì sventolandogli il pugnetto d'erba sotto il naso. “Ce n'è anche per la tua fidanzata, non preoccuparti.” aggiunse con fare scherzoso, lanciando un'occhiata al secondo coniglio, che non sembrava altrettanto fiducioso.

Come se avesse capito, il coniglio grigio si mise a sgranocchiare un paio di fili d'erba.

Persefone tentò di accarezzarlo, ma quello se ne accorse e si ritrasse di un paio di metri.

Sembrava più timido che spaventato, quindi la dea non si perse d'animo. Si alzò in piedi e gli si avvicinò, prudente.

Invidiava l'abilità di Artemide con gli animali.

Stava quasi per raggiungerlo, quando quello si allontanò ulteriormente, continuando però ad osservarla.

“Non devi avere paura.” lo ammansì sorridendo. Era così carino! E sembrava pure intelligente, da un certo punto di vista. L'altro coniglio, più piccolo e dal pelo marrone chiaro, pareva già più nervoso.

Continuarono così per un po', lei che gli arrivava vicinissima e lui che all'ultimo momento scappava, per poi fermarsi a guardarla, dispettoso.

Improvvisamente, si udì un tremendo rombo scuotere la terra.

Tutto tremava; Persefone riuscì a stento a restare in piedi, atterrita, mentre, dal nulla, una voragine le si apriva fronte, a pochi metri di distanza: una lunga spaccatura nel terreno che aveva inghiottito in pochi attimi una quantità sorprendente di terra, piante, fiori e alberi.

“Che cosa...?” esclamò la dea, la sua stessa voce praticamente inudibile, coperta dall'assordante rumore del terremoto.

Repentino come era arrivato, il fragore cessò, lasciando come unica testimonianza di quanto era accaduto la grande  voragine, un'orribile cicatrice sul volto perfetto dell'isola sacra.

La dea sbatté le palpebre, incredula. Un terremoto a Nysa? Non credeva fosse possibile...

Prese un paio di respiri profondi, tremendamente agitata. Cosa diamine era appena accaduto?

Era successo tutto così rapidamente che quasi credeva di esserselo sognato. Eppure era certa che non si trattasse della sua immaginazione. La scena era troppo vivida, troppo reale.

Probabilmente avrebbe dovuto pensarci due volte prima di avvicinarsi alla spaccatura, titubante.

Di certo avrebbe dovuto essere più prudente, non sporgersi così tanto per tentare di vedere il fondo di quella nera voragine; né farsi prendere così tanto dall'impulso di salvare i due coniglietti, che aveva confusamente visto sparire sottoterra durante il sisma.

“...Ehilà?” chiese sottovoce, cercando di distinguere qualcosa in quella innaturale oscurità.

Per tutta risposta, ricevette una secchiata di acqua gelida in pieno volto (cosa che la confuse e la fece alquanto indignare), seguita da una brusca spinta che le fece perdere l'equilibrio in avanti; infine, i suoi disperati sforzi per non cadere dentro la spaccatura furono vanificati da un paio di mani fredde che, afferratala per le caviglie, la trascinarono giù, sottoterra.

Cercò di urlare, ma non riusciva ad emettere alcun suono. Si sentiva debolissima; solo in seguito avrebbe saputo che era colpa dell'acqua del Lete che le era stata lanciata addosso se ora non era nemmeno in grado di tenere gli occhi aperti, e meno che mai di muoversi.

Di lì a poco, infatti, svenne.

***
Mentre riprendeva lentamente conoscenza, Persefone fu colpita da due cose estremamente sgradevoli: il freddo pungente e l'inquietante cacofonia di quelli che sembravano centinaia di lugubri lamenti.

Riaprì faticosamente gli occhi. Ci mise un po' per mettere a fuoco l'ambiente dove si trovava: il pavimento era grigio, le pareti nere, con intricati ghirigori che sporgevano dagli angoli, acuminati e minacciosi; il tutto fiocamente illuminato da alti candelabri su cui bruciavano curiosi fuochi dalle vivaci fiamme azzurre e blu.

Si portò una mano alla fronte, ancora molto confusa.

Non ricordava come fosse finita in quel posto, ed era sicura di non esserci mai stata in vita sua.

Si rese conto di essere seduta su una massiccia sedia in pietra, piuttosto scomoda, peraltro.

Tentò di alzarsi in piedi, ma le gambe non la reggevano.

“Ah, Seph, ben svegliata!” esclamò una voce stranamente familiare alle sue spalle.

Non ebbe bisogno di girarsi per vedere a chi appartenesse: il misterioso interlocutore le si avvicinò rapidamente, poggiandole una mano gelida sulla spalla sinistra.

Sollevò lo sguardo per guardarlo in volto, e per poco non le sfuggì un urlo.

Sapeva benissimo chi era. L'aveva sempre visto da lontano, ma la sua figura alta ed emaciata era inconfondibile.

“Ade.” disse con voce fioca.

Rabbrividì. Ora ricordava la spaccatura nel terreno, l'acqua gelida, la misteriosa forza che l'aveva trascinata giù.

“Mi conosci? Fantastico, questo semplifica le cose!” sogghignò il dio dei morti.

Persefone si sentì stringere lo stomaco. Cosa voleva quel pazzo da lei?

Ade la fece alzare in piedi. “Vieni, fiorellino, ti faccio fare un giro. Lo so, l'acqua del Lete ti butta giù in maniera incredibile... Ah, tra parentesi, perdona l'incidente di prima. Se il caro Sputafulmini non mi avesse costretto a non uscire da qui avrei avuto occasione di corteggiarti meglio, ma, beh, avevo le mani legate, per così dire.”

Iniziarono a camminare, lui con un braccio attorno alla vita di lei. “Seph – posso chiamarti Seph? -, immagino tu sappia dove ti trovi, dico bene?”

Persefone lo fissò, ammutolita.

Faticava ad accettare che tutto ciò stesse realmente accadendo.

Stava passeggiando per l'Oltretomba con il dio più odiato e pericoloso di tutto l'Olimpo, che l'aveva rapita e aveva appena parlato di corteggiamento, il tutto con un tono di voce perfettamente calmo e pragmatico.

Quasi contro la sua volontà, annuì lentamente.

“Che ragazza intelligente.” commentò Ade, guidandola verso una delle grandi aperture circolari che davano sull'immenso Acheronte.

Persefone sgranò ulteriormente gli occhi.

Il paesaggio, se così si poteva chiamare, era impressionante. Migliaia di anime scorrevano sotto il suo sguardo, trasportate dalla placida corrente del fiume infernale.

Quel posto era l'esatto contrario della sua isola: dove quest'ultima era gioiosa, calda e piena di luce, l'Oltretomba era deprimente, freddo e oscuro.

“Niente male, eh?” chiese il dio, un sorriso soddisfatto dipinto sul lungo volto cinereo.

Persefone provò un moto di puro disgusto. Gli afferrò il braccio e lo scostò bruscamente dal proprio fianco.

Si sentiva meglio, meno debole, e la confusione e lo spavento iniziali stavano rapidamente lasciando il posto all'ostilità e alla rabbia.

“Si può sapere che cosa vuoi da me? Come hai osato portarmi qui contro la mia volontà?” sbottò lanciandogli un'occhiataccia e incrociando le braccia orgogliosamente.

Ade sostenne il suo sguardo senza battere ciglio. Era molto più alto e massiccio di lei; la dea sentì la sua ritrovata sicurezza vacillare, ma fece del suo meglio per non darlo a vedere.

“E' molto semplice, fiorellino. Vedi, sono in giro da un bel po', e, anche a seguito di recenti avvenimenti non molto piacevoli, mi sono ritrovato, come dire, un po' solo. E così ho pensato, ehi, perché non cercare moglie?”

Persefone rimase interdetta. La situazione si faceva sempre più surreale, minuto dopo minuto.

“Tu... vorresti sposarmi?” balbettò incredula.

“Indovinato ancora! Brillante, la ragazza...” rispose lui, sarcastico.

“M-ma io non voglio sposarti.” replicò lei, soffocando una risatina nervosa.

“Oh, ma dai, sono un tipo simpatico, sai?” insistette Ade, prendendo a girarle intorno a mo' di avvoltoio.

Persefone scosse la testa, a bocca aperta. “Ma sei vecchio!” protestò.

“Li porto bene.”

“... E malvagio!”

“Quale modo migliore di redimermi dell'amore di una brava donna?”

“Mi hai rapita!”

“Antica usanza, inaugurata da mio nonno. Che vuoi farci, sono un tradizionalista.”

La giovane dea sbuffò, esasperata. “Perché io?” chiese, una nota di disperazione nella voce.

“Non essere modesta, Seph. Potresti essere Regina dell'Oltretomba già da domani mattina.”

Così dicendo, Ade si fece comparire sul palmo della mano destra una corona argentata, con due alte cuspidi appuntite sulla parte anteriore. “Lascia almeno che ti mostri cosa perderesti se non accettassi la mia generosa offerta. Politicamente parlando sarebbe una mossa molto intelligente da fare...” disse facendo sparire la corona in un sottile sbuffo di fumo.

La dea non sapeva che dire. Era oltremodo irritata, specialmente perché, nonostante la situazione e il dio che si trovava davanti, la sua proposta di matrimonio la lusingava.

E questo non era un bene.

“Facciamo così. Mi dai due giorni di tempo per mostrarti l'Oltretomba per bene, a cominciare da domani. Se poi decidi di rifiutare, ti riporto su di sopra da mammina. Almeno saprai cosa ti perdi. Ma se cambi idea, e diventi mia moglie... Beh, vivrai qui con me, come sovrana dell'Oltretomba. Che ne dici? Ovviamente fino ad allora sarai mia gradita ospite.” disse lui tendendole la mano ossuta.

Persefone esitò a rispondere, più combattuta di quanto – sentiva – avrebbe dovuto essere.

“... Se dico di no, mi riporti a Nysa?” chiese sospettosa.

“Promesso. Ehi, un patto è un patto.” rispose Ade.

La dea rimase in silenzio per qualche momento. Doveva ammettere a se stessa che la prospettiva di regnare su di un regno così vasto era, da un certo punto di vista, allettante.

Diede un altro sguardo all'Acheronte. Avvertì un groppo alla gola.

No, non era possibile. Non era adatta per quel compito. Sentiva già la mancanza dell'aria pulita, del calore del sole, del profumo dei fiori... E sua madre? Il pensiero di non rivederla più era insopportabile.

Scosse la testa. “Sei matto. Non voglio sposarti e non lo vorrò mai. Trovati un'altra.” Il suo tono di voce la sorprese. Non era mai stata più seria in vita sua.

Ade si strinse nelle spalle. “Va bene, d'accordo, hai fatto la tua scelta.” Detto ciò, fece per andarsene, voltandole le spalle.

Persefone tirò un sospiro di sollievo. “Bene. Ora, di grazia, mi riporti a Nysa?” chiese schiarendosi la voce. “Mia madre si starà preoccupando...”

Il dio si girò, scoccandole un'occhiata poco rassicurante. “Ehi, ti ho fatto la mia offerta. Prendere o lasciare, bella.”

La dea rimase di nuovo a bocca aperta. “Cosa... Come osi? Riportami subito indietro!” gridò.

Stava sfiorando la crisi isterica.

Ade sospirò, dandole un buffetto sulla guancia. “Forse devi ripassare il significato della parola rapimento, riccioli d'oro. Vedi, il fatto è che non ho proprio intenzione di lasciarti uscire da qui, specialmente considerando la fatica che ho fatto per portartici – e non puoi immaginare quanto mi ci è voluto per spaccare la terra in quel modo... Per cui, tirando le somme: no, non ti riporto da mammina, a meno che tu non sia un po' più gentile e accetti le mie condizioni. Ah, e potresti anche toglierti quel ridicolo cappello, magari...” fece indicando la corona di petali rosa che la dea portava in testa.

“Non ci posso credere! Pure il ricatto!” urlò Persefone, raddrizzandosi istintivamente la corona sul capo.

“Che posso dirti, sono fatto così.” disse Ade accennando un inchino. “Bene, è stato un piacere parlare con te, ma ho altre faccende di cui prendermi cura. Divertiti!”

“Non la passerai liscia!” lo minacciò lei. “Aspetta solo che mia madre lo venga a sapere! Prima o poi mi troverà, e allora sì che te la vedrai brutta!” Tremava di rabbia. “E per tua informazione, questo non è un cappello, è una corona!” aggiunse pestando per terra il grazioso piedino destro.

Il dio la liquidò con un cenno della mano, senza nemmeno voltarsi indietro.  

***
Quella sera stessa, poco prima del tramonto, Demetra atterrò dolcemente sul suolo di Nysa, i capelli rossi scompigliati dal vento primaverile che soffiava da nord.

“Kore!” esclamò, guardandosi intorno stupita. Nessuna risposta.

“Kore!” chiamò più forte, mentre una spiacevole punta di ansia le si faceva strada nel petto.

Non era proprio della figlia farla aspettare. Era sempre lì che si incontravano, ogni sera. Come mai non le rispondeva? Dov'era finita?

“Persefone!” gridò, sperando che spuntasse fuori da un momento all'altro, dispiaciuta per il ritardo e per averla fatta preoccupare.

Nulla. Solo il rumore del vento che spazzava il prato verde e curato.

Demetra risalì sul carro, ora dichiaratamente in ansia.    








:3 Non fidatevi mai dei coniglietti, sono MALVAGI! xD
Ok, stupidaggini a parte: che ve ne pare? Adesso abbiamo proprio ingranato: Persefone è dove dovrebbe essere e Ade ha pronto un diabolico piano per costringerla a sposarlo. :P
Spero davvero che vi siate divertiti a leggere questo capitolo almeno la metà di quanto mi sono divertita io a scriverlo. xD E come sempre grazie, grazie di cuore per le vostre recensioni. Ricordate che accetto volentieri consigli e critiche, quindi non abbiate paura se vi sentite di farne. E, dato che mi sento di aver raggiunto un traguardo non indifferente, ecco che parte il giro di ringraziamenti (potete saltarlo, tanto il capitolo è finito... xD):

Un ringraziamento speciale alle inossidabili kiaky98 e TheHeartIsALonelyHunter, che hanno recensito ogni capitolo.
E poi grazie ad Estatemeravigliosa, a FloxWeasley, ad Amento, ad Alyara94 e a Churippu per le loro recensioni.
Infine, grazie a Dark_Chocolate, GaaRamaru, GingerTrickster, Julia98_8, kagura, mintheart, MUSICAL, myforbiddenalterego, Valpur e __aris__, che mostrano il loro supporto seguendo la storia.

... Ah, quasi dimenticavo: l'acqua del Lete che provoca svenimento me la sono inventata di sana pianta, quindi non spaccatevi la testa cercandola nei miti. :P
 


   
 
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