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Autore: Macaron    05/04/2013    6 recensioni
“ Come ho fatto a non pensarci prima! Non devo chiamare quell’imbecille, ho la soluzione qui”.
La voce di Sherlock lo risveglia dai suoi pensieri. Il consulente investigativo ha gli occhi che lanciano scintille e John sa ancora prima che inizi a parlare che la soluzione migliore sarebbe uscire di casa e non so, farsi coinvolgere in una rissa.
“ Riprodurremo la scena del crimine qui in soggiorno. Tu farai la vittima, ovviamente.”
[...]
“ Ancora una manciata di centimetri più in basso e saresti morto.” Mentre lo dice nella voce di Sherlock c’è la stessa incertezza che ha percepito quando erano al telefono sul tetto del Barts. La stessa umanità.
“ No.”
“ No?”
“ Non potevo morire, non ti avevo ancora incontrato”

Di scene del crimine nel tuo soggiorno, cicatrici sulla spalla, carezze al buio e gettarsi da precipizi insieme.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Caring is an advantage'
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“Amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stesso.”

Che tu sia per me il coltello, D. Grossman

 

“ Non ha senso!”

Notte. Buio. Una voce.

John Watson si sveglia di soprassalto. Si mette istantaneamente a sedere. E’ notte. Tra le due e le tre del mattino, direbbe Sherlock, ma per lui è semplicemente notte. Buio. Casa. Baker street non l’Afghanistan, non lo squallido appartamento alle porte di Londra dove ha vissuto per oltre due anni durante l’assenza del consulente investigativo. Non è nel suo letto. Non è nel suo letto ma è nel letto di Sherlock ed è la stessa cosa, forse anche meglio. Si passa una mano sulla fronte e, con un sorriso, non la scopre madida di sudore. Non è sudato, ergo non ha avuto incubi o almeno nessuno così violento da svegliarlo. Per quale motivo allora è sveglio di notte?

Accende la luce del comodino, hanno spostato la luce sul suo comodino quando è stato chiaro a entrambi che le notti passate insieme non erano proprio una tantum visto che a quanto pare lui a differenza di Sherlock e dei pipistrelli non riesce a vedere al buio, e si volta verso il suo migliore amico. Sherlock è sdraiato con le mani giunte sotto il mento e gli occhi spalancati. Eccolo trovato il motivo per cui il dottore è sveglio di notte.

“ Non ha senso!” Ripete Sherlock sbuffando.

Potrebbe ignorarlo. Potrebbe alzarsi, andare in cucina, versarsi un bicchiere d’acqua, tornare a letto, spegnere la luce ed ignorare il buffo uomo al suo fianco che sta palesemente inveendo rivolto al soffitto. Potrebbe farlo. Sherlock probabilmente finirebbe per alzarsi e mettersi a suonare in soggiorno o darebbe fuoco alla cucina per la frustrazione ma John riuscirebbe, grazie anche a capacità affinate durante gli anni come medico militare, comunque a dormire. Potrebbe farlo.

Ma non lo fa.

“ Di cosa stai parlando? ” Lo sa prima d’iniziare la frase, lo sa che farebbe molto meglio a stare zitto e cercare di riaddormentarsi. Ma non lo fa.

“ Della moglie John, del corpo! Non ha senso, lo sai che detesto ripetermi.”

Dev’essere un giovedì, non li ho mai capiti i giovedì1, si dice John mentre sospira e si prepara a fare per l’ennesima volta la figura dell’idiota.

“ Sherlock, ti costa tanto farmi un riepilogo? Giusto per quelli come noi che fino a cinque minuti fa stavano dormendo.”

Sherlock sbuffa di nuovo. E inizia a parlare. Se quello al suo fianco non fosse John Watson si limiterebbe a sbuffare e magari apostrofarlo con qualche frase caustica e sprezzante. Ma lucidamente sa che quella stessa affermazione è insensata, non potrebbe esserci nessun altro essere umano al suo fianco.

“ Sto parlando del caso del senatore Gibson, la cui moglie è stata trovata freddata con un colpo di pistola nel parco della sua residenza estiva. La polizia ha accusato, ovviamente senza una qualche valida prova ma del resto quando a occuparsi dei casi è Dimmok non sembra possibile ottenere risultati soddisfacenti, la babysitter a causa di una serie di mail ricevute dalla vittima che le davano appuntamento nel luogo del delitto. Il marito non crede che sia stata la babysitter, per la cui sorte dimostra un maggior interesse che per la defunta moglie. I due hanno evidentemente una relazione e sì è canonicamente una bella ragazza ma no non ti ho coinvolto non per quello, ma perché lo ritenevo un caso da 5, giusto per passarci qualche minuto in attesa del bollitore. “

La voce di Sherlock è chiara, come se non risentisse delle ore passate in silenzio durante la notte, e John si perde ad ascoltarne il suono cercando di focalizzare i dettagli ma perdendone una gran parte. Poco importa, sicuramente Sherlock non li avrebbe colti anche facendo più attenzione.

“ Fino a poche ore fa ero convinto che si trattasse semplicemente di un uomo infatuato, pronto a discolpare la giovane su consiglio delle sue parti basse, un po’ come hai fatto tu in passato ignorando l’incapacità di alcune delle tue fidanzate di declinare i verbi della lingua inglese in maniera convincente, ma la ragazza è palesemente denutrita e l’arma che è stata ritrovata vicino alla donna non sembra coincidere con il suo fisico.”2

John si chiede se esistano armi particolari adatte a un fisico particolari e sorride immaginando negozi in cui aspiranti personal shopper consiglino armi e abiti scollati.

“ Quindi a che soluzione sei arrivato?”

“ Devo tornare sulla scena del delitto, passami il cellulare devo mandare un sms a Dimmok.”

“ Sherlock!”

“ Giusto, è più vicino a te. Mandalo direttamente tu.”

“ Sherlock!”

“ Che c’è?”

“ Non puoi mandare un sms a un ispettore di Scotland Yard alle due del mattino. Non ho intenzione di passare la prossima mezzora a spiegarti perché ma non puoi.”
“ Perché? Lo faccio sempre con Lestrade.”

“ E questo è probabilmente uno dei motivi per cui il suo matrimonio è in crisi e Sophia non ha mai firmato i biglietti di auguri di Natale che riceviamo. Non puoi mandare sms o chiamare un ispettore di polizia alle due del mattino, aspetta domani e torna a dormire.”

Il consulente investigativo si alza in piedi di scatto, corre fuori dalla camera e torna con delle fotografie.

“ Ma non posso aspettare domani, John! Hanno messo tutti i teli ma tu ti fidi davvero di Anderson? La scena del crimine potrebbe già essere compromessa, guarda le foto!”

A quanto pare prossimamente John dovrà fare un piccolo corso al suo coinquilino a proposito del fatto che sventolare fotografie di cadaveri al risveglio.

“ Non ti bastano le fotografie? Sembrano abbastanza… mh… dettagliate”

“ No ovviamente non mi bastano. Devo vedere, devo osservare.”

Sherlock mette il broncio e rimangono per qualche minuto in silenzio sul letto. Sherlock a fissare le fotografie borbottando qualcosa a proposito dell’inutilità dei cellulari se non si possono utilizzare a tutte le ore del giorno e della notte e John a pensare a come uscire vivo da quella nottata.

“ Come ho fatto a non pensarci prima! Non devo chiamare quell’imbecille, ho la soluzione qui”.

La voce di Sherlock lo risveglia dai suoi pensieri. Il consulente investigativo ha gli occhi che lanciano scintille e John sa ancora prima che inizi a parlare che la soluzione migliore sarebbe uscire di casa e non so, farsi coinvolgere in una rissa.

“ Riprodurremo la scena del crimine qui in soggiorno. Tu farai la vittima, ovviamente.”

“ Sei impazzito?” John sgrana gli occhi. Ne ha proposte d’idee folli Sherlock Holmes ma a quella non aveva pensato nemmeno lontanamente.

“Perché?” Sherlock sgrana gli occhi, genuinamente perplesso.  “Non vedo alternative.”

In quel momento John rimpiange sinceramente di non essere tornato a dormire. Ci sarebbero una serie di motivi per cui riprodurre una scena del crimine nel loro soggiorno non sarebbe proprio il modo migliore di passare la nottata, primo tra tutti il fatto che non è tanto sicuro che sdraiarsi sul pavimento non possa causargli un qualche tipo di malattia mortale, ma sa ancora prima d’iniziare a parlare che non c’è verso di averla vinta. Così non parla. Così non ci prova neppure. Ci è nato per quello, per seguire Sherlock Holmes. Non ci sono alternative. Non ci prova neppure.


 

 

Alle due e mezzo del mattino non è così semplice spostare un tappeto, senza svegliare la padrona di casa, ma a quanto pare quando vuoi riprodurre una scena del crimine nel tuo soggiorno è necessario, pensa John sbuffando. Sherlock è appollaiato sulla poltrona in pelle con il cellulare in mano, pronto a registrare ogni particolare e non è minimamente intenzionato ad aiutarlo, come se si fosse dimenticato che un po’ di gratitudine sarebbe apprezzata. Ma probabilmente non se l’è dimenticato. Probabilmente non l’ha mai saputo.

“ Come devo mettermi?”

“ Le foto sono sul tavolo John, devi solo copiare la posizione della vittima.”

John sbuffa mentre si sdraia sul pavimento. Per fortuna la posa non è così innaturale, particolarità che lo porta a chiedersi se tutto questo sia davvero necessario e se non possano bastare delle maledette foto invece di una scena del crimine in 3D, deve semplicemente appoggiare il braccio destro sopra la testa e sistemare le gambe come nella fotografia.

Sherlock lo guarda eccitato.

“ Te lo anticipo, se ti azzardi a farmi una fotografia e metterla sul tuo dannatissimo sito, o sul mio blog che nel frattempo avrai hackerato come al solito, ti prendo a calci.”

“ Potremmo organizzare scene del crimine a domicilio. Sono tipo le cene con delitto ma senza delitto e senza il cibo.”

“ Ma senza il cibo che senso hanno le cene con delitto?”

“ Mangiare è noioso John, i cadaveri sono interessanti.”

“ Ok non ti prendo a calci, ti sparo direttamente. Così avremo anche un nuovo cadavere.”

“ Zitto e chiudi gli occhi. Mi distrai”

John gli sorride, piacevolmente sorpreso. “ Ti distraggo?”

“ Spesso. Non sono sicuro che mi piaccia.”

Ride, sbuffa, chiude gli occhi e aspetta.

 

 

 

 

Sherlock è accucciato al suo fianco e parla nel cellulare. John sa che il consulente investigativo non ha assolutamente bisogno di registrarsi per ricordare le sue impressioni sul cadavere perché insomma se non ricordasse qualche frase non sarebbe certo un genio e in questo gesto c’è qualcosa che lo riempie di tenerezza. Sherlock parla al cellulare per parlare con lui. Mentre espone le sue deduzioni all’apparecchio, e quindi ad alta voce, è come se le rivolgesse in realtà a lui, è come se volesse renderlo partecipe, è come se non fosse unicamente il corpo su una scena del crimine ma il suo assistente. Se Sherlock fosse una persona normale si rivolgerebbe direttamente a lui, scherzerebbe magari con lui o cercherebbe un confronto ma se Sherlock fosse una persona normale lui in questo momento non sarebbe sdraiato sul pavimento a fingersi morto. Se Sherlock fosse una persona normale John in quell’appartamento non ci sarebbe nemmeno. Se Sherlock fosse una persona normale la vita di John sarebbe molto più semplice e probabilmente lui sarebbe ancora vittima di una zoppia psicosomatica e terribilmente infelice.

 

 

 

 

 

Sherlock non indossa i guanti e di solito sulle scene del crimine Sherlock indossa i guanti, ma se questa fosse una scena del crimine John avrebbe una pallottola conficcata nel cranio quindi decide di non essere troppo fiscale.

“ John posso lanciarti del sangue addosso?”

John apre gli occhi e per qualche istante si fissano senza dire nulla.

“ Devo davvero spiegarti perché è sbagliata questa domanda? Devo spiegarti perché non puoi lanciarmi del sangue addosso?” E’ ridicolo che ormai riesca a trovare positivo il fatto che Sherlock gli chieda il permesso prima di versargli addosso del sangue? Un tempo non gliel’avrebbe nemmeno chiesto e questo a John piace.

“ Mi serve per capire, John! Devo analizzare la disposizione degli schizzi!”

“ Sherlock…” Un grande respiro. “ Sherlock sto impersonando il cadavere di una moglie tradita sul pavimento del nostro soggiorno, non tirare troppo la corda. Usa dell’acqua. Dell’acqua andrà benissimo.”

“ Il sangue e l’acqua hanno una texture diversa, si comportano diversamente, ma l’hai davvero presa una laurea in medicina?”

“ Se mi getti addosso del sangue umano o animale, che in ogni caso per quale diavolo di motivo possediamo?, potrei far sembrare Carrie una persona pacata. L’acqua andrà benissimo.”

“ Carrie?3

“ Ok metti in agenda una serata Stephen King. E non azzardarti ad usare del sangue vero.”

 

 

 

 

 

John è sdraiato sul pavimento con i capelli umidi per qualcosa che per fortuna sembra davvero essere acqua, anche se non ha più osato aprire gli occhi, e Sherlock è accanto a lui che borbotta frasi senza troppo senso. Le prime sono solo osservazioni sommarie sulla vittima. Trentacinque anni, corporatura robusta, fisico di chi evidentemente pratica come unico sport lo shopping selvaggio. Dopo si sofferma sulla posizione delle braccia, soprattutto quello destro che a quanto pare è dove non dovrebbe stare. Lo alza, lo sposta, lo lascia cadere e a John verrebbe quasi da ridere per la situazione se non si fosse imposto di stare in silenzio e rispettare il lavoro del suo migliore amico, se non altro per evitare di vederlo ancora con il broncio. Poi Sherlock inizia a studiare le ipotetiche macchie di sangue e, mentre al cellulare parla di armi da fuoco, di distanza e di peso dell’oggetto e probabilmente contemporaneamente fa riferimento alle fotografie della presunta colpevole, le sue dita si spostano sulla fronte e sui capelli del medico e a John improvvisamente non viene più proprio da ridere. Le dita di Sherlock sono ferme ma delicate e John pensa che se dovesse davvero morire vorrebbe che fosse lui ad analizzare il suo cadavere, anche senza i guanti.

“ La ferita è troppo netta per essere stata causata da qualcuno non avvezzo all’uso di armi da fuoco. La babysitter inoltre, a causa del suo fisico così esile, avrebbe faticato a tenere l’arma in mano e sicuramente non sarebbe riuscita a sparare in questa maniera. Le impronte della ragazza sono più evidenti nel luogo dove si è soffermata, probabilmente a discutere, con la vittima e quel luogo è troppo vicino per una ferita del genere. Non può essere stata lei. Non si tratta di omicidio ma di suicidio. La vittima, che a questo punto non è proprio tanto vittima, ha posizionato l’arma a sette metri di distanza e con una corda e un sasso è riuscita ad auto infliggersi la ferita mortale. Questo spiega anche la posizione innaturale del braccio, aveva appena lanciato un sasso e il suo passato nelle giovanili di baseball non le ha reso difficile centrare la corda.”

John sorride e anche se non apre gli occhi sa che il suo migliore amico sta sorridendo a sua volta.

“Allora hai scoperto come sono morto?”

“ Io non permetterei mai che tu diventassi una scena del crimine, John.” C’è anche un: io non permetterei mai che tu morissi, sottinteso e John se lo sente vibrare addosso.

“Questo lo so, questo lo so.” Sorride.

 

 

 

Ripeterei tutto quello che m'hai dato 
comprese le tue bugie
 4

Dovrebbe alzarsi. Sherlock ha risolto ovviamente il caso, nulla di nuovo, e lui dovrebbe alzarsi. Dovrebbe andare a farsi una doccia o perlomeno asciugare i capelli e poi tornare a dormire almeno per qualche ora. Dovrebbe alzarsi ma Sherlock è ancora accucciato al suo fianco con il ginocchio che sfiora la sua coscia e John non riesce a trovare un valido motivo per muoversi. Fra qualche momento Sherlock si alzerà in piedi di scatto, insisterà per chiamare Lestrade o Dimmok e perché vuole un tè e “John perché non mi hai ancora preparato il tè? E ricordati di metterci lo zucchero, non beviamo tutti quel fondo di posacenere come te!”e non ci saranno più ginocchi premuti contro le sue parti del corpo, quindi non c’è nulla di male a godere di quel contatto ancora per un attimo.

Ma Sherlock non si alza di scatto, anzi rimane accucciato vicino a lui e ricomincia a parlare. Solo che quello che descrive non è più il cadavere della moglie di un senatore ma è John.

“ Maschio, quarant’anni. Corporatura snella, altezza leggermente inferiore alla norma”

John riderebbe e gli tirerebbe un pugno borbottandogli qualcosa tipo “Altezza inferiore alla norma dillo a qualcun altro” se non fosse paralizzato. Non sa cosa dire, non sa nemmeno cosa pensare. Non riesce a concepire come quest’analisi possa in qualche modo risultare utili ai fini investigativi e al tempo stesso è consapevole che nessuno l’ha mai osservato con la stessa intensità con cui lo sta facendo Sherlock in quel momento. Nessuno l’ha mai guardato davvero, non così. Ed è qualcosa che lo terrorizza e lo cattura al tempo stesso.

 

Anche solo immaginare il tuo modo di parlare mi calma. E mi rende felice. Mi scorre nel corpo come una medicina, facendoti gorgogliare dentro di me. Non smettere. Non smettere mai.5

 

Sherlock gli gira attorno e parla di lui. Descrive le sue ultime uscite grazie alle rughe intorno agli occhi, che sfiora appena con i polpastrelli, accenna al fatto che nessuno della sua famiglia ha una qualche tendenza alla calvizie, informazione che John non sapeva ma accoglie con piacere perché insomma i capelli che tendono a ingrigirsi sono già abbastanza sgradevoli. Non sa se quello che legge nel suo corpo Sherlock lo abbia sempre saputo, sa però che ascoltarlo lo fa sentire nudo come mai prima. Le dita del suo migliore amico indugiano su una piccola cicatrice sul collo, si sofferma a parlare di una pustoletta da varicella che non avrebbe dovuto grattare da bambino, e poi  si avvicinano alla camicia del suo pigiama e iniziano a slacciare i bottoni e John sa benissimo quello che sta per succedere, lo sa così tanto che vorrebbe solamente alzarsi, scappare e chiudersi in camera.

Il respiro di Sherlock si fa più pesante mentre gli sfila piano una manica e anche se John ha gli occhi chiusi sa benissimo che il suo sguardo è rivolto alla cicatrice e il suo cuore perde un battito.

Sherlock la sfiora con le dita. John sa benissimo che la sua cicatrice non ha un bell’aspetto, ma la voce del suo migliore amico è quasi dolce mentre ne parla.

“ Colpo sparato da vicino, a circa tre metri. Chi ti ha sparato doveva essere alla tua stessa altezza, e tu eri probabilmente inginocchiato.” Sherlock non si è nemmeno accorto di aver smesso di parlare al cellulare e aver iniziato a parlare davvero a lui.    “ Il fatto che tu fossi inginocchiato coincide bene con il tuo bisogno di fare l’eroe, devi esserti distratto a curare un paziente. Tu guardi ma non osservi ma non potevi non sapere di essere in una zona pericolosa quindi sei rimasto consapevolmente a farti sparare addosso perché non volevi rischiare la vita del paziente. Che comunque non ce l’ha fatta, quindi per poco non siete morti in due.”

Ci mancava anche la predica, pensa John, impedendosi di sospirare. C’è una nota d’incertezza, di fragilità nella voce del consulente e John rimane semplicemente in ascolto.

“ Si trattava di un proiettile Jezzail6 e non ti è stato estratto subito ma è rimasto per diversi giorni all’interno del tuo corpo. Ti ha fatto letteralmente saltare in aria l’osso. Non ti senti orgoglioso di quella ferita che ti sei procurato per salvare una vita, se ne fossi orgoglioso l’avresti lasciato all’interno del tuo corpo invece appena possibile l’hai fatto rimuovere. La cicatrice non è stata procurata dalla stessa mano, in realtà sono due cicatrici quindi due interventi diversi. Il primo per ricucirti, il secondo invece risale a qualche giorno dopo quando hai recuperato lucidità e ti sei fatto estrarre il proiettile.”

Tutto giusto ovviamente, da Sherlock non si sarebbe potuto aspettare nulla di meno.

“ Ancora una manciata di centimetri più in basso e saresti morto.” Mentre lo dice nella voce di Sherlock c’è la stessa incertezza che ha percepito quando erano al telefono sul tetto del Barts. La stessa umanità.

“ No.”

“ No?”

“ Non potevo morire, non ti avevo ancora incontrato” Lo dice con sicurezza e con l’ombra di un sorriso. Nella sua voce c’è la stessa fiducia di sempre, la stessa che quel giorno di tre anni prima gli ha fatto dire al telefono “ Tu puoi.”. Ci crede, John Watson, crede fermamente che la sua vita non si sarebbe potuta interrompere prima dell’incontro con Sherlock Holmes e in quelle parole c’è tutto un mondo.

“ Comunque tu sei la vittima di un crimine, sei morto adesso non dovresti parlare.”

“ Tu sei stato morto per tre anni e sembra che questo non ti abbia impedito di continuare ad essere Mr. Ultima Parola. “

Risate.

 

 

 

Tutto questo sta degenerando. Sembra ridicolo pensarlo quando sei sdraiato sul pavimento del tuo soggiorno dopo che ti sei improvvisato vittima di una scena del crimine, ma John non riesce a scacciare dalla mente quest’idea. Fino a quando ti limiti a interpretare un cadavere è una normale serata con Sherlock Holmes, ma questo, questa cosa è molto di più. E’ enorme e non ha senso e lo terrorizza. Si sarebbe palesemente dovuto alzare dopo che sono finiti a ridere di incidenti potenzialmente mortali, si sarebbe dovuto alzare ma quando lui fa qualcosa di sensato? Qualcosa di sensato? Da quando ha conosciuto Sherlock Holmes? Così John è rimasto sdraiato sul pavimento in silenzio e tutto questo è diventato assurdo. Surreale. Terrificante.

Nemmeno Sherlock si è alzato e dopo un tempo più o meno interminabile, in cui John ha anche pensato di essersi addormentato e aver sognato tutto, le sue mani hanno continuato l’esplorazione del corpo del dottore. Le dita di Sherlock scivolano sotto la camicia aperta e lo accarezzano piano, quasi come se volesse contargli le costole, sostano sull’ombelico mentre pronuncia qualche frase riguardo a cadute infantili dalla bicicletta, e poi risalgono e indugiano sui suoi capezzoli e tutto questo diventa assurdo, e gigantesco e terrificante. Sherlock li pizzica piano e mentre sente le sue dita quasi incerte, a John sembra di non riuscire più a respirare, sembra che tutto stia per esplodere. Tutto questo è gigantesco e no non c’è nessun riferimento all’iniziale durezza che si sta risvegliando sotto i suoi pantaloni del pigiama, tutta questa cosa è gigantesca. E lo terrorizza. E dovrebbe spostare la mano di Sherlock dal suo petto e alzarsi e dire qualcosa di stupido, qualcosa che possa abbassare la temperatura della stanza di una cinquantina di gradi. Dio, non smettere di toccarmi. Non smettere.  E invece rimane immobile con gli occhi chiusi, perché ha troppa paura che tutto questo possa finire. Che lui e Sherlock possano andare in pezzi solo guardandosi. Tutto questo è gigantesco, e lo terrorizza, ed è assurdo. Ed è bellissimo.

 


 

Se potesse questa musica annullare l'universo 
forse ti potrei guardare e non sentirmi perso 7


Sherlock continua la sua esplorazione e la sua voce è incerta quando le sue dita incontrano una cicatrice sull’interno coscia, “ Ustione di secondo grado, i contorni della cicatrice sono indefiniti segno che non è stato un oggetto a bruciarti quanto un liquido. Le rare volte in cui parli della tua famiglia fai sempre riferimento alle colazioni di famiglia. Liquido caldo e colazioni, aggiungiamo il fatto che tu non osservi mai nulla e otteniamo un’ustione causata da una caffettiera bollente che ti sei rovesciato addosso”,  che è evidentemente percepibile anche con i pantaloni del pigiama. Se si fermano ora forse riusciranno ancora a fare i conti con tutto questo, se vanno avanti difficilmente potranno tornare indietro.

Il suo migliore amico gli accarezza le cosce, con i polpastrelli che indugiano leggermente vicino a quel rigonfiamento che nessuno potrebbe più definire solamente come un principio di erezione, e John vorrebbe che i pantaloni del suo pigiama non esistessero e al tempo stesso fossero fatti di una qualche lega stagna. E’ troppo e non è abbastanza al tempo stesso. E’ come se stesse per andare a fuoco e fosse paralizzato al tempo stesso. E’ come essere sull’orlo di un precipizio. Se saltano tutto sarà diverso, ma con Sherlock Holmes è sempre così, è sempre un buttarsi dai precipizi, è sempre tutto diverso e al tempo stesso nulla cambia mai davvero.

Quando la mano di Sherlock si sofferma sulla sua eccitazione a John sembra di sentire un mondo intero dentro quel tocco. C’è incertezza, c’è dubbio, c’è desiderio. Sono sempre stati così vicini e non lo sono mai stati così tanto e Sherlock non gli è mai sembrato così umano, così reale, così fatto come lui. Si morde le labbra, per non lasciarsi sfuggire un gemito mentre le dita del suo migliore amico di stringono con più decisione sulla sua erezione e pensa che alla fine è tutto normale e che se non fosse così terribilmente eccitato gli verrebbe quasi da ridere. Buio, incertezza, scene del crimine. Era quasi ovvio che il loro primo contatto intimo dovesse avvenire in quel modo, come se per Sherlock il modo migliore per razionalizzarlo, per sentirsi meno umano?, fosse viverlo come una scena del crimine. E’ surreale e al tempo stesso è la cosa più normale del mondo. Sherlock è fatto di estremi ma mentre sente la mano del consulente investigativo muoversi più velocemente sulla sua eccitazione John non riesce a leggere nulla di assurdo nella loro situazione, si sente solo a casa. Si sente solo bene. Sa che se gli sfuggisse un gemito troppo alto, se aprisse gli occhi, se i suoi occhi incontrassero quelli di Sherlock tutto potrebbe andare in pezzi ma non riesce a non sentirsi bene. Quello che succede dopo è totalizzante, confuso e terribilmente chiaro al tempo stesso. John sente il rumore dell’elastico dei pantaloni di Sherlock che viene spostato e poi il suo migliore amico si strofina piano contro la sua coscia e in quei suoni c’è una morbidezza che non ha mai pensato di poter sentire, non da Sherlock. I colpi si fanno più decisi e i gemiti che Sherlock non riesce a trattenere sono così intossicanti che ha seriamente paura che potrebbe svenire e poi tutto diventa troppo, tutto diventa bianco.

 

 

 

Sono rimasti immobili. Sherlock ha ripulito la “scena del crimine” come la chiamerebbe John se riuscisse anche solo lontanamente a pensare di ridere e poi si è sdraiato, sul pavimento!,  con la testa appoggiata sulla pancia del dottore e sono rimasti immobili ad ascoltarsi respirare senza dire una parola, come se nessuno dei due sapesse esattamente cosa fare, come se nessuno dei due conoscesse il passo successivo. Però c’è sempre un passo successivo, John ne è sicuro, bisogna solo che uno dei due si decida a farlo. Prende un respiro e fa il passo successivo.

“ Forza Mr. Holmes la porto a letto. Gli ordini del dottore dicono chiaramente che il miglior rimedio alla morte sono otto ore di sonno e non ci provo nemmeno ad addormentarmi senza di te.”

John sorride mentre si alza facendo perno sulla gamba che un tempo era malata, la gamba che io ho curato pensa Sherlock, e il suo sorriso è pulito e genuino e Sherlock pensa che con quell’uomo al suo fianco, un uomo che accetta di diventare parte di una scena del crimine improvvisata nel suo salotto non si annoierà mai che che ne dica il suo cervello. Non glielo dirà mai o non potrebbe avere più scuse per i buchi nel muro, ma lo sa.

“ Pronto?”

John gli tende la mano e continua a sorridere.

Sono sempre stato pronto quando si trattava di te, anche quando non lo ero.

Gli stringe la mano.

 

 

 

 

 

 


 

Solito pippone e blabla: Io non sono capace di scrivere queste cose! Io so scrivere le cose coglioncelle, infatti la prima parte mi piace, ma poi m’incasino -_- Però ho sempre pensato che Sherlock si potesse approcciare a John come ad una scena del crimine e volevo scrivere di quella cavolo di cicatrice quindi ci ho provato lo stesso facendomi venire un modesto esaurimento nervoso. Tra l’altro le frasi che mi piacciono sono nate tipo alle tre di notte sul memo del cellulare perché avevo il terrore che la mia dolce metà si svegliasse e mi prendesse per psicopatica, quindi almeno apprezzate la buona volontà o la scenetta surreale =D Le note sono lunghissime e a sorpresa il titolo stavolta c’entra qualcosa: è il titolo di una canzone di De Andrè e mi è venuto in mente appena ho iniziato a scrivere.

 

 

1 Dalla guida galattica degli autostoppisti, che tra l’altro nella versione cinematografica ha anche interpretato Martin ma lo sapete già.

2 L’enigma di Thor Bridge di Doyle, un pochino rivisitato. Non è che sia uno dei miei casi preferiti ma qui ci stava bene.

3 Carrie, lo sguardo di Satana di Stephen King. La protagonista riceve qualche secchiata di sangue di maiale, mi pare fosse maiale, e diciamo che non la prende proprio benissimo. Il film è di De Palma e mi dicono sia uno dei migliori di quelli tratti dai romanzi di King, personalmente sono una delle due o tre persone al mondo che trova il libro romanticissimo quindi non mi sono mai azzardata a vederlo.

4 Chiedimi se sono felice, Samuele Bersani. Fateci caso ma Bersani scrive palesemente canzoni adatte a questi due. Tra questa, cado giù [dove ci sono pure gli angeli! E le lettere!] e replay è praticamente R.Fall.

5 Che tu sia per me il coltello, Grossman. Uno dei libri che più amo in tutto il mondo. Lo stavo rileggendo durante la scrittura di questa ff.

6 Non è che Doyle sia proprio chiarissimo sulla ferita di Watson, ho provato a ricostruirla dalle informazioni di Uno studio in rosso e poi per il resto sono andata ad immaginazione, penso che Doyle me lo perdonerà visto che lui nemmeno si ricorda dov’è stato ferito il nostro dottore.

7 Occhi da orientale, Daniele Silvestri. Il mode casuale dell’iphone è evidentemente a conoscenza di quello che provo a scrivere.

 

 

  
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