L'ULTIMA ESTATE
I giorni si sono susseguiti, uno dopo l'altro, uno uguale all'altro, sole, pioggia, cielo blu, cielo
nero, stelle, tuoni, neve, pioggia, sole, nebbia. Il tempo è andato avanti. Anche senza di te.
Io sono andato avanti, un giorno dopo l'altro, anche in questo anno così uguale agli altri
eppure così diverso, anche senza di te.
E ora, mi trovo di nuovo qui. A fissare un'altalena, un viottolo, il parco giochi, aspettando.
Aspettando te.
Un'estate dietro l'altra, ci siamo scoperti, ci siamo aperti, siamo cresciuti e ci siamo perduti.
Giorni, settimane, quanti pomeriggi abbiamo trascorso qui, insieme, in cinque estati?
Ma ora, alla fine di tutto, è solo un pomeriggio che conta.
L'ultimo.
***
Mi ero talmente abituato ad aspettarti invano, durante quel luglio così caldo, che
vederti, infine, sull'altalena, mi ha fatto credere ad una allucinazione. Ma eri proprio tu, il
profilo esile delle tue spalle, i capelli rossi che ti accarezzavano la schiena mentre facevi
lentamente ondeggiare l'altalena con le punte dei piedi.
Avevo paura ad avvicinarmi. Sei così bella! Eri una visione e sapevo che nel momento in cui ti
saresti voltata e mi avessi visto, saresti svanita. Potevi restare così per sempre. Bella. Lontana.
Ormai irraggiungibile.
Ma mi sono avvicinato.
Ti sei voltata.
“Da quanto sei lì?”
Oh, Lily, perché non c'era neppure una briciola di tenerezza nella tua voce? Mi avevi già
condannato, senza appello?
“Da un mese,” non potevo mentirti.
“Lo immaginavo. Lo sapevo che saresti venuto a cercarmi qui e avevo deciso che non mi sarei fatta
vedere per tutta l'estate”
“E quindi perché sei venuta?” Ti ho risposto, sottolineando l'incongruenza della tua azione.
Sei scesa dall'altalena e sei venuta verso di me, decisa, fiera.
Oh, dio, quasi indifferente.
“Tanto prima o poi ci saremmo incontrati, Severus, tanto vale farla finita subito”
Non ho replicato e ti ho lasciata continuare.
“Dunque, capiterà forse di incrociarsi ancora quest'estate, e non voglio passare anche le prossime
settimane ad evitare i posti che mi piacciono solo perché potresti esserci anche tu. E poi, a
scuola, ci vedremo continuamente e non voglio che tu ti aspetti nulla da me. Niente nottate fuori
dalla Sala Comune, niente di niente, ci siamo capiti? Quello che volevamo dirci ce lo siamo detto un
mese fa e credo che nessuno dei due abbia altro da aggiungere. Quindi, ognuno per la sua strada, e
senza interferenze. Ecco, abbiamo chiarito, no?” Hai concluso, le braccia incrociate sul petto. Ma
non mi hai guardato negli occhi.
Mi sono avvicinato di qualche centimetro, cauto, ma non ti sei scostata.
“Lily, ascolta, ho avuto un mese per pensare ma mi sarebbe bastato un minuto. Se solo tu mi avessi
ascoltato quella sera, ti avrei detto che non mi importa più di nulla se tu non ci sei! Mi sarei
buttato nel fuoco per chiederti perdono, avrei fatto tutto quello che mi chiedevi, anche ora lo
farei!”
“Ma te l'ho chiesto! Oh, Sev, - Sev – te l'ho chiesto tante di quelle volte! Ma hai
continuato per la tua strada, hai scelto, e quindi cosa vuoi ancora da me? Cosa vuoi che ti dica?
Che ti capisco, che ti approvo? Ma lo sai, l'hai sempre saputo che non posso dirtelo! Perché ora
dovrebbe essere differente?”
“Perché ora non può essere troppo tardi!” Te l'ho quasi urlato, mentre il panico cominciava già a
stringermi il petto. “ Non importa se non puoi perdonarmi subito, lo capisco, quello che ti ho detto
è stato orribile, ma tu sai che non lo penso! Aspetterò, Lily, aspetterò che tu sia pronta a
perdonarmi, aspetterò proprio qui, finché non arriverai,” ho concluso in un sussurro, costringendo
il tuo sguardo sul mio.
“Severus, continui a non capire,” mi hai risposto lentamente, scandendo le parole. “Io non ho nulla
da perdonarti. Lo so che non lo pensi...di me. Ma lo pensi di tutti gli altri e questo non lo posso
accettare”.
“Ma, Lily, io rinuncio a tutto se è questo che vuoi...a tutto, te lo giuro!”
“E a cosa servirebbe?” La tua voce era forte, sicura. “A cosa servirebbe rinunciare a qualcosa in
cui credi? Continueresti a crederci. Lo faresti solo per me”.
“E non è questo che vuoi? Non ti basta?” Non capivo ancora.
“Parliamo due lingue differenti ormai. E nemmeno ti rendi conti di quanto mi dispiaccia”.
Sembravi stanca.
E io mi sentivo scivolare dalle dita tutta la sicurezza che avevo. Ero pronto a tutto, per te. Ma
non era questo che volevi, e non capivo allora cosa avrei potuto darti, che cosa avresti voluto.
Non abbiamo parlato per qualche minuto, ed eri sempre più lontana. Non potevo permetterlo, non
potevo.
“Lily...ti ricordi? Ti ricordi l'estate scorsa, proprio qui?”
Mi hai guardato negli occhi e ho visto qualcosa sussultare.
“Non farlo,” la tua voce era appena un sussurro.
“C'era vento quel pomeriggio, i capelli ti volavano continuamente sul viso,” ormai non potevo più
fermarmi, solo parlarne poteva rendere quel momento ancora reale, perché fra poco non sarebbe
esistito più. “Mi sono avvicinato e te li ho scostati dal viso. Mi sono accorto che tremavi, ti
ricordi?”
Stavi tremando ancora.
“E poi ti ho baciata. E nemmeno ora ti so dire che cosa ho pensato prima di farlo, né cosa ho
pensato subito dopo. Si ferma tutto lì, sparisce tutto, in quel bacio”.
Mi sono avvicinato anche questa volta. Ma i pensieri erano troppi, la magia svanita. Restava solo il
ricordo.
“Ti ricordi, Lily? Ti ricordi?” Ho continuato a ripetere.
“Non farlo!” Me l’hai urlato in faccia con tutta la forza del tuo esile corpo e poi di colpo ti sei
afflosciata, come sopraffatta da tutta quella violenza.
Da un istante all’altro, i tuoi occhi pieni di lacrime, il tuo volto sul mio petto, le mie braccia a
stringere le tue spalle in sussulto.
E’ stato solo un istante, un istante di comunione tra i nostri corpi e le nostre anime, l’ultima
porzione dell’amore che fra poco non asseconderai mai più, un momento di commozione che avremmo
desiderato congelare e vivere in eterno, ma che abbiamo immediatamente interrotto.
I tuoi occhi verdi ora mi guardano ma è come se non mi vedessero. Dove sei Lily? Da quanto tempo te
ne sei andata?
“Non è per come mi hai chiamata, Sev. E' che non posso accettare tutto quello che significa, nemmeno
se viene da te. Soprattutto se viene da te!”
Ero stanco anche io.
“Lily, io rinuncio a tutto per te”.
“Ma resterebbe la tua strada, quella che avresti scelto se non fosse stato per me. Ed è una strada
che vorrei che tu non avessi mai voluto percorrere”.
“Lily, la mia strada sei tu”.
Hai alzato il volto e mi hai guardato a lungo negli occhi. Li ho visti diventare lucidi, brillanti,
ho visto una piccola lacrima tremare e poi precipitare lungo la guancia.
Hai abbassato il viso e, in quel momento, ho capito.
“Ma io non sono la tua”.
***
Ho continuato a tornarci, tutti i giorni, il parco, l'altalena, la radura tra gli alberi, tu sei
ovunque. Ma non sei più tornata.
Spero che oggi verrai.
Ora, alla fine di tutto, ora che capisco.
E' solo quel pomeriggio che conta. L'ultimo. Quello in cui mi hai detto che l'uomo che volevi
accanto doveva scegliere una strada in piena consapevolezza, e non perché spinto da un'emozione.
Lo sono diventato, Lily.
Sono diventato l'uomo che avresti voluto.
Lo sono diventato dopo aver vissuto quello che significava, dopo aver visto persone morire per un
capriccio, dopo averle uccise io stesso, convinto che fosse per il meglio. Dopo aver compreso che
nessuno era salvo. Nemmeno tu.
Dopo aver intuito la follia, dopo aver ricevuto il perdono.
Lo sono diventato.
Anche ora la mia strada sei tu, ma non l'ho imboccata per seguirti. Tu sei stata solo più veloce di
me.
Questo è quello che penso, ora, alla fine di tutto, mentre tuo figlio mi guarda morire.
Ma questo ricordo non è per lui. Questo ricordo lo porto con me.
E' tutto quello che resta, mentre guardo i tuoi occhi per l'ultima volta.