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Autore: I Fiori del Male    05/04/2013    0 recensioni
Maka è sempre Maka, Soul è sempre Soul, ma lei è ancora senza buki, lui senza meister. Alle spalle hanno varie storie e tante paure, lei giunge a Death City da un'altra città, scappando da una vita senza gioia ne speranza, lui vorrebbe andarsene da li, ma poi la incontra, trovando un motivo per restare. Solo che se tutto andasse bene sarebbe troppo facile ...
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Death the Kid, Liz Thompson | Coppie: Black*Star/Tsubaki, Soul/Maka
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO  18
REDENZIONE

 
Il bussare si faceva sempre più intenso. Maka per un attimo si chiese come facesse Tsubaki a dormire beata con quel fracasso, per poi rendersi conto che la sua amica non era rimasta davvero lì per la notte. Stava confondendo sogno e realtà.

Avrebbe voluto poter ignorare chiunque avesse avuto la brillante idea di bussare alla sua porta a quell’ora, ma sapeva che non ci sarebbe riuscita, così si decise ad alzarsi per andare a vedere chi fosse e magari riempire l’ignoto visitatore di insulti.

Quando aprì la porta, lo fece con cautela. Era sola, ed era anche troppo debole per un qualsiasi tentativo di difesa, ma non appena vide chi c’era ad aspettarla al di la spalancò la porta.

Era Soul.

“S-Soul!” esclamò Maka, tremando per l’emozione. Quanto tempo era che lui non rimetteva piede nella loro casa? Fu distratta in fretta dai suoi pensieri quando la buki si accasciò improvvisamente al suolo, in preda ad una forte debolezza.

“Soul, che ti succede? Soul!”

“M-Maka ....”

Si ricorda di me!

“M-Maka io ... non controllo ... io ... presto! Presto io ...”

“Soul, non capisco! Cosa è successo??”

“io ... me .... non controllo ... dopo ....sveglio cambia tutto ....”

Maka non sapeva che fare, non riusciva proprio a capire cosa Soul, in evidente stato confusionale, stesse cercando di dirle.

“SCAPPA!!!!”

Fu un urlo agghiacciante quello che seguì quell’esclamazione, da far gelare il sangue nelle vene. Soul urlava e si teneva la testa tra le mani, tirando i capelli talmente forte che Maka pensò stessero per strapparsi. Poi si alzò, reggendosi allo stipite della porta con una mano e coprendosi gli occhi con l’altra come se soffrisse un forte mal di testa. Per un attimo, la mano salì alla testa e Soul guardò Maka negli occhi. Allora a lei parve di ritornare al giorno in cui si erano incontrati, solo che le parti erano inverse ora: era Soul che piangeva e si lamentava, e Maka quella che non aveva la più pallida idea di come comportarsi. Fu come se il tempo fosse tornato indietro e si fosse fermato a quel giorno. Poi Soul distolse lo sguardo e corse via, incespicando a tratti sui suoi stessi piedi, mentre la notte lo avvolgeva rendendolo sempre meno visibile allo sguardo triste della sua meister.

 
“CHE COSA HA FATTO???”

Tsubaki non credeva alle proprie orecchie. Aveva sempre detto a Maka che c’era una speranza per Soul di tornare com’era, ma senza crederci mai troppo, perché non aveva la più pallida idea di chi ci fosse dietro quanto accaduto, e ora Maka le stava dicendo in breve che Soul aveva mostrato segni di ripresa, che si ricordava di lei, che in un momento di coscienza era andato fino a casa sua per cercare di dirle qualcosa, sicuramente a proposito delle sue condizioni. Le aveva riferito anche le esatte parole che Soul aveva biascicato, dimostrando la sua sviluppatissima capacità di ricordare le cose, e da quel che aveva detto sembrava proprio che Soul avesse dei momenti in cui ricordava tutto ed era assolutamente normale, anche se quelli in cui prevaleva l’istinto omicida nei confronti di Maka erano più frequenti. Questo però significava che una speranza per farlo uscire dal tunnel c’era. Tutto quel che restava da fare era capire come.

Kid espose a voce alta il proprio ragionamento.

“allora. Sappiamo che Soul alterna momenti di coscienza e di incoscienza. Sappiamo quando è cosciente e quando no? Maka, lui ha detto: “io non controllo, dopo sveglio cambia tutto.”, giusto?”

“si”

“non so quanto possa rivelarsi esatto, ma a mio parere questo significa che la sua coscienza si risveglia interamente quando dorme, il che è un paradosso perché è risaputo che durante il sonno le funzioni cerebrali atte a ricevere gli stimoli dall’esterno diminuiscono, entrano in standby. In conclusione, direi che al momento, quando è sveglio, Soul può essere paragonato ad un sonnambulo, mentre quando dorme si rivela il suo vero essere, quello che conosciamo noi. Questo vuol dire che se lo becchiamo mentre dorme ... si! Se sogna, sognerà ciò che quando è sveglio viene bloccato, e cioè la verità. Dobbiamo sorprenderlo mentre dorme. Maka, Soul parla nel sonno?”

“e io che ne so!”

Tutti si voltarono verso di lei. Fu Patty a fare la domanda che passava in testa a tutti.

“ma perché, non dormite insieme?”

“n – no ...” rispose lei, imbarazzatissima. L’idea di dormire con Soul le piaceva e allo stesso tempo la metteva molto a disagio, perché la sua mente finiva sempre per vagabondare in luoghi nascosti e proibiti del suo essere di cui lei nemmeno sospettava l’esistenza.

“ va bene ... lo scopriremo quando riusciremo a stare con lui mentre dorme. Potrebbe rivelarci qualcosa di quel che gli è accaduto, qualche indizio. Almeno avremmo un punto di partenza! Bene, Soul dorme in una delle stanze della Shibusen. Com’è ovvio non farò alcuna fatica a procurarmi le chiavi della sua stanza, in quanto figlio del preside, ma dovremo fare attenzione. Se si sveglia,, rischiamo di farci ammazzare tutti. Tsubaki e Black Star hanno avuto il “piacere” di confrontarsi con lui in quello stato e non è stato molto bello. “

Tutti annuirono. Così si costruì il piano. Black Star, che nonostante l’ultimo scontro restava comunque il più vicino a Soul nei suoi momenti di stasi, ovvero quelli in cui, pur non avendo memoria di Maka, non provava alcun desiderio di ucciderla, aveva il compito di scoprire quale fosse la stanza di Soul tra le centinaia che c’erano a disposizione alla Shibusen. Kid, Patty e Liz si sarebbero poi procurati le chiavi di quella stanza. Tsubaki, da professionista ninja, si appostò per qualche notte alla finestra di Soul per verificare quale fosse l’orario in cui Soul cascava morto di sonno. A Maka, invece, sarebbe toccata la parte più difficile: Parlare a Soul mentre dormiva, cercando di non svegliarlo e al tempo stesso di carpirgli le informazioni necessarie ad aiutarlo.

Passò una settimana e giunse la notte stabilita. La tensione si tagliava col coltello, nei corridoi tetri della scuola. Tutto dipendeva ora da Maka, che quindi era la più tesa di tutti ma che non vedeva comunque l’ora di parlargli e arrivare finalmente al bandolo della matassa.

Kid girò con sorprendente lentezza la chiave nella toppa, attento a non produrre il benchè minimo rumore, e aprì con cautela la porta, rivelando al figura di Soul, mezzo svestito, coperto solo per metà dalle coperte, il volto illuminato dai raggi di luna. Maka trattenne il fiato. Non sapeva cosa avrebbe dato per avere una macchinetta fotografica, in quel momento, e subito dopo si maledisse per i suoi perversi pensieri sbucati fuori in un momento tanto serio. Fece un passo avanti, entrando così nella stanza satura del suo profumo. Prese un respiro profondo ma silenzioso, si mise si piedi del letto e prese a parlare piano.

“Soul, sono Maka. Sai chi sono, vero?”

Soul mugolò nel sonno.

“dimmi la verità: cos’è successo il giorno che sei uscito per un’oretta e sei sparito nel nulla?”

Nessuna risposta.

“dove sei stato portato? Cosa ti hanno fatto?”

“legato .... una stanza con un grande computer ...” Soul aveva cominciato a rivelare qualcosa. Maka si girò verso gli amici che la osservavano, accennando un sorriso mentre Tsubaki prendeva appunti.

“drogato ... mi hanno drogato perché ... Maka ...”

Maka sussultò sentendo il suo nome che veniva accarezzato da quella voce dolce e un po’ roca, leggermente soffocata dal cuscino.

“cos’ha fatto Maka?” continuò lei, optando per la terza persona.

“lui vuole ... uccidere Maka. Lui mi controlla, vuole che io faccio del male a Maka, ma io ...”

“ma tu non vuoi uccidere Maka, giusto?” chiese lei, la voce intenerita.

“no, non voglio uccidere la mia Maka ....”

La meister trattenne il fiato facendo un tale rumore che temette di svegliarlo, e così fu. Soul si drizzò a sedere e la guardò dritto negli occhi. Maka in quell’istante perse ogni funzione vitale. Da un lato c’era il pericolo che la attaccasse e la uccidesse sul serio, dall’altro c’era il desiderio di sapere perché mai Soul l’avesse definita sua ... il suo stomaco ribolliva frenetico. Voleva sapere, DOVEVA. Kid si accinse ad entrare nella stanza per trarre Maka in salvo ma lei alzò una mano, facendogli segno di fermarsi.


Soul si scostò le coperte di dosso e si alzò in piedi, dirigendosi verso di lei. Tutti erano tesi come corde di violino, ma Maka non dava segno di voler scappare. Per un attimo, rimasero li a guardarsi negli occhi.

Rosso nel verde, un’altra volta.

Poi Soul le mise una mano sul viso e glielo accarezzò, mentre l’altra la stringeva a se per la vita. Maka era paralizzata, il cuore batteva frenetico, ma c’era qualcosa negli occhi di Soul che le faceva capire che non le avrebbe fatto del male.


Infine Soul  posò le sue labbra gelide su quelle di Maka.



Spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto. :D un bacio da Taiga chan
   
 
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