Improvvisamente
c’era la luce.
Qualcosa
risuonò nell’aria, un grido forse, il primo
strillo di una protoforma appena nata.
Non
vedeva bene ma aveva riconosciuto immediatamente
quelle immagini un po’sfocate come quelle di persone che le
volevano bene. La
sua famiglia.
Vide
il sorriso compiaciuto di un mech blu e nero, lieto
che nonostante il parto prematuro lei sembrasse star bene: suo padre,
Spector
Specter. Accanto a lui un altro mech blu e nero, adulto
anch’esso, ma più
giovane. Somigliava come una goccia d’acqua a suo padre,
anche la felicità che
aveva negli occhi era la stessa.
E
quella… sì… quella su cui aveva posato
gli occhi adesso
era la sua mamma. Un po’stanca, ma se possibile ancora
più felice degli altri,
e la teneva stretta.
Nel
momento in cui la vide sorridere, la protoforma
sorrise a sua volta.
-
Somiglia tutta a te.
-
Uno per uno Spector, Spectrus
è identico a TE…
Appena
venuta al mondo già sentiva il bisogno di
addormentarsi. Era stancante nascere, ma ancora resisteva.
-
Come la chiamiamo?
-
Io e tua madre abbiamo deciso di far scegliere a te il
suo nome, ragazzo.
Un’esitazione,
ma durò poco. Fu l’ultima cosa che la
nuova nata sentì prima di addormentarsi, il proprio nome.
-
Spectra…
Era
tranquilla. Era tra le braccia di qualcuno che le
voleva bene; poteva dormire.
Non
capì bene cosa successe in seguito né quanto
tempo
dopo accadde. Le parve di sentire dei rumori, rumori che istintivamente
giudicava orribili e che la fecero soltanto agitare. Si
agitò ancor di più
quando un fiotto di qualcosa di caldo le finì addosso.
Poi
venne il dolore. Quando aprì gli occhi il mondo era a
rovescio e la gamba sinistra sfrigolava e si rompeva, le
faceva così male!
-
Peccato che tu sia nata oggi e debba già morire, ma
d’altra
parte è così che va la vita, piccola
Specter…
Un
altro mech, ma questo non aveva l’aria rassicurante,
era lui a farle male, ghignava. I riverberi di luce sul suo snello
corpo
argentato erano accecanti per Spectra, ma riusciva a vedere benissimo
gli occhi
rosso sangue del suo aguzzino.
Starscream.
Poi
un enorme pugno nero raggiunse il viso di quell’uomo,
lei venne afferrata da qualcun altro, ci furono dei colpi e delle luci,
poi la
visuale divenne confusa, una scia di colore. Uscirono fuori.
Quello
che l’aveva salvata e la stava portando via era
suo fratello. Ma gli occhi non erano più
quelli dello stesso Spectrus che le aveva dato il nome.
…
…
Stava
leggendo sul suo datapad. Era una favola, una delle
tante.
Rinchiusa
nella sua cameretta come la principessa nella
torre d’acciaio, per volere di suo fratello che voleva a
tutti i costi evitare
che si facesse del male.
Spectrus
era partito per una missione, una missione di
estrema importanza, aveva detto. Chissà quando sarebbe
tornato! Nell’attesa lei
leggeva.
Ogni
tanto aveva compagnia, delle donne venivano a
cercare suo fratello perché le aveva lasciate… e
nessuna che le avesse mai
chiesto chi fosse e che ci facesse lì. Piangevano, urlavano
e parlavano,
parlavano…
Chissà
se il suo fratellone un giorno avrebbe messo la
testa a posto! Lei glielo aveva detto tante volte, che avrebbe dovuto
comportarsi meglio con loro. Spectrus aveva sempre fatto spallucce
dicendo di
non poter vivere nella monotonia e nel grigio, aveva bisogno di
cambiare ogni tanto.
Si
sentì un rumore, la porta della sua stanza si
aprì.
Era proprio lui, il suo fratellone!
Spectra
corse ad abbracciarlo.
-
Sei tornato! Allora ce l’hai fatta, la missione è
andata bene…
-
Talmente
bene che sono salito ancora di grado.
Era
così felice per lui e così contenta di rivederlo
che
non badò alla sua freddezza, diventata ancora più
terrificante.
-
E questo significa che è tempo che io mi liberi di
ogni ostacolo, sorellina - la scostò bruscamente da
sé - Te compresa.
Dolore
al petto. La sua Scintilla che andava in frantumi.
Lo shock, lo stupore.
- Spectrus…
"Perché?"
L’ultima
cosa che vide fu la totale assenza di emozioni
sul volto di suo fratello.
Poi
il buio.
…
…
Calore.
Qualcuno che le accarezzava la schiena.
Aprì
gli occhi.
-
Buongiorno, principessa.
Spectra
sorrise. A giudicare dalla faccia anche Soundwave
doveva essersi svegliato da pochissimo… sentire la sua voce
la sorprendeva
ancora.
-
Buongiorno.
Ricevette
un bacio. - Lo sai che giorno è oggi?
-
Eh…il 23 Maggio?
Lo sentì ridere piano. Spectra si chiese perché nascondesse sempre il suo viso, era talmente bello!
-
Non era quello che
intendevo.
-
E cosa intendevi?
-
Tu ricordi cosa è successo ieri, sì? - la strinse
a sé
- Adesso tutti sanno che tu hai la mia Scintilla.
-
E tu la mia…
-
Esatto. E tutto questo cosa ti sembra?
Spectra
rispose senza esitazione. - Una favola.
-
Esattamente. Quindi oggi è il giorno in cui le favole
prendono vita.
Stavolta
fu lei a baciarlo. Per Primus se aveva ragione!
Era proprio così. Finalmente lei e il suo principe erano
compagni…sarebbero
stati per sempre felici e contenti, per tutta la vita, ed in quel
momento non
contava nient’altro.
Ogni
demone, ogni pensiero oscuro, era chiuso fuori da
quella stanza e non poteva entrare.
Anche
quella notte erano stati ben lontani. Si sentiva una
donna adulta vera e propria, finalmente, resa tale dall’uomo
della sua vita. Non se ne
sarebbe mai pentita, lo sapeva.
Avevano faticato parecchio per stare insieme ma ne era
valsa la pena.
-
Mi sa che hai ragione.
- Senza “mi sa”. Io HO ragione…
Mentre
lui parlava
Spectra si appoggiò al suo petto e chiuse gli occhi.
- …non ci credo
ancora. Se è un sogno non voglio svegliarmi!
-
Non è un sogno, è tutto vero…
…
…
-
Non ucciderlo!... ti prego!
-
I Decepticon si troveranno completamente persi senza di
lui - Spectrus puntò il fucile alla Scintilla di Soundwave -
È lui a gestire
tutto. Non hai rubato quei dati ma a questo punto va bene lo stesso.
-
Non lo fare! - Spectra si mise tra il
fratello e Soundwave,
come se avesse veramente potuto proteggerlo.
-
I
Decepticon sono cattivi, te l’ho sempre detto. Merita
di morire, anche perché ti ha presa in giro… ti
ha fatta
innamorare di lui ma mente. Come potrebbe amarti, anche adesso?
Quelle parole, con tutto quel che intendevano, la ferirono di nuovo. - Ti sbagli! Se vuoi ucciderlo dovrai uccidere anche me! Hai capito?! -
Forse
così l’avrebbe fermato. Suo fratello non
l’avrebbe mai,
mai…
-
Se la metti così, che sia.
Uccisa…
Non si rese conto di quel che era successo, non all’inizio.
Il dolore arrivò dopo.
Mentre cadeva a terra, colpita a morte alla Scintilla,
vide il suo principe, che lei stessa aveva immobilizzato per difendere
il suo
assassino…
Suo
fratello…
Ma
il suo ultimo pensiero non fu Spectrus.
-
Sound…wave…
Fu
la sua ultima parola prima di spegnersi.
…
…
Spectra aprì di scatto gli occhi con un’esclamazione di terrore.
Guardandosi attorno capì di essere ancora nella sala operatoria. Non c’era traccia di Spectrus, né di Soundwave, né di…
- Ben svegliata…
Starscream. Lui c’era. Le si avvicinò ed iniziò ad accarezzarle il viso. - Sarai lieta di sapere che l’operazione è riuscita.
Spectra non lo ascoltava per niente, era ancora scombussolata.
"È stato un sogno, solo un sogno…"
Oppure
no? Le era sembrato tutto fin troppo reale. Anche se
Spectrus quel giorno non era venuto in camera sua per ucciderla, lo
aveva fatto per dirle
che da quel momento avrebbe iniziato ad insegnarle un paio di cosette
perché
ben presto sarebbe uscita.
Per il resto...Starscream che le faceva del male, che uccideva
la sua famiglia.
Per quanto le sembrasse impossibile, per quanto
continuasse a ripetersi che non era vero niente ed aveva solo sognato,
avrebbe
potuto benissimo essere accaduto davvero. La sua famiglia era stata
uccisa dai Decepticon, lei non sapeva da chi di preciso, ed era troppo
piccola per
ricordare, ma magari nell’inconscio era rimasto
qualcosa…
E suo fratello che voleva uccidere Soundwave e che, di
nuovo, uccideva lei! Che cosa orribile! Quasi le veniva da piangere,
era
ancora spaventata, stava tremando.
- Mi ascolti?!.. Spectra, che hai? - le sollevò il viso - Stai bene?
- Sto benissimo, ho solo avuto un incubo che mi ha spaventata un po’.
Proprio
un brutto incubo ma se non altro nel mezzo
di quell’orrore…beh…
La prima mattina del resto della sua vita, col suo principe.
Quello invece era stato meraviglioso. Quanto avrebbe voluto che fosse
così!
- Capisco. Hai sentito quel che ti ho detto prima?
- A dire il vero no, non ci ho fatto caso.
Il seeker pose una mano sulla parte inferiore della gamba della ragazza, quella che prima non funzionava e dove non aveva nemmeno sensibilità.
Sentire il suo tocco, avere delle sensazioni che partivano da lì per Spectra fu sconvolgente. Adesso aveva sensibilità.
- Io… io sento il tuo tocco!
- L’operazione è riuscita. Visto? - la bloccò quando lei fece per saltare giù dal tavolo - Ferma lì. Non penserai di poterti mettere subito a saltare come una capra, vero? - quel che aveva detto lo fece sorridere - Per un po’dovrai stare ancora “in campana”, tanto per rimanere in tema.
- Hai detto che l’operazione è riuscita!
Spectra era impaziente. Voleva vedere come camminava, voleva provare a correre, a saltare come si deve!
- Vero, ma occorre un periodo di riabilitazione, dovevi immaginarlo.
Effettivamente
Spectra, quando Starscream
le aveva parlato dell’operazione, ci
aveva pensato.
Lo aveva fatto esattamente per un
millisecondo, per poi mettersi invece a fantasticare sulla sua
guarigione
miracolosa senza bisogno di riabilitazioni.
- Quanto dura?
- Non c’è un tempo preciso - Starscream sembrava ansioso di passare a parlare di altro - Comunque ti ricordi cos’avevamo detto? Nel caso l’operazione fosse riuscita…- le fece un sorriso malizioso - Ci saremmo dati un altro bacio.
Spectra sorrise alla sfacciataggine del seeker, nonostante avesse ancora bene in mente quell’incubo orrendo. Cercò di scacciarlo dalla mente, la sua gamba sarebbe ritornata quasi a posto, doveva essere soltanto felice di questa specie di miracolo, non poteva stare a pensare agli incubi! - Vero, l’avevamo detto.
- Penso che tu me lo debba - mormorò Starscream, lasciando perdere le chiacchiere per passare rapidamente all’azione, esattamente come era successo l’altra volta.
Il bacio però fu molto più profondo, più intenso, più eccitante. Era la prima volta che Spectra provava simili sensazioni e c’era anche l’immensa gratitudine per la riuscita dell’operazione. Provava ancora quella sensazione di “sbagliato” ma il suo corpo e il suo istinto biologico stavano cercando in tutti i modi di metterla a tacere, soffocandola con quello che, Spectra non lo sapeva, era puro e semplice desiderio; anche per questo motivo la giovane femme non sapeva proprio come comportarsi, come sarebbe stato giusto reagire.
Registrò vagamente di essere stata sollevata e che Starscream sempre continuando a baciarla la stava portando chissà dove. Poco tempo dopo si sentì appoggiare su una superficie un po’più morbida del tavolo operatorio, trovandosi sdraiata. Anche allora continuò a farsi trascinare dall’istinto e dalla volontà di un uomo che contrariamente a lei sapeva benissimo come comportarsi in quelle situazioni.
Le mani del seeker iniziarono a scendere…
“Peccato che tu sia nata oggi e debba già morire, ma d’altra parte è così che va la vita, piccola Specter…”
La sensazione di star commettendo un errore tornò a galla feroce come non era stata mai quando ripensò al suo sogno, al punto da staccare precipitosamente le labbra da quelle di Starscream e sgusciare via dalla sua presa.
- Il bacio te l’ho dato, direi che vada bene…vero?
Starscream era piuttosto contrariato. C’era quasi, maledizione! Perché quell’interruzione improvvisa? - Perché non hai voluto continuare? Ti piaceva, l’ho visto!
- È sempre quella cosa… questo è sbagliato - disse semplicemente, capendo di non riuscire a esprimersi meglio - Io sento che è sbagliato.
Il seeker sbuffò. - È ancora per via di Soundwave? Anche adesso? - borbottò.
La
tentazione di lasciar perdere le buone maniere e
prendersi quel che voleva era forte, ma tra lo spauracchio
dell’essere braccato
e gli echi che aveva nella testa delle risate di Spectra mentre lui
cantava… no.
Decise di vedere il bicchiere mezzo pieno. Si era tirata
indietro all’improvviso ma, Soundwave o non Soundwave, gli
era sembrato che
fosse molto coinvolta. D’altronde se il tecnico non la
ricambiava e lei non
aveva mai provato quelle sensazioni era abbastanza normale che
così fosse.
- Anche per lui, si - ammise Spectra - Non mi ama e non so se anche quando sarò guarita mi prenderà in considerazione, ma io… io non mi sento di…- scosse la testa - E poi c’è anche dell’altro, ma non chiedermi di spiegarti cosa è perché non lo capisco nemmeno io.
- Non è che c’entra l’incubo di prima?
Incapace di mentire, lei annuì.
- Vuoi raccontarmi?
Spectra scosse la testa. Non se la sentiva proprio di dire a Starscream che lo aveva sognato come il responsabile del massacro della sua famiglia.
Il seeker le lanciò un’occhiata irritata ma lasciò perdere immaginando che non sarebbe riuscito a farle dire una parola a riguardo, esattamente com’era successo per quella storia di Airachnid. E poi aveva una cosa da mostrarle: la Chiave Omega!
- Mentre dormivi mi sono fatto una passeggiatina e guarda un po’ cosa ho trovato…- le mostrò la Chiave - Sai cosa è questa? È una delle quattro Chiavi Omega. Chi le ha tutte avrà il potere di rivitalizzare Cybertron, ed io intendo avere quel potere, così Megatron capirà una buona volta che… - aggiunse a mezza voce, ricordandosi solo dopo di non essere solo e del discorso che lui e Spectra avevano fatto a riguardo - ..ehm. Hai capito. Attualmente i Decepticon ne hanno una, io ho questa e ne mancano due…
Nel vedere la ragazza, piuttosto sorpresa, tirare fuori da uno scomparto un’altra Chiave Omega, Starscream rimase di sasso.
- Quindi questa che ho trovato è una Chiave Omega? Proprio non lo sapevo! Cioè, cosa sono le Chiavi Omega lo so, ma non sapevo com’erano fatte.
- Dove e quando l’hai trovata? - le domandò il seeker, combattendo l’impulso di strappargliela dalle mani.
- Me l’ha fatta trovare la farfalla che mi ha fatto trovare anche te! - rispose Spectra con un sorriso.
“Perché gliel’ho chiesto?” pensò Starscream alzando gli occhi al cielo “La farfalla…potessi trovarle io delle farfalle che mi indichino la posizione di certe cose!”
- Capisco - toccò con la punta dell’indice la Chiave di Spectra - Ora se gentilmente me la lasciassi…
- Perché?
- Ma come "perché"? - si sforzò di sorriderle con un atteggiamento che voleva essere rassicurante e paziente - Hai detto che sai cosa sono e a cosa servono e ora conosci il loro potere. Se me la consegni sarà un passo in più verso il ritorno a nuova vita del nostro pianeta, piccola. Tu cosa vorresti farne?
Spectra prese la Chiave alle due estremità, giocherellandoci con aria assente. - L’ho presa perché mi piaceva, non ho in mente nessun altro uso.
- Quindi puoi darmela. Andiamo…- quando Starscream la toccò lei trasalì. Non si era ancora abituata al fatto di avere sensibilità alla gamba - Sarebbe un’altra ricompensa, no? Per non parlare del fatto che a risanare il nostro pianeta ci guadagneremmo tutti.
Concludendo che avesse ragione, la ragazza diede gentilmente la reliquia al seeker. - Tieni.
Starscream
era euforico, ora aveva in mano ben due Chiavi
Omega senza aver nemmeno faticato! Prendendo la reliquia dalla mano
della
ragazza iniziò a pensare seriamente che il suo destino, la
via della grandezza,
passasse attraverso Spectra. Quella minuscola femme che viveva in un
mondo
tutto suo, e che… che lo spingeva a comportarsi meglio di
quanto avrebbe fatto
di solito…
Quella però era una cosa che poteva rivelarsi
pericolosa.
- La riabilitazione quando la comincio?
- Spectra, ti ho già detto che serve un po’di pazienza. Lascia in pace la tua gamba, per oggi - la sollevò come se fosse fatta di piume, e si mise a sedere davanti al computer con lei in braccio - Adesso guardiamo un film e poi ce ne andiamo a ricaricarci.
- Non ho molto sonno sinceramente - disse Spectra, che aveva dormito fino a poco tempo prima.
- Tu no, io sì - Starscream sbadigliò - Allora, che possiamo vedere? - disse tra sé e sé - “Cappuccetto rosso sangue”… no, mi sa che non è il tuo genere. “Biancaneve e gli 007 nani”… nah. Senti ma se non è una fiaba rivisitata va bene lo stesso?
- Certo!
A quel punto Starscream era indeciso. Cos’era meglio, una maratona di “Madagascar” o “Una notte da leoni” e i sequel? Alla fine giudicò che “Madagascar” per lei fosse meglio.
***
- Chissà se senza di noi gli altri hanno combinato qualcosa di buono - disse Specter, tranquillamente seduto nella grotta a lucidare le sue armi.
Ogni tanto dava un’occhiata a quel che stava facendo Wheel Jack, cosa che lo portava quasi a sentirsi soddisfatto. Il demolitore adesso era dalla sua parte e in futuro avrebbe dovuto restarci, volente o nolente; si era compromesso. Quel che Spectrus aveva fatto e che Wheel Jack stava facendo, utilizzare in quel modo una femmina, era contro il regolamento che Optimus aveva dato al team Prime.
Una volta finito, Wheel Jack si staccò dal ragno, ignorando le sue maledizioni. - Tu pensi di essere indispensabile, vero? - disse a Spectrus quasi sbottando.
Non
era riuscito a rifiutare la sua offerta e la pensava
ancora allo stesso modo di quando si erano stretti la mano. Inoltre non
si
sentiva minimamente in colpa per il trattamento riservato ad Airachnid,
quanto
piuttosto perché a Bulkhead, il suo migliore amico, non
avrebbe mai potuto dire
nulla di tutto ciò; sapeva che non avrebbe mai capito. Erano
nella stessa
squadra ma Bulk sentiva di appartenere agli Autobots molto
più di quanto lo
sentisse lui e stravedeva per Optimus Prime.
Per di più era piuttosto legato
ad Arcee, e difficilmente le avrebbe taciuto che Spectrus la stava
tradendo con la sua peggior nemica!
- Con me avrebbero avuto più possibilità di riuscita. Vale anche per te naturalmente - aggiunse poi - Ma non è colpa nostra se avevamo di meglio da fare.
- “Di meglio da fare”…- borbottò Wheel Jack scuotendo la testa - Il tuo concetto di priorità è piuttosto strano.
- Di te si può dire lo stesso.
Airachnid fino a quel momento non aveva commentato, era rimasta in silenzio tenendo la testa bassa. La rabbia era ancora potente in lei ma mai, mai in tutta la sua vita si era sentita così umiliata, mortificata, usata come un oggetto in cui svuotarsi a piacere. La medicina che aveva fatto assaggiare a tante persone si stava rivelando olto più amara di quanto avrebbe mai immaginato. Non che l'avesse mai fatto: mettersi nei panni delle sue vittime era qualcosa di cui non avrebbe potuto importarle meno.
- Giuro su tutto quel che ho di più caro che ve la farò pagare. Non so come né quando, ma ve la farò pagare cara. Rimpiangerete di essere nati. Avrò le vostre teste - sibilò con rabbia.
- Non ci conterei - Specter le rise perfino in faccia - Non vedo di cosa tu possa lamentarti, in fondo anche tu ti diverti. Specie stanotte, mi sembravi piuttosto presa.
- Crepa - ringhiò lei.
- Non mi stupirei di scoprire che sotto sotto sei cotta persa del sottoscritto. D’altra parte non sono molti i mech che possano garantirti tanta attività.
- TI UCCIDERò! - Airachnid iniziò a divincolarsi nel tentativo di strappare le catene - Ti ucciderò per quello che hai fatto! E dopo di te ucciderò anche S…
Con un movimento velocissimo Spectrus infilzò con precisione la sua scatola vocale. Nulla di irreparabile ma senza riparazioni non avrebbe potuto parlare e la parentela di Spectrus e Spectra sarebbe rimasta ancora un segreto.
- S…tarscream? - concluse Specter, avendo saputo da Arcee che il rapporto tra Airachnid ed il seeker non era dei migliori. Così facendo distrasse anche Wheel Jack, ricordandosi che il demolitore gli aveva fatto notare che quando l’avevano trovato aveva nominato Spectra - Di lui non preoccuparti, la prossima volta che mi ricapita tra le mani la mia faccia sarà l’ultima cosa che vedrà prima di morire… se Santo Optimus non si mette di nuovo in mezzo.
A entrambi i mech giunse l’avviso di una comunicazione in entrata.
- Qui Optimus Prime…
Il tono del leader degli Autobots era funereo.
- Che tempismo! Abbiamo appena sistemato Airachnid. Non l’abbiamo uccisa, abbiamo fatto i bravi ragazzi - puntualizzò Specter - è riuscita a scappare, ma siamo sicuri che per un pezzo non darà problemi. Io e Wheel Jack l’abbiamo…- diede un’occhiata al suo compagno di squadra - Ridotta al silenzio.
L’angolo
sinistro delle labbra del demolitore si alzò
impercettibilmente, trattenendo un sorriso suo malgrado
soddisfatto.
Non riusciva a spiegarsi cosa gli stesse succedendo: possibile che il
detto umano "chi va con lo zoppo impara a zoppicare" potesse
realizzarsi, con tanta facilità per di più?
- D’accordo. Bene.
- Avete preso quella Chiave Omega, Optimus? - domandò Wheel Jack.
- L’avevamo trovata, ma poi è scomparsa all’improvviso e sono spuntati i Decepticon.
Ora a parlare era Arcee. Spectrus diede un’occhiata ad Airachnid e gli venne quasi da ridere.
- Megatron ha profanato la tomba di un Prime...
- Come?! - esclamò Wheel Jack.
- E ha usato la Forgia di Solus Prime per creare una versione oscura di Star Saber, con cui ha spezzato quella vera.
- Immagino che debba essere stato uno shock - commentò Spectrus.
- A Optimus non serve quella spada. Un Prime è sempre un Prime! - si sentì esclamare Ratchet.
- E per quanto possa leccare i piedi al capo un dottorino è sempre un dottorino - replicò Spectrus.
Wheel Jack per poco non scoppiò a ridere sentendo gli improperi del medico.
- Specter, ti ho già detto che devi smetterla - ora era di nuovo Prime.
- Si chiama libertà di espressione. Arcee, tesoro...
Wheel Jack a quelle parole si voltò e si allontanò, in preda ad un misto tra il disgusto profondo e una crisi di ilarità incontrollabile, forse dovuta proprio a quello.
-... tesoro, stai bene, vero? Mi dispiace di essere stato freddo ieri sera, spero che tu possa perdonarmi.
- Posso. Ma vorrei che ti sforzassi di comportarti…ecco…meglio. Non c’è bisogno di creare tensione, no?
Spectrus alzò gli occhi al soffitto e fece una smorfia. La preferiva quando stava zitta o gridava di piacere durante la connessione, decisamente. - Mi sforzerò. Lo farò solo perché me lo chiedi tu - guardò Wheel Jack, ancora nelle condizioni di prima - Voglio dimostrarti che a te tengo molto.
Anche dalla base stavolta si sentì la risata di Wheel Jack.
- Che ha Wheel Jack da ridere?
- Video degli umani per intrattenerci durante il viaggio di ritorno- rispose Spectrus - Fanno ridere davvero. In questo c’è una donna convinta che il suo compagno la ami, lei gli telefona mentre lui ed un suo amico sono a divertirsi con un’altra, lui al telefono la chiama “tesoro”, l’amico ride, e quando lei gli chiede perché l’amico stia ridendo lui le fa credere che lo stia facendo per qualcosa visto in tv. Non è comico?
Wheel Jack lo guardò con gli occhi sgranati, sempre ridendo pur essendo sempre più disgustato, dicendogli solo col movimento delle labbra “sei sfacciatissimo”!
- A dire il vero non ci trovo molto da ridere. Se lei lo sapesse starebbe male.
- Forse hai ragione…non c’è molto da ridere per lei, povera - Specter era divertito, veramente divertito. Era da tempo che non aveva l’occasione di mentire così sfacciatamente, era stimolante! - Ti saluto, Arcee. Tra poco arriviamo. Tienimi il letto caldo! - disse, per poi chiudere la comunicazione.
Airachnid lo guardava con ancora più odio del solito.
- Non guardarmi in quel modo. Se la "tua" Arcee, che non sarà mai tua come avresti voluto, beve tutto quel che dico non è colpa mia.
- Sei il peggio del peggio. Molto più che sfacciato - Wheel Jack stava iniziando a riprendersi dal gran ridere - Andiamo, va’!