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Autore: Roxanne Potter    05/04/2013    2 recensioni
Jimmy chiuse gli occhi, ascoltando il battito impazzito del suo cuore: passato l'istante di sorpresa iniziale, sapeva benissimo cosa sarebbe successo.
Sentì finalmente Robert poggiare la bocca sulla sua e baciarlo, dapprima con lentezza, per poi mordicchiargli delicatamente il labbro inferiore. Jimmy ispirò profondamente, rimase immobile per alcuni secondi, poi lo ricambiò quasi avventandosi sulle labbra che nel corso degli ultimi mesi erano diventate il centro dei suoi pensieri.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Ti stai rincoglionendo con quelle cretinate, Jimmy. Perché non lasci stare?
Jimmy non staccò neanche lo sguardo dal giornale che stava leggendo. Poggiò un gomito sul bancone del pub e una mano sul mento, mentre rispondeva semplicemente: -A me interessa.
Udì il sospiro esasperato di Robert, seduto accanto a lui.
-Ma ci credi davvero? Voglio dire, l'oroscopo... non so come fai, a volte sei assurdo.
-Perché no? Può darsi che, al di là di ciarlatani e sciocchezze, ci sia anche qualche fondo di verità. Adesso mi lasceresti concentrare sulla lettura?
Ma evidentemente Robert non voleva finire di bere in silenzio quel poco che restava del suo boccale di birra e lasciarlo tranquillo a concentrarsi sulla lettura. Gli si avvicinò, poggiandogli una mano sull'incavo del gomito, e si sporse per gettare un'occhiata al giornale.
Dio. A volte Jimmy si chiedeva se Robert non lo facesse apposta a toccarlo in un certo modo, proprio per farlo andare in iperventilazione come un ragazzino idiota completamente cotto.
“Aspetta. Tu non sei un ragazzino e magari non sei idiota, ma completamente cotto sì.”
-Che dice il mio oroscopo?- chiese allegramente Robert.
-Cinque secondi fa hai detto che gli oroscopi sono delle cretinate. Dimmi, per caso appartieni a un segno particolarmente lunatico?- sorrise Jimmy, sforzandosi di mantenere un tranquillo tono di voce ironico.
I riccioli di Robert gli sfioravano il viso, poteva udire il suo respiro e il fianco che premeva contro il suo, e dovette sforzarsi per non girarsi verso di lui. Probabilmente si sarebbe ritrovato il suo viso così vicino da fargli venire un qualche colpo e, almeno finché non fossero usciti dal locale, lui ci teneva a mantenere una certa compostezza.
-Sì, ma non ho niente da fare e mi annoio, perciò... leva la pagina della Bilancia, non mi interessa.
-Come vuoi. Ricordami il tuo segno.
-Leone, Jimmy.- sbuffò Robert. -Leone. Non dirmi che non ti ricordi la mia data di nascita.
-Certo che me la ricordo, ma non puoi pretendere che associ subito il segno.
Sfogliò frettolosamente il sottile giornale, fino ad arrivare alla pagina sulla quale campeggiava il titolo “Leone” stampato in grandi caratteri rossi.
-Ok, vediamo.
Robert gli passò un braccio intorno alle spalle, e questo bastò a fargli correre un brivido lungo la schiena. Poi, giusto per completare l'opera, gli poggiò il mento sulla spalla.
-Devi necessariamente metterti così per leggere?- mormorò Jimmy. Gli batteva il cuore furiosamente e le gambe gli si erano tramutate in gelatina.
-Ti do fastidio?- disse lui, con il tono di chi, qualsiasi fosse stata la risposta, non si sarebbe spostato di un millimetro.
-No, cioè... no. È che c'è gente qui, sai...
-Quattro gatti, non ci fila nessuno. E poi non stiamo facendo nulla di male, no?
Mentre parlava, le sue labbra gli sfioravano la guancia. Jimmy cercò di trattenere un sorriso; al di là dell'imbarazzo, quella posizione gli andava più che bene.
-Fantastico, il mio oroscopo prevede un periodo di grande turbolenza e novità, la sperimentazione di nuove ed esaltanti esperienze, mentre “i vostri sogni incontreranno una realizzazione migliore di quanto abbiate mai potuto immaginare”... ehi, Jimmy, credi che sia qualche riferimento al nostro attuale tour? Forse questi oroscopi non sono così stupidi come sembrano.
-Già. Che ne dici se ora ce ne andiamo? Ho voglia di tornare in albergo.
-Aspetta, non potrei prima sapere cosa dice il tuo...
-Andiamo.- lo interruppe Jimmy.
E, quando Robert si allontanò da lui con uno sbuffo, il calore che l'aveva invaso fino ad allora scomparve di colpo. Cercò di ignorare quella sensazione di vuoto al petto, mentre si alzava e lasciava scivolare il giornale in una delle larghe tasche del cappotto.
-Già pagato il conto delle birre?- domandò a Robert, che annuì. Era sera inoltrata, e solo pochi gruppetti di persone immerse nelle loro conversazioni animavano quel piccolo locale, evidentemente poco frequentato. Al di là delle finestre, si scorgeva una stradina deserta e fiocamente illuminata dai lampioni.
Quando lui e Robert furono fuori, vennero subito investiti da un'ondata di gelo.
-Sbrighiamoci, non voglio trasformarmi in un pezzo di ghiaccio. Ti ricordi la strada per tornare all'albergo, vero?- disse Robert, stringendosi nella giacca.
-Certo, è vicinissimo. Come fai a non ricordarti?- rise Jimmy, guadagnandosi in cambio un'occhiataccia. -Su, seguimi.
Si avviarono senza parlare lungo la stradina, a stento illuminata da pochi e tremolanti lampioni.
A Jimmy piaceva, quella zona della città. Gli piacevano l'oscurità pastosa dei vicoli, la debole illuminazione delle strade, i piccoli locali sparsi.
Forse a Robert non piaceva altrettanto, (“Ti è mai venuta voglia di vivere in un luogo allegro e magari anche soleggiato, Jimmy?”) ma non aveva potuto fare a meno di invitarlo a fare un giro insieme a lui, dopo il concerto di quel pomeriggio.
Per la maggior parte del tempo preferiva stare da solo, ma c'erano momenti in cui avrebbe fatto di tutto per trovarsi accanto a Robert, per sentire le sue parole e vederlo sorridere. E, magari, strappare un bacio da quelle labbra che fino a quel giorno aveva solo occasionalmente sfiorato.
-Ehi, posso chiederti cosa hai intenzione di fare quando tornerai in albergo?
La voce di Robert lo strappò alle sue riflessioni. Lo guardò con un'alzata di spalle e disse: -Al cento per cento troveremo qualche ragazza. Anzi, più di qualche. Perciò ho intenzione di divertirmi. Tu?
Robert sembrò perdersi per un attimo nei suoi pensieri. Si mordicchiò il labbro, con lo sguardo fisso davanti a sé, prima di rispondere: -Lo stesso. Credi che finalmente stasera avremo l'occasione di vedere Jonesy filarsi una qualche groupies?
-Beh, se oggi ho avuto occasione di sentirti dire che forse gli oroscopi non sono delle stupidaggini, allora è possibile di tutto.- ribatté Jimmy, lanciandogli un'occhiata divertita.
Aveva appena abbandonato la strada per guidare Robert in un vicoletto praticamente immerso nel buio: era la via più breve per ritrovarsi nei pressi dell'albergo.
-Oh, smettila. Ho detto forse, non so se mi hai sentito. Forse non sono così stupidi come sembrano. Questo non vuol dire che ora la mia opinione in merito sia cambiata di molto... e adesso spiegami perché stiamo passando proprio di qui. Non ci vedo quasi nulla.
-Basta che arriviamo in fondo al vicolo, svoltiamo e in due passi ci ritroviamo all'albergo, ecco perché. Non preoccuparti, non ti ho portato qui per...
Jimmy si zittì, sentendosi arrossire all'idea di ciò che stava per dire, mentre Robert soffocava a stento una risatina.
“Ti prego, non insistere sulla mia frase, non chiedermi cosa intendevo, non chiedermi nulla, stai zitto e basta...”
-Non mi hai portato qui per... avanti, cosa?
Come previsto. Robert Plant non era felice se non complicava in qualche modo le situazioni con quella dannata lingua che si ritrovava.
-Niente, lascia stare.
-Su, continua la frase.
Da una parte Jimmy sentiva di essere completamente arrossito, dall'altra avrebbe voluto tirare qualcosa in testa al suo “amico”. Si limitò a tirare un sospiro, rifiutandosi di rispondere, e cercò di concentrarsi solo sui suoi passi: i suoi occhi si erano abituati al buio, ma rischiava sempre di inciampare...
Una mano gli afferrò il braccio, e nel giro di un paio di secondi Jimmy si ritrovò con le spalle contro il muro; Robert gli era davanti, aveva avvicinato il viso al suo tanto da sfiorarlo mentre gli teneva ferme le braccia in una stretta ferrea. Premette il corpo contro di lui, provocandogli dei brividi inequivocabili che non erano affatto dovuti al freddo.
Jimmy chiuse gli occhi, ascoltando il battito impazzito del suo cuore: passato l'istante di sorpresa iniziale, sapeva benissimo cosa sarebbe successo.
Sentì finalmente Robert poggiare la bocca sulla sua e baciarlo, dapprima con lentezza, per poi mordicchiargli delicatamente il labbro inferiore. Jimmy ispirò profondamente, rimase immobile per alcuni secondi, poi lo ricambiò quasi avventandosi sulle labbra che nel corso degli ultimi mesi erano diventate il centro dei suoi pensieri.
Fu un bacio breve quanto travolgente, che nel giro di una decina di secondi sembrò mandare i suoi sensi in tilt: avrebbe voluto trascorrere un'eternità solo a godere della bocca calda e invadente che si univa alla sua.
Dopo essersi fermato, Robert fece scorrere le mani lungo le sue braccia, fino ad afferrargli le spalle, e poggiò la fronte sulla sua, gli occhi chiusi, il respiro spezzato e i riccioli che gli ricadevano intorno al viso fino a sfiorare le guance di Jimmy.
-Era questo che intendevi?- mormorò. -Non mi hai portato qui per fare una cosa del genere, vero?
-Esatto.
Non che gli dispiacesse che fosse accaduta “una cosa del genere”. Non aveva previsto di venir sbattuto al muro e baciato da Robert Plant, e ora riusciva a immaginare solo una possibile conclusione di quella serata.
-Non è stata la troppa birra, vero?- disse Jimmy.
Va bene, era appena successo quello che desiderava da all'incirca... la prima o seconda volta che i suoi occhi si erano poggiati su Robert? Ma questo non significava niente. Non era una dichiarazione d'amore, era solo un bacio avventato che si erano scambiati dopo essere usciti da un pub, e...
-Se avessi bevuto troppo, credo che in questo momento non me ne fregherebbe niente se fa freddo, è notte e ci troviamo in un vicolo buio, saremmo già in una posizione ancora più equivoca di questa.
Jimmy represse una risata spontanea.
-Ehi, sbaglio o prima avevi detto che tornati in albergo vuoi spassartela con qualche ragazza?- continuò l'altro. Aveva aperto gli occhi e lo fissava con quello stesso sguardo, brillante e malizioso, che gli si accendeva spesso nei momenti più vivi dei loro concerti.
-Sì, avevo detto. Credo di aver appena cambiato programma. Ti va bene?
-Non hai neanche bisogno di chiederlo. Ora sbrighiamoci, mi piacerebbe tantissimo farlo qui, sul momento, ma non ci tengo a congelarmi.
Robert si scostò da lui con una risata, una di quelle che, quando le udiva, Jimmy temeva che il cuore stesse per capitombolargli, e si avviò lungo il vicolo.
Jimmy lo seguì e gli poggiò una mano sul braccio, come a volersi assicurare che lui fosse reale, che fosse lì, che non sarebbe scomparso. Non dopo che quel gioco di sguardi languidi e labbra sfiorate, che andava avanti da mesi, si era finalmente concluso.
-Ehi, vuoi ancora sapere cosa diceva il mio oroscopo?- disse a un certo punto, spezzando il silenzio, quando lui e Robert si ritrovarono sulla strada illuminata che li avrebbe condotti in albergo.
-Sentiamo un po', signor Mistero.
-Che questo mese sarebbe stato particolarmente fruttuoso nel procurarmi cose a cui ambisco da molto tempo e per cui provo uno sfrenato desiderio... un discorso del genere.
Robert scoppiò a ridere, gettando indietro la testa.
-Quindi io sono qualcosa a cui ambisci da molto tempo e che desideri sfrenatamente? Buono a sapersi, Jimmy. Credo che sia lo stesso per me, sai? Forse questi oroscopi non sono poi così stupidi.
E, giusto per dimostrargli quello che poteva essere coraggio così come totale, sventata idiozia, gli afferrò un polso per attirarlo a sé e baciarlo nuovamente. Lì, in mezzo a una strada, sotto la luce dei lampioni.
-Percy, ti rendi conto che...- mormorò Jimmy, tentando senza volerlo davvero di svincolarsi dalle sue braccia.
-Oh, stai zitto, sei un dannato paranoico. Non c'è nessuno qui. E poi dovresti saperlo, noi del Leone tendiamo ad essere persone particolarmente impulsive, no?
Jimmy rimase in silenzio, indeciso se mandarlo a quel paese o se baciarlo nuovamente. Infine sospirò e si lasciò andare contro il suo petto.
-Avresti almeno la pazienza di aspettare di essere arrivato nella mia camera?- sorrise, le mani affondate nei riccioli scarmigliati di Robert.
-Farò lo sforzo, ma non ti assicuro nulla.
Forse aveva ragione. Forse quegli oroscopi che lui leggeva principalmente per intrattenimento non erano poi così stupidi.

Note.

Questa è probabilmente la terza volta in questo fandom che mi ritrovo a scusarmi per il titolo della storia. Giuro, ci ho provato con tutta la mia fantasia ad elaborarne uno carino, originale, magari una frase figa e filosofica, ma niente. Beccatevi quel "Oroscopo" e basta.v_v
Allora, a cosa è ispirata questa fanfiction? A una foto che tempo fa vidi su internet. Robert e Jimmy seduti al bancone di quello che ha tutta l'aria di essere un bar o un pub, con Jimmy che legge tutto tranquillo un giornale con la scritta "Oroscopo 1969." (Indi per cui, la storia è ambientata nel 1969, nel corso del primo tour dei Led Zeppelin.)
La mia fantasie è scattata e ci ha ricamato su questa cosa. Mi piaceva l'idea di usare quel giornale dell'oroscopo come un prompt, lo spunto che avrebbe colorito la vicenda, mi sembrava un'idea carina. (Ho provato anche a ritrovare quella foto, ma ho vagato inutilmente su Google Immagini... ok, inutilmente no, visto che ho avuto l'occasione di sbavare abbondamentente sulle altre foto che sono riuscite dalla ricerca "Robert Plant Jimmy Page.":3)
Ora, mi auguro vivamente che Jimmy non credesse DAVVERO agli oroscopi, (La mia opinione in merito è più o meno come quella di Robert.) quindi ho provato a immaginare che lui li leggesse al massimo così, per intrattenensi, senza crederci seriamente... anche se temo che in realtà non sia così.:,D
La frase finale non mi convince tanto, ma vabbè. Ai recensori l'ardua sentenza. Alla prossima!
   
 
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