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Autore: Yuna_Orange    05/04/2013    5 recensioni
(Dal capitolo 13)
- Posso sapere almeno che cazzo ci fai qui? – Sputò, acida.
Quello ci pensò su, prima di rispondere con uno scialbo: - Non lo so, Gaho ieri notte mi ha portato qua. –
Cane traditore!
- E ti sembra una spiegazione sensata? –
- Boh, forse: avevo sonno e non sapevo neanche dove mettevo i piedi. –
- Ah, adesso sì che ha senso! –
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17 – I’ll Be There

 
 
 
Erano ormai passati giorni da quando era partita da Seoul, da quando era tornata a casa. Ormai era metà Maggio e il sole riscaldava l’aria di Tokyo con la sua luce.
I raggi attraversavano i vetri anche della sua casa, illuminando il disordine che vi regnava: cartoni di pizze ormai digerite impilati sul bancone della cucina; ciotole sporche nel lavello; giornali e riviste sparsi ovunque sul pavimento; il divano pieno di libri.
Si sarebbe potuto dire che chi abitasse in quella casa fosse o una persona così impegnata da non avere neanche il tempo di dormire o uno studente in crisi, in più disordinato.
Peccato non fosse nessuna delle due ipotesi: era la casa di una persona distrutta, che si stava lasciando andare troppo, sfociando il suo malumore e la sua tristezza in una sorta di psicosi, che l’aveva portata ad abbonarsi a tutte quelle strane riviste di musica e gossip per teenager giapponesi mezzi (o tutti) bimbiminchia, nelle quali erano riportate le avventure e le disavventure dei loro beniamini: cantanti giapponesi per lo più, ma anche coreani e cinesi. E in molti articoli vi erano i Big Bang.
E anche quella mattina se ne stava lì, a gambe incrociate, a leggere quella schifezza.
Portò la sigaretta alle labbra, mentre girava la pagina di quel magazine, trovandosi faccia a faccia con le loro figure stampate. Lesse in fretta l’articolo, poi scostò la rivista, buttandola a terra, e sospirò. Appoggiò la schiena al divano, osservando le volute di fumo azzurrognole che si sperdevano nell’aere chiaro della mattina giapponese con lo sguardo perso, rimuginando.
 
- E così, fra 5 giorni, saranno qui…-
 
Sarebbero arrivati in Giappone. Avrebbero tenuto dei concerti nel suo stesso paese. E ci sarebbero stati per due mesi.
Ma non facevano tappa a Tokyo.
- Nagoya…Yokohama…Osaka…Saitama…Fukuoka…Devo stare lontana da questi posti… - Si ripeteva, mentre, invece, pensava ad una scusa per recarcisi, senza sentirsi una cretina, una di quelle fan pazze come Hanabi, che avevano un altarino con tutti i CD, DVD , poster e gadget vari della loro band preferita.
‘Non permettere alle tue ferite di trasformarti in qualcosa che non sei* ’si ripeteva continuamente, per non diventare completamente psicopatica.
Purtroppo, lo ammise a se stessa troppo tardi, aveva fatto una cazzata ad andarsene.
Le mancavano.
Terribilmente.
Arrivata a casa, quella mattina di quasi un mese prima, era scoppiata in lacrime.
Tutto in quell’appartamento troppo grande per una persona sola le ricordava lui. Senza contare il fatto che Seung-hyun aveva lasciato il suo odore sulle coperte, un pacchetto di sigarette sul davanzale, un paio d’occhiali da sole in un cassetto e una grande, immensa voragine nel suo cuore.
Lei non comprava quelle riviste perché s’era fissata da un punto di vista puramente musicale ad un preciso gruppo. Le comprava perché solo così poteva avere loro notizie, perché lei, nonostante l’avesse lasciati di punto in bianco, si preoccupava.
Anzi, temeva anche che si sapesse della tresca amorosa che aveva casualmente scoperto.
Ma, nonostante si preoccupasse, nonostante avesse i numeri di cellulare di ben due membri dei Big Bang, non aveva pensato neanche una volta di chiamarli. Non aveva neanche pensato di scrivergli. Figurarsi se aveva il coraggio di vederli di persona. Si sentiva un cane per averli abbandonati con un biglietto, e credeva che loro non avrebbero mai voluto più vederla.
 
 
Fu mentre pensava a queste cose che sentì il campanello della porta.
Si alzò lentamente, con la grazia di un bradipo spastico, e andò ad aprire la porta.
Sulla soglia di casa trovò la signora Tenshi, la sua vicina: una signora di mezza età, bassina e col volto macchiato dal fumo. Una ragnatela di rughe le contornava gli occhi a mandorla, due occhi neri come due pozzi, ma vacui, senza un briciolo di espressività.
Portava fra le braccia tozze un grosso pacco: “Ti è arrivato questo, lo ha portato poco fa un corriere.” disse la donna, con voce rauca e malaticcia “Ci sono anche queste lettere, il custode le ha date a me perché dice che non scendi mai a ritirarle.”
Sembrerà strano che una donna giapponese dia del tu e parli con così tanta confidenza con una ragazza, ma le due donne si conoscevano bene, nonostante il divario dell’età: la signora Tenshi era per metà italiana, e aveva aiutato la più giovane a trovare casa in passato. Erano praticamente come parenti, ecco perché Yukiko Tenshi ritirava anche la posta di Nives, quest’ultima era come una nipote per lei.
“Oh, grazie Yukiko-sama, me ne ero completamente dimenticata!” Disse la ragazza, prendendo il pacco dalle sue braccia e facendosi consegnare le lettere.
Dopo aver scambiato pochi convenevoli, la signora Tenshi si dileguò in casa propria, lasciando Nives sola con quel pacco maledettamente pesante, che buttò sul divano.
Controllate le lettere (tutte bollette), decise di aprire quel pacco.
Sarà mamma che mi manda qualcosa…speriamo si sia ricordata di mandarmi quel formaggio che le avevo chiesto…
E invece no.
Niente forme di formaggio.
Non un prosciutto. Non un vestito. Non un ninnolo o altre diavolerie che la madre le mandava.
Avvolti nella pellicola protettiva, c’erano quelli che ormai aveva imparato ad ascoltare.
Tutti i loro CD, tutti i loro DVD live, un pacco che avrebbe fatto felice qualsiasi loro fan, tutti autografati, tutti suoi. C’era anche un poster con le loro figure stampate sopra.
Non si era minimamente curata di guardare chi gliel’avesse spedito, tanto che era convinta che fosse da parte di sua madre. E quando vide che il mittente era la loro casa discografica quasi le venne un colpo. La sua, più che felicità, era sorpresa. Perché le era arrivato un pacco del genere?
Cercò nella scatola qualunque cosa che potesse spiegare il perché di un gesto del genere: un biglietto, un piccione viaggiatore, una bottiglia con un messaggio dentro, ma niente.
Si ritrovò ad accettare quel regalo senza sapere come reagire, contemplando le loro firme sugli album. Si ritrovò sotto mano ‘Heartbreaker’, cercando la firma del grande idiota. Ma all’interno di questo, sorpresa nella sorpresa, trovò, finalmente, un biglietto.
 
‘Impara le nostre canzoni, hai 3 giorni di tempo.
Stiamo arrivando.
 
Ji Yong’
 

- Ma devo avere paura?! -

 
 

~~~~~

 
 
 
Ji Yong se ne stava beatamente spaparanzato sul pavimento della palestra quella mattina.
Fuori, lo sapeva, c’era il sole.
Peccato che lui non potesse goderselo.
Dovevano partire per il Giappone, per il loro Alive Tour, il loro primo tour mondiale. Doveva essere tutto perfetto…
…Ma non lo era per niente.
- Ji, le hai spedito il pacco alla fine? –
Ed ecco la voce del suo migliore amico insinuarsi nel suo cervello ed illuminare quei pensieri che aveva lasciato nell’ombra per non farsi venire un’emicrania.
- Sì, Bae, gliel’ho spedito. – Gli sussurrò, con un filo di voce.
- Sicuro che lo riceverà entro oggi? –
- Certo che sono sicuro! – Esclamò il leader, mettendosi a sedere.
Ci fu un attimo di silenzio, nel quale G-Dragon si perse a guardare i volti stanchi dei suoi compari: Ri se la dormiva beatamente, strafregandosene del concerto imminente; Daesung cercava compagnia dallo Hyung supremo, scazzato sempre più, nervoso e irritabile da un bel po’ di tempo. Ok, da quando quell’italiana impertinente era andata via.
- Spiegami ancora perché ti ostini a voler mantenere i rapporti con lei. Lo sai che manca a tutti, soprattutto a Mr. Ti Uccido Con Lo Sguardo che è seduto lì. – Gli disse Taeyang, appoggiandosi al muro.
- Non lo accetto, non lo accetto proprio che se ne sia andata! E credimi, se non avessi avuto il lavoro che mi metteva i bastoni fra le ruote, oh, sarei corso in Giappone! –
- Sì, lo so, ma deve esserci un motivo se è andata via così…non è normale fare una cosa del genere…-
- Per questo voglio che venga al nostro concerto! –
Lui voleva vederla, voleva che stesse nel backstage e che li supportasse, voleva che gli stesse vicino. Da quando era andata via, ogni giorno era stato un’agonia.
 
 
 

*Poche settimane prima*
 
“  1° giorno di agonia di Kwon Ji Yong.  ”
 
“  Il ritrovamento.  ”

 
 
Appena letto quel foglio schifoso, sul quale erano scritte poche righe anch’esse nauseanti, il leader sempre sfavillante, il fashonista indiscusso, sì, proprio quel tizio sul quale le V.I.P. muoiono, rimase impietrito. A bocca aperta.
I suoi bei compagni, oh, loro non furono da meno.
Daesung e Seungri cominciarono a piangere come se fosse morto qualcuno a loro caro e quello fosse il suo ultimo messaggio.
Taeyang voleva consolarli, ma, con quella faccia da cane bastonato, aveva bisogno anche lui d’essere tirato su di morale.
T.O.P., stessa reazione di GD.
Bocca leggermente aperta, pupille dilatate e mani tremanti.
Ma, al contrario del buon vecchio Hyung, che permaneva in quello stato di trance da ore, quasi senza battere ciglio, il caro leader si era dato da fare.
Non si dava così facilmente per vinto lui.
Chiamò a raccolta uno squadrone di guardie del corpo, mettendo su un gruppo di ricerca improvvisato, facendo battere ai suoi uomini ogni centimetro di Seoul, nella speranza di trovarla da qualche parte.
Ma, dopo 4 ore di vana ricerca, i risultati erano questi: 4 Big Bang piangenti (sì, T.O.P. si era aggregato, assieme a Bae, a quel pianto disperato dei due maknae di casa) e uno sull’orlo di una crisi isterica.
- PERCHÈ CAZZO È ANDATA VIA?? ‘JI YONG…GRAZIE’…MA GRAZIE UN PAIO DI PALLE! – Sbottò, ad un certo punto il leader, facendo sobbalzare tutti, anche i bambini, aka Dae e Ri, che avevano placato il pianto.
Recuperò quella cartaccia dalla tasca dei pantaloni, dispiegandola mentre si sedeva sul suo divano.
- Allora, vediamo di capirci qualcosa…- Cominciò, con fare da detective Conan in erba dei coreani.
‘ Salve.
Vi starete chiedendo: dov’è quella rompipalle di Nives? Dove sarà finita?’ 
 
Certo che ce lo stiamo chiedendo, brutta cretina!!
 
‘Beh, sappiate che non mi hanno sequestrata.
Sto bene, sono semplicemente ritornata a Tokyo…’
 
Non ti preoccupare, so dove abiti.
 
‘Non sono brava con gli addii, lo ammetto.
Sappiate che vi voglio bene e che ho passato dei bei momenti con voi. Non mi divertivo così tanto da parecchio.
SeungRi, mi raccomando, calmati, prima cosa. Ti voglio bene, anche se sei un deficiente, fai del tuo meglio e sii sempre te stesso, senza esagerare.
Young Bae, ti prego, vestiti. Kkkk scherzo! Voglio bene anche a te, e mi raccomando, impegnati, sei un grande artista, e lo sai.
Daesung, tu sei una persona fantastica. Non perdere mai il tuo sorriso, per nessuna ragione al mondo, ti voglio bene.
JiYong, prenditi cura di loro, da bravo leader, non ti dico che sei scemo perché già lo sai.
Seung-Hyun…sii felice.
Mi mancherete tanto, non vi prometto che vi verrò a far visita presto perché Tokyo è un tantino lontana da Seoul. Ma sappiate che vi sarò sempre vicina.
 
Vi voglio bene.
 
P.S. JiYong…Grazie.’ –
 
Il leader sorrise mestamente leggendo le ultime righe, poi guardò gli altri.
- Ha salutato in maniera diversa ognuno di noi, ve ne siete accorti? –
Sherlock Holmes asiatico stava per dare la sua sentenza.
Gli mancava solo la pipa in bocca.
Ah, no, aveva la sigaretta, giustamente…
- E con ciò che vorresti dire? – Disse il maknae, spalancando gli occhi come se le parole del leader fossero oro colato.
- Voglio dire…- Cominciò enfaticamente GD - …che possiamo trovare un colpevole! –
- Colpevole di cosa? Ma fammi il piacere! – Eruppe un T.O.P. incazzoso, con i nervi a fior di pelle e le lacrime agli occhi.
- Pft, tu sei il mio primo sospetto! È stata troppo scarna, proprio con te che la conosci da più tempo. –
A quelle parole, il più grande affondò ancora di più nella sua felpa, come una tartaruga che si rifugia nel carapace, regalandogli un’occhiataccia che avrebbe ucciso la persona più sprovveduta.
Tutti, tranne Mr. Choi, pendevano dalle labbra del leader, aspettando che si spiegasse, mentre lui, come un gatto, si stiracchiava, ostentando tutta una calma che in realtà non aveva.
- Allora…ho la netta sensazione che se ne sia andata per una sola cosa. Una cosa che l’ha fatta piangere come una fontana ieri sera. Voi non potete neanche minimamente immaginare quanto stesse male…- Cominciò quindi, guardandoli con la massima serietà, vedendo i loro volti tendersi a quella notizia.
- Primo indiziato: Lee Seung Hyun. Età: 21. Sesso: maschio. Professione: rompipalle a tempo pieno, nel tempo libero cantante e ballerino, pure attore. Cosa stavi facendo ieri sera alla festa, e, soprattutto, come hai interagito con la vittima? – Ed eccolo che cominciava con l’interrogatorio.
L’indiziato n°1 si fece piccolo piccolo, assumendo le dolci sembianze di un cucciolo di panda per la paura: - I-ieri sera alla festa, appena siete arrivati tu e Nives, io l’ho presentata a Gummy-noona, a SE7EN-hung e ad un sacco di altre persone, poi l’ho portata a ballare assieme a Daesung e Bae…poi lei ha detto che andava a prendersi qualcosa da bere e io l’ho lasciata andare perché…ecco...una modella…-
- Ok, ok, Ri, non voglio sapere altro, non mettermi al corrente delle tue scappatelle! –
Indubbiamente, si disse Ji Yong, SeungRi non c’entrava niente, anzi, le aveva anche fatto compagnia per un po’.
- Secondo indiziato: Dong Young Bae. Età: 23. Sesso: maschio. Professione: consigliere di corte di re Ji Yong, nel tempo libero cantante e ballerino. Stessa domanda che ho fatto al maknae. Che è successo ieri? –
- Io e Daesung volevamo farla ballare e strapparla dalle grinfie di Ri, ma poi è andata via come ha detto lui…per il resto della serata non l’ho più rivista. – Gli disse.
Ji Yong annuì alle sue parole: - Terzo indiziato: Kang Dae Sung. Età: 23. Sesso: maschio. Professione: otaku, nel tempo libero attore, cantante e ballerino. E tu? L’hai lasciata andare via da sola? –
- Sì, l’hanno detto anche loro come è andata, non credo di averle fatto del male…p-però, se si è offesa perché nessuno è andato con lei…- Disse D-Lite, con i lacrimoni agli occhi.
- Non credo sia il tipo che se la prende per una cosa del genere! Su, forza! – Il leader cercava di incoraggiarlo, senza riuscirci, ma almeno tentava. Poi rivolse lo sguardo verso Mr. T.O.P.
- Quarto indiziato. Choi Seung Hyun. Età: 24. Sesso: maschio. Professione: fancazzista, nel tempo libero rapper e attore. Cosa le hai fatto ieri sera? –
- Niente. Non l’ho vista proprio, credimi. –
G-Dragon rimase impietrito a quella dichiarazione.
- Come non l’hai vista? E cosa hai fatto tutta la serata? –
T.O.P. arricciò il naso: - L’ho cercata e ho chiarito con Bom. –
- Finalmente! – Esclamarono le tre Marie, aka Dae, Tae e Ri, in coro.
- Dopo decenni alla fine ti sei deciso! E come è andata? –
- Non bene. Lei stava quasi per piangere quando ho voluto mettere le cose in chiaro. Figurati che poi mi ha anche baciato, credo per vendetta…-
- TI HA BACIATO?? – Un coro di 4 persone si levò, prima che un suono sordo di mascelle spappolate sul pavimento non arrivasse alle orecchie di chiunque si trovasse ad un chilometro di distanza dal fattaccio.
- Sì…quella ragazza deve rivedere le sue priorità. –
T.O.P. idiota.
Sul serio non aveva pensato neanche un po’ che, magari, era stato proprio a causa di quel bacio che la beniamina del cuore di Ji Yong aveva alzato i tacchi?
Il leader, dal canto suo, aveva fatto in 0,000001 millisecondi due più due.
Come facevano i suoi compari a non accorgersene?
E intanto, mentre lui era perso nei suoi pensieri, mentre sentiva una tagliola lacerargli il cuore in una morsa ferrea, l’attenzione di tre scemi era tutta per lo Hyung, che si beccava una ramanzina da tutti e tre, soprattutto da SeungRi, il più immorale, che continuava a dirgli: - Hyung, sei un idiota! È il meglio del meglio, qualunque uomo vorrebbe avere Park Bom che gli sbava dietro e tu che fai? Ti urti per un bacio?! –
Ji Yong non aveva né la forza, né la pazienza per sedare l’animo di un Ri impazzito.
Fece per andarsene e rinchiudersi in camera sua, quando la voce del Bingu di casa lo freddò.
- Quinto indiziato: Kwon Ji Yong. Età: 22. Sesso: maschio fino a prova contraria. Professione: Ispettore Gadget, nel tempo libero rapper e ballerino. Tu cosa le hai fatto? –
GD sospirò sentendo le sue parole.
- Io l’ho consolata dopo che ha visto te e Bom che vi baciavate. –
E, emessa la sentenza, si dileguò, lasciando che Seung Hyun friggesse nel senso di colpa.
 
 
 

*Fine. Ritorniamo al presente.*

 
 
- Scordatelo. Io non vengo assieme a te da lei. Non mi farebbe neanche mettere piede in casa sua. –
Questa era stata la risposta, fredda e distaccata, del suo rapper quando gli aveva chiesto se volesse unirsi a lui per andare da Nives.
Fottiti.
E lui che voleva appianare le cose si sentiva l’idiota della situazione.
Lui aveva capito che al suo Hyung lei piaceva.
Lo aveva capito quando lo aveva visto fumarsi un pacchetto di sigarette in 1 ora agli allenamenti.
Era nervoso, segno che si sentiva l’idiota più grande di questo secolo.
Ma anche lui, anche lo stesso Kwon Ji Yong, era nervoso.
Uno dei suoi membri, il suo rapper, il suo Hyung era invaghito della stessa ragazza che anche lui amava.
E lei era andata via a causa sua, segno che, in fondo, anche lei provava qualcosa per lui.
Per evitare questi amari pensieri, l’amato leader si chiuse tra le mura silenziose della sua camera, concentrandosi sul suo lavoro e sul suo mini album, buttando giù bozze su bozze di testi, facendo la spola tra gli studi e casa sua, fino alla mattina del 15 Maggio.
Quella mattina sarebbe partito per andare da lei e per farsi spiegare bene cosa era successo.
Non gli interessava il fatto che, probabilmente, quella gli avrebbe chiuso la porta in faccia come la prima volta.
Non gli interessava che lei fosse interessata ad un altro.
Lui si sarebbe fatto amare, sarebbe stato più che un amico per lei, e glielo voleva far capire bene.
Tre giorni prima le aveva mandato un pacco minatorio, che annunciava il suo imminente arrivo.
- Ci riuscirò a trascinarti in giro per il mondo, stanne certa! -
 
 

 

~~~~~
 
 

 
Aveva passato gli ultimi giorni a liberarsi di tutto quel ciarpame bimbominchioso.
Se aveva imparato le loro canzoni? Ovviamente, no.
Ma tanto hanno troppi impegni, non verranno…
Pessimismo a manetta.
Allegria, portami via.
La mattina del 15 fu una delle più noiose della storia di tutta la sua vita.
Perché lei li aspettò.
E, quando sentì bussare alla sua porta, ruzzolò giù dal divano e si precipitò ad aprire, constatando, con amarezza, che il suo editor Hiro non aveva niente di meglio da fare che rompere a prima mattina, parlando di case editrici straniere cinesi e di stamperie che si facevano concorrenza, mostrandole la differenza di un libro stampato con grammature differenti.
Quando ad ora di pranzo decise di tornare nel bel paese di fanculonia dal quale era  venuto, la ragazza era irritata, sia dalla bellissima e piacevolissima visita che le era sembrata più una conferenza, sia perché quelli non si erano fatti vivi.
Scorse sul tavolino uno dei libri che Hiro le aveva mostrato  Che sbadato idiota…
E, quando poco dopo sentì bussare al campanello, prese il libro e si armò di santa pazienza, sapendo che quell’ometto distratto era ritornato per farsi restituire quel coso.
Aprì la porta, esclamando: “Hiro-san, sii più attento la prossima volta, non puoi lasciare le tue cose a destra e a man-”
Le parole gli morirono in gola quando vide sulla soglia Ji Yong, privo delle sue care extension, che le sorrideva e le mimava un ‘ciao’ con la mano, sventolandola.
Lo abbracciò di slancio, senza dire una sola parola, tenendolo stretto e affondando la testa nella sua spalla per quasi un minuto, prima di sussurrare: - Credevo che non si sarebbe presentato nessuno…-
- E invece eccomi qui: te l’ho detto che non ti avrei mai lasciato sola, che ci sono io con te, no? –
La ragazza annuì, staccandosi da lui e facendogli cenno di entrare.
 
 
- Fa strano venire qui e non avere quell’idiota di T.O.P. fra le scatole. –
Dopo essersi scambiati i soliti convenevoli, e dopo essersi trattenuta dall’essere troppo educata con lui ringraziandolo per il pacco, il leader se ne usciva con quella frase, che sembrava quasi una frecciatina per sottolineare il fatto che erano soli.
- Già…è stato strano tornare a casa e trovarla vuota, e ritornare alla routine, tornare ai vecchi tempi…- E qui ci fu un lungo sospiro da parte di Nives, che aveva cercato il più possibile di non incappare in argomenti scomodi, quali: Seung Hyun, la sua partenza, Seung Hyun, perché piangeva alla festa, Seung Hyun.
- Perché te ne sei andata così allora? –
Qualcosa dentro di lei le pungeva il petto. Non voleva parlarne. Non voleva scottarsi ancora, voleva stare nel suo mondo, nel suo mondo fatto di carta arida e morta, di parole fredde scritte sui libri. Parole che non potevano ferire come le persone.
Se ti tagli un dito con un foglio di carta, questo guarisce, la ferita è minima.
Ma che succede se le persone ti feriscono?
Ti strappano via qualcosa di prezioso, la fiducia; ti logorano l’animo fino a ridurlo a brandelli, calpestandolo e riducendo in pezzi ogni minima rocca di felicità, lasciando dietro di loro solo macerie, solo tristezza.
Lasciano la mancanza.
La malinconia.
Soprattutto se chi ci lascia è una persona a noi vicina e cara…soprattutto se è la persona amata.
La ragazza rivide mentalmente l’immagine dei due amanti uniti, immagine che il suo cervello aveva ingigantito e munito di fronzoli per farle ancora più male.
Un velo di tristezza intaccò il suo volto, come un ombra maligna, prima di dire un flebile: - Mi dispiace, non stavo bene lì…dovevo ritornare. –
Ma quello, imperterrito, infieriva e rigirava il coltello nella piaga: - Perché non stavi bene? –
Silenzio.
Non rispose, non ce la faceva.
- Io lo so perché sei andata via. È solo colpa sua se tu sei scappata. – Le disse, guardandola fermamente, visibilmente incollerito – Tu hai visto il loro bacio, vero? –
Lei annuì, cercando di non piangere.
- Se sei venuto qui solo per farmi stare ancora più male ti prego di and—
Cominciò lei, con voce rotta dal dolore.
Ma venne stoppata dalla sua bocca.
Veloce come un lampo, si avvicinò a lei e le diede un bacio sulle labbra.
Un bacio a stampo, non era poi qualcosa di così eclatante.
Lei era abituata alle ragazzine italiane che baciano a stampo chiunque.
Conosceva bene la cultura asiatica, sapeva che quel gesto aveva un peso, era consapevole del fatto che non era una cosa che si fa ‘al primo che capita’.
Ma lei non pensò a queste cose.
Si sorprese nell’avvertire un dolce tepore che le partiva dal petto, un pneuma benefico che riscaldava il suo animo morto, che rattoppava piano le ferite che gli erano state inferte.
Si lasciò andare a quel bacio, ricambiandolo e lasciando che il ragazzo lo approfondisse, cedendo al suo sapore e alla lingua dell’altro, che si intrecciava con la sua.
Quando le loro labbra si staccarono, Ji Yong la tenne stretta a sé, appoggiando la fronte sulla sua.
- Lo sostituirò, cercherò di essere alla sua altezza, ti prego, lascia che occupi un angolo minuscolo del tuo cuore… -
A queste parole, lei si sentì una stupida: lui le era stato accanto quando era stata male, le aveva mandato quel pacco, s’era fidato di lei, le aveva procurato dei vestiti costosissimi e ora, quello che aveva capito essere una delle persone più pompose, più orgogliose, più vanitose del mondo, era lì, che la implorava di farlo entrare nel suo cuore, che la scongiurava di farsi amare.
- Tu non sostituisci proprio nessuno. –
A queste parole, un sorriso mesto si dipinse sul volto del ragazzo, che aveva i lucciconi agli occhi.
- Non ho proprio speranze? –
Per tutta risposta, questa volta fu lei a stampargli un bacio, e lui s’irrigidì a quel gesto.
- Hai tutte le speranze di questo mondo, ti do più di un angolo. –
Ji Yong le sorrise, abbracciandola e accarezzandole la schiena, lei, invece, chiuse gli occhi e lasciò che il suo odore permeasse in ogni sua cellula.
Gli voleva bene.
Più che bene.
Avrebbe imparato ad amarlo, come lui amava lei.
E lo avrebbe anche usato come medicina contro quel bulbo di sentimento che provava ancora per Seung Hyun, assuefacendosi a quella dolcezza maldestra che Ji Yong le aveva donato da quando lo aveva conosciuto.
 
 
 
 
 
 
~ The idiot’s space o(*o)(o*)o   ~
…*fugge*
Si lo so che dovevo pubblicare prima, ma la scuola, i recuperi, le interrogazioni, il gdr, mi hanno fatto proprio distrarre dalle FF ç_ç infatti, se notate, non sto neanche recensendo più ; _ ; vi prometto che leggerò le vostre storie e in estate vi riempirò di recensioni, MA NON È QUESTO IL GIORNO! (feel like Aragorn in the lord of the rings(?))
Cooomunque.
1) Credo ci sia un folto gruppo di persone con torce e forconi pronti per mandarmi al rogo dopo questo capitolo :°D
2) Io lo so che c’è qualcuno che attendeva da tanto questo capitolo, sì, non mi sono dimenticata di te, Yukata morto, m’hai lasciata sola in mezzo ad un branco di bestie, appena t’acchiappo ti mangio (?) Non è vero, ti voglio bene <3 (ok, lo so che chi legge questo punto 2 si starà dicendo: - ma che cazz-? – è che io conosco i miei polli, e so che prima o poi leggerà chi so io (?))
3) Io ho cercato di pubblicare presto, cercherò anche stavolta, ma non vi prometto niente ç_ç può essere sia fra una settimana che tra un mese, che tra due, che all’inizio dell’estate ç_ç I don’t know.
 
Pooooi. Devo ringraziare tutte quelle vfdbubbuvd di persone che mi dicono cosa ne pensano, per favore, ditemelo anche ora, spellatemi anche se vi va (?)
No, sul serio, se non vi piace NivesXGD, sono pronta ad accogliere tutti i pomodori marci di questo mondo (?)
…ho scritto le note più lunghe di questa FF, va bene, un altro po’ e supero anche la grandezza del capitolo, che già è piccino di suo~
Ah! Ringrazio anche chi ha messo questa storia tra le preferite/ricordate/bohate/seguite e chi più ne ha più ne metta, grazie <3
E grazie anche a chi legge e se ne sta in silenzio~
 
Ora scappo che ho un dolce al cioccolato che mi aspetta(?)
Good Bye <3
 

 
 
* cit. Paulo Coelio.
Perché? Perché m’andava(?)
   
 
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