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Autore: Guiniver94    05/04/2013    0 recensioni
La guardò non come si guardano le novità, ma come si guardano le cose pericolose.
Ed era questo che Emma era?
Una cosa pericolsa?
Emma si ritrova, spinta dal caso ad Anghelus una cittadina avvolta dalla nebbia, e da essa protetta... o forse la nebbia protegge il mondo all'esterno da ciò che si trova ad Anghelus?
Genere: Generale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Premetto che non mi sono mai cimentata con storie originali e non so proprio cosa possiate pensare di questa, vi prego dunque di farmi sapere, le critiche sono ben accette (ovviamente) :) ma anche le recensioni positive ^^ più queste ultime che le altre, ma ei finché la critica è costruittiva va bene! Buona lettura

Capitolo primo
 
Pioveva, figurarsi. Non poteva certo essere una bella giornata. Sembrava che la pioggia la seguisse ovunque andasse. Pioveva di continuo. Sbuffò, si spostò un ciuffo di capelli biondi dalla fronte e continuò a guidare sotto la pioggia. Riprovò ad accendere la radio; ma nulla non riusciva a prendere una dannata stazione, fosse stata anche solo una stazione di quelle religiose, sarebbe andata bene lo stesso, non l’avrebbe fatta sentire così sola. Perfetto, pensò, semplicemente perfetto. Odiava la pioggia, e giustamente, sembrava maledetta da essa. La pioggia si fece più insistente finché Emma non riuscì più a vederci, proprio mentre ponderava se fermarsi e aspettare che la pioggia passasse, sempre che passasse, si ritrovò immersa nella nebbia. I fanali illuminavano pochi metri davanti al veicolo, Emma si sporgeva sul volante cercando di discernere il paesaggio intorno a lei, invano. Mentre proseguiva improvvisamente, si ritrivò a dover sterzare di colpo; davanti a lei uno strapiombo. Sentiva il ritmo del cuore nelle orecchie, e sembrava quasi che volesse scoppiarle fuori dalla cassa toracica, si pose una mano sul petto e prese lunghi respiri come le aveva insegnato la nonna, alzò gli occhi su quel poco che i fanali illuminavano attorno a lei. Uscì dal veicolo con le gambe che le tremavano: c’era mancato poco, davvero poco, lo strapiombo annegato nella nebbia dava l’impressione di essere profondo. Prese un lungo respiro. Di nuovo. Rientrò in macchina e tentò di accenderla, ma non sembrava voler collaborare; perfetto, quello stupido maggiolino aveva anche deciso di abbandonarla. Recuperò la borsa e la valigia e cominciò a camminare alla cieca nella nebbia, prima a poi sarebbe arrivata da qualche parte.
Cammina e cammina, aveva come l’impressione di girare intorno, che quella nube di nebbia fosse uguale a quella che aveva visto cinque minuti fa. Poi improvvisamente, mentre osservava una strana sporgenza alla sua sinistra fu illuminata dai fanali di jeep. Si portò una mano a coprire gli occhi, per proteggerli dal repentino cambio di luce, rimase ferma mentre il conducente scendeva. Poteva essere un due o tre spanne più alto di lei, con i capelli corti e il corpo muscoloso, indossava a discapito della pioggia di prima, e della nebbia in cui erano immersi una maglia a maniche corte con scollo a V. Le si avvicinò.
«Grazie al cielo! –esclamò Emma, spostandosi un ciuffo di capelli dietro l’orecchio –pensavo che avrei continuato a vagare in eterno nella nebbia, e sarei diventata una di quelle leggende, sai, di quelle ragazze tormentate e disperate che vagano nella nebbia per i secoli e ancora ne senti i lamenti...».
Lui le girava intorno fissandola in maniera strana; ora che era più vicino Emma poteva vederne i tratti, aveva capelli castani spettinati e pelle olivastra, i lineamenti erano forti eppure delicati. All’ultima frase la guardò come se stesse dicendo qualcosa di cui aveva paura e che era assolutamente vietato dire.
«Okay...» enfatizzò Emma, ricambiando lo sguardo. Era stata in nuovi posti tante volte e tante volte era stata additata come la nuova; e lui la osservava allo stesso modo, lei gli porse la mano: «Emma» disse, lui continuò a fissare, poi titubante le strinse la mano: «Nikola» disse, con voce vellutata, ma burbera.
Lei lo fissò come straniata, che aveva che non andava questo tizio? Perché tutti quelli carini sembravano essere strani? Improvvisamente fu come se lui tornasse alla realtà: «Oddio sono spiacente, Ehm –Emma lo corresse lei – Emma, sono stato davvero scortese, devi essere davvero stanca e preoccupata» lei si scrollò nelle spalle e sorrise: «Effettivamente sì, non so per quanto ho camminato e sono davvero affamata» lui scoppiò a ridere «Mi spiace ma non ho niente da mangiare dietro, ma ti darò un passaggio fino in città, dove eri diretta?» domandò, Emma si guardò intorno: «Dove mi porta il caso» disse tranquilla, lui sorrise e lei ricambiò il sorriso. «permettimi –disse prendendo la sua valigia e dirigendosi sulla jeep –allora –continuò –credo che il Caso ti abbia portato fino alle porte della mia cittadina, solo che stavi girando in tondo» la aiutò a salire sulla jeep, nel sedile posteriore dormiva un bambino: «Lui e Ricki, mio fratello» disse tranquillo, e cominciò a guidare sicuro nella nebbia.
Improvvisamente il veicolo fu al Sole, un Sole cocente, di quello che richiede la protezione degli occhiali da sole. «Vedi –le disse, vedendo il suo viso rilucere di gioia –giravi in tondo. Benvenuta ad Anghelus» lei si guardava intorno, meravigliata. «è incredibile –disse, guardandolo e poi tornando a fissare la strada principale –questo posto... mi è così famigliare... ei aspetta accosta! Accosta, ti prego» Nikola obbedì e lei scese con un salto, lui la seguì a ruota, sembrava incantata davanti a un’altalena e ad un arco fiorito. «che c’è Emma?» lei lo guardò: «Non lo so –ammise scuotendo la testa –mi sembra di esserci già stata in questo posto» sorrise. «Solo impressioni» annunciò, rientrando nella jeep. Solo impressioni.    
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 Che ne dite? Fatemi sapere :) Gin
  
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