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Autore: Lady Po    05/04/2013    4 recensioni
Cloe è una ragazza brillante e creativa, schiacciata dal peso di un cognome importante e contrastata dalla passione per il giovane professsor Bexter. Fin quando a lungo è possibile soffocare i sentimenti? fin quando è possibile nascondere una relazione? Infine, riuscirà l'amore a battere gli schemi sociali? Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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           Closer to the solution

Affondare i dispiaceri nel cibo è un rituale antico come il mondo, credo non passerà mai di moda. Ed eccomi qua, il cliché fatto persona mentre affondo con decisione il cucchiaio nell'enorme boccia di nutella. Sono passati dieci giorni da quando la realtà nuda e cruda ha deciso di bussare alla mia porta.
Dieci giorni che mi crogiolo nei più disparati pensieri alla ricerca di una possibile scusante per il comportamento di Adam.
Dieci giorni che vivo nel riflesso di quello che ero prima di incontrarlo.
Ho pianto così tanto da prosciugare l'intero condotto lacrimale. Mi sono barricata dietro il muro dell'insofferenza dandomi continuamente della stupida credulona e ho riposto le mie sofferenze sul cibo. Ho praticamente divorato ogni tipo di schifezza esistente sul mercato alimentare. 
Ben e Joy hanno cercato in tutti i modi di starmi vicino nonostante fossi più acida di uno jogurt andato a male. Hanno cercato di convincermi che quello che ha fatto mio padre è sbagliato ma che lo ha fatto solo per proteggermi a modo suo. Ma io non ho voluto sentire ragioni, mi ha deluso nel profondo. Ho preferito non  riferirgli niente di quello che ho scoperto, semplicemente l'ho ignorato. L'ho ignorato persino durante la notte della vigilia di Natale quando mi ha regalato il collier di diamanti appartenuto alla nonna. In altre circostanze l'avrei visto come un gesto bellissimo, un ricordo che viene tramandato per rimembrare chi non c'è più. Quella sera mi sono limitata a prendere quel gioiello e riporlo dentro la custodia nella frazione di un secondo. Come una stupida credevo di avere appianato le divergenze con lui, invece ero solo spettatrice inconsapevole di una recita in cui svolgeva un ruolo importante anche l'altro uomo della mia vita: Adam Bexter. Integerrimo docente, uomo passionale e a quanto pare, la mia guardia.
Quell'uomo è instancabile, non mi ha lasciato tregua nemmeno un giorno.  Mi ha chiamato, lasciato messaggi in segreteria, inviato e-mail e lettere rigorosamente anonime che ho puntualmente buttato.
Mi è costata parecchia fatica ignorarlo, il sentimento che provo per lui è forte, intenso e disarmante. Allo stesso tempo provo una rabbia inaudita per quello che ha avuto l'ardire di nascondere. La stessa rabbia che mi ha portato ad accettare l'invito di Kevin a trascorrere la festa di capodanno con lui, ad un party esclusivo organizzato dalla sua agenzia di moda. Non che l'idea di ballare -circondata da adoni fasciati da abiti firmati e donzelle dall'indubbia prestanza fisica- mi entusiasmi, anzi, lo trovo aberrante. Ho deciso però di concedermi una serata diversa, senza regole o freni. Una serata dove potere smettere di essere me stessa e indossare i panni di una ragazza sfrontata e senza limiti. Kevin è la persona adatta per tutto questo. Lui che ha fatto del suo vizio una virtù, è il cavaliere perfetto in questa nottata che si preannuncia scoppiettante.
Ripongo il barattolo della nutella ormai semi vuoto nella dispensa e mi dirigo goffamente in bagno. Ho ancora addosso da stamattina l'imbarazzante pigiamone giallo con delle pecorelle buffe disegnate sopra. Non ho nessuna intenzione di perdere troppo tempo nei preparativi, mi basterà poco tempo per rendermi perlomeno presentabile.
Sto per entrare in bagno quando mi imbatto nel mio amico Ben. Oh, no- ramanzina assicurata.
"Dovresti smettere di girare per casa come un'anima in pena avvolta in quell’orribile pigiama. Sei patetica" esordisce con il tono di voce più duro che gli ho mai sentito. Se non fosse il mio migliore amico, gli urlerei contro di pensare ai fatti suoi. Ma porto pazienza, so che lo fa per destarmi dallo stato di catalessi in cui sono caduta.
"Oh che gentile che sei Ben" ribatto con acuto sarcasmo.
"Stasera io e Joy andiamo al Rho, perché non vieni con noi?” chiede, addolcendosi.
“Mi dispiace Ben, ho già preso un impegno” rispondo alquanto vaga.
“Non mi dire che ti vedi con quello stronzo perché potrei..”
“Fermati, non vedrò Bexter. Esco con Kevin” concludo.
Lo vedo rilassarsi di colpo, come se il peggio fosse appena passato.
E’ piuttosto protettivo in questo periodo. Si è messo in testa di non lasciare che mi avvicini più ad Adam. E’ molto duro nei suoi confronti, non sopporta l’idea che mi abbia fatta soffrire un’altra volta. Evito persino di pronunciare il suo nome, Ben va in escandescenza non appena lo sente pronunciare.
“Dove andate tu e Kevin?” chiede curioso, ridendo sotto i baffi.
“Ad una festa in una villa privata,organizzata dalla sua agenzia di moda”rispondo atona.
“Ottimo, ti divertirai e ti farà bene stare in compagnia dei tuoi coetanei” conclude strizzandomi l’occhio.
Non rispondo nemmeno alla sua provocazione, non voglio deluderlo o peggio ancora farlo preoccupare. Non vado di certo alla festa per avere compagnia. Ho tutte le intenzioni di oltrepassare i limiti, di dimenticare tutto per una sola sera.
Sotto il getto caldo della doccia ritrovo un po’ di pace e tranquillità. Sciacquo via tutta la spossatezza dell’intera giornata e mi preparo alla serata movimentata che mi aspetta.
Indosso un abito corto blu con un inserto in pizzo poco sopra il seno e un paio di tronchetti di colore nero spuntati. Mi metto un filo di trucco e lascio i capelli sciolti. Poi afferro la borsetta vintage che mi ha regalato la mamma per il compleanno e sgattaiolo fuori casa senza che nessuno se ne accorga. Anche se non deve rendere conto a nessuno, papà è fuori a festeggiare il nuovo anno con i colleghi, mamma è in Italia con Marco e Camille festeggia con la sua famiglia.
Kevin mi aspetta sotto casa con una nuova Porsche fiammante, dall'aspetto sportivo  e dal rumore minaccioso.
Rivederlo mi provoca sensazioni contrastanti. Da un lato mi fa piacere ritrovare i suoi occhi nocciola così intensi dall'altro la sua presenza mi ricorda il motivo per cui abbiamo iniziato ad uscire insieme. Ed ecco che l'immagine di Adam sovrasta tutto, eclissando le mie buone intenzioni di non pensarlo.
"Prego principessa" mormora Kevin, aprendo cordialmente lo sportello.
Indugio un secondo di troppo su di lui, oggi è più bello del solito. Ha un'aria matura, decisamente sexy avvolto nel suo abito di alta sartoria.
L'abitacolo della macchina è invaso dalle note di doin' dirt dei Maroon 5. Che carino, ha pensato bene di fami sentire a mio agio accogliendomi con il cd di uno dei miei gruppi preferiti.
"Come stai?" chiede all'improvviso, mentre percorriamo a velocità sostenuta Hamilton Boulevard. I suoi occhi si posano comprensivi su di me.
"Ho avuto giorni migliori" sussurro. Non mi va di parlare di quanto disastrosa o penosa sia diventata la mia vita sentimentale. Lui sembra cogliere la mia richiesta implicita e cambia argomento, assicurandomi che la festa sarebbe stata un successo.
"Eccoci arrivati" esclama, davanti ad una villa in stile Hollywoodiano.
Oltrepassiamo una piscina interamente illuminata antistante la casa e ci avviamo al portone d'ingresso.
Un ragazzo dall'aria vissuta viene ad aprirci la porta introducendoci nel vivo della festa.
Musica assordante e fiumi di alcolici sono le prime cose che riesco a notare. Lo stesso ragazzo che prima ci ha aperto trascina Kevin verso un gruppetto di ragazze che suppongo siano modelle ed io nel frattempo approfitto per sorseggiare il primo cocktail. Mi guardo intorno alla ricerca di un posto dove sedermi e l'unico posto non occupato da persone sconosciute intente a toccarsi libidinosamente sembra essere un puffo da arredamento posto vicino ad una finestra. Mi siedo sprofondando nella morbida stoffa con cui è rivestito e tiro fuori cellulare per controllare l'orario.
Mi accorgo solo adesso della presenza di un messaggio di Adam in cui annuncia che sta venendo a casa mia per portarmi a festeggiare con se il nascere del nuovo anno. Guardo smarrita il mio smartphone senza sapere bene cosa fare. Fortunatamente a casa mia non troverà nessuno e questo implica che non può arrivare ne a me, ne ai miei amici tanto facilmente. Decido di non preoccuparmi, infondo questa è la mia serata e nessuno me la rovinerà. Mi alzo di scatto alla ricerca del primo bar disponibile ma data la scarsa illuminazione e il mio equilibrio precario rischio di inciampare e per poco non finisco sopra un ragazzo dai lineamenti squadrati che ha tutta l'aria di essere un modello.
"Scu-scusa" balbetto al culmine dell'imbarazzo.
"Non preoccuparti, sarebbe stato un piacere salvarti" mi stuzzica lo sconosciuto.
"Ti va di bere?" continua poi, sfoderando un sorriso degno delle migliori pubblicità di dentifricio.
"Naturalmente" rispondo, lasciando che mi trascini al primo bar.
In pochi minuti tracanno interamente il secondo cocktail e la festa sembra essere diventata davvero molto divertente.
Lo sconosciuto mi invita a ballare e non ci penso due volte prima di accettare. Provvediamo a prendere l'ennesimo cocktail e ci fiondiamo in pista. L'ambiente è molto allegro e parecchio spinto. Le persone non hanno alcun problema a sfogare i loro bollori in bella vista. Comincia a girarmi un po' la testa ma provo ugualmente a ballare. E' divino non avere altri pensieri se non quello di muoverti a tempo con la traccia musicale che il dj sta passando.
"Sei la ragazza di Portland?" grida al mio orecchio lo sconosciuto.
"NO" mi affretto a dire, niente etichette. Non stasera.
"Allora non gli dispiacerà se ti bacio.." dice avvicinandosi pericolosamente al mio viso. Non riesco a focalizzare bene quello che succede ma evidentemente qualcuno ha fermato lo sconosciuto perché si allontana di scatto sbuffando parole incomprensibili. Cerco di mettere a fuoco colui che ci ha interrotti e mi ritrovo il viso di Kevin a pochi centimetri dal mio.
"Non dovresti cedere al primo che capita. Quello è un imbecille" soffia al mio orecchio. Deglutisco a fatica e all'improvviso ho la gola secca, ho bisogno di bere.
"Andiamo a bere?" propongo, fingendo di non avere sentito ciò che mi ha appena detto.
"Vuoi davvero ridurti male, eh?" ribatte lui, canzonatorio.
Annuisco lievemente e mando giù i primi sorsi del cocktail che Kevin mi ha offerto.
Sento un' improvvisa sensazione di leggerezza impadronirsi del mio corpo. Come  
 se fluttuassi nell'aria.
Senza accorgermene arriviamo all'ora del brindisi, è quasi mezzanotte ed io ho già mandato giù ben cinque differenti drink.
"5, 4, 3, 2, 1.." gridiamo all'unisono prima di esplodere in un tripudio di auguri e abbracci che non fatico a dare e a ricevere.
E' l'inizio del nuovo anno ed io sono palesemente ubriaca in un festa di sconosciuti tra le braccia di un fotomodello con problemi di droga. Wow, sembrerebbe la trama di un film ed invece è la mia vita.
"Fai uso ancora di quella roba?" grido all'orecchio di Kevin.
"Non ho mai smesso" risponde lui, guardandomi torvo.
"No, niente ramanzine. Non stasera. Fai provare anche a me" propongo. I suoi occhi si sgranano per la mia sorprendente richiesta.
A volte è necessario superare un limite, prima di giudicarlo.
"No, tu sei pulita. Resta così come sei" ribatte, serio in viso.
"Non so più come sono Kevin. Ho bisogno di evadere per scoprirlo, lasciami provare ti prego" lo supplico, puntandogli contro i miei occhi languidi.
"D'accordo, vieni con me" dice in tono imperativo.
Saliamo velocemente le scale che portano al piano superiore della villa ed entriamo in quella che a primo acchito sembra essere una stanza da letto.
Lo guardo smarrita, perché mi ha portata proprio qui?
Lui deve avere capito i dubbi che mi assillano e mi chiede di avere pazienza.
Sembra a proprio agio mentre preparava una di quelle sigarette "truccate". Io invece,  sono in trepidazione. Voglio infrangere le regole, voglio bearmi della spensieratezza dei miei anni, voglio dimenticare l'uomo che amo..
Quando la sigaretta è pronta, con scatto felino Kevin raggiunge la porta-finestra e la apre invitandomi a seguirlo. Ci ritroviamo così in un balconcino che da sul giardino immenso della villa, dove stranamente sembrano regnare silenzio e pace.
"Tieni" dice Kevin, appoggiando tra le mie dita quella strana sigaretta. L'afferro titubante e faccio un tiro veloce. Una strano senso di distensione invade il mio corpo. All'improvviso sono molto più rilassata di prima. E così che ci si sente in questi paradisi artificiali? Appoggio nuovamente le labbra ed inspiro un altro tiro.
Piano piano mi trovo tra le braccia di Kevin che mi stringe come fossi un bene prezioso.
"Hai freddo?" sussurra.
"No" rispondo con sincerità. Tra quelle braccia non ho freddo, solo tanta voglia di restarci a lungo.
Quando la sigaretta è arrivata al termine, Kevin getta la cicca di sotto e mi accompagna dolcemente verso l'interno della camera.
"Vuoi tornare di sotto?" domanda, avviandosi verso la porta. All'improvviso sento che l'atmosfera tra di noi  è cambiata.
"No" affermo, flebilmente.
Lo vedo avvicinarsi verso di me, sebbene la stanza sia in penombra. Mi aiuta a sdraiarmi sul grande letto e poi si stende al mio fianco.
Percepisco tensione nell'aria. Sappiamo entrambi a cosa stiamo andando in contro. 
Lentamente giunge a pochi centimetri da me. Se non fossi totalmente ubriaca e assuefatta  da quella sostanza che ho fumato giurerei di sentire il battito del suo cuore.
Ha un ritmo irregolare, inquietante.
"Non sai quanto ho desiderato questo momento" sussurra sulle mie labbra.
"Allora fallo, per davvero questa volta" lo incito. Non capisco cosa mi prende, ma il dolore accumulato in questi dieci giorni sembra voler traboccare da un momento all'altro ed io ho bisogno di arginarlo. Kevin è la mia unica salvezza in questo momento.
Le sue labbra carnose e calde si appropriano in via definitiva delle mie. Non è la prima volta che ci baciamo ma stavolta è differente. Non c'è finzione, c'è trasporto.
Le sue mani afferrano il mio viso alla disperata ricerca di qualcosa in più. Ci distacchiamo, lo guardo. In pochi secondi sfila via la maglia che aveva sotto la giacca ed io mi perdo a cercare nel buio le linee del suo corpo perfetto. Si avventa nuovamente su di me ed è proprio mentre inizia ad alzare la gonna del mio vestito che lo vedo. O per meglio dire lo immagino. Nelle mie fantasie più recondite c'è sempre stato lui e continua ad esserci nonostante io tenti di cacciarlo via dai miei pensieri. Adam Bexter in tutto il suo splendore ha preso il posto di Kevin, le loro immagini si sovrappongono.
Una lacrima silenziosa scende a rigarmi il viso ed un conato di vomito prende il sopravvento.
Diversi minuti dopo, rigetto interamente tutte le schifezze che ho mangiato durante la giornata. Mi sento completamente stordita e fiacca. Ho un tremendo mal di testa e la strabordante sensazione di dover rimettere in continuazione.
"Ti accompagno a casa" sono le ultime parole che sento pronunciare da Kevin prima di perdere i sensi.
 
POV BEXTER:
Non so come mi sono cacciato in tutto questo. O forse si. Il mio irrefrenabile desiderio di avere sempre di più mi ha portato ad accettare quell'accordo assurdo. Strapagato, tra le altre cose. Allora non sapevo che mi sarei innamorato perdutamente di lei. Che avrei quasi mandato all'aria la mia e la sua carriera per vivere la nostra stramba storia. Lei è poco più che una ragazzina ed io dovrei starle alla larga in quanto suo professore e guardia. Si, con il tempo mi sono sentito la sua guardia. Mi limitavo ad osservarla vivere ai margini della sua vita protetto da quel ruolo che cominciava a starmi troppo stretto. Sin dal primo momento in cui l'ho vista avvicinarsi all'albero sotto al quale ero seduto ho capito che non avrei retto molto. Ho immediatamente fatto cambiare i termini dell'accordo,  disponendo che tutto il denaro che avrei dovuto percepire mensilmente fosse devoluto in beneficienza. Io mi sarei preso cura di lei senza alcun compenso.
Forse sono solamente un uomo debole e non il grande uomo che credevo di essere ma ho lasciato che, prima la passione e poi i sentimenti prevalessero sul buon senso.
Ed ora mi ritrovo a guidare come un pazzo per raggiungere l'ospedale di Trenton, in cui Cloe è ricoverata per avere assunto alcol e aver fumato erba. Mi ha chiamato quel ragazzino, Kevin. Stavo aspettando davanti alla tenuta Downey che lei rientrasse, quando ho ricevuto la chiamata. Il ragazzino diceva che nei pochi secondi in cui aveva preso nuovamente conoscenza, Cloe aveva chiesto ripetutamente di me.
Parcheggio l'auto in fretta e furia e mi precipito per le scale alla ricerca del reparto dove l'hanno portata. Un infermiera grassottella mi informa che Cloe è nella stanza 102 del reparto di rianimazione. Prendo un ascensore e raggiungo a passo frenetico la sua stanza.  Quando apro la porta la ritrovo sul letto, sta dormendo ed ha una flebo appesa. Provo angoscia e rabbia verso me stesso per aver lasciato che si riducesse così. Mi avvicino lentamente e mi lascio sprofondare sulla sedia accanto al letto. Sfioro la sua mano ed un leggero sorriso increspa le sue labbra, come se avesse carpito la mia presenza nonostante il sonno.
Non so dire quanto tempo sia passato esattamente ma le sue palpebre iniziano a muoversi sino ad aprirsi definitivamente.
"Ciao" sussurro.
Lei continua a guardarmi attonita, sembra sorpresa di trovarsi in ospedale, insieme a me per giunta.
"Adam" mormora flebilmente. Vorrei poterla stringere forte ma temo di staccarle la flebo così mi limito ad accarezzarle la guancia.
"Bentornata piccola" le dico amorevole.
"Che ci faccio qui? Che ci fai TU qui con me?" chiede, allarmata.
"Shhh stai tranquilla. Non sei stata bene e Kevin ha chiamato me" rispondo.
"KEVIN?" dal suo viso è evidente la sorpresa per la mia affermazione.
"Si" confermo.
"Io e lui eravamo insieme ad una festa, ci stavamo divertendo e poi..poi non ricordo nulla" tenta di spiegarmi.
"Va tutto bene" la rassicuro, tenendole la mano.
Il rumore improvviso della porta cigolante ci fa girare entrambi. Un dottore in camice bianco entra a passo spedito.
"Signorina Downey come si sente?" chiede, rivolgendosi chiaramente a Cloe. Mi sento ignorato, eppure sono presente anch'io in quella stanza.
"Sto bene dottore" risponde lei, atona.
"Bene, lei è un parente?" dice, degnandomi della sua attenzione per qualche secondo.
"E' mio zio" si intromette Cloe, salvandomi dall'imbarazzo di rivelare la mia vera identità. Quelle tre parole però, al contempo hanno l'effetto di tramortirmi. Non poter dire chiaramente al mondo che sono (o ero, dipende dai punti di vista) il suo fidanzato è uno strazio. Non voglio più mentire. Cosa c'è di male se un uomo della mia età si innamora di una ragazzina? Undici anni, troppi per la società perbenista e conservatrice. Senza contare che agli occhi di tutti sono uno dei suoi professori. Dovrei essere solo di passaggio nella sua vita. Insegnarle un po’ del mio sapere e sparire per sempre. Invece mi sono innamorato, desidero la mia alunna più di qualsiasi altra donna al mondo. Non è deontologicamente corretto ma al cuore non si comanda, no?  Perfetto, mi sono anche trasformato in uno di quei tipi smielati e con scarsa considerazione di sé.
"D'accordo. Appena finita la flebo, puoi tornare a casa. Ti abbiamo praticato la lavanda gastrica, dovresti stare meglio nel giro di poche ore" conclude il medico con tono annoiato, avviandosi alla porta.
"Non voglio tornare a casa. Mi faranno mille domande ed io.." inizia a lagnarsi Cloe.
"Shh Cloe. Non preoccuparti, non andrai a casa tua. Ti porterò con me, a casa mia" la interrompo, sperando di averla fatta calmare.
"Non posso, Adam. Cavolo, ce l'ho ancora a morte con te per quello che hai fatto. Come credi che potrei stare insieme a te, in quella casa piena di ricordi?" chiede, esasperata. Una lacrima minaccia di bagnarle il viso. Mi sento un verme per non averle detto subito la verità.
"Allora vorrà dire che andremo in un hotel nelle vicinanze e domani ti riaccompagno a casa" propongo, incerto sull'esito che darà.
La vedo riflettere, è combattuta. Normale, lo sarei anch'io al suo posto.
"Ok" si arrende infine.
POV CLOE:
Alla fine ho accettato di andare con lui. Debolezza? Forse. Ma nella vita è meglio rischiare che avere rimpianti tutto il tempo.
Percorriamo in un silenzio religioso la stradale che da Trenton ci riporta ad Hamilton. Per tutta la durata del viaggio mi sono trincerata dietro l'ombra della paura. La paura di guardarlo negli occhi e scoprire di avere ancora un bisogno disperato di lui. La paura di ricadere negli stessi errori. Noi, calamite che si attraggono fino all'inverosimile.
"C'è un hotel a quattro stelle qua vicino" la voce di Adam mi arriva ovattata. Mi sono talmente persa nei miei pensieri da non accorgermi subito che mi sta parlando.
"Andrà benissimo" mormoro.
Accostiamo vicino all'entrata dell'hotel e un consierge viene ad accoglierci.
"Buona sera signori. I vostri bagagli?" chiede con il tono più gentile che io abbia mai udito da un dipendente alle tre del mattino del nuovo anno.
"Non abbiamo bagagli. Ci servirebbero due stanze"  specifica Bexter. L'aver scelto di passare la notte in due stanze separate mi da tremendamente fastidio ma non voglio essere sempre io a dimostrare.
"Perfetto, seguitemi. Il mio collega alla reception si prederà cura delle vostre richieste" conclude il consierge.
Alla fine optiamo per delle camere comunicanti, al terzo piano con vista sulla piscina interna dell'hotel.
Quando chiudo la porta alle mie spalle mi lascio cadere lentamente a terra. Sono esausta,  sporca e trasandata. Non devo essere stata una bella visione, eppure Adam non mi ha staccato un secondo gli occhi di dosso.
Decido di fare una doccia per rigenerarmi, dopo andrò a letto.
**
Mi giro e mi rigiro in quel letto e mi rendo conto di non riuscire a chiudere occhio. Sono le cinque del mattino ed io sono ancora sveglia con una certa ansia addosso. Mi alzo di scatto, quasi il mio corpo fosse dotato di volontà propria e mi avvicino alla porta che separa la mia camera da quella di Adam. La sfioro con le dita e chiudendo gli occhi immagino che lui sia dall'altra parte nella stessa posizione, con la stessa ansia.
Quasi sussulto, quando la maniglia si abbassa leggermente. Possibile che lui sia dall'altra parte?
"Sei sveglia?" dice la voce dall'altra parte della porta.
"Si. Non riesco a prendere sonno" rispondo.
"Vuoi venire da me? Magari in due è più facile trovare la forza di dormire dopo una nottata come questa" propone, dolcissimo.
"Vieni tu da me. Sono stata sempre io ad aver mosso i miei passi nella tua direzione" ribatto, forse un po’ distaccata.
"Lo credi davvero? Credi che non mi sia costato nulla ammettere a me stesso di aver fallito? Ti ho cercato come un disperato in questi dieci giorni e non mi sono mai arreso nonostante i tuoi continui rifiuti. So di aver sbagliato ma non sono un santo, Cloe. Sono un essere umano come tanti  con pregi e difetti. Eppure essermi innamorato di te, l'ho annoverato sempre tra i pregi" conclude affranto.
"Non ti ho ancora perdonato ma ho bisogno di te in questo momento" rispondo laconica.
"Apri la porta, amore mio" chiede lui.
Io mi limito a girare la chiave nella serratura e lasciare che entri, prima di sprofondare in un pianto liberatorio accovacciata al suo forte petto. Ci addormentiamo così, senza parlare, senza sfiorarci. Finalmente riesco a sognare e credetemi è una sensazione bellissima.
POV BEXTER:
E' già mattina e lei è ancora su di me. La sua testolina si muove a tempo con il respiro calmo e pacato. Le bacio lievemente il capo e la stringo ancora più forte. Non l'avevo mai vista così fragile e bisognosa d'affetto. Di solito dopo una discussione siamo sempre riusciti a risolvere i problemi rifugiandoci l'uno nel corpo dell'altro. Ma stavolta è diverso, qualcosa si è incrinato e per quanto sia insopportabile l'idea che lei non abbia nemmeno voluto sfiorarmi devo farmene una ragione.
"Buongiorno" sussurra lei, liberandosi dal mio abbraccio.
"Cloe, come ti senti?" chiedo ansioso di conoscere la risposta.
"Bene, molto bene. Mi riaccompagni a casa? voglio togliermi di dosso questi vestiti maleodoranti" dice, alquanto infastidita.
"Certo" mi limito a dire. E' come se fossimo tornati a prima di questa notte. Lei mi ignora ed io non capisco cosa le succede.
Arriviamo alla tenuta alle undici in punto, mi costa parecchio vederla scendere dalla macchina e concedermi solo un lieve saluto con la mano ma non faccio una piega e recito il copione dell'adulto responsabile. Ingrano la marcia e do gas alla macchina che sfreccia lungo le strade di Hamilton come impazzita.
 
POV CLOE:
Finalmente sono a casa. Un altro minuto in più in compagnia di Bexter e avrei ceduto alla tentazione di baciarlo e fare l'amore con lui, in macchina stessa. E' difficile trattenere la passione quando ti travolge. Ed ancora più difficile quando la passione è accompagnata da un sentimento forte e tumultuoso. Nonostante ciò, sono riuscita a far prevalere l'orgoglio.
Mi dirigo verso la mia camera ma gli schiamazzi provenienti dalla camera degli ospiti attirano la mia attenzione. Maledetta curiosità.
Apro lentamente la porta per permettermi di vedere cosa succede lì dentro. Ed è con grande sorpresa che trovo Ben, Joy e Carlos ridere a crepapelle per qualcosa a me ignoto. Quando percepiscono la mia presenza, le risate vengono ammutolite da un silenzio spettrale.
"Cloe" esulta Carlos, rompendo quell'odioso silenzio. Non lo vedevo dal mio compleanno e devo dire che non è cambiato molto in questi mesi; solita bellezza sfrontata.
"Carlos" grido di rimando, abbracciandolo. Quasi lo stritolo.
Passiamo il resto della giornata a raccontarci cosa è successo nelle nostre vite in questo periodo in cui siamo stati separati. Carlos si è iscritto in biologia, in un'università pubblica non lontano da Hamilton. Essendosi iscritto in ritardo, ha dovuto studiare parecchio per recuperare e raggiungere il livello dei suoi compagni di corso. Ma ora è felice ed ha conosciuto una ragazza italiana, Maria, con cui ha una relazione da due mesi.
"Sai che non ti dimenticherò mai vero, Cloe Downey? Sei e rimarrai la donna della mia vita ma non posso competere con lui. Il professore ti ha stregato eh?" conclude, sarcastico. Seppur in forma lieve, credo di amarlo. Un amore diverso, pulito. Un amore quasi fraterno. Perché dopo essere cresciuti insieme, scoprendo le gioie dell'amicizia e sperimentato quelle dell'amore non puoi eliminare del tutto il sentimento che ti lega a quella persona. Semplicemente, si evolve.
"Non so come comportarmi con lui. Mi ha delusa profondamente ma allo stesso tempo non riesco a fare a meno di lui" gli confido.
"Prenditi tutto il tempo che ti serve e poi decidi cosa fare. Non ti ho mai visto guardare qualcuno come guardi lui. Nemmeno quando stavamo insieme mi riservavi quegli sguardi" risponde Carlos, in tono serio.
"Sei speciale anche tu, Carlos Suarez" dico improvvisamente, schioccandogli un sonoro bacio sulla guancia. E per un attimo dimentico tutto quello che è successo stanotte. Per un attimo quel semplice gesto mi fa capire quanto bella, limpida e spontanea può essere la vita, senza bisogno di complicanze. Ed è in quel frangente che capisco quanto è importante mantenere il timone della tua retta. Non lascerò più che qualcuno decida per me, sarò io la protagonista.
"Che ne dite di un film  horror e schifezze varie annesse?" propongo ai miei amici.
"E film horror sia" decreta Joy, tirando un cuscino nella direzione di Ben.
"Non dovevi farlo streghetta. Te ne pentirai" ribatte Ben, travolgendola con le sue braccia. Scuoto la testa, sorridendo. Quei due sono come dei bambini, adorabili bambini innamorati. Si, ne sono sicura. Lo capisco da come si guardano, da come si cercano. E per un solo secondo sento una fitta allo stomaco al pensiero di Adam. No, non ricomincerò a sprofondare nell'abisso della sua assenza, sono forte abbastanza ora.
"Vado a fare una chiamata, scegliete il film" dico, dirigendomi nella mia stanza.
**
"Io l'ho già visto non aprite quella porta" protesta Ben, comodamente seduto sulla sua poltroncina in pelle nera.
"E' in 3D ed è un'altra rivisitazione, zuccone" lo bacchetta Joy.
Mi giro alla mia destra e abbozzo un sorriso. Kevin è proprio buffo con gli occhiali 3D.
Si, avete capito bene. Kevin.
Stranamente dopo la festa, dopo l'ospedale, sentivo il bisogno di sapere come stava. E così l'ho chiamato ed invitato a raggiungermi. Naturalmente gli ho fatto promettere di non proferire parola su quanto accaduto alla festa. Non sono ancora pronta a parlarne.
Poco più in là, Carlos sgranocchia divertito i pop corn al cioccolato che ho preso dalla dispensa. Strano, sono circondata da tutte le persone che sono stati presenti per un motivo o per un'altro nella mia vita eppure sento ancora che manchi qualcosa, qualcuno.
Decido di scacciare quel pensiero e godermi per una sera la mia vita da diciannovenne spensierata.
**
Tornare a Princeton non è stato affatto facile come pensavo. Le due settimane che ho trascorso a casa mi hanno fatto decisamente un buon effetto e mi mancano già i miei amici, compreso Carlos.
Oggi Kevin ha deciso di accompagnarmi in facoltà. Ho cercato di dissuaderlo ma non ha voluto sentire ragioni. Non abbiamo più parlato di quella sera di capodanno, in compenso siamo usciti spesso insieme. E' come se stessimo ricominciando da capo. E per un po’ credo di esserci riuscita ma ora di fronte all'aula di Adam tutte le certezze vacillano. Non l'ho più sentito, ne visto da quella sera. Ed oggi dovrò sostenere con lui l'esame di letteratura.
Saluto Kevin con un abbraccio e facendomi coraggio apro la porta dell'aula. Molte persone circondano la cattedra in preda ad una crisi convulsiva pre-esame. Fogli di appunti, libri di ogni genere e scartoffie popolano i banchetti.
Mi faccio spazio tra la folla e riesco ad occupare un piccolo posticino in terza fila. In base alla prenotazione che ho effettuato sul sito, dovrei essere la penultima della giornata. Bene, mi toccherà assistere a tutti gli esami. Come se il solo fatto di rivederlo non fosse già abbastanza.
"Bene ragazzi, iniziamo. L'ordine di chiamata è stabilito in base alle prenotazioni ricevute sul sito" inizia a dire una voce a me tanto familiare.
Nel frattempo tutti hanno preso posto e finalmente dalla cattedra emerge la figura di Adam Bexter. Divino nel suo vestito grigio. Non riesco a togliergli gli occhi di dosso ma non posso dire la stessa cosa di lui. E' serio e professionale, non mi ha rivolto il minimo sguardo e sembra avere tutta l'intenzione di continuare così. Cosa mi aspettavo? Che saltasse di gioia e dichiarasse a tutti il suo amore? Naa, devo solo stare calma ed attendere il mio turno.
Dopo svariate ore di quella tortura -è dura attendere il proprio turno al patibolo, guardando con un pizzico di invidia chi si è liberato di quel fardello e trotterella felice verso l'uscita- sembra che l'aula si sia letteralmente svuotata. Ci saranno dieci persone al massimo. Nonostante l'estenuante maratona Adam non sembra affatto provato, anzi, ha sempre l'aspetto fresco e riposato di stamane.
Impreco mentalmente contro la mia totale incapacità a concentrarmi e ripassare. Inoltre, continuo a torturare il mio labbro in preda al nervosismo, il mio turno sta per arrivare.
"Downey".
Quasi sobbalzo quando Bexter chiama il mio nome. Ero talmente concentrata a rimurginare sopra l'intera situazione da non accorgermi che in aula siamo rimasti solo in tre persone: io, Adam e la ragazza che deve sostenere l'esame dopo di me.
Mi avvio a passo strascicato e a testa bassa alla cattedra. Tutto sembra così surreale.
"Mi parli del romanzo di Nathaniel Hawthorne, the scarlet letter. Quali sono i temi che tratta l'autore?" chiede il mio professore, puntandomi contro i suoi occhi color del mare.
Irrimediabilmente mi ritrovo a boccheggiare, mi manca l'aria. Tutta la tensione che ho accumulato durante il giorno comincia a dare i primi segni.
"Vuole che le porga un'altra domanda?" continua lui imperterrito, con la sua crociata.
Emetto un lungo sospiro e inizio a parlare dell'opera. E' difficile guardare i suoi occhi e non immaginare quello che c'è dietro.
"Infine tra i temi prevalenti, Hawthorne pone l'accento sul tema della colpa. La protagonista infatti porta una lettera scarlatta al petto proprio per marchiare la colpa di cui si è macchiata, ovvero l'adulterio" concludo, soddisfatta della mia spiegazione.
"Lei su che livello si pone con il pensiero di Hawthorne? Trova che le colpe vadano espiate o semplicemente dimenticate?" chiede Bexter. Percepisco immediatamente cosa vuole dirmi tra le righe e all'improvviso tutto mi è chiaro.
"Trovo che le colpe vadano metabolizzate e poi espiate. Il peccato, anche se commesso in buona fede è sempre peccato. E' altresì vero che l'unico giudice a cui è permesso dare un giudizio  definitivo non si trova su questa terra quindi chi siamo noi comuni mortali per condannare una persona?" concludo.
Lui mi guarda scettico, riducendo i suoi bellissimi occhi a due fessure. E' evidente che l'ho spiazzato.
"Accompagni alla tenuta Downey, devo fare una cosa molto importante" bisbiglio.
La ragazza dopo di me è talmente concentrata su un ultimo ripasso da non aver capito il sottile gioco tra me e il professore.
"Sei impazzita? Devo interrogare un'altra ragazza dopo di te, nel caso non te ne fossi accorta" sussurra lui, ai limiti dell'udibile.
"Aspetterò che tu finisca di interrogarla. Per quanto riguarda me, l'esame finisce qui. Non ho intenzione di portarlo a termine" dico, più risoluta che mai.
Lui sgrana gli occhi per l'evidente sorpresa che le mie parole gli hanno procurato.
"Perché?" mormora.
"Lo capirai presto".
 
ANGOLO AUTRICE (Attenzione: il commento è moooolto più lungo del solito per apposite ragioni, chi ha il coraggio di andare avanti capirà XD).
Anyway, girls!! Come state?
Ecco sfornato il penultimo capitolo. Cosa ne pensate? Ero titubante se pubblicarlo per intero o meno dato che è un capitolo un po’ complesso e lunghetto.
Ricapitolando prima del gran finale:Cloe ha scoperto il segreto che celava Adam Bexter. Naturalmente non la prende bene ma nonostante tutto la passione tra i due è irrefrenabile e dopo che Adam confessa i suoi sentimenti finiscono a letto insieme per l'ennesima volta.
In questo capitolo assistiamo al comportamento di Cloe postumo alla scoperta. I famosi "10 giorni" sono l'anticamera di quello che succederà in seguito. Cloe infatti perderà la sua lucidità in favore di Kevin e della roba che continua a fumare quest'ultimo. Il tutto termina in ospedale, con Bexter al fianco di Cloe. La sua figura è molto cambiata rispetto ai primi capitoli. L'ho reso volutamente più dolce e comprensivo, quasi paterno. Infondo Cloe sento molto la mancanza di una figura portante nella sua famiglia. Quella stessa figura che ha osato stipulare un accordo assurdo alle sue spalle.
La scena di Cloe e Adam dietro quell'unica porta che divide le loro stanze comunicanti è una metafora che rappresenta il loro rapporto. Forte e tremendamente vicino ma ostacolato da una sottile barriera rappresentata  dalla società, dai pregiudizi e dalle bugie. Solo nel buio della notte Cloe apre quella porta. Al mattino però, tutto torna come prima.
Il suo ritorno a casa è allietato dalla presenza dei suoi più cari amici e del suo ex storico che fatica a considerarla "una come le altre" ma che sa mettersi da parte.
Kevin viene chiamato a sorpresa  dopo quella fatidica notte di capodanno, non ve lo aspettavate, vero? Neanche io a dire il vero. Mettendomi nei panni di Cloe ho pensato che avrei voluto vederlo, forse per attutire il vuoto lasciato da Bexter. Il professore infatti, non si fa più ne sentire, ne vedere. Sarà il giorno dell'esame a dare a Cloe e Adam la possibilità di rincontrarsi. Proprio durante l'esame, Cloe capisce (spinta dalle provocazioni sotto forma di domande d'esame di Bexter) cosa vuole fare veramente e chiede al suo professore di accompagnarla alla tenuta Downey..e qui lascio a voi l'immaginazione. Se siete arrivati fin qui significa che avete abbastanza pazienza dunque non vi sarà difficile usarne un pò per farmi conoscere i vostri pensieri, le vostre supposizioni, la vostra opinione..insomma ciò che volete. Io vi aspetto. Concludo ricordando di aggiungere su facebook il mio profilo autrice: LADI PO..dove troverete le foto degli outfits, spoilers sull'ultimo capitolo e...la trama che ho in mente per una nuova storia (naturalmente spalmati in diversi giorni XD ).
Credo di aver approfittato abbastanza della vostra pazienza, mi congedo. Un abbraccio a tutte e un bacio a chi recensisce sempre con affetto, siete il mio sostegno, thanks :D
   
 
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