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Autore: Pervinca    28/08/2004    5 recensioni
Piccola storia autoconclusiva, che si basa sull'alternanza dei pensieri di Narcissa ed un Draco di circa 5 anni, durante un'ipotetica scomparsa di Lucius (i cui pensieri appaiono solo una volta) Scritta qualche anno fa, l'ho modificata solo ora, poichè il finale non mi soddisfaceva.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Narcissa Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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INSIEME

Non tornerà. Oh, no, non tornerà. C’è freddo e grida. GRIDA! Vorrei smettere di camminare in cerchi che non finiscono mai. Spirali. Spirali.

In una di quelle io caduta sono.

Mamma è pazza. E non importa se non si può dire. Mamma è pazza. Pazza perchè è estate e mi mette il pigiama pesante e d’inverno cammina scalza con solo una sottoveste addosso. Anche quando nevica. Le piace, la neve. E’ per questo che d’estate impazzisce.

La neve è straordinariamente soffice. Io sono la neve. Sul pendio scosceso vorrei scivolare. Nessuno ha bisogno di me. Ma io ho bisogni di Lui. Non torna. Dov’è?

Vorrei tanto saperlo.

Gioco. I giocattoli preziosi costoso stanno sui ripiani più alti e per tanto tempo non li ho mai toccati perchè avevo paura di rovinarli e chi la sente più. Ma mamma ora è pazza. Non le importa cosa faccio. Spacco i trenini apro i pupazzi e via il cotone e strappo i bottoni moriranno mentre gioco da solo carneficina d’oggetti ma che importa la mamma è pazza.

Vorrei tanto essermi imposta. Avrei voluto sbarrargli la strada. Avrei chiuso la porta con mille catenacci. Le mie carezze sarebbero state manette. Ma non potevo saperlo. Come potevo? Non c’è più niente. L’armadio è pieno dei suoi vestiti. Sono solo insulsi stracci. Li ho odorati finchè hanno avuto il suo odore.

Se nè andato una mattina d’estate. Ecco perchè la mamma la odia. E ora è pazza. D’inverno eravamo insieme. Giocavamo con la neve. La neve è bella, dice la mamma. Per me è solo tanto fredda.

Il piccolo Draco non è che un fantasma. Un fantasma che assomiglia a Lui. Ma non posso vederlo. Non posso, sul serio! Se solo passo la mano tra quei suoi capelli biondi la sola immagine che mi uccide è Lui. Vorrei tanto che fosse femmina. Vorrei tanto che fosse diverso. Vorrei tanto che non fosse così maledettamente uguale a

Lui.

Mamma non mi vuole bene. Mi evita. Da tanto. Tempo fa eravamo felici. Era brava, a volte, anche a cucinare. Ci aveva preparato una marmellata, scura, forse ai mirtilli. Era piena di bozzi. Ma papà l’aveva spalmata su una grossa fetta di pane, ancora calda, e aveva detto che era buonissima. L’ho provata anche io ed era vero. Poi Ci sono stati altri giorni simili. E poi papà è scomparso. Ora mamma mi evita. Perchè è pazza. No, perchè mi odia.

C’è stato un tempo che ora non c’è più. Lui mi amava. Io lo amo ancora. Sento ancora il suo calore mai tiepido, ma se stringo le coperte non c’è che il vuoto. Piango. E i cuscini s’impregnano delle mie lacrime. Non voglio. Vorrei conservare per sempre il suo odore. Quando tornerà. Non tornerà.

 

Mi mancano, tutti e due. Allo stesso modo. Non so cosa darei per poter baciarle di nuovo quelle labbra dolci. Non so cosa darei per farmi coccolare con qualcosa di caldo ogni sera. Chissà come si è fatto grande Draco, ora. Un giovanotto. Chissà se sarebbe ancora disposto a volare in alto in alto, come quando lo prendevo e lo facevo girare fortissimo? Ma questi pensieri non mi sono d’aiuto. Il tempo scorre e ormai mi avranno dimenticato. Qui non si sta malissimo. La scelta è stata mia. Questi pensieri non mi sono d’aiuto.

Chissà se torna. Se torna la mamma tornerà normale. E preparerà ancora la marmellata. E la mangeremo insieme.

Di nuovo, insieme.

No, non tornerà. Sarebbe già tornato. Il fuoco è spento. E’ spento da tanto. Le braci sono morte, anche loro. Muoiono, sotto tanta cenere. E io e Draco non siamo che due fantasmi. Non possiamo consolarci a vicenda. Ectoplasmi. Non possiamo toccarci. Siamo in due universi paralleli. Vorrei avere la sua età. Io indossavo sempre pizzi e crinoline. Ero bella, davvero.

Vorrei tanto essere mamma. Vorrei avere la sua età. Non sarei pazzo, io no. Manderei avanti la famiglia. Ormai sono l’uomo di casa. Ma sono troppo piccolo. Chissà se tornerà. Se fossi grande non avrei paura. Non avrei dubbi. Solo certezze. Ma sono piccolo. Troppo. La casa è grande. Piango. Giuro che è l’ultima volta.

L’ho visto piangere. Forse non siamo due fantasmi. Forse è mio figlio. Se lui è mio figlio io sono sua madre. Posso?

Mi ha abbracciato. E ora io abbraccio lei. Sì, mamma, puoi.

  
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