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Autore: Zomi    05/04/2013    6 recensioni
Il banco più limpido e candido mi circonda.
Cielo bianco, suolo bianco, sole bianco che irradia una strana luce nivea tutt’attorno a me, annientando ogni contorno dello sfondo che mi circonda, rendendo piatto e irriconoscibile l’ambiente, impedendomi così di capire dove sono.
Dati geografici inutili, visto il mio ambiguo senso dell’orientamento.
Sbuffo, grattandomi il capo e guardandomi attorno.
-Mm- mugugno a labbra strette –Un sogno…?!?-
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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WHO DO YOU PREFER? 

 


Il banco più limpido e candido mi circonda.
Cielo bianco, suolo bianco, sole bianco che irradia una strana luce nivea tutt’attorno a me, annientando ogni contorno dello sfondo che mi circonda, rendendo piatto e irriconoscibile l’ambiente, impedendomi così di capire dove sono.
Dati geografici inutili, visto il mio ambiguo senso dell’orientamento.
Sbuffo, grattandomi il capo e guardandomi attorno.
-Mm- mugugno a labbra strette –Un sogno…?!?-
Storco il naso, fissando me stesso.
Ora che lo noto, indosso solo i miei boxer neri attillati con l’elastico rosso, e sono seduto su di una sedia di vimini dallo schienale intersecato a scacchiera forata.
È comoda, bianca come tutto ciò che non riesco a definire ma mi circonda.
L’imbottitura addolcisce il sostegno in legno, e i braccioli robusti mantengono sollevati i miei avambracci comodamente, mentre le gambe penzolando accanto agli arti anteriori della poltroncina.
-Ottima per un sonnellino…- sghignazzo, sistemandomi meglio tra l’imbottitura e incrociando le braccia dietro il capo a mo di cuscino.
Si, decisamente questo è un sogno, perché solo in una fantasia posso trovare una poltrona comoda come questa, e rilassarmi senza urla di capitani affamati o navigatrici isteriche a disturbarmi.
Chiudo l’occhio pigramente, stiracchiando i muscoli delle gambe prima di accavallarle e affondare ancor di più nell’imbottitura chiara della sdraio.
Un’ultima occhiata intorno a me, facendo scivolare appena lo sguardo sotto le ciglia scure, per controllare che non arrivi nessuno a importunare il mio idillio, prima di ghignare e iniziare a sonnecchiare.
Rilasso i muscoli e i sensi, svuotando la mente e lasciando che Morfeo m’invada vene e mente.
Posò appena il capo contro le braccia piegate, quando un ritmico ticchettare inizia a suonare attorno a me.
E ti pareva!!!
Mai che un povero spadaccino possa riposare in santa pace….
Rapido, spalanco l’occhio buono, indirizzandolo verso la fonte del picchiettare.
Il rumore è preciso e distinto, ritmico e con cadenza precisa.
Tic tac, tic tac…
Si fa sempre più nitido, come se si stesse avvicinando a me.
Mi alzo con la schiena dal fondo della sedia e affondando le mani nei braccioli chiari, fissando il bianco ovattato che mi circonda, scrutandolo nel cercare l’oggetto che produce questo fastidioso e irritante suono.
Lenta, appena accentuata e debole, una figura inizia a delinearsi avanzando dal fondo del mio sogno, procedendo a passo elegante insieme al ticchettio, che ora riesco a identificare come passi sicuri e leggeri.
Assottiglio lo sguardo, pronto ad affrontare questo nuovo personaggio, aspettando che prenda maggior forma e dettagli avvicinandosi per poterlo identificare e battere al tappeto a suon di pugni per aver interrotto la mia pennichella.
Lo sconosciuto cammina verso di me, con sicurezza, picchiettando i suoi passi su alti e duri tacchi femminili.
Tacchi femminili?!? Un Okama?!?
No, perché piano, i suoi arti prendono più spessore e tono, delineando una figura di donna dalla pelle levigata e chiara.
Indossa una microscopica gonnellina a pieghe blu scure, e una camicetta bianca abbottonata solamente sotto al seno, quasi totalmente scoperto e su cui intravedo l’intimo nero.
L’abbondante scollatura della camicia, che si apre maliziosa sul petto, è accompagnata da un fular di tonalità scura come la gonnellina, formando così una specie di divisa scolastica alla marinara. I tacchi, alti almeno 15 centimetri, ritmano la sua camminata ancheggiante e sensuale, sottolineando l’ondeggiare lento dei suoi sinuosi fianchi.
Aggrotto le sopracciglia, sollevando lo sguardo dal formoso corpo al volto della sconosciuta, riconosciendolo con mezzo respiro strozzato.
Con in bocca un lecca lecca, che le imperla le dolci labbra rosse, e i lunghi capelli rossi raccolti in due codini a lato del capo, Nami avanza verso di me sorridente e con occhi maliziosi.
Con le sue diafane dita, fa roteare sulle sue labbra il lecca lecca, succhiandolo e leccandolo lussuriosamente in mia direzione, mentre con la mano opposta si arriccia una ciocca di capelli.
-N-nami…- deglutisco senza fiato, mentre sento il mio membro iniziare a ingrossarsi tra le gambe.
Ma che ci fa lei qui?!? E perché è vestita in questo modo così dannatamente sexy?!?
Con il suo passo ritmato, Nami si avvicina a me, fino ad addossarsi con un gomito allo schienale della poltrona continuando ad arricciarsi, con la mano libera dal giocherellare con il lecca lecca sulle labbra, il codino sbarazzino e rosso attorno al viso.
Deglutisco incapace di capire.
La fisso piegare le gambe in modo da sculettarmi sotto al naso, mentre si sposta davanti a me, increspando le labbra in un sorrisetto malandrino e, incrociando le braccia sui reni, incurvare in avanti il petto, mettendo in bella mostra il suo seno.
-Professor Roronoa…- sussurra con fare fintamente dispiaciuto -… mi spiace ma ho dimenticato la ricerca a casa…-
Si siede di botto sulle mi gambe, distendendosi tra le mie braccia e accavallando le sue gambe contro il mio braccio sinistro, mentre mi fissa con occhi maliziosi.
-La prego: non mi sculacci…- sorride, roteando in bocca lo stecchetto zuccherato e rigirandosi a pancia in giù per sventolarmi le sue natiche chiare sotto il naso.-… perdoni questa mocciosa cattiva…-
Sbatto le palpebre un paio di volte, schioccato e incapace di credere a ciò che sta accadendo.
Nami, vestita da scolaretta, si struscia su di me chiamandomi “Professor Roronoa” e chiedendomi di non sculacciarla per essere stata una mocciosa cattiva?!?
Oh Kami, altro che sogno: è una fantasia utopica!!!
Si rigira sulle labbra il lecca lecca, guardandomi sorniona e tentatrice. Piano, si abbassa col petto contro le mie gambe, iniziando a strusciare i seni sul cavallo.
-Oh la prego, professor Roronoa…- si dimena fingendo di piagnucolare -… sia buono: non mi sculacci…-
Sgrano ancor di più l’occhio, sentendo un leggero filo di sudore scendermi dalle tempie, mentre il cavallo dei boxer aumenta di volume.
-Allora, professore?- si dimena sopra le mie gambe -Vuole punire o perdonare questa mocciosa…?-
-Nami…- deglutisco un ringhio voglioso -… ma che…-
-Se vuole…- balza a sedere sulle mie cosce, sbattendo il suo cavallo sul mio apposta -… per farmi perdonare, posso ripassare con lei geometria per la verifica di domani…-
Si avvicina al mio viso, andando a schioccare la lingua contro l’orecchio destro, leccandolo leggermente con la punta delle labbra aromatizzate al lecca lecca al mandarino, schiacciando i suoi seni sul mio petto nudo.
-Che dice? Mi metto a novanta gradi?-
Mi strozzo con mezzo respiro, avvampando di calore.
Altro che 90° gradi: io ti metto a 360° mocciosa mia.
La prendo per i fianchi, spingendomela contro e portando il suo viso a pochi centimetri dal mio, fissandola nei suoi caldi e densi occhi di cioccolato.
-Bhè…- sghignazzo -… mocciosa, potremmo ripassare anatomia… no?-
Sorride inclinando il capo su un lato, rigirandosi la caramella sulle labbra, mentre alza un polpastrello sui miei addominali, disegnando le cicatrici che mi segnano.
-Sicuro che non vuoi…- mi avvicina a sfiorarmi le labbra con le parole -… ripassare giurisprudenza?-
La fisso non capendo, ma non appena lei si rialza un poco da me, noto che il suo abbigliamento è cambiato, ma non la temperatura del mio corpo.
Con una gonnellina nera a frappe di velluto trasparente, un reggi petto stretto sui seni nero anch’esso, i capelli sciolti, delle manette pelose legate ai suoi polsi e una mascherina scura attorno agli occhi, mi fa l’occhiolino, alzando le catene verso di me.
-Oh Cacciatore di Taglie: liberami…- si smuove sulle mie gambe, sobbalzando e facendo ballonzolare i suoi seni nel striminzito reggiseno -… liberami Cacciatore…-
Aggrotto un sopracciglio, ponderando la situazione.
Se io sono un Cacciatore di Taglie, lei è una…
-… ladra?- borbotto, grattandomi il mento.
Lei mi sorride malandrina, posando i polsi incatenati sui miei pettorali e subito sopra il suo petto florido e trasbordante, che straripa dal suo vestiario e si schiaccia sulla mia pelle, aumentando le mie voglie.
-Si, sono una ladra…- si smuove, schiacciando i capezzoli contro la mia pelle -… una truffatrice, una lestofante…-
Con dita lievi mi accarezza il collo, facendo tintinnare le manette a ogni movimento.
-E come tale so contrattare…- alza le braccia al cielo, per poi abbassare attorno al mio collo e arrivare a soffiarmi sulle labbra tentatrice e truffaldina.
-… non consegnarmi alla Marina…- prova a contrattare -… e io saprò come ripagarti…-
Stringe le gambe, divaricate attorno alla mia vita, sui fianchi, iniziando a muoversi su e giù sopra di me imitando l’atto sessuale.
Ansima, geme, fingendo di arrivare fin quasi all’orgasmo, mentre scuote i suoi seni contro di me, facendomi a volte affondare col viso tra quelle collinette rosee e morbide che sembrano sul punto di dilaniare con il loro prosperoso peso il top che le veste.
Sogghigno, e veloce porto le mie mani a slacciarle il reggi petto sulla schiena, denudandole il petto e liberando i suoi seni, che iniziano a ballonzolare impudicamente davanti ai miei occhi.
Avido, le prendo in mano portandomele alla bocca, succhiandone le cime scure e leccando il cerchietto turgido dei capezzoli. Nami alza le braccia la cielo, facendole ricadere dietro ai capelli, aumentando le finte spinte e ritmandole con il tintinnare ferroso delle manette, mentre le mie labbra si riempiono del sapore fruttato della sua pelle.
-Mmhhh… mi stai convincendo…- le mordo un lembo di pelle, alzando gli occhi sui suoi -… quasi, quasi non ti consegno alla Marina…-
Ricambia lo sguardo malizioso, leccandosi le labbra con un moto di lingua circolare, ansimando e ridacchiando di piacere.
-Ne sei convinto…- sussurra -… sei certo di non preferire che continui a fare la… gatta?-
In un attimo me la ritrovo acciambellata attorno alle gambe, inginocchiata a terra e con le mani posate sul mio cavallo.
-Miao…- miagola con tono morbido e dolce, sbattendo civettuola le lunghe ciglia scure.
Tra i capelli color rame dondolano due orecchiette feline, e sul fine della schiena una sinuosa e sguisciante coda rossiccia sventola vogliosa di fusa.
-Uhm…- mugugno ancor più eccitato -… abbiamo voglia di coccole eh…-
Nami, con indosso un completino intimo arancione con sbuffi di pelliccia rossastra, si avvicina al mio bacino, affondando le unghie laccate di rosso sull’elastico dei boxer.
-Prrr…- fa le fusa, strusciando i seni tra le mie gambe e affondando le unghie nella pelle sopra ai boxer.
-Attenta micia…- sghignazzo -… quelle non sono gomitoli di lana…-
Arriccia le labbra in un sorrisetto felino, e piano infilza gli artigli nella stoffa del mio intimo, iniziando a strattonarlo verso il basso.
Mi lecco le labbra, sentendo il mio pene ingrossarsi ancor di più mentre la mia gatta continua a strusciarsi su di me e a far le fusa, accompagnando leggere carezze a veri e propri strusci lussuriosi.
-Prr, prr…- gnaula, abbassando il capo sul mio pube, iniziando a leccarlo.
La sua lingua umida e ruvida mi irrita piacevolmente la pelle, mentre si abbassa dall’inguine verso il centro del mio corpo. Sento la pelle elettrizzarsi man a mano che le sue labbra si avvicinano al mio membro ormai del tutto spogliato, che s’ingrossa e trema eccitato.
Mi aggrappo ai braccioli della poltroncina, sentendomi affannato e sul punto di lasciarmi andare.
-… si gattina, si…- le accarezzo i capelli tra le due orecchiette pelose, abbassandole il capo verso i miei genitali.
Sento le sue fusa farsi sempre più vicine al mio fallo, che trema al caldo respiro della mia Nami.
-Miao…- miagola acuta, leccando per tutta la lunghezza il mio desiderio, arrivano sul glande a lapparlo interamente -… ti piace?-
-Ah… si…- mi lascio sfuggire un ghigno compiaciuto, fissandola con occhi socchiusi.
-Sicuro di non preferire…- prende in mano il pene e lo stringe vigorosamente -… qualcosa di più… forte?-
Di nuovo i suoi indumenti cambiano, mutandosi in un completo da carceriera grigio.
È un completo tutt’unito, una minigonna liscia e una camicia scollata fino all’ombelico, che lascia nudi i seni, attraversati da una argentea catena che si collega a un collare borchiato al collo di Nami.
Due guanti di pelle nera, un basco calato sugli occhi e una frusta stretta tra le dita, completando il tutto, sottolineando il sorrisetto beffardo della rossa, che, in piedi di fronte a me, fa scioccare a terra il nerbo.
-Sei un pessimo debitore Roronoa…- sculetta piegando su se stessa la verga -… non hai pagato nemmeno un berry del tuo debito verso di me…-
Con la curva del manico della frusta, traccia la cicatrice del mio petto, disegnandola da fianco a spalla, mentre si addossa con un ginocchio tra le mie gambe, spingendolo contro il mio desiderio fremente.
-Dovrò punirti per la tua inadempienza…- mi fa l’occhiolino, schioccando le labbra lucide.
-Una schiavista…- sghignazzo, tamburellando le mani sui braccioli -… mancava in effetti…-
-Zitto, squattrinato!!!- mi richiama all’ordine, scudisciando nell’aria la sua arma per poi farla passare tra le sue mani e tenderla.
-Mi ripagherai ogni singolo berry in natura…- mi da le spalle, per strusciare il suo sedere contro il mio bacino surriscaldato, che inizia a tremare emettendo un liquido trasparente dalla punta.
Si volta  farmi l’occhiolino e indicarmi con un dito teso -… qualche obiezione?-
-Affatto…- ghigno infossando lo sguardo voglioso -… anzi sono pronto a iniziare il pagamento fin da ora…- la prendo per i fianchi e la spingo con prepotenza a sedersi su di me, schiacciando tra le sue gambe il mio pene.
-Iniziamo?- le lecco il collo.
-Mah…- si muove facendomi eccitare ancor di più, nel sentire le sue gambe nude stringersi attorno al mio desiderio -… ora che ci penso, non preferiresti qualcosa di più sano?-
Ennesimo cambio di abbigliamento, ennesimo aumento di ormoni nel mio basso ventre.
Come nei migliori sogni di ogni uomo, mi ritrovo tra le braccia una bianca e sensuale infermierina, con stetoscopio e camice striminzito bacino, pronta a visitarmi a fondo.
-Noto un certo rigonfiamento dei tessuti qui…- mi accarezza il fallo con mano delicata -… e anche una tensione nervosa notevole…-
-Non ti immagini quanto, piccola…- ringhio, stringendomela al petto.
Approfittando della sua posa sopra di me, le passo una mano sotto ai seni stretti nel camice scollato, iniziando a massaggiarne uno energicamente, mentre con la mano libera affondo con le dita tra le sue gambe, cercando di toglierle le mutandine.
-Signor Roronoa…- finge indignazione -… così le salirà la pressione…-
-Mi è salito ben altro per tutto questo tempo…- sghignazzo baciandole il collo e muovendo il bacino sotto il suo, strusciando l’erezione tra le sue natiche sode.
-Dovrebbe prendere qualcosa per il suo battito accelerato…- posa lo stetoscopio sul mio petto, mentre le sfilo l’intimo.
-Ora ti faccio prendere io qualcosa… e sentirai come batte…- infilo due dita dentro di lei, bisognoso di averla, di sentirla mia.
-Oh… signor Roronoa…- stringe le gambe attorno alla mia mano che la viola, fermandola -… viste le sue condizioni dovrebbe calmarsi… mi dica: preferisce una camomilla o un sonnifero?-
-Sesso, Nami, preferisco il sesso…- sbotto irritato da questo continuo giocare.
Accidenti!!! Ho bisogno di te mocciosa: ora, subito.
-Sesso…- fa vaga, portandosi un dito al mento e sollevando gli occhi al cielo -… e mi dica, preferisce farlo con me…- si indica il petto -… o con…-
-Me…?- davanti mi riappare la mocciosa scolaretta, che sculettando continua a succhiare il suo lecca lecca.
-O me?- si avvicina anche la ladra, che posa una mano su una mia spalla, mentre nell’altra fa roteare in aria le sue manette pelose.
-O me… miao…-
La Namigatta si struscia sull’altra spalla libera, stringendomi il capo tra i suoi seni, mentre le altre sue gemelle continuano a lambirmi su tutto il corpo.
-Oppure me…-
Uno schiocco di frusta, e su una gamba, opposta a quella in cui l’infermiera mi misura la pressione, la schiavista ramata tende sgusciante la sua arma, ammiccandomi maliziosamente.
Deglutito, preso alla sprovvista.
Cavolo, sono tutte meravigliose.
Tutte e 5 così meravigliosamente disponibili e sensuali, dolci e violente, prede e cacciatrici, dominate e dominatrici, tutte uguali ma diverse per la sfaccettatura di personalità dell’unica Nami che ora interpretano. Le loro mani si uniscono sul mio petto, accarezzandomi, graffiandomi, lambendomi lussuriose.
Mille labbra schioccano attorno a me, leccandomi il viso, il collo, la bocca.
Gambe che si strusciano, che si stringono attorno al mio corpo fremente di eros. Seni che mi accerchiano e invitano a possederli, mentre altre mani vanno ad accarezzare il mio desiderio impazzito per gli ormoni.
Voglio fare l’amore con tutte loro, non posso sceglierne una e scartare le altre.
Sono tutte la stessa donna che amo, e quindi le amo tutte.
Non posso preferirne solamente una.
-Allora…?- mi bacia le tempie la gatta, riportandomi tra loro –Chi preferisci?-
-Chi scegli Cacciatore?- mi accarezza il petto sensuale la ladra, offrendosi a me.
-Professore… chi vuoi?- affondo il capo tra due seni rosei e morbidi da mocciosa, avvampando su tutto il viso.
-Bhè ecco…- mi volto a fissarne una alla volta.
Come posso scegliere? Non posso preferirne una e rifiutare le altre: sono tutte Nami.
Deglutisco un poco, temporeggiando, ma il mio perdere tempo inizia ad irritarle, e pian piano tutte e 5 mi fissano corrucciate e spazientite.
-… io…- balbetto, cercando di salvare capra e cavoli -…siete tutte così… non posso scegliere solo una… io voglio… ecco, io voglio…-
-Chi?- la frusta schiocca minacciosa nelle mani della Schiavista, che mi fulmina incattivita da un possibile rifiuto.
-Chi?- le unghie si infilzano taglienti nella carne, mentre la gatta inizia a gonfiare il petto rabbiosa.
-Chi?- una siringa spruzza nell’aria una strana sostanza inquietante.
-Chi?- le manette roteano come una mazza ferrata sopra la mia testa, facendomi preoccupare.
-Chi?-
-Chi?-
-Chi?-
-Chi?-
-Chi?-
-Chi?-
-Ch……-
 



-…iiiiiiiii!!!!!!-
Sbarro gli occhi al soffitto della camera, deglutendo nel buio della notte.
Un fiotto liquido mi bagna il cavallo, mentre il cuore martella indemoniato nel petto.
Il sudore cala gelido sulle tempie, e il terrore di finire frustata, graffiato, preso a smanettata sul cranio e avvelenato per endovena striscia lungo la colonna vertebrale, allentando la presa nervosa dei muscoli.
Un sogno.
Un sogno.
-Un sogno…- borbotto, passandomi la mano sugli occhi e la fronte ad asciugare il sudore.
Era tutto un sogno.
Deglutisco, sollevato dall’ardua decisione che stava diventando parecchio pericolosa.
-Devo smetterla di bere un bicchiere di Rhum prima di andare a dormire…- mugugno con mezzo sbadiglio, storcendo il naso e mandando a quel paese il mio dannato subconscio.
Smuovo le spalle contro il materasso, cercando di trovare una posizione comoda per riaddormentarmi, strattonando un lembo di coperta sopra all’addome, ma appena muovo un muscolo, una presa salda e forte mi stringe il braccio sinistro, arpionandolo cocciutamente.
Mi immobilizzo, ruotando l’occhio sulle lenzuola raggomitolate accanto a me.
Attorcigliata come un gatto su una poltrona, Nami si stringe a me in cerca di calore, approfittando delle mie gambe bollenti per scaldare i suoi piedi ghiacciati, che affondando tra i miei arti, facendomi rabbrividire per la sua pelle liscia ma troppo fredda. Provo ad allontanarla un po’, ma lei si intestardisce e giunta tra le piante dei piedi il mio polpaccio, usandolo come termos per i suoi piedini ghiacciati, mugugnando a denti stretti un qualcosa di simile a “non ti muovere babbeo…”.
-Schiavista…- borbotto, strattonando un lembo di lenzuolo da quelli che la ricoprono,  tentando di recuperarne almeno mezzo metro.
Ma non riesco a recuperarne nemmeno millimetro, anzi ne perdo un po’, che lei da brava ladra ruba, aggiungendoseli al petto e stringendoseli ancor di più attorno a lei.
Mugugno contrariato, e il mio brontolare non fa altro che aumentare la sua presa su di me.
Come un mocciosa stretta al suo orsacchiotto, stringe cocciuta la sua mano attorno alla mia, stritolandola con forza estrema.
Sbuffo un po’, muovendomi lentamente per non disturbarla nel sonno, scivolando sotto le sue coperte e raggomitolandomi accanto a lei. Trovo un varco tra le braccia e mi addosso al suo petto, posando il capo tra i suoi seni a mo di cuscino.
Un cuscino tremendamente morbido.
Mi struscio su d lei, scaldandomi, e abbracciandola per la vita in cerca di maggior calore e morbidezza. Mi spiaccico sul suo petto, ghignando per il denso e fruttato profumo della sua pelle, mentre lei si addossa a me e posa il capo sopra il mio, baciandolo qua e là nel dormiveglia. Pian piano le sue mani allentano la presa sulle lenzuola per passare ad accarezzarmi i capelli e le cicatrici della schiena, curandole con leggeri tocchi da infermiera, stiracchiandosi poi lentamente a coprirmi con il lenzuolo e allentando la presa dei piedi attorno al polpaccio. Mi ritrovo così, con il capo tra i suoi seni e coccolato dalle sue mani, lei stretta a me e le nostre gambe incrociate, coperti da una massa scomposta e disordinata di coperte. Ghigno, godendomi quest’attimo di pace notturna.
Mi stringo forte a lei, la mia Nami, che nei sogni come nella realtà è la mia mocciosa, ladra, gatta, schiavista, infermiera.
Ghigno, prima di prendere sonno nuovamente.
Ora so chi preferisco tra le protagoniste del mio sogno.
Lei.
Io preferisco solo lei.
La mia Nami.
 

   
 
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