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Autore: Larrystattoos    05/04/2013    4 recensioni
E’ il destino che ce l’ha con noi, Lou? E soprattutto, perché? Forse perché siamo troppo perfetti insieme, forse perché siamo colpevoli di aver trovato la nostra anima gemella. Forse perché innamorandoci ci siamo messi in una situazione più grande di noi.
Ma è un reato, amore mio? E’ un reato aver trovato la persona giusta, l’altra metà del nostro cuore, quella perfetta e unica? E’ un reato aver trovato quella persona che ci fa stare così bene che non hai bisogno di nient’altro nella tua vita? E’ più giusto trovare una persona imperfetta per noi, e fingere di amarla solo perchè non possiamo avere al nostro fianco la persona che ci completa, solo perché il vero significato della parola “amore” ci è sconosciuto? No che non è giusto, amore mio. Eppure, sembra proprio così.
Cos'altro, se non LARRY?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ciaooo :D
Rieccomi qui con un'altra Larry. Beh che dire, ci ho messo il cuore in questa OS, e stranamente sono soddisfatta di me stessa. Doveva essere molto diversa, ma alla fine è venuta così. Spero vi piaccia. :)


 


A Francesca, che mi sopporta tutti i giorni. Grazie di esserci sempre.

 

Bianca. Questa è la descrizione della vita di Harry Styles da tre giorni. Bianca, ma non per la felicità o per qualche altra cosa bella. Altrimenti sarebbe stata di qualche altro colore: rossa, gialla, o azzurra.
Rossa, come l’amore. Quel sentimento che lo logorava dentro, che lo rendeva debole e contemporaneamente forte. Ma anche quel sentimento che in questo momento lo sta uccidendo.
Oppure sarebbe stata gialla, come la luce del sole. Come lui. perché lui è luce, lui è il faro che salva Harry dal giudizio della gente, lui è vita.
O anche, più probabilmente, sarebbe stata azzurra. Il suo colore preferito. Il colore del cielo d’estate, del mare, il colore degli occhi della sua ragione di vita. Il colore degli occhi di Louis. Louis. Un nome, cinque lettere, il suono più bello del mondo, secondo Harry. Proprio lui, quel ragazzo che in quel momento è disteso su un letto d’ospedale, in coma, da tre giorni, in una stanza bianca. Ecco perché bianco. Da tre giorni Harry non lascia quella stanza, da tre giorni sta al capezzale di quel ragazzo, il suo ragazzo. Quel ragazzo che non doveva trovarsi lì. I ruoli dovevano essere invertiti, e invece.. Brutta cosa, il destino. Cinico ed infimo come solo la morte oltre a lui può essere.
E ancora una volta Harry si trova a chiedersi il perché, perché tutto questo è successo a loro. E si ritrova a pensare, a ricordare l’inizio della loro storia, masochista come pochi altri.
 
 
 
Sempre di fretta. Per un motivo o per un altro, Harry Styles è sempre di fretta. L’università, il lavoro, vari impegni.. Quel giorno sta correndo attraverso le strade affollate di Londra, un migliaio di fogli in mano. Come al solito, è così affannato che non si accorge di essere andato a sbattere contro qualcuno. In una frazione di secondo si ritrova a terra, con i fogli sparsi sull’asfalto.
-Ops! Scusa, non ti avevo visto!- dice imbarazzato.
-Ciao! Non ti preoccupare, non mi sono fatto niente! Tu stai bene?- gli risponde una voce dolce.
Harry alza gli occhi e si ritrova davanti un angelo. Capelli lisci castano ramati, lineamenti dolci, quasi femminili, con un accenno di barbetta sul mento e le labbra fini. Bassino, ma bel fisico. Ma la cosa che colpisce di più Harry sono gli occhi. Occhi azzurri, come il cielo d’estate. Quando il ragazzo incontra quegli occhi, in quel momento pieni di preoccupazione, che lo scrutano ansiosi, si sente strano. Annega in essi, rimanendone folgorato.
-Allora? Stai bene?- la voce di quel ragazzo, anzi, quell’angelo, lo riporta sulla terra. 
-S-si, sto bene, grazie.- Accetta la mano che l’altro gli sta offrendo per aiutarlo ad alzarsi e si rimette in piedi. Inizia a raccogliere le carte da terra, aiutato da quello sconosciuto.
-Grazie.- dice quando le hanno raccolte tutte. Poi guarda l’orario. –Oddio, ma sono in ritardo!- Inizia ad agitarsi, per poi dire: -Scusa, devo andare!-
-Aspetta! Ti serve un passaggio? Ti ho fatto fare tardi, ti accompagno in macchina se è lontano.-
Harry valuta velocemente le ipotesi: accettare un passaggio da uno sconosciuto o arrivare in super ritardo all’università? Opta per la prima, cosi dice: -Grazie, mi faresti davvero un favore!-
Il ragazzo sconosciuto sorride. “Dio, che sorriso!” si ritrova a pensare Harry mentre si dirigono alla macchina. Entrano e: -Dove?- chiede il castano.
-All’università.- risponde Harry.
-Perfetto.-
Un altro sorriso, e partono. Arrivano in poco tempo ed Harry si rivolge al ragazzo. –Non so davvero come ringraziarti.-
-Non ce n’è bisogno. E’ stato un piacere.-
-No davvero, che ne dici se domani ci vediamo per la colazione? Così mi sdebito.-
“Ma cosa mi è saltato in mente? Non lo conosco neppure, non so nemmeno il suo nome, e gli ho praticamente dato appuntamento! Deficiente, sono proprio un deficiente.” Si rimprovera mentalmente Harry, pentendosi subito di ciò che ha detto. Il ragazzo però sorride (“Di nuovo, ha il sorriso perenne questo ragazzo!” si ritrova a pensare il riccio) e accetta, dicendogli poi: -Se mi lasci il tuo numero poi ci mettiamo d’accordo.-
Ed Harry sorride a sua volta scrivendoglielo sul cellulare. Poi lo fa squillare, in modo da avere anche lui il numero dell’altro. Scende dalla macchina e fa per chiudere lo sportello, quando il castano lo ferma. –Aspetta! Non so neanche come ti chiami!-
Il riccio, con un lieve sorriso, risponde: -Harry.-
Ennesimo sorriso da parte dell’altro. –Piacere Harry, io sono Louis.-
 
 
 
-Louis.- si ritrova a sussurrare Harry, prendendo la mano inerte del suo ragazzo.
-Louis.- altro sussurro, prima lacrima che solca il viso del ragazzo riccio.
-Louis, apri gli occhi. Lou, ho bisogno di te. Non ce la faccio più.- inizia a sussurrare tra i singhiozzi.
Ma, come sempre da tre giorni, c’è il silenzio. Louis, occhi chiusi, volto cereo, membra rigide e fredde, non si muove. Gli unici suoni nel bianco quasi accecante di quella stanza sono i singhiozzi di Harry e il “bip” regolare di un macchinario che registra i battiti del cuore di Louis.
Ed Harry, ancora perso nei ricordi, stringendo forte la mano del suo ragazzo, decide di parlargli, pur sapendo che non gli risponderà e che non ha coscienza di ciò che gli dirà.
-Louis, amore, ricordi la nostra prima uscita? Dio, quant’eravamo piccoli..-
 
 
 
 
9:00 a.m.
Harry attende, impaziente. Louis dovrebbe arrivare a momenti. Si erano sentiti la sera prima, dandosi appuntamento a quel bar. E ora il ragazzo lo sta aspettando, sperando che non gli dia buca. Finalmente, poco dopo, arriva.
-Scusa il ritardo, c’era traffico.-
-Tranquillo Louis, sei in orario.-
Si sorridono ed entrano. Scelgono un tavolo e si siedono. C’è molta gente che li guarda male, ma loro non ci badano. In fondo, non stanno facendo nulla di male. Dopo aver ordinato iniziano a parlare. Parlano di loro, della loro vita, delle loro ambizioni, di tutto quello che passa loro per la testa. Così Harry viene a sapere che Louis ha 25 anni e vuole diventare un artista di fama internazionale, ma per ora si limita a dipingere solo per sé stesso. Harry, a differenza dell’altro, a 22 anni studia giornalismo e vorrebbe diventare uno scrittore. Scoprono di avere molte cose in comune, tra cui, con somma sorpresa di Harry, anche l’orientamento sessuale, essendo entrambi gay. Parlano per un’infinità, e ad Harry sembra di conoscere Louis da sempre. Non è mai stato così bene con qualcuno.
Dopo quello che ai due ragazzi è sembrato un tempo brevissimo, però, sono costretti a dividersi. Harry insiste per pagare il conto ed escono dal bar. Poco prima di separarsi, Louis si gira verso Harry e gli chiede: -Continueremo a sentirci, vero?-
Il riccio sorride. –Ovvio, sto bene con te! –
Maledetta boccaccia, devi rovinare sempre tutto!” si rimprovera Harry arrossendo e pensando di aver detto troppo. Ma, come è successo durante il loro primo incontro, Louis lo sorprende e gli dice: -Anch’io, riccio.- per poi lasciargli un bacio sulla guancia.
Ed Harry proprio non si spiega perché il suo cuore sembra fare le capriole non appena le labbra di Louis toccano la sua pelle, o perché gli è parso che una scarica elettrica gli abbia attraversato il corpo durante quel breve, fuggente, innocente bacio sulla guancia. Un ultimo sorriso, e Louis si allontana, andando per la sua strada. Harry rimane immobile lì, su quel marciapiede, con la mano a sfiorare il punto dove le labbra di Louis hanno incontrato la sua pelle, e un sorrisino ebete stampato sul viso.
 
 
 
-Ero stupido già allora, vero Lou?-
Con un sorriso mesto, gli occhi che scrutano il vuoto, probabilmente ancora rivivendo le immagini di 4 anni prima; e le lacrime agli occhi, Harry dice al ragazzo incosciente di fronte a lui: -Sai Louis, è buffo: io ti parlo della nostra storia, e tu, per la prima volta da quando la riviviamo insieme, non mi interrompi. E’ un record.-
Un piccolo sorriso sboccia sulle sue labbra, mentre rivive altri momenti felici.
-Amore, ti ricordi il nostro primo bacio?-
 
 
 
Sono ormai 3 mesi che Harry e Louis si sentono, e il primo ha capito di provare qualcosa di forte, molto forte, verso Louis. Probabilmente è amore, ma non vuole accelerare le cose. L’unica certezza che ha è che il castano gli piace, tanto, forse troppo. E, come al solito, la sua boccaccia lo tradisce.
Sono sul divano. Stanno guardando il film preferito di Harry, Love Actually. Louis è accoccolato sul petto dell’altro, che lo stringe tra le braccia. Dopo una buona parte del film, il castano dice, appoggiando la testa sul petto del minore: -Mi piace stare così.-
Ed Harry, come sempre quando sta con Louis, parla senza pensare. -A me piaci tu.- pentendosi subito di averlo detto. Sente Louis irrigidirsi, per poi alzare la testa e far incontrare i loro occhi.
E, come ogni volta che incontra gli occhi del maggiore, Harry si sente perforare l’anima, messo a nudo. Ma questa volta ne rimane ancora più sorpreso. Perché capisce che ciò che prova per Louis è davvero amore. Altrimenti non si spiegherebbe la reazione del suo cuore. Stavolta è diversa. E’ più intensa. E’ come se aver ammesso all’altro il suo interesse avesse fatto chiarezza sui suoi sentimenti e fosse giunto finalmente alla conclusione che è innamorato di Louis. Ora ne è sicuro.
Si sta ancora perdendo nei suoi occhi, rosso in viso, quando Louis gli sorride. E’ un sorriso che non gli ha mai visto, è pieno di dolcezza, di tenerezza.. Pieno di amore.
Alza una mano verso Harry e gli accarezza dolcemente il viso, per poi sussurrargli: -Mi piaci anche tu, Haz.-
Egli non gli risponde, ma il castano capisce. Si capiscono con un solo sguardo. Non hanno bisogno di inutili parole per capirsi.
Tornano al film, ma senza guardarlo veramente. Anzi, Harry non fa altro che osservare Louis, che tra le sue braccia, ha gli occhi chiusi e la testa poggiata nell’incavo del suo collo, ma non dorme. Ci sono ormai i titoli di coda quando Harry, di nuovo quasi inconsciamente, dice al maggiore: -Ho una fottuta voglia di baciarti, cazzo.-
L’altro sorride, aprendo gli occhi. Non sembra averla presa male, anzi, ci scherza su.  –Sempre molto fine, eh Harry?-
Quello arrossisce e risponde. –Scusa, non avrei dovuto dirlo.-
-Non ho detto mica di no.-
-Ma..-
-Niente ma. Zitto e baciami, idiota.-
Ed Harry lo fa. Poggia le sue labbra su quelle di Louis, ed è come se improvvisamente la sua vita abbia acquistato un senso. Le loro labbra combaciano perfettamente, sembrano fatte le une per le altre. E probabilmente è così. Ma è quando Louis schiude la bocca e le loro lingue si incontrano che il cuore di Harry impazzisce. Nel suo stomaco non ci sono farfalle, ma elefanti. Gli manca il respiro, ma non per il tempo passato a baciarsi ininterrottamente, quanto per la sensazione di completezza che lo invade. E’ sicuro che il suo cuore si fermerà da un momento all’altro per quanto sta battendo forte.
Dopo un lunghissimo lasso di tempo passato a baciarsi, che a loro è parso brevissimo, si staccano. Si guardano negli occhi, comunicandosi tutto il loro amore con lo sguardo. Poi Louis ritorna nella posizione iniziale, con la testa appoggiata sul petto di Harry e le braccia sulla sua vita.
-Rallenta il battito Styles, o ti prenderà un infarto!-
Harry sorride e arrossisce violentemente. -E’ stato il bacio più bello della mia vita.- dice, sviando il discorso.
-Anche il mio, piccolo.- E, come per rafforzare il concetto, lo bacia di nuovo, a stampo, per poi chiudere gli occhi e appisolarsi.
Ed Harry rimane a guardarlo dormire per un po’, poi lo porta nel letto. Gli rimbocca le coperte, e, dopo avergli lasciato un bacio sulla fronte, mormora: -Credo proprio di amarti, Louis Tomlinson.-
Fa per lasciare la stanza, ma la voce di Louis lo fa fermare. –Io non lo credo. Io lo so che ti amo Harry, lo so da sempre.-
Harry si gira, una mano ancora sulla maniglia. E in un attimo si fionda addosso a Louis, baciandolo con foga. Alla fine di quel lungo bacio, sussurra sulle labbra dell’altro: -Ora ne sono sicuro. Ti amo Louis.-
E si addormentano così, abbracciati e con il sorriso stampato sulle labbra.
 
 
 
-Ho fatto proprio una figura di merda quel giorno, eh Lou?- piccolo sorriso, la mano sempre stretta tra le sue, Harry continua a raccontare, pensando che magari lui lo sta ascoltando e sta solo aspettando il momento giusto per svegliarsi. Ma non ci sono reazioni da parte del castano.
Sospira, Harry, per poi dire: -D’accordo amore, forse dovrei continuare, magari poi ti svegli.. Che ne dici?-
Silenzio. Allora Harry continua, più per sé stesso che per il suo ragazzo, inerme vicino a lui.
-Louis, ricordi il giorno in cui ci fidanzammo ufficialmente? Mi facesti prendere un infarto!-
Ed ecco che i ricordi lo assalgono di nuovo.
 
 
 
Dopo il primo bacio, i due ragazzi continuano a sentirsi normalmente, come due persone che si stanno conoscendo; tra baci, coccole e “ti amo” sussurrati a mezza voce. Fino al giorno in cui Louis, due settimane dopo l’avvenimento,  non decide di fare il primo passo.
Quel giorno, sono impegnati a guardare il derby di Manchester, tifando per le due squadre opposte. Come tutti i tifosi; si urlano contro, fanno il tifo come due ultrà, e, quando la propria squadra segna, improvvisano balletti imbarazzanti. Durante la pausa tra il primo e il secondo tempo, però, i due si prendono una “tregua” e si coccolano sul divano. Ad un tratto Louis, un po’ imbarazzato, chiede all’altro: -Haz, mi ami?-
Il riccio rimane spiazzato. -Perché questa domanda?-
-Rispondi e basta, ti prego.-
Allora Harry sorride, mentre risponde. –Certo che ti amo Loulou. Ti amo tantissimo.-
Louis si illumina e sorride dolcemente, per poi dire: -Meno male, perché anch’io ti amo, più della mia stessa vita.-  e lasciargli un piccolo bacio sulle labbra.
Ricominciata la partita, tornano a darsi contro, prendersi in giro e a dare pareri poco sportivi sulle due squadre. Finito il derby, 3-1 per lo United (con somma gioia di Louis), decidono di andarsi a prendere un gelato, anche se sono le 11 di sera. Escono e si dirigono in una gelateria. Stanno camminando per le strade poco affollate di Londra, quando si fermano, sedendosi su una panchina. Finito il gelato, Louis dice: -Harry, domani usciamo insieme?-
-Certo Lou, perché no?-
-Intendo.. Un appuntamento. Uno vero. Come una coppia..-
Il riccio per poco non si strozza con la saliva; e quando realizza del tutto ciò che ha detto l’altro, risponde: -Si Louis, certo che voglio, cioè.. Non vedo l’ora! E’ fantastico, se non me l’avessi chiesto tu te l’avrei chiesto io di qui a poco, cioè..-
Eccitatissimo, rosso in viso e con un sorrisone sulle labbra; Harry parla a raffica, un po’ balbettando, un po’ degenerando; reazione che fa sorridere il castano, che, per zittirlo, lo bacia.
Staccatosi, Louis dice: -Ti passo a prendere alle 3, tieniti pronto.-
-Certo Lou, tranquillo!-
Sorridendo, si incamminano verso casa. Arrivati davanti la casa del più piccolo, si salutano con un bacio e un –a domani- detto da Harry.
 

La mattina dopo, Harry è in piena crisi. Il suo guardaroba è tutto sul letto, e lui va avanti e indietro per la camera gridando: -Non ho niente da mettermi!- come una ragazzina isterica. Nel pieno della sua crisi, gli arriva un messaggio.

Da: Lou <3
Non vedo l’ora di vederti piccolo :) Ti amo xx. Lou

Quel messaggio gli manda il cuore in subbuglio, e inizia a sorridere mentre scrive, con mani tremanti, la risposta.

A: Lou <3
Neanch’io Lou. Non fare tardi ;) Ti amo, Haz. xx

Saltellando come un pazzo, alla fine decide di mettere un jeans stretto scuro e una camicia bianca attillata, con ai piedi le solite converse bianche. Inizia a prepararsi che è già mezzogiorno, e alle 2:30 è pronto. Aspetta con ansia l’arrivo di Louis, quando alle 2:58, gli arriva un messaggio.

Da: Lou <3
SCUSA SCUSA SCUSA!! Ho avuto un imprevisto, non posso venire :( Rimandiamo a domani? Ti giuro che mi farò perdonare. Lou xx.
P.S. scusa ancora!!
 
Non sa perché, ma è come se gli fosse caduto un macigno sul petto. “In fondo era solo un’uscita, con la persona più importante della tua vita, certo, ma pur sempre solo un’uscita.” Pensa per farsi coraggio, ma è inutile. Qualche lacrima scorre sul suo viso, ma la ignora, mentre risponde al messaggio.
 
A: Lou <3
Tranquillo, non fa niente! Ci vediamo domani. :) Ti amo.
 
Dovrebbe togliersi quei vestiti, ma non ne ha voglia, perciò accende la TV e rimane in salotto. Dopo un buon quarto d’ora, suona il campanello. Non ha la forza di alzarsi, ma, dopo numerosi squilli, decide di alzarsi per vedere chi è, visto che proprio non vuole andarsene. Apre la porta irritato e deciso a dirne quattro a chi gli sta rompendo le scatole, ma si blocca. Davanti a lui c’è Louis, più bello che mai e con un sorriso smagliante.
-Pensavi davvero che ti avrei dato buca, idiota che non sei altro?-
Allora Harry, da sconvolto che era passa alla felicità. –Tu sei un coglione! Mi hai fatto prendere un colpo, bastardo di merda! Questa me la paghi!-
E ridendo inizia a correre per la casa, con Louis che lo insegue. Dopo pochi minuti, si sente afferrare per un braccio, si gira e con un sorriso lo bacia. Quando si staccano, Louis, con un sorriso, dice: -Non ti darei mai buca, sei la persona più importante della mia vita. Niente e nessuno mi farà rinunciare ad un giorno con te, sappilo.-
Harry non trova le parole per rispondere, così lo abbraccia e gli sussurra un semplice –Ti amo- che esprime tutte le cose non dette. Louis ricambia l’abbraccio, ed entrambi si sentono a casa. Le loro braccia sono i loro rifugi, le loro labbra il loro nutrimento, i loro baci il loro ossigeno. L’uno è il completamento dell’altro. E ne prendono piena consapevolezza con quell’abbraccio.
Dopo un po’ Louis, ancora stretto al piccolo, mormora sul suo collo: -Vogliamo uscire?-
-Certo Lou.-
Si staccano con riluttanza da quell’abbraccio e si dirigono al parco. Stanno camminando vicini tra loro, in silenzio, ogni tanto rivolgendosi qualche sorriso, quando Harry, quasi timidamente, prende la mano dell’altro, guardandolo e chiedendogli: -Posso?-
Louis lo guarda a sua volta e, con un sorriso, risponde: -Non devi neanche chiedere.- facendo intrecciare le loro dita. Anche esse combaciano, incastrandosi perfettamente tra loro. Anche esse, come tutto tra loro, sembra fatto a misura per l’altro.
Si sorridono, continuando a camminare. Si dirigono al Tamigi, dove camminano sul ponte che passa su di esso. Harry sorride indicando a Louis una coppia che sta attaccando un lucchetto sul ponte. Il castano sorride di rimando, per poi dirigersi verso un mercante e comprare anche lui un lucchetto. Ancora con il sorriso sulle labbra ritorna da Harry, che lo fissa stralunato. Louis allora parla, prendendo le mani del più piccolo tra le sue. –Harry, piccolo, ti amo; tanto, forse troppo, ti amo più della mia vita. Voglio passare il resto dei miei giorni con te, voglio essere tuo e voglio che tu sia mio, per sempre. Perciò.. Vuoi essere il mio ragazzo?-
Il riccio, sconvolto ma felice, si butta addosso all’altro urlando: -Si Louis, si, mille volte si!- per poi baciarlo, sotto gli sguardi straniti dei passanti. Staccatisi, Louis recupera da chissà dove un pennarello, e lascia scrivere ad Harry sul lucchetto. “Harry & Louis 17/07/10” recita il lucchetto una volta finito di scrivere. Lo appendono al ponte e buttano la chiave nel fiume. Fatto ciò, Harry, accarezzando la guancia del più grande, gli sussurra: -Ti amo Louis, non immagini quanto.- e poi lo bacia, di nuovo, come a suggellare il loro amore e la promessa che si sono implicitamente fatti, attaccando quel lucchetto al ponte.
 
 
 
Sorride, Harry, tra le lacrime, mentre racconta questo episodio.
-“Ti amo più della mia stessa vita.” Doveva essere figurativo, Lou. Non avrei mai voluto che tu rischiassi davvero la vita al posto mio, come hai fatto e come stai facendo ora! Stai rischiando di morire per aver tentato di salvare me! Perché Louis, perché?-
Lacrime e singhiozzi aleggiano in quella stanza. Harry è sempre più preso dal senso di colpa. Ma non ha il tempo di rimuginarci su, perché la macchina che segna i battiti del cuore di Louis ha iniziato ad emettere dei “bip” irregolari. Preso dal panico, il ragazzo suona il campanello d’allarme vicino al letto. In un attimo arrivano dei medici che lo fanno uscire e iniziano a tentare di rianimare l’altro. Da dietro il vetro della camera, Harry vede i medici alzare la maglia del ragazzo e poggiargli due piastre sul petto.
“Non azzardarti a lasciarmi Louis, ti prego, non mi lasciare!” Pensa il riccio mentre la prima scarica attraversa il corpo del castano, facendogli inarcare la schiena. Ma il rumore della macchina dei battiti non accenna a regolarizzarsi. “Dio, se esisti, ti prego, salvalo!” Harry chiude gli occhi mentre viene effettuata la seconda scarica. Il “bip” lineare gli fa presagire il peggio. Si accascia a terra, la testa tra le mani. Sente il rumore di una terza scarica e, come per miracolo, il “bip” ritorna regolare.
Un sospiro di sollievo esce dalla bocca di Harry che, ancora sotto shock, non accenna ad alzarsi dal pavimento. Quando escono i dottori, uno di essi gli riferisce che le condizioni del ragazzo sono stabili e che quel giorno non può entrare in quella camera, poi va via. Harry, quando il tremore è diminuito, si alza, guardando Louis per un po’ attraverso il vetro, poi decide di andare via. Vuole lasciarsi alle spalle quelle pareti bianche e quell’angoscia almeno per qualche ora, prima di ritornare dalla persona più importante della sua vita.
E’ mattina presto, perciò decide di dirigersi al lago, poco distante da Londra. Quel lago dove hanno consumato per la prima volta il loro amore. Quel lago pieno di ricordi.
Arriva e si va a sedersi sulla riva, con le ginocchia piegate e le braccia a circondarle, e la testa poggiata su di esse. Osserva la superficie liscia dell’acqua, mentre lascia che i ricordi invadano la sua mente.
 
 
 
Sono passati 7 mesi da quando Louis ed Harry hanno attaccato il lucchetto al ponte, e i due stanno ancora insieme, più felici e innamorati che mai. Il compleanno di Harry è alle porte, e Louis ha intenzione di fargli un regalo “speciale” per quell’evento. Così, il 31 Gennaio sfreccia con la sua auto; con Harry affianco, ignaro di tutto. Si dirigono ad un lago, alle porte di Londra. Il lago d’inverno è uno spettacolo: è tutto ghiacciato e molta gente ne approfitta per pattinarci sopra. Harry è felicissimo e non fa che ringraziare il suo ragazzo. Però, quando quest’ultimo si dirige al bancone per prendere i pattini, lo blocca. –Lou, non so pattinare.- dice, un po’ deluso. Ma Louis sorride e semplicemente risponde: -Io si.-
Presi i pattini, Louis inizia a scivolare lentamente all’indietro, tenendo le mani del suo ragazzo e facendolo scivolare con lui. –E’ facile- gli dice. –Devi solo lasciarti andare. Non avere paura, ci sono io.- e gli sorride.
Harry inizia a fidarsi e cerca di emulare i movimenti del castano, ma cade rovinosamente. La risata di Louis echeggia attraverso al piccola radura che circonda il lago. –Sei un imbranato.- sghignazza, arrivando vicino al suo ragazzo. Quello, per tutta risposta, lo tira per un braccio, facendolo cadere affianco a lui. Le loro risate attirano molti sguardi divertiti, e una bambina si avvicina a loro.
-Ciao!- dice con voce squillante, rivolta ai due ragazzi ancora a terra.
-Ciao! Come ti chiami, piccola?- chiede Louis dolcemente.
-Pheobe. Tu?-
-Io sono Louis. Sai che anche una delle mie sorelle si chiama come te? E’ proprio un bel nome!- Mentre Louis parla con la bambina, Harry lo osserva ammaliato. “Ci sa proprio fare con i bambini.” Pensa. E si ritrova ad immaginare ad un Louis papà, che regge in braccio la loro piccola figlioletta che adotteranno, un giorno.
-Hazza? Amore? Ci sei?- Il riccio si riscuote improvvisamente, per poi sorridere a Louis e rispondere: -Si Lou, tutto bene. Dai, pattiniamo. O almeno proviamoci.-
E, durante quell’ora, Louis insegna ad Harry a pattinare. Poi abbandonano il lago ed il castano giuda Harry su per una collina, per dargli i suoi regali, anche se un po’ in anticipo.
 
 
 
Harry si fa strada lungo il sentiero, ripercorrendo la stessa strada che ha fatto 3 anni prima con Louis; e gli sembra quasi di sentire l’eco delle loro risate impresso in quel luogo quasi sacro.
 
 
 
-Mi stai portando in un bosco per poi abbandonarmi lì? Ti sei già stancato di me?- Harry ride, prendendo in giro il suo ragazzo, che gli risponde: -Smettila di ridere che devo ricordarmi la strada e non posso farlo se mi distrai.-
Per tutta risposta il riccio ride ancora più forte, facendo ridere anche Louis. Questi sono loro, due ragazzi pronti a ridere in qualsiasi momento e senza motivo, felici e innamorati.
 
 
 
Ci vuole più tempo del previsto ad Harry per arrivare alla piccola baia in cima ad una collinetta, e, quando ci arrivano, non è neanche sicuro di volerci entrare. Così, si avvicina alla finestra che dà sulla camera da letto, rivivendo da lì quella meravigliosa notte, con i brividi che gli attraversano la schiena e gli occhi lucidi.
 
 
 
Dopo circa un’ora di cammino, i due ragazzi si trovano davanti ad una piccola baia, come di quelle che si vedono nelle cartoline delle località sciistiche. Harry, a bocca aperta, la fissa incantato. Il suo ragazzo, felice di quella reazione, lo spinge ad entrare. Fa un freddo assurdo, ma ciò non sminuisce la perfezione di quel momento. Louis giuda il riccio per le stanze, fermandosi in quella da letto, che aveva preparato in precedenza. Essa è decorata con petali di rosa sul pavimento e sul letto, dove c’è un piccolo pacchetto. Harry si porta le mani a coprire la bocca, mentre lascia cadere qualche lacrima. Louis, un po’ imbarazzato, balbetta: -Ehm.. Forse è un po’ troppo.. Romantico.. Ma volevo fare qualcosa di speciale.. Non è granchè, ma sp..-
-Zitto idiota, è tutto perfetto!- lo interrompe Harry, che lo abbraccia forte sussurrandogli all’orecchio un –Grazie.- pieno di riconoscimento.
Si avvicinano al letto, ed Harry prende il pacchetto tra le mani. Louis, che sta per dire qualcosa, viene fermato da Harry. Quest’ultimo scarta il regalo: è un album fotografico. Lo apre. E’ pieno di foto di loro due insieme, mentre si baciano, si coccolano, fanno i cretini, in qualche occasione speciale o semplicemente un giorno qualsiasi passato insieme. Tutto il loro anno insieme è racchiuso in quelle pagine.
L’ultima pagina ha una sola foto, in cui si guardano dolcemente con il sorriso sulle labbra, e sotto Louis ha scritto: “Sei la cosa più bella che ho. Ti amo, Harry Edward Styles, più della mia stessa vita.
Harry chiude l’album, con le lacrime agli occhi, per poi buttarsi addosso a Louis baciandolo con foga. Dopo qualche minuto, Louis si stacca dal bacio e sussurra al suo ragazzo due semplici parole: -Fammi tuo.-
Harry si blocca, mentre viene scosso un brivido. Non riesce a dire altro se non un: -Come?-
Louis sorride. –Hai capito bene. Harry, fammi tuo. Voglio fare l’amore con te. Voglio appartenerti del tutto, voglio sentirti mio in tutti i modi possibili. Sempre se tu vuoi.. – Le sue parole vengono interrotte dalla pressione delle labbra di Harry che premono sulle sue. Diviene subito un bacio passionale e poco casto, che fa fremere entrambi di desiderio. Pian piano si tolgono i vestiti e si uniscono, incrementando il loro amore e appartenendosi finalmente del tutto. E’ una notte lunga, la loro; piena di passione, frenesia, desiderio, ma soprattutto di amore. Quella notte indimenticabile resterà per sempre uno dei ricordi  più belli della loro storia.
 
 
 
Lacrime di dolore misto a gioia solcano il viso di Harry, che ha appoggiato una mano sulla finestra mentre volge i suoi occhi sul letto di fronte ad essa. I ricordi lo assalgono con furia, e sembrano non voler lasciare la sua mente tanto presto. Il tremito domina le sue membra, e, mentre gli ritornano in mente tutti i momenti passati quella notte, il suo cuore accelera considerevolmente, e la sensazione delle mani di Louis sul suo corpo si fa sempre più viva e reale quando immagina di poter tornare in quella baia con lui, un’altra volta.
Rimane lì per un tempo indeterminato, poi ritorna correndo alla macchina, deciso a rivivere un ultimo momento della sua storia con Louis e poi andare di corsa da lui, anche se non potrà stargli vicino. Sfreccia lungo la strada fino a tornare a Londra. A piedi, si dirige verso il fiume, fin quando non si ritrova un’insegna che recita: “Pizza Napoli”. Il locale è stato chiuso pochi mesi prima, ma di quel posto conserva forse il ricordo più bello della sua vita.
 
 
 
Sono passati due anni dalla notte in cui si sono amati per la prima volta, e ora Harry e Louis vivono insieme, in un appartamento nella periferia di Londra. Harry ha finito gli studi e può finalmente dedicarsi del tutto al suo ragazzo. Ha trovato lavoro nella redazione di un famoso giornale, e sta realizzando il suo sogno, il tutto con una persona meravigliosa come Louis al suo fianco.
E’ il loro terzo anniversario di fidanzamento e i due si dirigono verso una pizzeria italiana. Non è il massimo, ma loro preferiscono così. Entrano e prendono posto. Ordinano le pizze, e nel frattempo aspettano parlano, scherzano, si baciano. Arrivano le pizze e constatano che sono davvero buonissime e che è ricompensata la loro decisione di fare qualcosa di “sobrio” rispetto alla norma.
A fine cena Harry, battendo il coltello sul bicchiere, attira l’attenzione dell’esiguo numero di persone presenti nella pizzeria; poi, schiarendosi imbarazzato la voce, inizia a parlare, rivolgendosi al suo ragazzo.
-Louis William Tomlinson, ti amo. Ti amo come non ho mai amato nessun altro, ti amo perché mi fai sentire bene, ti amo perché mi conosci, e quel mio essere pazzo lo apprezzi proprio per questo. Ti amo perché mi hai reso una persona migliore. Se potessi darti quello che meriti avresti per te l’universo. Quando sorridi, e soprattutto quando sorridi per me, illumini il mio mondo come niente e nessun altro. Fidati se ti dico che non c’è cosa più bella di te, per me.Senza te tutto è grigio,perché tu sei il colore della mia vita, come quello delle meravigliose tele che fai ma che non mostri a nessuno se non a me perché ti vergogni. Ma non sono qui per dirti questo. Ebbene, volevo dirti grazie di questi tre meravigliosi anni passati insieme,e volevo dirtelo davanti a tutte queste persone per dimostrarti che ti amo e non me ne vergogno. – Piccolo sorriso, e Louis, che nel frattempo era arrossito, gli sorride e fa per parlare, ma viene bloccato dal suo ragazzo, che gli mette l’indice sulle labbra e fa: -Aspetta, non è ancora il tuo momento di parlare.- Una piccola risata echeggia nella sala.
Harry prende la giacca e ci infila una mano dentro, prima in una, poi nell’altra tasca, imprecando. Poi si tasta i pantaloni e alza gli occhi al cielo, mormorando: -Cazzo, l’ho dimenticato!-
Rivolgendosi a Louis, dice: -Scusa amore, ho dimenticato un pezzo importante, perdonami se la proposta è incompleta.-
-Che prop..?- Louis si blocca, mentre l’altro si inginocchia e gli prende la mano, dicendogli: -Louis, mi vuoi sposare?-
Louis trattiene il respiro, e con lui tutti i presenti. Poi il ragazzo, con un sorriso meraviglioso, sussurra un: -Si.-, poi alza la voce e lo ripete. Harry si alza, e, poggiando una mano sulla guancia del maggiore, lo bacia. La sala esplode in un applauso, ma loro lo sentono appena. Quando si staccano, con un sorriso Harry dice: -L’anello te lo do a casa, l’ho dimenticato.-
Louis ridacchia. –Sei sempre il solito. Ma non me ne faccio niente dell’anello se non ho te.-
Altro sorriso, altro bacio, altro brivido sulle loro schiene, a sottolineare il loro amore.
 
 
 
Sorride, Harry, seduto con la schiena appoggiata alla porta dell’ex pizzeria, pensando a quel momento. Vorrebbe non ricordare, vorrebbe diventare insensibile quel tanto che basti a non fargli provare quell’insostenibile dolore mentre i ricordi si impossessano di lui e a non crogiolarsi nel rimorso per lo stato del suo ragazzo. Decide di andare via, di tornare al capezzale del suo ragazzo, sperando in un suo risveglio.
Inizia a camminare per le strade di Londra, rivivendo in ogni passo qualche momento con il suo ragazzo. Il momento più doloroso avviene quando, passando davanti ad un padre che gioca con la propria figlia, gli torna in mente una “discussione” avuta con Louis poco tempo prima.
 
 
 
Sono sdraiati nel letto, l’uno tra le braccia dell’altro. Hanno appena fatto l’amore e, come ogni volta, si stanno coccolando, facendo progetti sul futuro.
-Lou, ci pensi? Tre settimane e saremo marito e marito! Io ancora non ci credo!-
-Beh, comincia a crederci, perché è così.- Louis sorride al riccio, mentre esso dice: -Si, e poi adotteremo una bambina e la chiameremo Darcy e..-
-Ehi ehi ehi, chi ti dice che voglio una femmina? Ho cresciuto 4 sorelle, vorrei un maschio ora!-
-Io voglio una bambina e basta! Se proprio ci tieni poi adotteremo anche un maschietto, ma la mia priorità è una bella femminuccia!-
Louis sbuffa, alzando gli occhi al cielo. Sa che alla fine la spunterà il suo ragazzo, come sempre.
-Perché vuoi tanto una femmina, amore?-
Harry sorride, mentre si gira su Louis per potergli lasciare un soffice bacio sulle labbra e rispondergli: -Perché io voglio anche una principessa, dato che il mio principe ce l’ho già.-
E Louis non può far altro se non sorridere e stringere forte al petto il suo ragazzo, per poi lasciargli un bacio sui capelli e mormorargli all’orecchio: -Vada per Darcy, amore.-
 
 
 
Harry cerca di distogliere quell’immagine dalla sua mente, ma più cerca di rimuoverla, più quella si presenta prepotente. Il progetto di adottare una Darcy tutta sua, anzi, tutta loro, dovrà aspettare ancora un bel po’. Almeno fino a quando Louis non si sarà ripreso. Perché si riprenderà, Harry non vuole neanche prendere in considerazione le altre ipotesi.
Perso com’era nei suoi pensieri, non si è accorto che i suoi piedi l’hanno portato davanti a quel luogo, quello che ha rovinato le loro vite.
 
 
 
E’ il giorno prima del loro matrimonio, ed Harry e Louis hanno deciso di andare al cinema. Niente addio al celibato, non sono i tipi. Hanno preferito una serata “normale” al cinema ad una in qualche locale fatta di alcool, casino e spogliarelliste.
Arrivano al cinema a piedi, mano nella mano. Entrano e decidono di vedere un film comico. La sala è semivuota, ma d’altronde è un Venerdì ed è sera tardi. Guardano il film e, tra risate, battutine e qualche bacio rubato, quell’ora e mezza passa velocemente. I due decidono di passare un po’ di tempo nella sala giochi del cinema prima di tornare a casa, e quando escono è l’una passata. La strada è poco illuminata e deserta, ed Harry si stringe forte al suo quasi-marito. Ha sempre avuto paura del buio, nonostante ormai abbia 26 anni, ma è più forte di lui. Solo il suo ragazzo riesce a calmarlo e a scacciare i suoi fantasmi.
Ma, quella sera, il destino gioca a loro sfavore.
Hanno percorso pochi metri da quando sono usciti dal cinema, quando un uomo incappucciato gli si para davanti, con una pistola in mano.
-Ehi frocetti, fuori i soldi o vi faccio fuori! Così faccio anche un favore all’umanità: 2 froci in meno!-
Harry inizia a tremare e si aggrappa ancora di più al braccio di Louis, che però sembra incazzato nero e incurante del fatto che l’altro gli sta puntando una pistola addosso. –Frocetti a chi, bastardo?-
Il rapinatore ride e gli dice: -E’ inutile che fai il coraggioso, la tua spavalderia non ti salverà. Se non mi dai quei fottuti soldi non ci penso due volte a fare fuori te e quella feccia del tuo ragazzo.-
Il ragazzo digrigna i denti e fa per muoversi, ma Harry lo trattiene e gli sussurra spaventato: -Amore calmati, diamogli i soldi e andiamocene, ti prego.-
Louis, vedendolo così spaventato e tremante, gli obbedisce e caccia fuori il portafogli, consegnandolo al rapinatore. Quello lo intasca, poi, guardando Harry  con uno spaventoso ghigno sul viso, domanda con aria fintamente cordiale: -E tu non mi dai niente, dolcezza?-
Il riccio inizia a tremare ancora più forte mentre prende il portafogli dalla tasca e lo porge all’uomo, il quale, dopo averlo preso, sghignazza: -Sei così donna che tremi pure? Si vede che sei proprio una checca.-
Alla parola “checca” Louis, che era riuscito a trattenersi fino a quel momento, non ci vede più e si scaglia sull’uomo iniziando a tempestarlo di pugni e calci. Nella rissa la pistola sfugge dalle mani dell’uomo e va a finire poco lontano. Harry, preso dal panico, si avvicina velocemente a Louis urlandogli: -Ha avuto i soldi, ora andiamocene, lascialo stare, ti prego!- lo prende di peso e lo allontana dall’altro.
Quello si alza, un po’ dolorante, e fa per scappare, ma, arrivato vicino la pistola, con uno scatto la prende e si gira verso i due ragazzi, e, con un ghigno, punta la pistola verso Harry e spara. Il ragazzo chiude gli occhi, ma il colpo non arriva. Sente un “NO!” detto dalla voce acuta di Louis, poi un tonfo e dei passi allontanarsi velocemente. Apre gli occhi, e l’immagine che gli si presenta davanti gli fa gelare il sangue nelle vene. Louis, riverso a terra, in una pozza di sangue. Si inginocchia vicino a lui e delicatamente lo gira, esponendo una profonda ferita al centro del petto. Sente qualcuno chiamare un’ambulanza. Non sa quando è arrivata tutta quella gente che lentamente si sta avvicinando a loro due, e non gli importa. L’unica cosa che vuole è che il suo Louis si riprenda. Il riccio lo chiama e lo scuote delicatamente. Il castano apre gli occhi e li punta in quelli del suo ragazzo. Dolore, questo vi legge Harry dentro. Dolore ed amore, amore per il ragazzo che ama; quel ragazzo che ha salvato, prendendosi la pallottola al posto suo. Non doveva finire così, non doveva andare così, ed Harry lo sa. Lo sanno entrambi.
Il piccolo comincia a chiedere ripetutamente al maggiore: -Perché Lou, perché?-, e l’unica risposta che ottiene è un: -Baciami.- sussurrato flebilmente. Harry poggia le sue labbra su quelle del suo ragazzo, con dolcezza, con gratitudine, con amore; mentre le lacrime hanno iniziato a scorrere sul suo viso. Sono solo pochi secondi, ma ad entrambi sembrano eterni. Quando Harry si stacca, il maggiore sussurra un ultimo: -Ti amo.- prima di chiudere gli occhi, con il sangue che ancora sgorga dal petto.
Da allora i suoi ricordi sono molto confusi: l’arrivo dell’ambulanza, la corsa all’ospedale, l’operazione, le condizioni critiche di Louis, il coma.. Tutto questo lo manda sotto shock, e l’unica cosa che riesce a fare, da allora, è chiedersi: “Perché?”
 
 
 
Sotto il peso di tutti questi ricordi, Harry si accascia a terra, piangendo. Non ha ancora realizzato del tutto quell’episodio, la sua mente si rifiuta di credere alla realtà, e lui non fa niente per costringerla a farlo; come se fosse solo un brutto sogno da cui si risveglierà presto. Sono passati tre giorni, ma lui non vuole nient’altro se non Louis. E lo vuole vivo, vegeto e soprattutto sveglio.
“Louis” pensa, mentre si alza a fatica e inizia a correre a perdifiato lungo le strade di Londra, diretto all’ospedale. Ora non vuole nient’altro se non vederlo, non gli importa come, ma ha bisogno di stare con lui. Arriva all’ospedale e attraversa velocemente i corridoi, fino ad arrivare alla camera del suo ragazzo. Per fortuna (o forse per sfortuna), è rimasto tutto uguale a come l’aveva lasciato, poche ore prima. Lo osserva per un po’ da dietro il vetro, poi entra. Non gli importa se non può,ha bisogno di toccarlo, di sentire che c’è ancora, che non tutto è perso.
Come ha sempre fatto in quei tre giorni, si siede su quella scomodissima sedia affianco al letto e lo guarda. Gli passa una mano sul viso, accarezzandolo; gli sfiora le palpebre chiuse con i polpastrelli, traccia il profilo del suo naso e con il pollice sfiora le sue labbra fredde e screpolate. Continua con i suoi movimenti per un’infinità, sussurrandogli un –Ti amo.- ogni volta che le sue dita sfioravano le labbra, perfette anche così, dell’altro. Si ferma solo quando vede un medico entrare. Egli guarda Harry con un misto di compassione e rimprovero.
-Non dovresti stare qui.- gli dice infatti, ma Harry non se ne cura. L’uomo sospira, poi, dopo un attimo di esitazione, gli dice: -Esci un attimo. Devo cambiargli le bende e fare alcuni accertamenti, dopo ti lascio entrare.-
Allora Harry, in silenzio, si alza e lascia la stanza. Dopo una buona mezz’ora, esce il dottore e lo fa entrare.
Ritornato vicino a Louis, gli prende la mano e inizia a parlargli.
-Sai Louis, la vita è ingiusta. Noi ora dovremmo essere sposati e in viaggio di nozze da qualche parte del mondo; invece siamo qui, tutto per colpa di quell’uomo, e del destino. E’ il destino che ce l’ha con noi, Lou? E soprattutto, perché? Forse perché siamo troppo perfetti insieme, forse perché siamo colpevoli di aver trovato la nostra anima gemella. Forse perché innamorandoci ci siamo messi in una situazione più grande di noi.
Ma è un reato, amore mio? E’ un reato aver trovato la persona giusta, l’altra metà del nostro cuore, quella perfetta e unica? E’ un reato aver trovato quella persona che ci fa stare così bene che non hai bisogno di nient’altro nella tua vita? E’ più giusto trovare una persona imperfetta per noi, e fingere di amarla solo perchè non possiamo avere al nostro fianco la persona che ci completa, solo perché il vero significato della parola “amore” ci è sconosciuto? No che non è giusto, amore mio. Eppure, sembra proprio così.-
Finisce le ultime frasi con la voce rotta, poi, rimane ad osservarlo per ore, imprimendosi nella mente tutti i minimi particolari del suo volto. Infine, sfinito, si addormenta.
 
Non sa cosa l’ha spinto a svegliarsi nel cuore della notte, ma ha un brutto presentimento.  Osserva il volto di Louis, ancora incosciente, e gli prende la mano. Gli mormora un –Ti amo.- appena udibile, per poi volgere gli occhi alla finestra che dà sul corridoio. E’ un attimo, e la macchina che segna il battito del cuore di Louis inizia a suonare irregolarmente. Intervengono subito i medici ed Harry, come quella mattina, è costretto a uscire ed osserva tutto da fuori. Solo che stavolta il cuore di Louis non accenna a riprendere la sua attività. Harry non vuole pensare al peggio, ma una parte di lui già sa come andrà a finire. Passano i minuti e vede i dottori staccare i tubi e i fili dal corpo ormai senza vita del suo ragazzo, e in quel momento realizza davvero il tutto. Sente un dolore fortissimo nel petto e il respiro mozzarsi in gola, le gambe gli cedono e si ritrova a terra, scosso da singhiozzi che non riesce a controllare. Escono i medici, a testa bassa, e lo guardano. Uno di essi, lo stesso che prima lo aveva fatto entrare, lo prende in braccio e lo adagia sull’altro lettino della stanza dove sta Louis. Harry quasi non se ne accorge, l’unica cosa che riesce a notare sono gli occhi di quell’uomo: di un blu intenso, come il mare più profondo; non come quelli di Louis, azzurri e limpidi come il cielo d’estate. Senza dire niente, lo abbraccia. Harry rimane immobile, semplicemente si lascia stringere. Quando quello si stacca, gli dice qualcosa, ma il riccio non capisce cosa, poi se ne va. E lui rimane steso su quel letto, fino a quando non trova la forza di alzarsi. Va a stendersi vicino al suo, ormai morto, ragazzo. Gli lascia un ultimo bacio sulle labbra fredde e si stende vicino a lui. Lì si addormenta, con la speranza di poterlo raggiungere presto.
 
 
 
Tre giorni dopo.
 
La chiesa è gremita. Migliaia di persone sono arrivate da ogni dove per poter assistere alla funzione. La bara è al centro della chiesa, davanti l’altare. Lacrime e singhiozzi volano ovunque. Tra la folla, si distingue un uomo riccio, seduto in prima fila con la famiglia del morto, che singhiozza disperato.
La funzione è bella, ma inutile, pensa Harry. Tutti sanno che Louis era un ragazzo dolce, buono, generoso e gentile, ma questi sono aggettivi che vanno bene per tutti, ad un qualunque funerale. Perché, quando muore qualcuno lo si ricorda solo per i suoi pregi e per le cose buone che ha fatto, ma lui aveva davvero tutto ciò, oltre a tanto altro che i più ignorano.
Era scherzoso, divertente, pazzo, incredibilmente romantico; gli piaceva ritrarre i paesaggi di notte, perciò stava spesso sveglio fino all’alba per poter finire una tela; amava l’estate e i fiori, la sua pelle profumava di mandorle e sole, aveva gusti orrendi in fatto di musica, ma era peggio di una ragazza nell’abbigliamento. Non giudicava mai le persone prima di conoscerle, aveva sempre il sorriso stampato sulle labbra e amava la vita, facendola amare anche agli altri, perché aveva la capacità di far sentire le persone importanti.
Questo era Louis, non una lunga lista di elogi adatta a chiunque.
I pensieri di Harry furono interrotti quando, a fine cerimonia, fu chiamato a fare un discorso in memoria di Louis. Si asciuga le lacrime e si dirige al centro della chiesa, affianco alla bara. Guardandola, inizia a parlare, più per sé stesso che per gli altri.
-La frase che Louis mi ripeteva più spesso..- inizia. –..Era: “ti amo più della mia vita.”. Non pensavo dicesse sul serio. Louis era una delle persone più buone e dolci al mondo, l’unica che mi era rimasta. Ora non ho più nessuno. E questo mi fa pensare che a volte il destino, per certe persone, è davvero crudele. Lui era perfetto, era l’ultima persona al mondo che avrebbe meritato una fine simile, a 29 anni.. Nessuno può neanche immaginare quanto ora mi senta in colpa per la sua morte. Tutti voi direte: “ma non è colpa tua”. Beh, non lo sarà, ma quella pallottola era indirizzata a me. Io dovevo morire. Invece lui si è messo tra me e la morte, e ne ha pagato le conseguenze. E’ il gesto più altruista che potesse fare, e giuro che la sua vita non sarà stata tolta invano. Farò di tutto affinchè non sia così.
Amore mio, mi rivolgo direttamente a te: ti amo, grazie di tutto, dei 4 anni passati insieme, di avermi cambiato la vita.. E di avermela salvata. Ti amo e nemmeno la morte cambierà questo. Ci vediamo in Paradiso, piccolo. –
Poggia una mano sulla bara, accarezzandola. Un applauso parte dalla navata, e lui si allontana, in lacrime.
 
 
 
Un mese dopo.
 
Harry sta svuotando casa, deciso a trasferirsi. Troppi ricordi in quella casa, troppo dolorosi per poterli affrontare ora, da solo. Ha già disposto tutti i suoi averi in degli scatoloni, e ora, con tutto il coraggio che riesce a trovare, si avvicina alla roba di Louis e inizia a mettere anch’essa in dei grossi scatoloni. In lacrime, in poche ore finisce il tutto, fin quando non ricorda di andare nello studio di Louis, dove sono tutti i suoi quadri. Davanti alla porta esita un po’, ma, dopo aver preso un grosso respiro, entra. L’odore di Louis gli arriva forte alle narici, e giù fino al cuore. La stanza è spaziosa e molto luminosa, grosse finestre occupano quasi tutte le pareti, e i dipinti sono in ordine sulla scrivania. Li prende e inizia a guardargli, uno per uno, stando attento a non rovinarli con le sue lacrime. Sono moltissimi. Poi, si avvicina a quello sul cavalletto, ancora incompleto, e, non appena realizza cos’è, si porta le mani alla bocca, mentre le lacrime aumentano il loro corso. Non è un paesaggio, è un ritratto. Il suo ritratto. E’ evidente, anche se è incompiuto. I capelli ricci, gli occhi grandi, le fossette sulle guance.. Louis gli stava facendo un ritratto e non ne sapeva niente. Con mano tremante tocca la tela, quasi come fosse una reliquia preziosa. E per lui lo è. Delicatamente, stacca il ritratto dal cavalletto e lo mette sulla scrivania, vicino agli altri. Poi esce dallo studio.
Un paio d’ore più tardi, sta svuotando la libreria, quando si ritrova in mano l’album che gli regalò Louis al compleanno tre anni prima. Sorride, iniziando a sfogliarlo. Innumerevoli lacrime scorrono sul suo viso, mentre guarda le foto, legge le sue dediche, osserva la sua calligrafia da bambino. Il suo Louis gli manca, tantissimo. Gli manca non vederlo più girare per la casa, gli manca la sua risata, gli manca il suo corpo a contatto con quello dell’altro, gli manca il suo sorriso, gli manca la sua voce, gli mancano i suoi occhi, e, soprattutto, gli mancano i suoi baci. Gli manca lui e il sentirsi importante per qualcuno. E ora non ha che i ricordi. Quelli che lo fanno stare bene e male contemporaneamente.
-Louis.- lo chiama, mentre le lacrime ritornano a scorrere sul suo viso. E, per un attimo, gli sembra quasi di sentirlo accanto a sé, di sentire il suo braccio attorno alle proprie spalle. Si gira, ma non vede nessuno. Ed è in quel momento che un’idea gli balena in mente. Lui vuole, anzi, lui deve realizzare il sogno di Louis, anche se ora non potrà goderselo. E, insieme, realizzare il proprio. I dipinti di Louis andranno nella galleria d’arte del suo amico Zayn, sa già che li esporrà con piacere. E lui.. Lui deve fare quello che sa fare meglio. Scrivere. Scrivere di Louis, della persona fantastica che era, della loro storia, di tutto quello che gli ha insegnato. Scrivere e fare in modo che chi leggerà apprezzi e ami Louis e dalle sue parole capisca che persona meravigliosa fosse.
Preso da un nuovo sentimento molto simile alla felicità, continua a sfogliare l’album. All’ultima pagina, guardando la quella foto e, leggendo il suo “ti amo più della mia stessa vita”, alza gli occhi al cielo, mormorando: -Anch’io ti amo Lou, per sempre.

  
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