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Autore: Silny    05/04/2013    3 recensioni
Hai svegliato il demone che speravo avessi ormai sconfitto
Siamo affondati nel rosso cremisi dieci mila volte per poi perdere...
Mi hai tenuto stretto e io ero al tuo fianco, senza potere
Ti ho visto distruggerti e ti ho dato la caccia
C’è un vuoto in me che le parole non possono riempire
"Non sapremo mai cosa sarei diventata senza di te..."
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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Amore e morte non sono altro che sinonimi
Giuro che ti salverò

 
Eléah... suonava piacevole all'orecchio mentre lo ripeteva sottovoce.
"Perché sei qui?"
Chiese la ragazza senza alzare lo sguardo.
"Veramente non ne ho idea, io stavo..." scappando? Cosa doveva dirgli? Non poteva far sapere di essere il figlio del re, per quanto sembrasse innocente non poteva ancora fidarsi.
"Mi sono perso nel Bosco d'Anima e sono stato trovato da una donna e il suo lupo... Zanah mi pare lo abbia chiamato."
Eléah alzò di scatto lo sguardo, gli occhi spalancati per lo sconcerto.
"Non dirmi che al donna di cui parli è..."
Ma lei non fece in tempo a finire la frase che un grande boato echeggiò nell'ambiente mentre passi pesanti si avvicinavano alla loro cella con un sottofonde di catene trascinate.
"Stanno venendo a prendermi..."
Disse poi arrendevole lasciando cadere lo sguardo a terra.
"Chi sta venendo a prenderti? Dove ti portano?"
L'inferriata della cella si spalancò e gli stessi uomini che l'avevano sbattuto al suo interno lo scansarono con una forza bruta e slegarono la ragazza per legarle le mani con delle catene più spesse e portarla via. Jhona rimase inerme sdraiato a terra sostenendosi sui gomiti per osservare quanto succedeva, si sentiva impotente e inutile, ma sapeva che ribellarsi avrebbe potuto voler dire rischiare la vita.
"Ciao..." sussurrò appena Eléah mentre veniva trascinata via e il suo sguardo così ferito e altrettanto debole lasciava intuire quanto quel ciao fosse stato un 'non so se ti rivedrò mai' e Jhona se ne sentì turbato, poteva sentire tutta la sua paura e l'assuefazione ad essa.
La porta venne chiusa di nuovo e Jhona si lasciò andare a terra coprendosi il volto con le mani... 'dove diavolo sono finito...', si addormentò con quel disperato pensiero nella mente.
Venne svegliato un certo lasso di tempo più tardi dallo stesso rumore della porta che questa volta si riapriva, Eléah venne sbattuta senza alcuna delicatezza all'interno della cella, il suo corpo era inerme mentre la legavano per l'ennesima volta. Quando questi uscirono Jhona si avvicinò velocemente e preoccupato prendendo il volto della ragazza tra le mani. Pareva un corpo senza vita.
"Eléah, guardami!" le ordinò.
"Cosa ti hanno fatto?"
Lei non rispose, ma i suoi occhi si riempirono di lacrime, lacrime che bruciavano come il sale sulle ferite e si strinse al corpo di Jhona, che non si sentiva in grado di divincolarsi. Ricambiò quella stretta disperata lasciandola sfogare benché sapesse che qualunque cosa fosse successa, era una cosa grave e non se ne sarebbe mai liberata.
Si ritrovò a pensare a come il destino avesse voluto lui al fianco di Eléah, a consolare una ragazza angosciata in una situazione altrettanto drammatica, sentiva di non essere in grado di aiutarla in nessun modo, se fossero tornati lui non avrebbe potuto difenderla, non ne sarebbe stato capace nemmeno volendo.
Ci mise un po' perché Eléah si calmasse, ma quando finalmente lo fece Jhona la mise a sedere e lei si raggomitolò come quando l'aveva trovata quella mattina, aveva delle strane ferite sulle braccia, come dei fori a metà dell'avambraccio, tre per parte... e ne usciva del sangue. Che cosa le stavano facendo?
"Eléah, ascoltami... devi dirmi cosa ti hanno fatto..." Lei scosse debolmente il capo.
"Anche se te lo raccontassi non cambierebbe nulla..."
Aveva dannatamente ragione, non poteva dirle che l'avrebbe aiutata, non sapeva nemmeno se sarebbe riuscito a salvare se stesso.
"Io... non posso promettertelo, ma so per certo che in qualche modo ne usciremo."
Il suo sguardo era sincero, Eléah sapeva che poteva fidarsi, lo percepiva, in oltre era l'unico essere umano con un briciolo di cuore che le era concesso vedere e se fosse morta voleva farlo sapendo che qualcuno conosceva la sua storia.
"E' successo tutto alcuni anni fa, ero più piccola io non capivo... una notte mi risvegliai in un bosco... c'era la neve e io ero sdraiata a terra, non potevo muovermi sentivo dolore, ad ogni respiro si faceva più insopportabile, potevo vedere solo alcuni rami sulla mia testa e quel cielo lattiginoso, poi il buio un'altra volta. Quando riaprii gli occhi mi trovai nello stesso identico posto, ma era notte e qualcuno aveva acceso un fuoco vicino a me. Questa volta riuscii a sollevare una mano e la vidi ricoperta di sangue, non sapevo cosa fosse successo tanto meno chi ci fosse al mio fianco, ma una figura umana mi sovrastò quando si accorse del mio disagio e l'unica cosa che ricordo di quella notte e che mi addormentai guardando una luce brillante che fuoriusciva dal palmo della sua mano. Avrei tanto voluto morire, ma per mia sfortuna mi risveglia una terza volta in questa cella, nessuno venne a darmi da mangiare o da bere o anche solo delle spiegazione per almeno una settimana, quando finalmente si degnarono di farsi vedere, io ero al limite delle forze e mi trascinarono in una sottospecie di laboratorio, lì ragazzi come me e te e non solo, donne, bambini, uomini, persino animali vengono sottoposti a degli sperimenti..."
"A che scopo? Per quale motivo?"
"Dissero che dovevo considerarmi fortunata... il sangue che avevo sulle mani quella notte era dei miei genitori... io li ho uccisi e secondo loro ero predisposta... 'Se ti lasciassimo scappare, qualcuno ti ucciderebbe per fari pagare quello che hai fatto alla tua famiglia, noi ti diamo la possibilità di farne un'abilità...una grande capacità combattiva! Il fatto che tu li abbia uccisi è un segno, sei come tutti noi!' ...questo mi dissero e io non potei fare altro che arrendermi... ho ucciso i miei genitori... devo pagare per questo... non ricordo nemmeno i loro volti..."
E finendo quella frase sconsolata, nascose di nuovo il volto tra le ginocchia. Jhona deglutì prima di prendere la parola.
"Non hai mai pensato alla possibilità che fosse tutta una balla? Che fosse successo qualcosa di diverso alla tua famiglia?"
"Se così fosse io non sarei qui..."
"Che cos' hai sulle braccia? Che diamine fanno in quei laboratori?"
"E' meglio che tu non la sappia, e che io non te lo mostri..."
"Perché?"
"Potrei farti del male."
"E invece non lo farai!"
"Questo non possiamo saperlo."
"Sì invece... io mi fido di te Eléah..."
I suo polsi erano assicurati alla parete da lunghe catene, ma riuscì comunque ad alzarsi in piedi mentre Jhona prese un po' le distanze. Gli arti inermi distesi lungo il corpo e le mani serrate in pugni. Chiuse gli occhi concentrandosi al massimo e dopo alcuni minuti di silenzio da quei sei fori sulle sua braccia spuntarono incombenti tre terribili lame nere che toccavano quasi terra. Jhona si lasciò sfuggire un'imprecazione mentre gli occhi di Eléah lo guardavano minacciosi. Com'era possibile una cosa simile?
"Ormai sono quasi pronta hanno detto!"
E scoppiò in una sonora risata gutturale lasciando Jhona di sasso mentre il suo corpo veniva percorso dai brividi. Quelle lame erano state inserite nel suo corpo con la forza, andavano addomesticate, ed esercitate al massacro. Si spingeva gridando verso il corpo di Jhona, con l'unico scopo di annientarlo... aveva perso ogni coscenaza di sé.
Quella sua forma svanì quasi subito lasciando Eléah senza forze che di conseguenza cadde a terra esausta. Jhona aveva paura ad avvicinarsi, il terrore si era impossessato del suo corpo e non sapeva come lei avrebbe reagito, probabilmente quelle catene lo avevano salvato, ma come poteva una così piccola e innocente ragazza aver commesso un crimine così brutale da scontarne la pena in quel modo? Non credeva affatto a quella storia e anche se sapeva che non avrebbe potuto fare grandi cose si ripromise che l'avrebbe salvata in qualche modo e che mai l'avrebbe lasciata trasformare in un mostro.
'Eserciti! E' questo che stanno creando!' pensò Jhona, avrebbe solo dovuto scoprire a quale scopo si stava organizzando una guerra, sapeva che suo padre ultimamente stava mobilitando alcune truppe ai confini del regno, ma non gli era concesso saperne il motivo.
Eléah si mosse appena e Jhona accorse per prenderla di nuovo tra le sue braccia, quello strano sentimento di protezione annientava ogni paura.
"Come ti senti?"
"In colpa..." sussurrò lei.
"Sono rimasto sconcertato... riesci a controllarla questa cosa?"
"Ultimamente sì, ma non sempre mi riesce di tenerla a freno..."
"Visto che non mi è successo niente... sapevo che non lo avresti fatto! In ogni caso è durato pochi secondi."
"Perché non l'ho sviluppato del tutto... presto faranno in modo che io riesca a mutare forma più a lungo... probabilmente non sarò più in grado di tornare alla mia forma originale..."
"Non lo dire nemmeno per scherzo, vedrai che ne usciremo prima che possano farlo!"
Eléah sorrise amara, sapeva che non era possibile, ma tentò di godere della sua presenza finché poteva e pregava perché riuscisse ad astenersi dall'ucciderlo. Chiuse gli occhi e si addormentò.
'Che cosa ti hanno fatto...' sussurrò Jhona accarezzando i capelli di quella piccola creatura che era caduta in un sonno profondo tra le sue braccia.


***
 
"Guarda un po' chi si rivede!"
"Che piacere rivederti Owen..."
Kasandra lasciò cadere a terra il suo mantello e si avvicinò al corpo dell'uomo.
"Non sei felice che la tua donna sia tornata?" chiese lei adagiando le braccia intorno al suo collo.
"Tantissimo..."
Rispose lui lasciando cadere il silenzio su di un lungo bacio.
"Chi è il ragazzino che hai portato con te?"
"Un moccioso che si aggirava nel Bosco d'Anima di notte... da solo..."
"Avresti dovuto ucciderlo! Se fosse una spia?"
"No, è troppo giovane e incapace."
"In ogni caso tu non lasci sfuggire nessuno al tuo sguardo..."
Kasandra si allontanò turbata da quella verità, avrebbe dovuto trovare una valida motivazione, ma rimase in silenzio.
"Sai che devi liberartene... altrimenti lo useremo come le altre cavie..."
Kasandra dava le spalle ad Owen, ma quando questo finì di parlare lei gli si gettò contro spingendolo contro il muro e portando una mano alla sua gola.
"Non toccherete quel ragazzo fino a quando io non avrò deciso cosa farne, intesi?"
Owen faceva fatica a respirare, ma riuscì comunque a rispondere alla sua minaccia.
"Per caso ti stai rammollendo Kasandra?" e sorrise beffardo. La donna strinse ancora la presa mentre questo mugolò di dolore.
"Potrei ammazzarti in qualsiasi momento, anche adesso!"
"Fallo allora!"
"Non mi sfidare!"
Il silenzio piombò su di loro, e Kasandra lo lasciò andare mentre lui sorrise soddisfatto.
"Mi occuperò io stessa del ragazzo... diventerà il mio assistente!" disse intenta a lasciare la stanza, ma Owen la raggiunse correndo e la bloccò per un polso.
"Devo essere geloso?" chiese ridendo.
"No, nessuno prenderà il tuo posto, tranquillo... ma diventerà un perfetto assassino vedrai!"
Lasciò un leggero bacio sulle labbra di Owen e se ne andò lasciandolo solo nella stanza. Camminava tra i corridoio della torre mentre rivestiva il suo mantello, persa nei vicoli dei suoi pensieri...


...sarai un perfetto assassino, vedrai!...

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Mmmmh...come al solito non so che dire, ma almeno ora sappiamo chi è Eléah... mi domando che intenzioni ho con lei e Jhona.
Non ho una trama precisa in mente, scrivo sul momento... e si vede o_O... non ne sono nemmeno del tutto convinta, ma finché qualcuno legge... ^^
Avrei voluto dire che se la storia avesse fatto così schifo non l'avrei continuata, ma riflettendoci non credo lo farei, in fondo la prima persona per la quale scrivo sono io! 
Benché io reputi importanti i pareri esterni con critiche e consigli, sono certa che non mi condizionerebbero al punto di smettere!
Tutto questo per dire che... non vi libererete così presto di me... muahaha... ok ho finito con le stupidaggini -.-"
Ringrazio ancora i lettori (pochi ma buoni!) che seguono la storia.
A presto!
Saluti

Si
lny love
  
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