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Autore: Yanothing    05/04/2013    1 recensioni
La mia prima ff basata a grandi linee su una storia vera.
Un amicizia che comincia all'età di sedici anni, periodi molto difficili, problemi con alcool e farmaci, il mondo della musica punk-rock, un amore sano e puro, continue sfide che si infrangono contro le vite dei personaggi, sopratutto contro la vita dell'eterno giovane Billie.
"Portami indietro a un’ora fa, il tempo sta fermo mentre gli anni passano".
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Adrienne Nesser Armstrong, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Tré Cool
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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"Che ci fai qui? Che succede?"
"Mi andava di fare una passeggiata.." cominciò a gironzolare nel mio salotto, camminando lentamente per evitare di urtare i mobili illuminati solo dalla poca luce che filtrava dalle finestre.
"Mh? Hai litigato con Adie?"
"Eh? Nah! Con lei va tutto meravigliosamente!" rise e si buttò sul divano, mentre io mi avvicinai a lui e accesi una abat-jour su un comodino vicino.
Lo guardai dritto negli occhi rossi accerchiati da un profondo solco scuro nella pelle, ma non mi preoccupai particolarmente, avevano avuto un figlio da poco, infondo era anche normale che avesse le occhiaie, ma ciò che mi preoccupò fu quel velo di tristezza che riuscivo a notare in lui, c'era qualcosa che non andava, da un mese circa aspettavamo che ci portasse le canzoni per il nuovo album, ma dopo le prime due sembrò dimenticarsi di come si compone, sapevo che era dura la vita che stava mandando avanti in quel momento, ma sapevo comunque che era felice, almeno credevo che fosse così, ma forse, evidentemente, mi sbagliavo.
"Bill.."
Mi sedetti accanto a lui e gli poggiai una mano sulla spalla, lui si girò a guardarmi e sorrise, mi prese la mano e intrecciò le dita, carezzandomi il dorso con i polpastrelli incalliti, mentre il mio sopracciglio si incurvava.
"Mikey..io e te non passiamo più tanto tempo insieme.."
"Mh?" Il suo sguardo si riempiva lentamente di malizia e il suo sorriso si allargava mentre la sua mano mollava la mia e scivolava sulla mia coscia.
"Billie tutto ok? Vuoi parlare?"
"Perché dovremmo parlare?" ghignò e mi carezzò la coscia, avvicinando la mano al mio sesso che cercava di resistere all'eccitazione che voleva crescere, arrivò lì e strinse delicatamente nella mano il cavallo dei miei pantaloni costringendomi a boccheggiare per la sorpresa. Dovevo reagire e fermarlo, ma lui continuava a muovere la mano con maestria e sentivo di non farcela più, sentivo che volevo farlo mio in quel preciso momento, ma no, non potevo. Adrienne. No. Non dovevo anche per lui, perché quello non era lui, era un demone, una parte di lui che stavo conoscendo solo in quel momento. Finalmente si accese il lume della ragione in me e gli fermai la mano prendendolo dal polso.
"Billie fermo." dissi con voce controllata, per cercare di non andargli troppo contro.
Lui si bloccò, fu come riportato alla realtà, scosse la testa e mi guardò, poi guardò la sua mano e l'allontanò di fretta e furia, come se prima di quel momento non si accorgesse di ciò che stava facendo.
"I-io.." si morse il labbro, gli occhi si velarono di un sottile strato di lacrime che appena avvrebbe sbattuto le palpebre sarebbero scese rigandogli le guance rosse per l'imbarazzo, si alzò e corse verso il bagno, mentre io rimasi a guardarlo dal divano, mi passai una mano tra i capelli e mi sistemai la maglietta, mi alzai e lo raggiunsi in bagno.
Lo trovai piegato sulle ginocchia con la testa infilata nella tazza, mi inginocchiai accanto a lui e poggiai una mano sulla sua fronte tirandogli indietro i morbidi capelli corvini.
Si pulì la bocca con la manica della felpa e notai che stava piangendo, lo abbracciai facendogli poggiare la fronte contro il mio petto, lo strinsi forte carezzandogli i capelli e cominciai a cullarlo dolcemente, cercando di farlo calmare.
"Calma..è tutto ok..tutto ok Billie..sono qui..".
"A-aiutami.." singhiozzò.
"Cosa? Che succede? Che c'è Billie? Cos'hai?" gli presi il viso tra le mani e lo guardai negli occhi annegati nelle lacrime.
"V-voglio sme-smettere..non s-sono io questo.." mi guardò negli occhi, con sguardo avvilito e tirò su col naso.
"Ci sono io..tranquillo, passerà, te lo prometto ok? Tranquillo.."
"G-grazie..sarai sempre il mio dolce sedicenne.." si strinse di nuovo a me stringendo un lembo della mia maglietta, zuppa delle sue lacrime, in un pugno.
Mi alzai cercando di tirare su pure lui e lo presi in braccio, lo trovavo dimagrito, fin troppo, e sapevo che non era solo il pianto e l'alcool a renderlo debole, andai verso la mia camera da letto e gli baciai la fronte, lui mi guardò e sussurrò qualcosa che non riuscii a capire e non gli chiesi cosa, gli si chiudevano le palpebre, doveva riposare; così lo misi a letto, sotto le coperte e mi stesi accanto a lui, mentre si rigirava in cerca delle braccia di Morfeo, pochi minuti dopo si addormentò e io dopo averlo guardato per qualche minuto scesi in salotto.

Squillò il telefono, mi rigirai nel letto e diedi un colpo verso Billie.
"Vai tu.." mugugnai, ma non ricevetti risposta e il telefono continuava a squillare, cercai con la mano mio marito, ma non trovai nulla, mi girai, non c'era, mi alzai e corsi a rispondere prima che Joey si svegliasse.
"Pronto!?" avevo ancora la voce assonnata e il fiatone poiché stavo facendo avanti e indietro per tutta la casa per cercare Billie, ma di lui nemmeno l'ombra.
"Adie.."
"Mike? Mike che succede!? Non trovo Billie!"
"Hey hey..tranquilla, è qui da me.."

"Da te!?" mi lasciai cadere sul divano, mentre mi attraversava un moto di sollievo.
"Si..senti..ho bisogno di parlarti..di lui.."
"Di lui?"
"Si.."
"Che succede?"
"Puoi venire?"
"Mike ho Joey.."
"Domani mattina.."
"Okay.."
"A domani..".
Sentii il sospiro di Mike anche attraverso il "tututu" della cornetta, cosa stava succedendo? Billie non stava bene e io non me n'ero accorta? Avevo bisogno di vederlo in quel preciso istante, ma non potevo, mi aspettava una notte lunga e insonne prima di poter andare da Mike.
La mattina seguente ero già vestita da almeno tre ore, e stavo preparando Joey per uscire e andare a casa sua, non sapevo cosa mi aspettava, che parole mi sarei sentita dire, qual'era la verità, avevo paura, ma sopratutto mi sentivo in colpa, qualcosa non andava, e io avrei dovuto capirlo, avrei dovuto impedirlo, avrei dovuto fare in modo che tutto andasse nel verso giusto e invece avevo fallito.
Giudai fino a casa di Mike con Joey che frignava, odiava stare seduto nel sediolino, ma non avevo altre soluzioni, così posteggiai davanti al vialetto di ghiaia e scesi col piccolo batuffolo in braccio, mi affrettai a suonare al campanello e mi aprì un Mike con gli occhi solcati dalle occhiaie, il viso più pallido del solito e un angolo delle labbra piegato in un mezzo sorriso, mi fece entrare e mi accompagnò in sala dove mi sedetti sul divano in attesa che lui mi portasse un caffè che mi aveva offerto sicuramente per la mia pessima cera.
Trovavo che quella casa era veramente bella e..grande, proprio grande per una sola persona, certo che Mike ogni tanto si portava qualche bella donna a casa, ma non divideva quelle mura con nessuno e si vedeva; il disordine regnava sovrano, era peggio di Billie, maglie e pantaloni buttati ovunque e bottiglie di birra vuote lasciate in giro da qualche sbronza post concerto, pacchi di patatine ormai vuoti sparpagliati sul tappeto rosso sul quale era poggiato un tavolino in legno con solo un posacenere sopra pieno zeppo di cicche, non osavo immaginare cosa c'era in bagno e cosa c'era in camera sua, comunque mentre studiavo la sua casa lui spuntò dalla porta della cucina con due tazze di caffè caldo in mano e i miei pensieri tornarono su Billie. Si era forse perso in mezzo ai vestiti di Mike? Perché lì non lo vedevo.
Presi la mia tazza e lui si sedette sul tavolino di fronte me, avevo sempre paura quando la gente mi si sedeva di fronte, significava che doveva dirmi qualcosa di importante, e che doveva dirla guardandomi negli occhi, e in quella situazione che era venuta a crearsi sapevo anche che non era una cosa gradevole quella che stavo per sentire.
"Adie, Billie è di sopra.."
"Mike che succede?"
"Credo che non stia bene.."
"In che senso?"
"Ti va di lasciarmi Joey e salire da lui? Credo di averlo sentito sveglio, ma non è uscito da camera mia.."
"Prima mi dici com'è arrivato qui?"
"Adie è arrivato questa notte, era ubriaco marcio, ma non era il solito Billie, ci posso mettere la mano sul fuoco..sai che sono mesi che aspettiamo che ci porti qualche traccia per il nuovo album? A casa com'è? Mi ha chiesto di aiutarlo, Adie, Billie non chiede mai aiuto.."
Era vero, Billie non chiedeva mai aiuto, aveva sempre mandato avanti da solo la vita con tutte le sue disgrazie, fin da quand'aveva dieci anni, non voleva la mano di nessuno, ce la faceva da solo, e quando io cercavo di capire se c'era qualcosa lui mi sorrideva e mi diceva che andava tutto bene e che era solo un po' stanco, in cuor mio sapevo che non era così, e forse me ne raccontavo solamente tante per paura del vero motivo di quel sorriso, e ora mi sentivo in colpa, dovevo spezzare la barriera del suo orgoglio e aiutarlo, invece mi limitavo a conoscere la superficie di Billie, e non andava bene, non poteva andare bene se Mike mi aveva detto quelle cose, se Billie aveva chiesto aiuto.
Non riuscii a replicare, a rispondere alle domande di Mike, così gli porsi Joey e andai verso le scale, fino in camera da Mike, lo trovai steso a letto, in una pozza di sudore.

  
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