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Autore: CassandraBlackZone    05/04/2013    2 recensioni
«Noioso.»
«Che?»
«I freni. Li hai tolti.»
Asia si girò verso la consolle e sbottò un sorriso. «Be’… si cambia.»
Senza girarsi, la siluriana soffocò una risata, salutò con una mano e chiuse la porta sempre dando le spalle. Di nuovo, Asia girò intorno agli innumerevoli comandi della macchina del tempo e in pochi secondi era già all’interno del vortice del tempo. Con una mano sfiorò la leva dei freni. «Dici… noioso?» con fare nostalgico, la ragazza camminò tra i corridoi del TARDIS giusto per aspettare che il suo ospite si svegliasse. Quell’ora la passò a pensare al passato.
Genere: Fluff, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Doctor - 1, Doctor - 11, Nuovo personaggio, River Song
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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ANGOLO DELL’AUTRICE: beh… che dire…. Forse questo capitolo può risultare un po’ corto… ma sto cercando di suddividere al meglio i capitoli in modo che il mistero rimanga sempre ;) ehehehe *risata malvagia*
Questa volta in questi ultimi capitoli mi sono fatta dare una mano da amici ( che ringrazio con tutto il cuore :) )perché hanno notato che stavo facendo una gran confusione! Anche se sinceramente la storia è ugualmente confusa anche ora! XP ma i miei collaboratori/amici mi hanno dato la forza di continuare a pubblicare :)
Comunque, spero che non vi abbia annoiato e buona lettura!
 
 
Cassandra
 
 
«Asia. Asia va tutto bene?»
La ragazza si sentì il corpo appesantito e con uno sforzo disumano cercò di rialzarsi. Le girava terribilmente la testa e aperti gli occhi vide il nero più totale. «Wo… Matt? Sei tu? Ehi, perché qui dentro è tutto buio?»
«Non lo so. Quando mi sono svegliato mi sono trovato al buio.»
«Aspetta. Io ricordo che… stavamo uscendo dal TARDIS. Abbiamo camminato per qualcosa tipo una mezz’ora e... mamma all’improvviso si è accasciata a terra» Asia si portò una mano alla gola. «Non riuscivo a respirare. Non c’era aria.»
Ad un tratto, una forte luce bianca accecò sia Matt che Asia, e un ampia stanza vuota dal pavimento lucido e nero si presentò davanti a loro: nessuna porta o finestre, solo pareti bianche.
«Ma dove siamo?» chiese l'uomo preoccupato.
«Ci siamo solo noi.»
«Ben risvegliati» una voce femminile riecheggiò da degli altoparlanti posti agli angoli della stanza. «Piaciuto il sonnellino?»
Matt aggrottò la fronte perplesso. «Ma questa voce…»
Asia strinse con forza i pugni. Già dopo le sue due prime parole, subito si ricordò della ragazza cibernetica dai capelli rossi che li attaccò: Sarah. Rievocò amaramente il corpo di Matt disteso a terra davanti a lei e annebbiò quell'immagine urlando a gran voce. «Tu! Sei quella che ci ha attaccato! Vieni fuori maledetta!»
«Oh, ma come sei sveglia, ragazzina. Ma soprattutto quanto sei infuriata. Devo ammettere che hai davvero un’ottima memoria.»
«Dov’è mia madre?! Dove sono Vastra e Jenny?!»
«Stai tranquilla, tesoro. Sono qui!»
«Mamma?»
«Da qui riusciamo a vederti. Dovete stare molto attenti!»
«Attenti? Attenti a cosa?»
«Ah!»
Un sonoro tonfo allarmò la ragazza. «Mamma!»
«Ok, la riunione familiare è finita.»
«Che cosa le hai fatto!»
«Asia, fermati!»
«Lasciami il braccio, Matt!»
«Questo è quello che vogliono!» Matt prese tra le mani la testa di Asia cercando di tranquillizzarla. Con i pollici le accarezzò le guance e la guardò dritta negli occhi per farla ragionare. «Cercano solo di farti arrabbiare. Ricordi? Tu in qualche modo sei collegata a quello che vogliono fare a tuo padre, devi mantenere la calma»
La ragazza ansimò a denti stretti e rilassò tutti i muscoli. Tirò un sospiro di sollievo e annuì. «Ho capito.»
Matt sorrise e l’assicurò con un breve bacio sulla fronte. «Adesso lascia fare a me.»
Il giovane attore si girò verso l’altoparlante deciso a prendere in mano la situazione, cosa che dopotutto aveva promesso a River. Qualunque cosa sarebbe successo, lui aveva il compito di proteggere Asia.
Era sopravvissuto ad un inceneritore, ad una pallottola e ad un’assurda macchina aliena; era sicuro di poter resistere anche a delle stupide sfide. Per la prima volta Matt si sentiva fiducioso. «Assicurami che tutte e tre stanno bene.»
«Sì, per ora sono incolumi.»
«Bene. Ora spiegaci perché siamo qui e cosa dobbiamo fare.»
«Ma come? Io avevo capito che dovevate salvare il vostro prezioso Dottore, no? Beh, se ancora non lo hai capito, piccolo umano, voi dovete combattere per riprendervelo. Se riuscirete a restare vivi.»
«Combattere?»
«Proprio così. Tu e la piccola Asia dovrete sostenere delle prove e se le supererete ci raggiungerete qui, dove ci troviamo tutt’ora io e le vostre amiche. Ma se fallirete: morirete tutti e due.»
Una pausa di silenzio servì a Matt per valutare la situazione: lui e Asia erano rimasti soli dentro ad una stanza completamente isolata. River, Vastra e Jenny sono state prese in ostaggio ed erano ad un solo passo per poter riprendere il Dottore. Non aveva poi così tanta scelta. «D’accordo. Vai con la prima sfida.»
Dall’altoparlante uscì una agghiacciante risata che preoccupò non poco Matt.
«Che… cosa c’è da ridere?»
«Tu pensi davvero che ci siano un tot di sfide?»
«Be'…sì.»
«Oh, mio caro piccolo insulso essere umano: quando finiranno le sfide lo decido io.»
«Cosa?»
Davanti agli occhi di Matt e Asia si stava materializzando una strana figura che pian piano prendeva forma. Il giovane attore assottigliò gli occhi, cercando di capire cosa fosse. «Che… cos’è? Un ologramma?»
«È… grigia. Sembra una donna…» ipotizzò Asia.
Dietro a quel corpo comparvero un paio di ali grigie. Delle ali che Matt aveva già visto: quelle ali inconfondibili. «Oh, no…»
«Che c’è? Cosa c’è Matt? Cosa hai visto?»
Matt prese la mano di Asia e la strinse. «Ascoltami bene, Asia…. Qualunque cosa accada: non. Sbattere. Gli occhi. Devi continuare a guardarla.»
«Perché?»
L’immagine della figura si fece sempre più chiara ed era possibile riconoscere una lunga tunica, due braccia allargate con i palmi delle mani aperti e il volto di pietra di una ragazza sorridente.
«Bando alle ciance. È il momento di iniziare.»
 
«Dimmi subito dov’è mio marito. Libera mia figlia, ora!»
«River! Calmati!»
«Già, River Song. Ascolta la tua amica verde. Abbassa quella pistola laser., anche perché sarebbe totalmente inutile, ma soprattutto inappropriato» Sarah sembrava completamente calma e quasi inconscia del fatto che aveva una pistola puntata addosso, come se non le importasse: l’archeologa invece era decisa e determinata, con gli occhi che bruciavano d’ira.
«Perché hai chiuso il collegamento?! Fammi vedere mia figlia!»
«Sarà più divertente. Soprattutto vedere te soffrire.»
«Tu… brutta…!» River era pronta a sparare, ma Sarah fu più veloce. Scansò la mano dell’archeologa facendo cadere la pistola e la buttò a terra con uno solo schiaffo.
Vastra e Jenny subito le si avvicinarono. «River!»
La donna si mise in ginocchio massaggiandosi la guancia: una striscia di sangue scivolò su di essa.
«Stai buona. È inutile lamentarsi, pensa solo a pregare per i tuoi amici. Dopotutto lo stanno facendo proprio per il tuo prezioso marito.»
River cominciò a disprezzarsi prendendo a pugni il pavimento. Vedere dallo schermo sua figlia così spaventata le faceva terribilmente male. Non la vedeva così da quando il Dottore se ne era andato. Da quel giorno lei osservava Asia mentre cambiava, diventava sempre più indipendente e persino più forte di lei. Più forte ad aspettare. La vedeva crescere, da sola. Solo in quel momento River capì che non era stata vicina a lei come una madre doveva fare e anche questo pensiero faceva più male della mano che colpiva il freddo pavimento di metallo.
 La ragazza cibernetica le si avvicinò sorridendo ironicamente e fingendosi preoccupata. «Oh, poverina. Ma lo sai che non devi preoccuparti, vero? Tanto raggiungerai presto la tua cara figlia.»
La donna alzò la testa con le lacrime agli occhi e squadrò Sarah. «Perché… lo fate? Che cosa volete da lui? Cosa avete fatto all’intero Universo?»
«Oh, vedo che qualcuno ha fatto qualche ricerca. Ma come ho già detto, non devi preoccuparti, perché presto capirai.»
Per un attimo calò il silenzio. River allargò le labbra in un sorriso e sogghignò leggermente, scuotendo la testa. Sarah corrugò le sopracciglia confusa.
«Cosa c’è da ridere?»
«Se fossi in te. Io mi preoccuperei più per te stessa.»
«Che cosa intendi?»
«Lo sai? Hai delle occhiaie spaventose, dolcezza.»
La ragazza sgranò gli occhi dallo stupore e si toccò il viso. Le sue dita potevano percepire benissimo il tipico gonfiore da occhiaie.
Il sorriso dell’archeologa si allargò ancora di più. «Che cosa siete voi? Dei robot, giusto? Certo che è strano. Non ho mai sentito parlare di robot che non riescono a prendere sonno o peggio: che riescano a dormire.»
«Sta zitta!» Sarah fece per uscire dalla stanza e diede l’ordine alle guardie di tenere d’occhio River, Vastra e Jenny. Uscita dalla stanza, ripensò alle parole dell’archeologa e fissò il suo volto sull’uscio della porta. Oltre ai suoi soliti capelli rossi ramati, erano ben visibili due mezzelune scure sotto gli occhi. «Allora… sono davvero occhiaie.»
Ripensò all’ultima volta che aveva dormito. Dormito? Sarah scacciò immediatamente quel pensiero «No… noi non possiamo dormire. Queste sciocche macchie non contano niente» Frustrata, la ragazza camminò velocemente verso l’infermeria per eseguire un ulteriore controllo. Non riusciva proprio a concepire un tale scempio: doveva assolutamente rimediare. Ad ogni costo.
 
Un angelo piangente. Matt non poteva credere di trovarsi davanti a uno dei più pericolosi alieni dell’Universo del Dottore: più la guardava più la paura lo assaliva. All’apparenza pareva un semplice angelo dalle braccia aperte pronte ad abbracciare, ma in realtà sotto quel viso d’angelo lui sapeva che si nascondeva una creatura tutt’altro che angelica.
«Asia… continua a guardarla. Non sbattere gli occhi.»
«Sì, so cos’è. È un angelo piangente.»
«Esatto, Ma penso… che possiamo comunque camminare.»
«Ma… non c’è uscita qua dentro.»
«Qualcosa dobbiamo pur fare.»
«Matt… ho paura» la ragazza strinse la mano del giovane attore affondando anche le unghie. Matt aveva sempre pensato che Asia fosse molto simile a River: orgogliosa, sicura di se e coraggiosa, ma in quel momento si trovò un Asia completamente diversa dalla ragazza che l’aveva salvato.
«Asia…»
«Matt… ho troppa paura» gli occhi di Asia cominciarono a lacrimare ed erano pericolosamente sul punto di sbattere le ciglia.
«No, Asia!» Matt si girò per due soli secondi, ma quel lasso di tempo bastò alla statua del temibile angelo  di avanzare e digrignare i denti. «Asia, corri!»
I due, mano nella mano, cominciarono a correre. Ma qualcosa non andava: entrambi avevano una strana sensazione.
«Ma…sbaglio o era una stanza piccola?» domandò Matt.
«Sì…»
«Allora… perché riusciamo a correre qui?»
Asia e Matt guardarono davanti a loro e notarono che le paresti bianche erano come svanite nel nulla: la piccola stanza era diventata di botto una stanza infinita.
«Cos’è, una specie di distorsione virtuale?»
«Non è il momento, Matt! Ma temo di sì!»
Ad un tratto il walkie talkie di Matt cominciò a suonare. «Il walkie talkie… può essere River!»
«Allora rispondi!»
Il giovane attore e la ragazza smisero subito di correre e, con le mani che gli tremavano, Matt tirò fuori il comunicatore e parlò «Pronto River! Sei tu?»
«Ti piacerebbe, vero Matt?»
Per loro grande delusione, la voce era sì di una donna, ma non di River.
«Chi…sei?»
«Proprio non ci arrivi? Se proprio ci tieni, ti dico che mi siete appena scappati. Ma ancora per poco.»
«Matt…»
«Tu… sei l’angelo»
«Bravo, hai indovinato. E sono contenta di dirti che non uscirete vivi da qui.»
«Matt!» Asia strattonò la giacca di Matt e appena si girò l’angelo era a pochi centimetri dalla sua faccia con le fauci aperte, pronte ad azzannarlo.
«No!»
«Sei ancora in ascolto, Matt?»
Stando attento a non chiudere gli occhi, si portò il walkie talkie alla bocca.«S-sì.»
«Sei ancora deciso a salvare il Dottore?»
«Sì.»
«Be', mi sa tanto che non arriverai mai a lui!»
«NO!» Asia si gettò su Matt ed entrambi caddero sul pavimento. «Sbrigati! Alzati, Matt!»
Ancora un po’ scombussolato, il giovane attore si lasciò guidare da Asia e ricominciarono a correre. «Li odio… li odio… odio quegli angeli!» la ragazza riprese  a piangere disperata. Odio. Era tutto quello che la ragazza riusciva a dire.
«Asia! Lì c’è qualcosa!»
Davanti a loro si materializzò una porta blu. Asia sorrise.«Entriamo!»
Varcata la soglia, i due chiusero la porta e si accasciarono a terra. Diversamente dall’altra stanza, quella aveva il pavimento bianco e l’intero un infinito spazio blu.
Matt tirò un profondo sospiro di sollievo. «Meno male. L’abbiamo scampata.Asia… Asia?»
Asia era raggomitolata su se stessa appoggiata all’uscio della porta e il viso affondato nelle ginocchia. L’uomo sentì dei leggeri singhiozzii.
«Asia?»
«Io… ho capito dove siamo.»
Matt si inginocchiò davanti a lei. «Allora… che cos’è?»
Senza tirare su la testa, Asia continuò a parlare. «È… una memory room. Una… stanza della memoria che permette di riprodurre persone del passato attraverso i ricordi delle persone.»
«È tipo… un’interfaccia vocale?»
«Sì, ma più moderna. Invece degli ologrammi vengono usati dei robot così da poter anche toccare e interagire.»
«Aspetta… dai ricordi? Io di certo non…» Asia alzò lentamente la testa. «Tu… Asia?»
La ragazza tirò su col naso e si asciugò le lacrime.«Tempo fa… Papà e mamma decisero di passare una giornata con nonna Amy e nonno Rory.»
«Nonn… Amy e Rory?!»
«Sì. Volevano fare un picnic con loro… a New York.»
«New York…» al giovane attore ritornarono alla mente il giorno in cui dovette girare le riprese in America: The Angels take Manhattan. L’episodio in cui morirono Amy e Rory. «Allora… anche qui sono morti a New York, ma… c’eri anche tu.»
«Io… non ti ho raccontato tutta la verità…»
«Di cosa parli?»
«Io… io…» La voce della ragazza tremava e veniva smorzata da una serie di singhiozzi, tipici di una persona che cerca di non piangere «Avevo… solo tre anni! Me ne andai in giro per Central Park e… così mi hanno presa! Gli angeli!»
Matt prese ad abbracciare Asia per tranquillizzarla mentre lei si lasciava coccolare «Va tutto bene… Va tutto bene.»
La ragazza si portò le mani alle orecchie. Cercò di sopprimere quell’orribile ricordo, ma invano: l’immagine degli angeli attorno a lei, l’immagine di suo padre tra le lacrime e l’immagine dei suoi amati nonni che sorridevano mentre scomparivano davanti a lei non le davano tregua. «Invece no! Papà ha dovuto scegliere. Ha dovuto scegliere fra tre persone a cui lui voleva bene! E poi... La stanza. Era … così… al buio… quando… i nonni!»
«Sì, Asia. Raccontagli come ci hai uccisi.»
Asia smise di piangere e come se avesse un groppo in gola smise anche di respirare: gli occhi sbarrati dal terrore, la mente invasa dai sensi di colpa.
«Questa voce… ma…» Matt lentamente si staccò da Asia e si girò all’indietro: non poteva credere hai suoi occhi.
In piedi davanti a loro, c’era una ragazza dai capelli scarlatti che li fissava sorridente : era lei. Era Amy Pond.
«No…nna?...»
La donna allargò il sorriso «Ciao, nipotina.»

 
   
 
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