Serie TV > Merlin
Segui la storia  |       
Autore: AsfodeloSpirito17662    06/04/2013    8 recensioni
Doveva ubriacarsi. Non c'era altro modo di affrontare quella grigia, grigissima tragedia. Il punch scivolò giù nella gola che una vera bellezza! Forse un po' troppo bene, tant'è che lo stomaco iniziò a bruciargli come avesse inghiottito un fiammifero. Lasciò cadere il bicchiere di plastica vuoto a terra e si appoggiò al muro durante un giramento particolarmente crudele. Era alla maledetta festa della confraternita dei Camelot, Arthur Pendragon era lì da qualche parte a strusciarsi in mezzo alla bolgia ubriaco come una melanzana e lui, che finalmente era riuscito a trovarsi nello stesso posto alla stessa ora e non perché avevano lezione insieme, era vestito da donna!
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Lancillotto, Merlino, Mordred, Morgana, Principe Artù | Coppie: Gwen/Lancillotto, Merlino/Artù
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

OTTAVO CAPITOLO

 

Morgana sospirò, fermandosi davanti la porta della stanza di Gwen. Guardò l'orologio che aveva intorno al polso: le dieci e mezza del mattino.

Le aveva dato sin troppo tempo.

Con un cipiglio determinato, alzò la mano destra e bussò con forza sul legno, i gesti che tradivano una certa impazienza.

 

"Gwen, apri immediatamente!" esclamò perentoria, incurante delle occhiate che alcune ragazze le lanciarono nel passare di lì, per il corridoio.

La confraternita della Cittadella era composta per lo più da impiccione, c'è da dirlo, però Morgana quella mattina, si sentiva particolarmente intollerante: ergo, se avessero avuto proprio voglia di mettersi a chiacchierare sul suo conto, avrebbero dovuto affrontarne le conseguenze.

Piantò i pugni chiusi sui fianchi snelli e restò a fissare la porta, quasi avesse avuto il potere di farla ardere con la sola forza del suo sguardo; i secondi cominciarono a scorrere nella calma più totale, tuttavia nulla accadde.

Dopo quasi un minuto, Morgana iniziò a battere nervosamente la punta del piede a terra.

"Gwen!" disse nuovamente, con un'inclinazione minacciosa nel tono di voce, "Se non apri te, lo farò io! Butterò giù questa stupida porta in un modo o nell'altro e puoi star certa che ci riuscirò!"

 

Un lamento d'oltre tomba giunse dall'interno della stanza e Morgana sbuffò, roteando gli occhi verso il soffitto.

"Conterò fino a dieci dopodiché comincerò a fare tanto di quel casino che se non aprirai la porta, ci espelleranno entrambe! A me per disturbo alla quiete pubblica, a te per non essere intervenuta! Uno... due... tre... quattro... cinque..."

Andiamo Gwen! Sono venuta io solo perché Merlin non sarebbe potuto entrare senza rischiare di essere linciato, in un dormitorio femminile! Non costringermi a trascinarlo qui a calci!

 

Quando oramai pericolosamente vicina al dieci, con suo sommo sollievo, vide l'uscio schiudersi e la porta rimanere accostata. Morgana si zittì e restò qualche attimo ferma sul posto, assistendo al miracolo; si prese qualche secondo per riordinare le idee, poi spinse la porta con le mani, mettendo piede nella stanza in penombra, giusto in tempo per beccare Gwen che si tuffava nuovamente sotto una coltre immonda di coperte colorate e cosparse di orsacchiotti e cuoricini. Morgana inorridì, avvertendo l'irrefrenabile impulso di uscire di lì e darsela a gambe.

Mi sembra di essere entrata nel mondo dei mini pony, tutto arcobaleno e pupazzi sorridenti. Me la pagherai, Emrys. La mia vendetta sarà funesta.

 

Di fatti, in quella stanza, ogni superficie praticabile era completamente ricoperta da ninnoli fantasiosi e peluche dalle espressioni una più tenera dell'altra. I poster sulle pareti, raffiguranti fatine e farfalle dai mille svariati colori, le ammiccarono in un modo che la fece sentire fuori luogo. Sui poster che Morgana aveva attaccato sulle pareti della sua stanza (perché li aveva anche lei, sì), c'erano raffigurati personaggi come Bill Gates, Barack Obama e la Regina di Inghilterra. Persone che avevano ottenuto il potere, per intenderci.

Non stupidi insetti alati dalle forme umanoidi o unicorni sorridenti con le meches nelle criniere, Cristo santo!

 

Prese un profondo respiro per racimolare quel poco di coraggio che le era rimasto e titubò qualche istante, prima di richiudere la porta alle sue spalle: le sembrò come di star sigillando l'unica via di fuga che aveva. Tuttavia, l'orgoglio Pendragon prevalse sui suoi oscuri sentimenti e con una convinzione un po' forzata, marciò fino al letto di Gwen, afferrando le coperte per tentare di tirargliele via. Contro ogni sua aspettativa, trovò una certa resistenza. Sgranò gli occhi chiari e sfarfallò interdetta le ciglia, rimirando quel bozzolo lamentoso che era (nonostante tutto) la sua amica.

 

"Gwen! Piantala di fare la mocciosa, voglio che mi guardi in faccia!" tuonò, tornando a tirare le coperte con maggiore forza. Iniziò una sorta di gara al tiro alla fune: Morgana ringhiava di frustrazione e l'altra piagnucolava per celare la sua profonda vergogna al mondo. Dopo circa un minuto di tira e molla, con un ruggito battagliero, Morgana riuscì a strappare le coltri dalle grinfie di Gwen e le gettò per aria, ben lontane dalle sue mani a tenaglia.

Si guardarono con il respiro pesante, gli occhi accesi di soddisfazione di una contro quelli imploranti dell'altra.

 

"Sei inguardabile" decretò Morgana, studiando l'aspetto trascurato e sfatto di Gwen. La riccia aveva infatti delle occhiaie che sembravano voler toccare terra, i capelli spettinati ed intrecciati su se stessi per vie che solo il Signore poteva comprendere ed un pallore sul viso che avrebbe potuto farla passare per un'inglese doc.

Gwen tirò su con il naso, spostando di lato la ventina di fazzoletti che la circondavano e che erano stati appallottolati sotto le coperte.

Morgana ebbe l'accortezza di tenersi ben distante da quel covo pulsante di batteri.

Se mi ammalo poi come faccio a conquistare il mondo? Mi servo in salute. Già a questa distanza sto rischiando grosso, perché i batteri volano. Ditemi voi se questa non è amicizia! E ancora c'è chi osa darmi della stronza insensibile... non c'è più religione.

 

"Ecco cosa faremo" iniziò la Pendragon, con tono autorevole, che non ammetteva repliche di alcuna sorta, "Adesso ti alzi, ti dai una lavata perché puzzi di depressione, ti vesti, ti pettini, ti dai una truccata perché se vai in giro così spaventi le persone e andrai dritta dritta in infermeria a sotterrare, insultare, maltrattare, bistrattare, straziare, tormentare e tutti i sinonimi che ti vengono in mente, quell'imbecille del tuo, non comprendo come possa ancora esserlo ma forse è proprio vero che l'amore fa ammattire la gente, ragazzo. Mi sono spiegata?"

 

Gwen aveva osservato Morgana elencare tutte quelle cose sulle dita affusolate, con occhi vitrei.

Passò qualche attimo di silenzio, prima che nuovi piagnucolii inconsulti riempissero l'aria.

La Banshee sbuffò ancora, inchiodandola lì sul materasso con uno sguardo d'acciaio.

 

"Reagisci, per l'amor del cielo!" lasciò ricadere pesantemente le braccia lungo i fianchi, con un'insofferenza tipicamente sua: Morgana non era certo famosa per la pazienza che sapeva mostrare al suo prossimo. Maltrattava addirittura suo fratello, figurarsi gli altri!

 

"Mi... mi vergogno! Non ce la faccio!" pigolò Gwen, cercando di farsi minuscola contro i cuscini bistrattati che avevano preso la forma della sua faccia.

"Fai bene a vergognarti, hai un fidanzato indecente, ma non per questo puoi permettergli di cavarsela così!"

La riccia sgranò gli occhi davanti la schiettezza che le era stata riservata, fu forse per quello che non riuscì a dire niente.

"Gliene hai fatte passare troppe, Gwen! Merlin mi ha detto che aveva già provato a convincerti di parlare con Lance, ma è evidente che non l'hai fatto! E guarda a cosa siamo arrivati!" allungò un braccio verso la finestra, indicando un punto indefinito all'esterno, "Ha fatto letteralmente esplodere le serre! Se stavi aspettando un punto limite per fare qualcosa, bé, direi che ci siamo proprio arrivati!"

Gwen balbettò qualcosa di poco comprensibile, sfuggendo pateticamente allo sguardo tagliente di Morgana.

"Lo so..." disse dopo un po', schiarendo la voce roca, "So che devo parlarci. Ma io..." le parole le si strozzarono in gola, come non ne volessero sapere di uscire. Si tappò la bocca con entrambe le mani, reprimendo un singhiozzo disperato.

Morgana restò ad osservarla in silenzio, passando stancamente una mano sulla faccia; non aveva chiuso occhio per quasi tutta la notte e la colpa era stata di un paio di occhi acquamarina quasi identici ai suoi. Il risultato: due borse violacee a spiccare sulla pelle chiara del viso, che la invecchiavano di una ventina di anni, a sentir dire lei. Eppure, se ripensava a cosa era successo la sera prima, non provava imbarazzo o disagio. Provava solo rabbia, tanta rabbia. E voglia di rivalsa.

Figurarsi se quel moccioso ha davvero messo le mie foto in giro. Mi ha baciata. Gli piaccio, è ovvio. Sa perfettamente che, se facesse una cosa simile, perderebbe qualsiasi chance con me. Non che ne abbia mai avute, l'imbecille.

 

La voce di Gwen la riportò alla realtà.

"E se dovesse restare ammattito tutta la vita? Morgana, lui non era così!"

"L'hai detto" rispose lei, riprendendo il discorso come non l'avessero mai interrotto, "Non era. Tu sei innamorata del Lance che c'era prima della sua inspiegata perdita di ragione. Non di quello che c'è adesso. Quindi? Che vogliamo fare? Vivere di speranza, auspicando che prima o poi rimetta le rotelle a posto? Chi di speranza vive, disperato muore, mia cara Gwen. E la vita è troppo breve per sperare. Il mondo è pieno di pesci. Troverai un altro allocco disposto ad organizzarti misteriose e ganzissime cene nelle palestre buie delle scuole, considerando che quando ti pettini e ti trucchi sei piuttosto graziosa" concluse, con una praticità che le avrebbero invidiato in molti.

Basta con questi piagnistei, stiamo solo perdendo tempo! La vita continua, the show must go on, santo Dio!

 

Gwen schiuse le labbra e la fissò con una faccia piuttosto ebete. Parlare con Morgana era sempre stato destabilizzante, in un certo qual modo.

Non ho mai conosciuto una persona più schietta di lei. E' talmente schietta che certe volte mi fa venire voglia di dare fuoco a quei suoi splendidi, perfetti, lucentissimi capelli. Sanno tutti che se tocchi i capelli ad una donna, le tocchi il mondo.

In quel momento, tuttavia, ciò che più irritava Gwen era il doverle dare ragione.

Il tempo per rimandare quel discorsetto era finito. Doveva alzarsi, prendere il coraggio a quattro mani e capire cosa voleva farne della sua storia con Lancelot, perché non poteva davvero accettare di stare con una persona che un giorno sì e l'altro pure aveva il vizio di rischiare la vita per delle cretinate. Non poteva vivere con quell'ansia addosso.

E se un giorno dovesse rimanerci secco sul serio?! Dovrei vivere con questo peso sulla coscienza? Ma scherziamo?

 

*

 

"Merlin?"

 

Lancelot, schiena poggiata contro una pila assurda di cuscini, seguì con lo sguardo il sopracitato losco individuo che, dopo essere entrato in infermeria, si era diretto al mobiletto dei medicinali senza alcun indugio. L'infermiera era al momento assente, ma lui non si lasciò intimidire per quello: aprì le ante del suppellettile e cominciò a rovistare tra le varie scatoline, ignorando sia lo sguardo che il richiamo dell'unico malato lì segregato.

E se non mi sbrigo a trovare quello che sto cercando, finiranno per rinchiudere qui anche me. Ma anche no.

 

Dopo circa un minuto, trascorso tra imprecazioni sommesse e rumore di boccette che venivano spostate, la testa arruffata di Merlin riemerse vittoriosa dalle ante: tra le mani stringeva qualcosa. Lance, per istinto, corrugò la fronte con aria confusa, ma se ne pentì immediatamente: l'esplosione della sera prima l'aveva bruciacchiato come fosse stato un tacchino il giorno del Ringraziamento. Lì, ad essere onesti, l'unico ringraziamento si doveva al fatto che fosse ancora vivo (e con tutti gli attributi al loro posto, altrimenti avrebbe potuto dire addio alle decine e decine di figli promessi per Gwen).

 

"Stai male?" domandò il tacchino, cercando di capire che diavoleria fosse quella che Merlin stava ingurgitando come un elisir di lunga vita. Il moro inghiottì le pastiglie senza nemmeno bere un goccio d'acqua e lo guardò, l'espressione tetra che si sposava perfettamente con le marcate occhiaie sotto gli occhi indecentemente azzurri.

No, sto una favola, sul serio. Pendragon è depresso. Se Pendragon è depresso, allora io sono depresso. Se io sono depresso, comincio a mangiare dolci come un maledetto maiale e se comincio a mangiare dolci come un maledetto maiale, puoi star sicuro che, il giorno dopo, avrò un mal di stomaco di quelli veramente scabrosi. Oh, ma aspetta! E' proprio quello che è successo!

 

"Si vede così tanto?" domandò, con un tono di voce smorzato dalla sofferenza. Rimise a posto il medicinale e si avvicinò al suo letto, sedendosi pesantemente sul bordo del materasso. Lance lo guardò con un certo interesse.

"Vuoi fare cambio?" propose, indicando le bruciature da stuntman che aveva anche sulle mani. Merlin restò zitto ad osservarlo e scosse la testa, senza alcun tatto.

Neanche fossi completamente scemo.

 

"Pensi che ricresceranno mai?"

"Che cosa?"

Alzò l'indice, puntandolo verso la sua fronte.

"Le sopracciglia" specificò, ma non c'era traccia di ilarità tra le parole. Lance strinse le spalle con noncuranza.

"Non lo so" si sentì di confessare, "Al massimo mi faccio un tatuaggio. Le opzioni sono infinite. Volendo, potrei farle anche come quelle di Vegeta"

Merlin raggrumò le labbra con aria poco convinta.

"Sai che a quel punto Gwen ti lascerebbe sul serio, non è vero?"

Lancelot sospirò pesantemente e giocò con la stoffa del lenzuolo bianco, abbassando lo sguardo.

"Mi odia, Merlin, io lo so. Mi ha sopportato fino ad ora, ma dopo ieri sera... E pensare che volevo soltanto farle una sorpresa..."

"E' questo il punto" intervenne l'altro, corrucciato, "Le tue non sono sorprese normali. Sono da esaltato suicida. Onestamente, Lance, credo dovresti mettere un freno alla tua creatività. E' potenzialmente mortale, te ne sei accorto?"

Il ragazzo tentò di ridere, ma dovette contenersi perché la pelle del volto bruciava, quando si tendeva.

"Che cosa ti ha detto l'infermiera?"

"Niente di che, non sono ustioni gravi... se Attila non fosse arrivato per tentare ancora di staccarmi il sedere, probabilmente lo sarebbero state... Non mi ero reso conto di essere arrivato troppo tardi per fermare tutto quanto..."

"Tu guarda... il cane che tenta di ucciderti, alla fine ti salva la vita..." tentò di non ridere, ma onestamente tutti i suoi sforzi furono vani. Dopo aver martoriato l'interno della guancia con i denti per lunghi secondi, la sua volontà crollò del tutto e si accasciò con la schiena in avanti, poggiando la fronte sulle gambe di Lancelot. Rise, rise come un pazzo, cedendo finalmente all'immagine di lui che sfrecciava nella notte vestito da Superman, il mantello in fiamme ed una scia di fumo alle spalle davvero molto scenica. Lance si chiuse in uno stoico silenzio; raccogliendo la poca dignità che gli era rimasta, incrociò le braccia con espressione piuttosto accondiscendente: non poteva dire di non aver meritato le prese in giro.

"La mia preoccupazione ora è il consiglio universitario. Credi che mi butteranno fuori?" il suo tono tradì una certa ansia, tra l'altro del tutto giustificata: farsi espellere all'ultimo anno di college, era da veri imbecilli.

Se con ieri sera ho davvero decretato la fine della mia carriera scolastica, mi faccio saltare in aria sul serio. Non posso aver passato quattro anni e mezzo sui libri per niente. Non posso!

 

Merlin lo guardò in silenzio, perché non avrebbe saputo che cosa dire. Il rischio che Lance correva era sicuramente alto, ma dirglielo così, senza un minimo di tatto, non sarebbe stato certo di aiuto. Provò quindi a sdrammatizzare.

"Guarda il lato positivo..." iniziò, stiracchiando le labbra in un sorriso, "...avrai fatto la storia di questo college. Credo si continuerà a parlare della Torcia Umana(1) anche tra una ventina di anni"

Da come Lancelot storse il naso, Merlin intuì che quella non doveva valere granché come consolazione.

 

*

 

Arthur uscì dalla biblioteca piuttosto frettolosamente. I capelli biondi erano scompigliati, come se non avesse fatto altro che andare di corsa dal momento in cui aveva messo piede fuori dal letto. Nonostante la serata della festa fossa stata un totale fiasco per i suoi propositi, un sorriso di infantile felicità gli piegava le labbra sottili.

Lungo il corridoio, superò un gruppo di studentesse che adocchiò senza interesse e fece per svoltare l'angolo. Inchiodò quasi subito sulle punte dei piedi, tornando sui propri passi.

 

"Ehi!" gridò, proprio in direzione del gruppetto, attirando la loro attenzione. Si girarono tutte simultaneamente, ma solo una parlò.

"Che ti è successo, Pendragon? Hai trovato finalmente l'amore della tua vita?" la voce di Freya si distinse subito tra le altre, era lei la capobranco. La ragazza notò l'aria trepidante che l'altro si portava addosso e sorrise divertita.

Non è mica per essere maligni, sono una romantica infondo. Spero davvero che la trovi... O lo trovi... Sarebbe anche ora di incassare la vincita... Non che abbia fatto delle scommesse su tutta questa faccenda, si intende...

 

Arthur, in quel momento, neanche fece caso alle sue parole e le si avvicinò, quasi parlandole sopra.

"Hai visto mia sorella?!"

"No, non mi pare... spero non sia successo niente di grave" borbottò la ragazza, con una certa perplessità.

Il biondo continuò a sorridere come un babbeo e sventolò una mano per aria, lasciando cadere la questione. Fece per andarsene, ma si sa: quando parli del diavolo, spuntano le corna (trattandosi di Morgana, si potrebbe dire che una metafora più che azzeccata di questa non possa esistere).

 

"Se mi cerchi di tua spontanea volontà, deve essere sicuramente successo qualcosa di grave" la sua voce lo costrinse a voltarsi.

Quando Arthur la vide, i suoi occhi azzurri si illuminarono d'immenso: sembrava aver appena scoperto la via per Eldorado. Morgana arcuò le sopracciglia scure, in attesa che il fratello dicesse qualcosa, ma contrariamente alle sue aspettative, quello sbottò a ridere.

Freya e le altre ragazze lo guardarono come fosse diventato scemo tutto d'un botto, mentre Morgana si mostrò piuttosto insofferente.

Non potevo avere un fratello come tutti gli altri? Che so, tossico dipendente, alcolizzato o affetto da bipolarismo? No, certo che no. Il destino doveva martoriarmi con uno del genere. Logico. Mi sembra giusto.

 

In un modo che alimentava la sua ira di secondo in secondo, Arthur si trascinò sino a lei e le poggiò una mano sulla spalla, continuando a ridere senza ritegno.

"Stavolta ti hanno proprio fregata!" esalò, approfittando per prendere una boccata di ossigeno, o sarebbe presto stramazzato al suolo per soffocamento.

"Di che diavolo stai parlando?"

Arthur scosse la testa, ci provò a rispondere, ci provò sul serio, ma riuscì soltanto dopo un paio di tentativi.

"Che stima, CHE STIMA! Tanta stima! Ahahaha! Che genio!"

 

Se non la smette adesso e non si decide a parlare, la stima gliela infilerò su per il- i suoi altolocati pensieri furono interrotti dalla cosa che il fratello le schiaffò tra le mani.

Morgana la guardò.

Arthur guardò Morgana.

Morgana guardò Arthur.

Arthur guardò la cosa.

La cosa si lasciò guardare da chiunque fosse disposto a darle un'occhiata.

Le dita pallide ed affusolate di Morgana si chiusero in un pugno con lentezza, sino a ridurre la cosa ad un ammasso di carta stracciata. Strinse così forte da far diventare ancora più bianche le nocche.

 

"Io. Lo. Ammazzo!" ringhiò inviperita come poche volte lo era stata in vita sua, scandendo le parole con una collera che le faceva vibrare la voce. Neanche quell'imbecille di suo fratello era riuscito a mandarle così assiduamente il sangue al cervello!

Alla fine l'aveva fatto.

L'aveva fatto per davvero.

Mordred aveva messo in giro la sua foto.

Maledetto, piccolo, viscido organismo monocellulare!

 

Se possibile, Arthur rise ancora più forte di prima davanti la faccia che stava facendo sua sorella e dovette appoggiarsi contro il muro per mantenere l'equilibrio.

Morgana era a dir poco livida.

Lanciò la foto accartocciata contro il suo stupido fratello e girò i tacchi, allontanandosi a passo marziale dalla scena del delitto: tuoni e fulmini!

Se lui reagisce così davanti ad un rifiuto, scoprirà presto come reagisco io davanti una provocazione! Hai le ore contate Duirvir, indegno bamboccio! Ora ti faccio vedere, che cosa ti creo!

 

Quando Morgana e la nuvola nera che aveva intorno alla testa si furono dileguate, Freya si avvicinò ad Arthur e raccolse la foto accartocciata da terra. Quando riuscì a distenderla alla meno peggio e vide che cosa raffigurava, adocchiò il biondo con espressione un poco critica.

"Che c'è?!" sbottò lui, massaggiando lo stomaco, ancora poggiato pigramente contro il muro di pietra.

"E' davvero commovente l'affetto che provate l'uno per l'altra. Ed il fatto che tu l'abbia cercata per sincerarti che stesse moralmente bene, piuttosto che per prenderla in giro, ti fa onore Pendragon"

Lui allargò le braccia con eloquenza.

"Dimmi che non è divertente!" la sfidò, arcuando le sopracciglia dorate. Freya saggiò la consistenza della foto con le dita e poi la fece svolazzare verso di lui, voltandogli le spalle senza rispondere. Arthur roteò gli occhi verso il soffitto.

"Oh, ma andiamo! Tutti moralisti!" borbottò, raccogliendo l'arma del reato, soltanto per ricominciare a ridersela sotto i baffi.

No, era più forte di lui.

Non era solo divertente.

Era maledettamente divertente.

 

*

 

Lancelot sembrò aver ingoiato un rospo, dal modo in cui si zittì bruscamente nell'esatto momento in cui Gwen mise piede in infermeria. La guardò restare ferma sulla soglia, intenta a scambiare un indecifrabile sguardo con Merlin. Il ragazzo era rimasto a fargli un po' di compagnia, anche perché non sembrava molto in vena di frequentare le lezioni, quel giorno.

 

"Merlin..." disse la riccia, ad un certo punto, "Cosa ci fai qui?" nel tono di voce si intuì un pizzico di sospetto.

Non gli avrà davvero parlato al posto mio?

L'interpellato si alzò dal letto e si stiracchiò, distendendo le labbra in un sorriso semplice.

"Ho avuto mal di stomaco, ero venuto per prendere delle pastiglie e quando ho visto Lance, ci siamo messi a chiacchierare"

Gwen si avvicinò a loro, continuando ad osservarlo.

"Ah... e come stai ora?"

"Mi sento già meglio, ma non credo pranzerò oggi, Gwen. Quindi non aspettarmi in mensa. Anzi, sai che ti dico? Penso che andrò da Rob a farmi fare un tè, i vecchi rimedi sono sempre i migliori"

Lance alzò un mano dal materasso ed attirò la sua attenzione, "Grazie per la compagnia Merlin, se ti va torna più tardi, così sai... per sapere come stai"

Il moro annuì e scambiò una veloce occhiata con Gwen, prima di defilarsi dignitosamente dall'infermeria. Non appena la porta si richiuse alle sue spalle, un silenzio tombale cadde sugli unici due presenti: Lance fissava il lenzuolo che gli ricopriva le gambe con scarso interesse, mentre l'altra attendeva che lui si degnasse di guardarla in faccia. Tuttavia Lake non era mai stato un ragazzo senza spina dorsale o che non sapeva prendersi la responsabilità delle sue azioni, anzi! Se stava in silenzio, era proprio perché sapeva di aver fatto il passo più lungo della gamba, ma non sapeva come potervi rimediare.

"Lance..." esordì per prima Gwen, ma fu inaspettatamente interrotta.

"No, lo so. So che sei arrabbiata ed hai tutte le ragioni del mondo per esserlo"

"Allora dammi una motivazione, ti prego! Non so più dove sbattere la testa!"

"Non..." prese un respiro, guardandola con un'espressione decisamente combattuta, "Non posso! L'ho promesso!"

"A chi hai promesso cosa, Lance?" il tono di Gwen si fece immediatamente più insinuante.

Lo sapevo! Lo sapevo che doveva esserci sotto qualcosa! Non poteva essere uscito di senno tutto d'improvviso!

 

Il ragazzo strinse le labbra e distolse lo sguardo. Alzò le mani dal grembo, solo per farle ricadere pesantemente sul materasso con una certa frustrazione. Eppure non aprì bocca.

"Lance, devi dirmelo. Non so se te ne sei accorto, ma la mia pazienza è davvero arrivata al limite. Mi ami?"

Lui la guardò letteralmente basito e stralunato: quello era un colpo basso!

"Certo che ti amo!" rispose prontamente, con cavalleresco ardore, di quello che avrebbe fatto sprizzare comete dagli occhi, se solo Lance fosse stato un cartone animato.

"Se mi ami dimostramelo!" ne approfittò subito Gwen, cavalcando l'onda dell'estorsione, "Sputa il rospo, perché così non si può andare avanti!"

Il ragazzo inghiottì a vuoto, l'assenza delle sopracciglia rendeva tutte le sue espressioni tragi-comiche.

"Mi stai lasciando?" mormorò, sembrando terrorizzato alla sola idea.

"Non lo so, dimmelo tu! Tieni più a noi o alla persona alla quale hai promesso ancora non so che cosa?"

Odio queste cose, odio dovermi comportare così, ma se non lo metto con le spalle al muro non riuscirò a cavare un ragno dal buco! Morgana ha ragione, se non chiudo la questione oggi, finirà per durare più di Beautiful!

 

Gli occhi di Lance si mossero veloci sulle lenzuola, come fosse impegnato a raccogliere tutte le idee. Gwen attese con una certa trepidazione: lo sentiva nell'aria, che c'era vicina! Era a tanto così da cavargli le parole di bocca!

Lui la guardò per interminabili istanti. Lei non abbassò lo sguardo nemmeno per un secondo: era così che funzionava il terrorismo psicologico.

"Oh, dannazione!" cedette infine Lance, facendo per passare le mani sulla faccia (fortunatamente, ricordò di fermarsi in tempo!), "Tuo padre, Gwen, l'ho promesso a tuo padre!"

Ecco, l'ho detto. Ho appena decretato la morte di quello che sarebbe potuto diventare mio suocero. Perché sì, morirà. Morirà presto. Morirà nel tentativo di uccidere me, quello che sarebbe potuto diventare suo genero. Mi ucciderà e ci riuscirà, perché io glielo lascerò fare.

 

Perso in elucubrazioni mentali con protagoniste morte, distruzione, tragedia e miseria, non si accorse del profondo ed inquietante silenzio nel quale Gwen si era barricata. Soltanto quando si ricordò di controllare come l'avesse presa, notò che lei aveva chiuso gli occhi; la osservò praticare una di quelle tattiche zen che tanto le era piaciuta a quel corso di yoga frequentato l'anno prima.

Bé è positivo. La prima cosa che ha fatto, non è stato urlare. Perché è positivo, giusto?

 

"Non ci posso credere" sibilò lei ad un certo punto, con una serietà sconvolgente. Lance unì le labbra, avvertendo il senso di colpa cominciare a divorarlo a partire dalle gambe (poi sarebbe passato agli attributi, ai fianchi, lo stomaco e così via).

"Senti, mi dispiace, io-"

"Non ci posso credere!" esclamò ancora, più forte, "L'ha fatto di nuovo!"

Con una certa stizza, Gwen schioccò la lingua contro il palato e voltò le spalle al suo ragazzo, iniziando a passeggiare avanti ed indietro per lo stretto corridoio che c'era al fianco del letto. Strinse con due dita la base del naso, scuotendo la testa in borbottii incomprensibili.

Lancelot, gli occhi più grandi per lo smarrimento, la seguì fare su e giù con un certo ritmo ipnotico.

Eh?

 

"Gwen..." tentò, cercando di calibrare il tono di voce con scarso successo, "C'è qualcosa che dovrei sapere?"

"Ah!" sbottò lei, piantando le mani sui fianchi con cipiglio intimidatorio, "E' buffo, sai, che sia tu a chiederlo a me ora!"

E che diamine! Ogni tanto potrò prendermi anche io delle piccole vittorie, no?!

 

Lui ovviamente non rispose, perché non voleva cercare di dimostrare la sua innocenza. Aveva le sue colpe ed era intenzionato a lasciarsi maltrattare da Gwen fino al giorno del giudizio, se questo avesse significato avere la chance di essere perdonato, almeno un po'. Giusto un pizzico.

 

"Che cosa ti ha detto mio padre?"

"Io non credo che... che sia una buona..." l'occhiata di fuoco che ricevette, a quel tentativo di chiudere il discorso, distrusse del tutto la sua volontà.

"Mi dispiace Gwen, mi dispiace davvero. Non avrei mai voluto parlartene in questo modo! Sapevo che un giorno me lo avresti raccontato di tua spontanea volontà, quando avessi saputo e ti fossi sentita pronta... oh Dio, come faccio a dirtelo!"

Lei gli impedì di nascondersi la faccia con il lenzuolo e passò alle minacce pesanti.

"Dimmelo, Lancelot, o ti chiuderò nella fucina con mio padre per una settimana!"

"No!" gridò, sbiancando come le coperte dell'infermeria, "No! Lo stress potrebbe essergli fatale! Crederebbe di essere assediato da un branco di asini raglianti!"

"Scusami?!"

"Tuo padre è malato, Gwen, maledizione! Ha l'estroflessione endoqualcosa del neurone avvitato di Knorr(2)!"

"..."

"..."

"L'estroflessione endoqualcosa del neurone avvitato di Knorr..."

"L'estroflessione endoqualcosa del neurone avvitato di Knorr!"

"..."

"..."

"???"

"!!!"

"E tu ci hai creduto!!!"

"Certo che ci ho creduto, che cosa avrei dovuto fare?! Rischiare di ammazzarlo?! Se dovesse agitarsi troppo potrebbe prendergli un infarto! E' una malattia gravissima!"

"Lance!" Gwen gli diede uno scappellotto così forte che risuonò in tutta l'infermeria,"Ti pare una malattia che possa davvero esistere?!"

Persino Merlin sa raccontare bugie più sensate, per la miseria! MERLIN!

"E io che ne so?!" pigolò dolorante, massaggiando il punto in cui era stato brutalmente colpito, "Ti sembra che stia studiando medicina?!"

Per la miseria, ma cosa sono diventato, una calamita per gli infortuni!? Prima lei che mi picchia in palestra, poi un cane che mi morde le chiappe, poi le sopracciglia, poi l'esplosione della serra ed ora lei che mi picchia di nuovo! Perché sempre a me?! Se dovessi incontrare un gatto nero, va a finire che tra i due quello che si gratta e cambia strada sarà lui!

 

Gwen si schiaffò una mano sulla faccia con un'insofferenza praticamente palpabile. Gemette di dolore davanti la prova di quanto potesse essere ingenuo (giusto per mantenerci su toni educati) il suo ragazzo e provò il forte desiderio di mettersi a ridere, perché di piangere proprio non se ne parlava. Adesso sì, che capiva ogni cosa.

 

"Le cose stanno così Lance" il suo tono di voce spiccio e diretto, le diede un'aria autoritaria, "Philip e David prima di te, hanno avuto a che fare con le manie di gelosia di mio padre, di fatti è finita com'è finita. Lui non sta male, Lance. Sta benissimo. Ti ha detto tutte quelle cose perché è terrorizzato dall'idea che io lo abbandoni. Mio fratello se n'è andato in Australia per studiare i maledetti canguri, mia madre è morta quando eravamo piccoli. In pratica ha solo me. Capisci ciò che sto dicendo? Mi segui?"

Il ragazzo la guardò imbambolato, con le labbra dischiuse.

"Tuo padre non sta male"

"No, mio padre non sta male"

"Tuo padre non sta male...?"

"..."

"TUO PADRE NON STA MALE?!"

"Lance, respira, o l'infarto verrà a te! Calmati!"

"Calmarmi? CALMARMI?"

Lancelot fece volare le lenzuola per aria e cercò di alzarsi dal letto, una furia omicida ad accendere i suoi occhi scuri. Gwen, improvvisamente terrorizzata dalle conseguenze che quella rivelazione avrebbe potuto portare, gli si gettò praticamente addosso nel tentativo di trattenerlo.

"Lance, aspetta, fammi spiegare!"

"No, lasciami! Mi sta facendo ammattire da questa estate con 'sta maledetta storia di Knorr, lo chiudo io dentro la fucina, ma per tutta la vita! E riempirò i muri di poster e calendari sui cazzo di asini!"

Lo faccio diventare io, malato!

 

Il ragazzo cercò di dirigersi verso l'uscita dell'infermeria in pigiama, ma Gwen gli aveva già allacciato le braccia intorno al petto e le gambe intorno alle cosce. Per poco non si ammazzarono cadendo entrambi per terra.

 

"Lance, non è così che si affrontano i problemi!" esclamò la riccia, mantenendo salda la presa, nonostante lui cercasse di scrollarsela di dosso in tutti i modi.

"Vallo a dire a lui com'è che si affrontano! Mi pare che non l'abbia proprio capito bene!" ringhiò come risposta, cominciando a saltellare alla meno peggio per liberarsi dalla morsa della sua ragazza.

Per circa due minuti interi lottarono in silenzio, tra smozzicate imprecazioni e sbuffi di frustrazione.

Alla fine, entrambi si ritrovarono ad ansimare a corto di fiato e di energia.

Sedettero per terra, schiena contro il muro, spalla contro spalla.

Lei lo guardò con un cipiglio per niente tranquillo; era arrabbiata perché Lance le stava nascondendo quella cosa da mesi, ma d'altro canto realizzò che la colpa era anche un po' sua. Avrebbe dovuto metterlo in guardia, ma non l'aveva fatto.

"Lance..." biascicò, con voce sottile, "Mi dispiace, avrei dovuto dirtelo. Se non l'ho fatto è perché mio padre mi aveva promesso che non avrebbe più infastidito nessuno dei miei fidanzati ed io gli ho creduto. E' evidente che della sua parola però, non posso fidarmi..." abbassò lo sguardo sulla gambe, morsicando combattuta il labbro inferiore. Quella consapevolezza la faceva stare male.

Se non posso nemmeno fidarmi di quello che promette mio padre, allora...

 

A Lancelot bastò uno sguardo per capire cosa le stesse passando per la testa; attirò la sua attenzione dandole una gentile spinta contro la spalla.

"Ehi" la chiamò, cercandone gli occhi scuri, "Te la faccio io una promessa, Gwen. Risolverò questa situazione e lo farò senza ricorrere all'uso della violenza. Ti fidi di me?"

 

Lei non rispose subito, perché entrambi i suoi precedenti ex ragazzi avevano preferito mettere quanta più distanza possibile tra loro e quell'esaltato di suo padre, piuttosto che impegnarsi a restarle accanto. Raggrumò le labbra e stropicciò la gonna beige con le dita.

 

"Non sei arrabbiato?" domandò, senza però tornare a guardarlo. Un po' si sentiva in colpa per non averlo avvisato di cosa Tom potesse essere capace ed un po' si vergognava anche del suo comportamento.

"Certo che sono arrabbiato" rispose Lance, aggrottando la fronte (solo perché non aveva più sopracciglia da poter arcuare), "Ma che Dio mi fulmini se gliela darò vinta così, cazzo!"

La riccia appoggiò la testa contro la sua spalla e fece un bel sospiro. Allungò una mano sulle gambe cercando quella del suo ragazzo e fece intrecciare le loro dita. Poteva farlo, perché Lance era ancora il suo fidanzato e sentiva di avere bisogno di lui.

Mi fido di te.

 

*

 

"Ciao Duirvir!"

Mordred continuò a camminare, ma la sua espressione mutò. Voltò la testa verso Morgana che gli si era affiancata silenziosa come una ninja e guardò con sospetto il sorriso radioso che lo stava abbagliando. Ebbe l'insano istinto di pararsi la faccia con le mani, ma si trattenne solo grazie ad un'enorme forza di volontà.

"Come stai oggi?" rincarò la ragazza, per nulla turbata dalla radiografia cui lui la stava sottoponendo.

"Bene..." rispose Mordred, dopo lunghi istanti di macchinazioni frenetiche. Sembrava essersi scollato dal palato quella parola con fatica.

C'è una trappola, so che c'è una trappola. Solo... dov'è?

 

"Peccato" la voce femminile della mora risuonò cristallina in mezzo al corridoio, "Vuoi un po' di caffè? E' ancora caldo, sai!"

Mordred adocchiò il bicchiere fumante che gli venne piazzato sotto il naso.

"Ci hai sputato dentro?"

Morgana sorrise, annuendo.

"Non vedo perché questo dovrebbe turbarti. D'altronde sarà un po' come baciarmi, non trovi?"

Il ragazzo non rispose ma afferrò il bicchiere e colse quella frecciatina, bevendo un lungo sorso; lei continuò a camminargli accanto, incrociando le mani dietro la schiena con una certa spensieratezza.

"Spero tu sappia che ciò che hai fatto, porterà a delle conseguenze"

 

In quel momento un paio di studenti, nel superarli, adocchiarono Morgana e tentarono di soffocare alcune risate. La ragazza strinse le dita, ma continuò a sembrare del tutto noncurante.

 

"Mh, non vedo l'ora di scoprire che cosa hai macchinato" replicò mordace Duirvir, rallentando il passo fino a fermarsi. Si voltò verso di lei e le sorrise sardonico.

Aveva infine sparso le foto per tutta la scuola, era vero, ma l'avrebbe rifatto ancora e ancora e ancora. Lasciarsi spaventare da Morgana era stato l'errore che tutti avevano commesso, quello più comune.

Lasciarsi spaventare e non lanciarle delle sfide, a dirla tutta.

Mordred non era stato stupido come tutti gli altri: prima aveva osservato, poi aveva pianificato, quindi aveva attuato. La terza fase al momento era ancora in corso, ma ogni cosa stava procedendo secondo quanto previsto dalla seconda fase. Certo, con il bacio della sera prima aveva temuto di aver mandato tutto all'aria, perché quello non era stato pianificato, eppure lei era lì ad avvisarlo, a dirgli che in un modo o nell'altro avrebbe pagato per ciò che aveva fatto. Quello voleva dire che, nonostante tutto, aveva mantenuto viva l'attenzione di Morgana su di sé ed era proprio quello il segreto! Riuscire a calamitare la sua attenzione non era difficile, bastava indispettirla, il che si rivelava piuttosto semplice per la maggior parte dell'intera umanità, visto il carattere volubile (si fa per dire) di cui era provvista. La difficoltà stava nel mantenere viva l'attenzione guadagnata, perché come facilmente riuscivi ad averne, altrettanto semplicemente potevi restarne senza.

 

"Oh, credimi..." Morgana si avvicinò suadente (così tanto che lui sentì distintamente l'odore di camomilla che aveva tra i capelli), arrivando a sfiorare con la punta del naso la sua guancia, "...Sono io quella che non vede l'ora di fartelo scoprire"

 

Il sorriso di Mordred si accentuò.

Aveva decisamente la sua attenzione.

 

Si trattenne a stento dall'affondare una mano tra i suoi boccoli, quando lei si allontanò senza la minima traccia di titubanza sul volto; guardò il sorriso che ancora le piegava le labbra piene e si chiese quale sapore avrebbe avuto, se l'avesse morso in quel momento.

Il bacio della sera prima aveva soltanto fatto in modo di fargliene volere ancora di più.

 

Proprio a quel punto, oltre le spalle di Mordred, la mora vide il fratello uscire da un'aula in fondo al corridoio.

Le sembrò d'improvviso che tutto avesse cominciato ad andare a rallentatore.

 

Morgana non avrebbe mai, mai creduto possibile che il piano perfetto potesse coglierla lì, in mezzo al corridoio, ispirato da quella testa bionda sangue del suo sangue.

Eppure accadde, ma lei si mostrò tutt'altro che impreparata.

 

Mentre osservava Arthur allontanarsi verso le scale che portavano al piano inferiore, vide con estrema chiarezza tutto ciò che avrebbe dovuto fare, lì, nella sua testa, davanti ai suoi occhi aperti.

 

Come di solito accade quando si hanno idee geniali, fu presto presa da una certa smania.

 

"Duirvir!" esclamò con urgenza, riportando lo sguardo su di lui, "Ne ho abbastanza della tua compagnia, ho bisogno di un cambio di aria. Terrei gli occhi aperti, fossi in te"

 

Nel superarlo, sentì la sua risata leggera accarezzarle le orecchie con gentilezza.

Nonostante tutte le volte in cui si era comportata da vera incivile nei suoi confronti, ancora riusciva a stupirla il modo mai brusco con cui lui la trattava.

Fossi stata nei suoi panni avrei già cercato di uccidermi svariate volte.

 

Accelerò il passo lungo il corridoio, accantonando quel genere di particolari nel fondo della sua martoriata coscienza; chiamò Arthur quando oramai quello si trovava già a metà scalinata.

 

Lui si girò verso di lei e sorrise.

Sorrise con l'aria di uno che non ne aveva avuto ancora abbastanza di prenderla in giro, in barba al tentativo che Freya aveva fatto per farlo sentire in colpa.

Lei non può capire. E' una cosa tra fratelli. Fosse stata una mia foto, Morgana ne avrebbe già ordinato la gigantografia e l'avrebbe appesa su uno dei muri esterni del college. Direi che per quanto mi riguarda, invece, mi sto comportando in maniera piuttosto magnanima.

 

"Sorella!" esclamò, allargando un po' le braccia, "Qual buon vento ti porta a cercare ancora le mie beffe?"

Il tono allegro che aveva usato, la fece sbuffare con intolleranza.

C'è spazio per tutti, la vendetta non è tirchia. Prima toccherà a Duirvir, poi a te, Artie. Anzi, se le cose vanno come dico io, non avrò neanche bisogno di spremere le meningi una seconda volta.

 

Scese le scale con più calma e stiracchiò le labbra in un sorriso plastificato.

"Invece di pensare a me, piuttosto, che cosa mi dici della tua bella dama dalla tunica verde? Dobbiamo coinvolgere l'FBI? La CIA, per farti togliere questa fissa? Ti stai rendendo piuttosto ridicolo, Artie"

Il biondo incrociò le braccia contro il petto e la guardò con un cipiglio scuro. Aveva meno voglia di ridere, evidentemente.

"Che cosa vuoi, Morgana?"

Lei sorrise, il tono impaziente che aveva usato suo fratello poteva svelarle, in ogni occasione, quali tasti premere per infastidirlo. O per farsi ascoltare.

Sistemò i capelli dietro le orecchie ed infilò le mani nelle tasche dei jeans.

"A dispetto di ciò che pensi, sei pur sempre mio fratello e quando la tua sanità mentale giunge pericolosamente ai limiti della sopportazione umana, è nei miei interessi riportarti in carreggiata..."

Arthur continuò a guardarla in silenzio, la fronte aggrottata per l'attenzione che le stava dedicando. Non si lasciò distrarre neanche per sbaglio, dal velato insulto (uno dei tanti) che gli era stato rivolto.

"Che vorrebbe dire? Hai scoperto qualcosa su di lei?" chiese con un tono incredibilmente fermo, considerando l'improvvisa palpitazione che aveva reso irregolari gli ultimi cinque o sei battiti.

Alla sola prospettiva che sua sorella potesse davvero sapere qualcosa, lo stomaco si contrasse.

Morgana si strinse nelle spalle ed inumidì le labbra. Non c'era sorriso sul suo volto, ma i suoi penetranti occhi chiari lo guardarono in modo piuttosto significativo.

"No Arthur, non so niente" rispose con semplicità e senza traccia di derisione, "Però mi è venuta in mente una cosa"

Suo fratello restò di nuovo in silenzio, ma dal modo in cui la guardò non si poteva dire che non pendesse dalle sue labbra. Fu a quel punto che Morgana iniziò a provare un lieve senso di colpa.

Lei sapeva, sapeva tutto. Avrebbe potuto eliminare le pene di Arthur con una parola.

 

Un nome.

 

Eppure...

 

Eppure, la voglia che aveva di sputtanare Mordred, era così grande da annebbiarle la ragione.

 

Restò zitta a sua volta ed abbassò lo sguardo sulle scale, strusciando la suola della scarpa contro la pietra ruvida e fredda.

Quello era un tiro troppo mancino da tirare a suo fratello che, tra le altre cose, non c'entrava niente in prima persona.

Maledetto Emrys ed il giorno in cui Dio mi ha fatto scoprire come sono andate davvero le cose!

 

Oh.

Un momento.

 

Emrys.

 

Morgana allargò gli occhi rivolti al pavimento, ma in realtà erano fissi sul nulla.

La sua mente, senza che lei la forzasse, iniziò ad attuare un vorticoso cambio di programma.

 

Duirvir.

Arthur.

Emrys.

 

Si poteva fare.

Era fattibile.

Se avesse calcolato tutto nei minimi dettagli, avrebbe raggiunto non uno, non due, ben tre obiettivi.

 

Un brivido di puro piacere (quello dell'orgasmo sarebbe stato una pallida imitazione), le percorse la spina dorsale. Con le mani sfregò le braccia, per scacciare addirittura la pelle d'oca.

Cazzo, cazzo, cazzo, sono un genio, un genio, un maledetto genio! Mi faccio paura da sola!

 

"Morgana? Allora?!"

 

Lei alzò il volto di scatto, gli occhi azzurri di Arthur le scavarono la faccia da vicino.

Sospirò profondamente ed ancora un po' disorientata dall'immane, stratosferico, incommentabile colpo di genio che aveva avuto, poggiò le mani sulle sue spalle ampie.

 

"Arthur, non voglio insinuare niente ma... hai mai pensato che, essendo una festa in maschera, la persona che ti ha baciato possa essere stata un lui anziché una lei?"

 

Il biondi strabuzzò gli occhi e la guardò come fosse completamente impazzita.

"Un uomo vestito da donna?!"

 

Lei gli accarezzò gentilmente una guancia, abbozzando un sorriso comprensivo.

"Una festa in maschera, Artie. Una festa in maschera. Non ti suggerisce niente?"

 

Dalla guancia, fece scivolare la mano sotto il mento di suo fratello; gli richiuse la bocca che si era spalancata con gentilezza, facendolo sembrare un po' meno baccalà pronto per essere infornato. Senza aggiungere altro, con un'occhiatina eloquente, Morgana lo superò e continuò a scendere le scale, un sorriso vittorioso sulle labbra solo quando ebbe la certezza di non poter essere più vista da occhi indiscreti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL'AUTORE: Vi sarete sicuramente accorte che negli scorsi capitoli le mandate a capo erano qualcosa di mostruoso, ma non è un effetto voluto XD quando carico il file html dal pc, non so perché ma il sito mi raddoppia in automatico le mandate a capo D: ho cercato una soluzione (anche con Emrys_____) a questo problema, ma quella che più mi piace ancora non l'ho trovata, quindi per il momento dovrete sopportare le spaziature oscene ù_ù comunque, le prove che ho fatto, mi hanno dato la scusa per ricontrollare i capitoli precedenti... direi che notare la quantità immonda di errori di battitura, mi ha fatta quasi infartare, Quindi, insieme agli aggiornamenti, sarà apportato un lavoro di revisione per sistemare alcune di quelle bestialità. Se ci saranno modifiche importanti ovviamente sarete avvisate! Grazie a Ryta Holmes che tutte le volte beta i miei capitoli e grazie a tutti coloro che hanno recensito, adoro sclerare e sparare cazzate con voi :'D Passando alle note:

 

  1. I loro inquietanti occhi di bottone vi osservano... http://techmacro.com/wp-content/uploads/2012/07/sweet-teen-girls-room-designs-7.jpg

  2. Libero riferimento ad uno dei componenti dei Fantastici 4, l'uomo di fuoco ;D meglio conosciuto come quel gran pezzo di manzo chiamato Chris Evans.

  3. L'originale è l'estroflessione endocrinale del neurone trasversale di Thor, ma Lance non la ricorda bene XD

  4. Qualcuno nelle recensioni dello scorso capitolo mi ha chiesto di cercare il fantasma formaggino. QUESTO è il fantasma formaggino XD http://netherworld.myblog.it/media/00/00/237624971.jpg vorrei vedervi cercare di spalmarlo sul panino.

 

Ultimo ma non per questo meno importante (ANZI!). DenaDena, piccola trottolina del mio cuore, che hai fatto diventare di burro le mie ginocchia... lascia che mostri al mondo CHE COSA HAI FATTO!

 

PARLIAMONE. Cioè è troppo meraviglioso *_* ECCOVI MERLO VESTITO DA DONNA! E' lui!

 

Che bella la vita quando succedono 'ste cose ç_ç

* si liquefa *

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: AsfodeloSpirito17662