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Autore: Lantheros    06/04/2013    1 recensioni
Un mattino come tanti.
Una giornata apparentemente ordinaria.
Ma una piccola pony farà una scoperta singolare. Qualcuno di molto caro non sarà più vicino a lei.
Questa fic narra l'avvicinamento di una creatura innocente ad una tematica apparentemente terribile.
Anche quando tutto sembra scomparso per sempre, ci sarà sempre qualcosa che spingerà ad alzare il volto al cielo.
Dove le stelle sembrano quasi danzare.
Il racconto contempla le mane six, anche se non come personaggi principali.
Il genere è piuttosto triste ma accorpa dei momenti "piacevoli" grazie a personaggi che sapranno ribaltare la situazione.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Apple Bloom, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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L’intera piazza di Ponyville era letteralmente gremita da stalloni e puledre. I Pegasi si erano assicurati che il tempo fosse perfetto per l’evento, lasciando giusto qualche nuvola vaporosa ad arricchire un cielo azzurro come raramente si era visto.

Per tutto mattino i pony avevano lavorato per adornare la piazza con piccoli mazzi di fiori e drappi marroni e verdi, simbolo dei pony di Terra. Tutti i presenti indossavano vestiti eleganti, non esagerati o sfarzosi, semplicemente adeguati ad un evento pieno di significato. Rarity e vari sarti della città si erano adoperati affinché tutto risultasse all’altezza per uno degli abitanti più importanti per la storia dell’intera Ponyville. Al centro si ergeva un piccolo palco, su cui Mayor e i famigliari avrebbero tenuto l’addio, proprio di fronte a Granny Smith, che giaceva in un elegante loculo ricoperto di ornamenti e fiori (non troppi, perché, tutti sapevano, Granny Smith mal sopportava lo sfarzo esagerato). Per l’occasione, erano ovviamente giunti anche i parenti da Manehattan e Appleloosa.

Era davvero tutto pronto per incominciare: non appena Applejack avesse riportato Apple Bloom dalla scuola, la cerimonia sarebbe iniziata. Ma le due tardavano ad arrivare.

Dopo una crescente attesa, le sue amiche più care decisero di cercarle per capire se ci fosse qualche problema.

Cercarono dapprima presso la tenuta famigliare ma non c’era segno di anima viva. Decisero allora di controllare alla scuola e fu lì che trovarono le due sorelle, insieme a Cheerilee, in una precaria situazione.


Apple Bloom era rannicchiata in un angolo dell’aula, con le lacrime agli occhi: Applejack era seduta poco distante da lei con lo sguardo colmo di sofferenza. Cheerilee, più distante dalle due, si trovava allo stesso modo in evidente disagio.

“Mi hai mentito!”, urlò Apple Bloom tra i singhiozzi.

“Piccola… io…”, sussurrò Applejack.

“Sei una bugiarda!”, la interruppe la sorella.

Le amiche rimasero spiazzate.

“Cosa sta succedendo?”, chiese Rarity a Cheerilee.

“Mi dispiace”, rispose lei con rassegnazione, “è in parte colpa mia”.

“Cioè?”, esclamò stupita Twilight.

“E’ successo durante l’intervallo”, continuò Cheerilee, “quando Apple Bloom era con i suoi compagni… qualcuno deve averle detto che sua nonna era… si insomma, che era andata via per sempre, che non si sarebbe risvegliata come lei pensava”.

“Certe volte i bambini sanno essere così crudeli”, esclamò stizzita Rarity.

“Oh no, non credo che volessero ferirla apposta, ma non c’è dubbio che questa cosa l’abbia…”, i singhiozzi e le urla di Apple Bloom ebbero la meglio sul discorso: “La nonna non c’è più! Non è vero che sta dormendo, la nonna è andata via per sempre!”.

“Apple Bloom, ti prego”, incalzò nuovamente Applejack, con gli occhi sempre più umidi.

Ma Apple Bloom non sentiva ragioni e le sue lacrime cadevano copiose sullo zainetto che teneva stretto al petto, come ad aggrapparsi a qualcosa di confortante. Applejack non sopportava di vedere la sorella in quello stato ma non sapeva cosa fare, ne cosa dire. Girò lentamente lo sguardo verso le sue amiche e, quasi sull’orlo del pianto, sussurrò: “Ragazze...” e le puledre si diressero immediatamente intorno alle due.

Abbracciarono Applejack, che si sentì leggermente meglio, ma nessuna sapeva cosa fare con la piccola Apple Bloom, la quale continuava a singhiozzare e a ripetere la parola “nonna”, spezzata da vari singulti.

Twilight stava per dire qualcosa quando Fluttershy le mise uno zoccolo davanti al petto, per fermarla: “Lasciala stare”, disse timidamente, “si sta sfogando. Diamole un attimo”.

E aspettarono.


Dopo alcuni minuti, i singhiozzi di Apple Bloom diminuirono sempre di più, finché la piccola non riprese a respirare con maggior regolarità.

La sorella fece un passo verso di lei.

“Apple Bloom…”.

“Perché mi hai mentito?”, la interruppe bruscamente.

“Apple Bloom… io non volevo mentirti. Volevo che non soffrissi”.

Ci fu una lunga pausa.

“Quindi la nonna è andata via per sempre”, sussurrò la piccola, con una vena quasi rabbiosa.

“Oh, Apple Bloom, io…”.

“Smettila di far finta”, aggiunse Apple Bloom, “…io …non è che non l’avessi capito”.

“Cosa?”, chiese Applejack, sorpresa.

“Che la nonna… sì insomma, che non stava semplicemente dormendo. Non sapevo cosa fosse ma qualcosa dentro di me mi faceva stare male. Malissimo”.

“Certe volte”, disse lentamente Twilight, “la ragione semplicemente non vuole accettare ciò che il nostro cuore capisce immediatamente”.

Lo sguardo di Apple Bloom si riempì nuovamente di lacrime, ebbe qualche singhiozzo, ma non pianse: “Se la nonna non sta dormendo… se la nonna non c’è più… dov’è finita? Perché è andata via?”.

Le amiche si guardarono tristemente tra loro. Non sapevano cosa dire. Fu nuovamente Fluttershy a farsi avanti, trasportando con se l’innaturale aura di gentilezza e dolcezza che la pervadeva ovunque andasse:

“Mi ricordo ancora quando il mio primo animale mi lasciò”, disse con un sussurro, “fu davvero un evento molto triste. Io mi occupo di molti animali, mi prendo cura di loro. Mi hanno regalato molti momenti felici ma ho anche sofferto molto. Col tempo ho capito che tutto questo fa parte di un ciclo naturale, un ciclo che permette il rinnovarsi della vita… e che non mi dovevo attaccare al vuoto che i miei amici mi avrebbero lasciato… bensì alla gioia che avevo provato quando ero con loro”.

Apple Bloom ascoltò attentamente le parole dell’amica e, dopo qualche istante, il suo sguardo fu travolto come da un fulmine e poi si rattristò ancor di più.

“Questo significa”,  mormorò la piccola, “che anche voi un giorno ve ne andrete, che anche voi un giorno non ci sarete più…”.

Fluttershy si bloccò per un istante, atterrita dalla sensazione di aver peggiorato lo stato d’animo del piccolo pony.

“Applejack, Bic Macintosh, tutti quelli che conosco un giorno se ne andranno!”, disse Apple Bloom quasi urlando, “…e vuol dire che un giorno anche io andrò via per sempre…”, concluse, con voce strozzata.


Le amiche sapevano che un giorno tutti i pony, prima o poi, sarebbero entrati in contatto con questo aspetto della vita. Inizialmente avrebbero dovuto accettarlo e poi… affrontarlo. Ed ora, un piccolo pony si trovava d’innanzi a qualcosa di apparentemente terribile.

Applejack prese fiato, si avvicinò alla sorella e la strinse teneramente a sè, ponendo la fronte contro la sua.

“Ascolta, dolcezza”, disse, con tutto l’amore che riusciva a provare per lei in quel momento, “nella vita incontrerai decine, centinaia di pony e creature diverse. Molte di loro ti faranno sorridere ed esplodere di gioia, altre ti causeranno tristezza e dispiaceri. E un giorno, è vero, tutte dovranno affrontare un ultimo, grande passo. Quando qualcuno di caro se ne andrà, sentirai un vuoto e una tristezza enormi dentro di te. Ma quello che dice Fluttershy è assolutamente vero: non dovrai attaccarti alla loro assenza… al fatto che non ci sono più… ricorda invece tutti i momenti pieni di gioia e amore con cui hanno condiviso la loro vita con la tua”.

Apple Bloom continuava a singhiozzare ma la sorella cominciò a percepire una certa calma crescere dentro di lei.

“Ti ricordi i bei momenti che hai passato con Granny Smith, vero?”.

Apple Bloom la fissò negli occhi e annuì.

“Ora senti la mancanza della nonna, anzi la sua mancanza è terribile. E’ come se ci avessero strappato via una parte di noi stessi. E’ normale. Se così non fosse, vorrebbe dire che lei non era poi così speciale per te, non credi?”.

Annuì di nuovo.

“Lo so che non è facile, ma ricordati che la nonna ha passato dei momenti splendidi con te e sono proprio quei momenti ad aver reso speciale il vostro rapporto. Ora qualcosa l’ha allontanata da te ma non significa che tutto quello che lei ha fatto con te sia stato cancellato, anzi è come se fosse rafforzato. E’ per questo che devi ricordarti di lei come ciò che è stata, così vivrà nei tuoi ricordi”, concluse Applejack, carezzando dolcemente la chioma della sorella.

“Ci provo, Applejack”, riprese la piccola, ancora strozzata dai singhiozzi, “ma sto male lo stesso…”.

“Lo so piccola, non è facile. Diamine, se non è facile”, rispose Applejack chiudendo gli occhi.


Le altre, intanto, avevano praticamente fatto cerchio intorno alle due sorelle. I loro occhi erano umidi, mentre Pinkie Pie era decisamente in un pianto a dirotto, soffocato dai suoi stessi zoccoli sul muso.

“Sei più calma adesso, dolcezza?”, chiese gentilmente Applejack.

“Sì”, mormorò lei, “però c’è una cosa che non capisco… la nonna non c’è più: cosa le è successo? Cosa ci succederà quando…”. Non riuscì a terminare la frase e Applejack lesse una grande preoccupazione nei suoi occhi.

I pony erano colti da grande esitazione e, nuovamente, non sapevano esattamente cosa avrebbero potuto dirle. Fu Twilight, questa volta, a rompere il silenzio.

“Secondo molti libri che ho studiato”, disse sorridendo, “è comune a molti pony credere che, dopo questo drastico evento, le essenze di ognuno si liberino e trascendano a forme di energia attualmente sconosciute”.

Apple Bloom osservò il pony viola con aria interrogativa.

“Quello che la cervellona vuole dire”, esclamò Rainbow Dash con fare stizzito, “è che, secondo molti pony, dopo la partenza da questo mondo, ci sia l’arrivo in un altro!”.

“Davvero?”, chiese il piccolo pony asciugandosi le guance.

“Certo!”, berciò Rainbow Dash con energia, “Dove vivo io, quando la corsa è giunta al termine, si crede che il pony  gareggerà negli angoli più alti e remoti dei cieli di Equestria, nei punti dove nessun pegaso riuscirebbe mai ad arrivare, neanche con le proprie ali!”.

“Anche io, anche io so cosa succede!”, farfugliò Pinkie Pie, “E’ come una grande festa per introdurre il pony nel suo nuovo mondo! Come una nuova nascita! Immagina un luogo fantastico, dove tutti sono felici e ridono ogni giorno!”.

Apple Bloom iniziò ad ascoltare assorta le loro parole. L’idea che la nonna, e anche i suoi amici, non fossero realmente andati via per sempre, che non se ne sarebbero andati via per sempre, sembrò donarle un leggero conforto.

“Quindi… dopo si finisce in uno di questi luoghi?”, chiese infine.

Applejack sorrise e la strinse nuovamente a se.

“Vuoi che non ti menta e non ti mentirò. Nessun pony sa cosa ci sia al di là di tutto questo. Quello che le ragazze ti hanno detto potrebbe essere vero, così come potrebbe non esserlo. Non voglio darti una spiegazione di qualcosa che nemmeno io conosco. E probabilmente sei davvero più matura di quanto pensassi… matura a sufficienza per capire da sola. Ed è questo ciò che voglio. Che tu creda a ciò che senti dentro di te”.

La sorellina si strinse contro il suo petto.

“Non so dove sia nonna”, continuò Applejack, “non ho idea se sia a fare il tifo per i pegasi dei cieli o stia confezionando marmellata di mele per un party senza fine, non so se ora faccia parte di qualcosa di magico o se sia semplicemente andata via per sempre. La cosa che mi importa, ora, è il grande amore che sento per lei e il grande amore che lei ha provato per noi. Ciò che TU vorrai credere, piccola mia, spetta a te e te soltanto”, concluse con un sorriso.

“E mi raccomando”, aggiunse Rarity asciugandosi una lacrima e spalmandosi involontariamente il trucco su tutto il muso, “non voglio più sentire preoccupazioni riguardo a ciò che ti succederà”.

Apple Bloom abbassò lo sguardo e bisbigliò: “…Però fa paura”.

“Sarebbe strano il contrario”, continuò Twilight, “Tutto ciò che non si conosce incute timore. E’ perfettamente normale. Ma non puoi vivere nella paura di qualcosa che accadrà e che, in fondo, non sai nemmeno se sia brutto davvero. Se c’è una cosa che ho imparato sullo scorrere del tempo è che ogni istante è prezioso. Tutto ciò che ti accade ora è importante. Io stessa, lo ammetto, tendo a pianificare troppo il mio avvenire e, quando le cose vanno naturalmente in una direzione che non avevo previsto, tutto va a monte. Magari mi ero preoccupata per cose che nemmeno si sono mai verificate”.

“Questo però accadrà di sicuro, prima o poi”, disse la piccola.

“E’ vero ma, te lo ripeto, nessuno conosce la verità a riguardo, quindi non c’è un vero motivo per essere preoccupati. I tuoi gesti, le tue azioni, la tua personalità, sono a tutti gli effetti parte di qualcosa che rimarrà inciso per sempre. Nessuno può cancellare il fatto che tu sia esistita”.

“Capisco”, bisbigliò, “però mi fa ancora paura”.

“Tranquilla, dolcezza”, riprese Applejack, “è qualcosa che non si può superare dall’oggi al domani. Anzi, forse è qualcosa di cui tutti i pony, alla fine, continueranno ad avere un barlume di timore. E’ normale, come dice Twilight. La paura di perdere gli altri, di perdere se stessi… è sinonimo dell’amore che ci lega e che non vorremmo finisse mai”.

“Sapete”, bofonchiò Pinkie Pie con sguardo incredibilmente serio, “mi chiedo: se non finisse mai, che valore avrebbe? Sì, insomma, ogni tanto penso che, proprio perché una cosa può finire allora la si valorizza tanto. Se un party non finisse mai… dopo un po’ mi annoierei o non me lo godrei a dovere. Invece, è proprio perché so che dopo un po’ tutti dovranno tornare a casa che cerco di apprezzare al massimo ogni istante e ogni pony che mi sta intorno, prima che la festa finisca”.

Tutte guardarono Pinkie Pie con aria decisamente stupita.

“Sai, Pinkie”, esclamò Rainbow Dash con aria di sufficienza, “ogni tanto riesci davvero a stupirmi”.

“Sono la regina delle sorprese!”, urlò il pony rosa, con un pizzico di follia negli occhi.

“Appunto…”.

Apple Bloom sorrise timidamente.

“Brava soldatina”, disse Applejack, abbracciando calorosamente la sorella, “Ora che ne dici di asciugarti gli occhi, metterti quel bel vestito che Rarity ha fatto solo per te e andare a salutare la nonna?”.

Apple Bloom, si stropicciò le guance e guardò il suo nuovo vestito appoggiato alla cattedra lì vicino. Sorrise di nuovo.
   
 
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