Fumetti/Cartoni americani > My Little Pony
Segui la storia  |       
Autore: Lantheros    06/04/2013    0 recensioni
Seconda ed ultima parte di quanto iniziato con Cavalcare la Tempesta.
La conclusione della storia tra due pegasi molto speciali, che impararono a volare anche senz'ali.
La storia dei due Campioni di Equestria.
Dash ed Icarus troveranno un modo per rivedersi.
Troveranno qualcosa per cui gioire
E poi perderanno tutto...
...apparentemente.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rainbow Dash
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il treno vibrava e sbuffava, mentre le amiche giungevano una dopo l’altra, preparandosi a salire in carrozza. Era pomeriggio inoltrato: il cielo vagamente nuvoloso e si udiva un po’ ovunque il vociare dei pony che si spostavano nella stazione.

Rainbow, ovviamente, arrivò per prima, quasi in concomitanza a Twilight e al suo assistente.

Il povero draghetto tentava di trascinare un piccolo carro ricolmo di libri, con immane sforzo.

“Grazie per il pensiero, Twilight”, la derise Rainbow, “Ma, dove andremo, credo abbiano già da accendere il camino”.

“Ah-ah…”, la canzonò, ciondolando la testa sui lati, “Lo sai che gli piace leggere. Chissà se ha finito i libri che gli ho passato quando è partito?? Oh! Non vedo l’ora di discuterne con lui!”.

“T… Twi… Twilight…”, ansimò Spike.

“Oh! Scusa, Spike!”, e sollevò magicamente il carretto verso di sè.

“Ma!... Ma!... Non potevi farlo prima??”.

Il pony viola sorrise imbarazzato: “Ehm… Scusa ancora, Spike, ero troppo assorta nel pensare alla partenza!”.

“Ehy, gentaglia!”, berciò Applejack, giungendo con tutta la famiglia Apple al seguito.

“AJ”, disse Rainbow, “E… vuoi portarti tutta la combriccola?”.

“Oh, no… Loro sono qui solo per la mia partenza…”.

“Io voglio venire!”, piagnucolò Applebloom, “Voglio sapere se ha ucciso altri draghi!”.

“Se ha ucc… COSA??”, strillò Spike.

“Dagli una ripassata da parte mia!”, rantolò Granny Smith, agitando uno zoccolo.

Macintosh scaricò invece una sacca dalla groppa, da cui proveniva un invitante odore di mele.

Giunsero quindi Rarity e Fluttershy, quest’ultima sorridente e con un piccolo topolino di campagna sulle spalle.

“Fluttershy”, intervenne Sparkle, “Dove andremo non credo siano ammessi animali…”.

“Oh”, rispose lei, senza smorzare il sorriso, “Non ti preoccupare. Ho pensato a tutto. E’ un topolino piccolo e intelligente. Potrà nascondersi e badare a se stesso e nessuno lo noterà. Credo… credo potrebbe tenergli compagnia”. Il roditore fece un saluto militare, serissimo, e poi scomparve nella sacca da viaggio del pegaso giallo.

Rarity giunse invece amabilmente, accompagnata dalla canonica aria da principessa (e un vestito piuttosto elegante, con tanto di cappello a tesa larga).

“Uhh, ehy dolcezza”, disse Applejack, “Mi aspettavo gli portassi almeno qualche capo in regalo…”.

La puledra bianca gettò di lato un vaporoso ciuffo della criniera viola e poi esordì: “Ma infatti…”.

Dietro di lei, sgobbando come muli, comparve un gruppetto di stalloni, intenti a trainare grossi carri ricolmi di pacchi, pacchetti e valigie varie.

Dash spalancò le fauci: “Ma… ma… come faremo a starci tutte, con quel mare di roba?...”.

“E’ semplice, mia cara”, la tranquillizzò l’amica, “Ho affittato una carrozza solo per questi bagagli!”.

“Tu… cosa?...”.

E così fu: i portaborse iniziarono a caricare ogni singolo pacco in una carrozza da trasporto.

“Ehy! Fate piano! Quella è seta! E… Oh! Oh! Lentamente, sennò le cuciture rischiano di rovinarsi!”.

“Ora ne manca solo più una…”, affermò Twilight, guardandosi attorno.

Rainbow assunse un’espressione spazientita: “Già… E chissà chi è…”.

“Chi è?”, chiese Pinkie, dietro di lei.

“P-Pinkie! Da quand’è che sei qui??”.

“Uhh… Da un po’… Perché?”.

“Non ti abbiamo vista…”, rispose Applejack.

“Oh! Questo perché ero in carrozza! Ho dormito lì!”.

La puledra dalla chioma dorata si grattò le tempie: “Ah… E… come mai?...”.

“Perché mi dimentico sempre le ore degli appuntamenti, quindi ho deciso di aspettarvi già qui, per sicurezza, no? Che domanda sciocca!”.

“Certo… Una logica inattaccabile…”.

“E poi, così, ho potuto caricare i sacchi di zucchero filato per tempo!”.

Applejack alzò le spalle: “Ecco… Una ha premura di caricare mezza tonnellata di vestitini… e l’altra mezza tonnellata di carboidrati…”.

“No!”, la corresse Pinkie Pie, “Zucchero filato! Niente carbone o idranti!”.

Fluttershy si avvicinò lentamente al pegaso blu: “E tu, Rainbow Dash? Tu non gli porti nulla?...”.

L’amica arrossì leggermente, spostando per un secondo lo sguardo sulla sacca al suo fianco: “Uhh… Ecco io… No… io…”.

L’altra le sorrise: “Ok, ho capito”.

    La locomotiva fischiò.

“Tutti a bordo, gentaglia!”, urlò Applejack, con un’impennata, e salì. Le altre la seguirono (Rarity non si risparmiò sulle ultime raccomandazioni riguardo il trasporto dei suoi preziosissimi doni).

Una volta in carrozza, ognuna prese il proprio posto.

“Dov’è che andiamo??”, chiese Pinkie, saltellando sul giaciglio.

Dash esternò un’espressione interdetta: “Cioè… vieni qui e non sai nemmeno dove andiamo?...”.

“Esatto!”, rispose, senza scomporsi, piantando poi una craniata contro il tettuccio.

Twilight intervenne: “Siamo dirette all’Emerald Lake, non molto lontano dalla fumosa Steamdale”.

“Stim… che?”, chiese l’amica rosa, massaggiandosi la nuca, dolorante.

“Steamdale: è una megalopoli che è stata edificata con l’ausilio della tecnologia a vapore. E’ una sorta di… città tecnologica… Ma una tecnologia piuttosto… Come dire? Rozza…”.

“Rozza??”, chiese Rarity, preoccupata.

“Sì… Cioè: ingranaggi, olio colante, sbuffi di vapore…”.

“Stai scherzando, vero??”, berciò l’altra, stringendosi la chioma e iniziando a immaginare i mille e uno modi con cui il suo look si sarebbe potuto rovinare in modo irreparabile.

L’unicorno viola fece un sorriso di circostanza.

“Ma è terribile!!”, concluse l’amica.

“Ehm…”, continuò Sparkle, “Ma dove andremo noi è all’Emerald Lake…”.

“Lake? Lago?”, domandò la puledra bianca.

“Sì! Niente olio o vapore, quindi!”.

“Ma è ancora più terribile!! I laghi sono pieni di umidità, zanzare e altre creature mostruose!... Come… come… Ah! Le zanzare sono già abbastanza mostruose!!”.

“Chissà com’è la fauna locale?...”, chiese Fluttershy, alzando gli occhi al cielo, attraverso le vetrate.

Twilight riprese il discorso: “Tranquilla Rarity. Il lago è senza acqua da molto tempo ormai. Si è prosciugato parecchi anni fa, per via di una secca colossale. Al suo posto non rimane che un largo cratere”.

Spike si grattò le scaglie: “E perché andiamo in un luogo simile?... E’ lì che hanno portato il pegaso?”.

“Ai tempi edificarono un grosso ospedale, proprio per avvalersi del paesaggio rilassante. Ovviamente questo accadde prima che il lago si prosciugasse. E’ comunque rimasto uno dei luoghi di ricerca medica più facoltosi in Equestria”.

“Ha delle buone referenze?...”, domandò Dash, un po’ preoccupata.

“Tranquilla, è un posto molto importante e conosciuto. Se Icarus è lì si trova in buone zampe!”, la rassicurò Twilight.

    La carrozza ebbe quindi un sussulto e la stazione sullo sfondo prese a scorrere lentamente.

Applejack si sporse da un finestrino con le zampe anteriori, salutando calorosamente la famiglia, che contraccambiò il gesto.

“Chiedigli se ha ucciso altri draghi!!”, urlò Applebloom, quando la sorellona era ormai lontana.

“Certo, zuccherino! Mi farò fare l’elenco!”.

“Questa dopo me la dovrete spiegare…”, commentò Spike, con sguardo cagnesco.

Il convoglio prese quindi velocità, scorrendo rumorosamente lungo le rotaie metalliche e allontanandosi progressivamente da Ponyville.

“Spero tanto che Angel si ricordi di mangiare la sua verdura…”, disse Fluttershy, leggermente ansiosa.

I presenti decisero quindi di dedicarsi ad alcune attività a loro consone: il viaggio non era lunghissimo ma si trattava comunque di una dozzina di ore di viaggio ed erano partite verso sera, in modo da dormire sul treno e giungere all’Emerald Lake in pieno giorno.

Dopo qualche scambio di battute sull’entusiasmo per rivedere l’amico, ognuna si intrattenne come meglio credeva: Twilight lesse alcuni libri, Rarity (ovviamente) si agghindò ad uno specchietto, mentre Pinkie tentò di coinvolgere Fluttershy nel gioco “indovina cosa vedo dal finestrino?”, con scarsi risultati. Applejack, invece, si appisolò rapidamente nel giaciglio, col cappello sul volto e un sorriso di beatitudine.


    Solamente Dash non riuscì a rendere il viaggio più piacevole. Sincerandosi che nessuna le stesse prestando attenzione, decise di uscire dalla porticina della carrozza: si mosse lungo una passerella a lato del mezzo, fermandosi ad un certo punto nella zona da cui si vedeva meglio il paesaggio.

L’aria le sferzava violentemente la criniera e il rumore delle ruote metalliche sui binari dominava l’intera scena: un suono ritmico ma non assordante.

Il pegaso sospirò e poggiò le zampe anteriori sulla ringhiera della passerella, perdendo lo sguardo verso l’orizzonte.

Rimase a pensare per diversi minuti, finché una vocina non giunse dai dintorni.

“Ehy, Dash”. Era Spike, avvinghiato con un artiglio alla ringhiera, coprendosi leggermente gli occhi con la zampa libera.

“Ehy, soldo di cacio”, rispose l’amica, sorpresa.

“Come mai sei venuta qui?”, domandò, mettendosi accanto a lei e prendendo anch’egli ad osservare il paesaggio e tutto ciò che passava vicino a loro a gran velocità.

“Io… niente. Avevo solo voglia di uscire”.

“Non puoi resistere, eh? Devi per forza sentire il vento sulla pelle”.

“…Sì”, mentì.

“Sai”, riprese il drago, passandosi una mano sul mento, “Io non ho conosciuto bene questo pegaso… Questo Icarus. Non come lo hai conosciuto bene tu, perlomeno”.

“Non è che io e lui ci siamo conosciuti poi così tanto. Siamo stati insieme appena qualche giorno…”.

“Già… Eppure tanto è bastato per piazzarti su un treno e farti fare più di dieci ore di viaggio solo per vedere come sta”.

“Beh… E’ normale. E’ mio amico”, ammise.

“Si può diventare amici in così poco tempo?...”, la interrogò il draghetto viola, visibilmente sincero, “Sai, io ho sempre e solo conosciuto Twilight, prima di incontrare voi”.

“Beh… Di solito ci va un po’ di tempo… Però… Non so… con Icarus è stato diverso. Ci siamo voluti bene, e a tratti detestati, in modo rapidissimo. E’ stato… strano. Molto strano”.

“Certa gente è strana fin da subito, effettivamente”.

“Effettivamente…”, gli fece eco, non sapendo cosa dire.

Ci fu una pausa.

Spike si girò verso Rainbow: “Come pensi che stia?”.

“Non ne ho davvero idea”, gli rispose, a sguardo basso, “Era in una situazione non facile…”.

“Hai paura per lui?...”.

“Chi io? Paura? Non scherzare…”, ridacchiò, con scarsa convinzione.

“Mhh… Io avrei paura”.

“Che senso avrebbe?... Insomma… Non so cosa gli è successo ma in fondo potrebbe star bene. Forse potrebbe essere già guarito o… o in via di guarigione. Perché devo subito pensare al peggio?...”.

“Beh, non ho detto che devi pensare al peggio… Anzi, se la vedi così, secondo me è una buona cosa! Almeno non stai in ansia fino all’ultimo!”, concluse, sfoggiando buonumore. Dash, tuttavia, si fece contagiare dal suo ottimismo solo superficialmente.

“Vabbè”, disse infine Spike, “Io torno dentro. In effetti qui fuori non è male ma dopo un po’ il vento nelle orecchie mi rintrona… Ci vediamo…”.

“Ciao Spike. Ci vediamo dentro”, rispose l’amica.


    Il sole stava ormai calando all’orizzonte e il cielo divenne scuro.

Le prime stelle iniziarono a diffondersi nel cielo. L’aria si fece più fredda. Dash si strinse nelle spalle, rabbrividendo, e decise di tornare.

Dormivano tutte, fatta eccezione per Twilight, coricata sotto le coperte, intenta a leggere un tomo. Aveva gli occhi stanchi e il corno era appena luminoso, giusto da permetterle di osservare le lettere sulle pagine.

“Ehy, bentornata, finalmente”, disse, chiudendo il libro.

“Ciao Twilight…”.

“Iniziavo a chiedermi se il vento non ti avesse trascinata via”.

Rainbow si sforzò di sorridere: “Già… Io ora… andrei a letto”.

“Sicuro! Devi essere in forma per domani! Per l’incontro con Icarus”.

Quelle parole non la confortarono per niente. Anzi: le misero addosso un’ansia ancora maggiore di quanto avrebbe voluto.

“Sì. Vado a dormire”.

“Bene. Buonanotte, allora!”.

“Buonanotte, Twilight”.


Il pegaso si infilò nel giaciglio, su un fianco, dando le spalle al resto delle amiche assopite.

Pensieri e mille emozioni fecero capolino dentro di lei.

Si strinse su se stessa, inarcando la schiena.

Chiuse le palpebre, accompagnate da una lieve smorfia di sofferenza.

Non riuscì a comprendere cose le stesse succedendo.

Perché era così nervosa? Cosa la agitava?

Avrebbe rivisto Icarus, in fondo. O no?

E, se lo avesse trovato… in quale stato di salute?

Troppe Domande. Nessuna risposta.

Solo… il timore… il timore che il suo amico, che tanto aveva sconvolto la sua vita in così poco tempo… potesse…

Piccole gocce si formarono ai lati dei suoi occhi. I muscoli iniziarono a tremare, come se stesse morendo di freddo.

Una sensazione spiacevole si diffuse lenta ma inesorabile in tutto il suo corpo…


Provò paura.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > My Little Pony / Vai alla pagina dell'autore: Lantheros