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Autore: Kima    28/08/2004    0 recensioni
mio primissimo racconto (l'unico che io riconosca tale) dal titolo banale...è diviso in tre parti solo per comodità, in realtà è unico. il protagonista è un bellissimo e decadente demone dalle ali nere...
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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A Michiru, la "zia" della mia Shio-chan per
dirle grazie per tutto quello che fa.
E a tutti coloro che ameranno
questo racconto.

 

L'asfalto intriso di pioggia luccicava sotto la luce dorata dei lampioni.

Alcune gocce scesero dai suoi capelli violacei scivolandole sulle labbra disegnate.

Le sue ali erano ingemmate da cangianti lacrime di nube.

La sua ombra si estese morbidamente sulla strada umida.

Si mosse velocemente, leggiadra, come un fascio di lunare luce argentea.

La stanza era piccola e buia rischiarata solamente dalla fioca luce eterea che filtrava con fatica dalla grande finestra aperta sul precipizio immerso nella tenebra nebbiosa.

Il silenzio nero l'avvolse in un attimo.

I suoi movimenti erano quasi impercettibili.

Il soffitto alto si perdeva nell'oscurità.

Le sue piume erano scosse dolcemente dal vento che entrava dal vicino orifizio.

Si rannicchiò sul basso davanzale perdendo lo sguardo tra le colline azzurre dell'orizzonte.

I suoi occhi felini si celarono dietro le palpebre dorate appena dal sole giornaliero.

Le ciglia corvine si unirono.

In un attimo si integrò nell'equilibrio estatico della stanza.

**** biiiiiip!!!!!! ****

Quel suono la riportò indietro.

"S- Shiori..."

Riecheggiò.

Un baleno si accese e si poggiò sullo schermo piatto sistemato distrattamente in un angolo.

Schiuse gli occhi d'ambra che furono inondati subito da un diffuso chiarore lunare.

"Non chiamarmi in quel modo...quel nome e quella natura non mi appartengono più..." rispose casualmente e indifferente.

"...avvicinati..." ordinò la voce.

Si mosse pigra.

"Che vuoi?!" la luce verde la illuminava intensamente.

Un volto appariva tra mille interferenze.

"Ti sei comportata bene oggi..."

"Io non mi comporto...questo è il mio compito..."

"Compito?! Io lo chiamerei castigo..."

Tacque.

Il suo viso si contrasse in una smorfia stizzita.

"O maledizione?..." aggiunse l'immagine.

L'alata si scurì

"Piantala! Mi hai cercato solo per farmi la predica?! Eh, Hisashi?!" sbottò.

Il viso nel monitor si stese.

"Volevo vedere come stavi..."

"Sola..."

"C- cosa?!" tra le interferenze.

"Sto sola..." la sua voce risuonava triste.

"È il tuo compito..." si limitò.

" Compito?! Maledizione..."

"Niente che tu non abbia cercato..."

"Non ho cercato nulla..."

"Mi sembri stanca...Riposati..."

"- Morire...dormire... dormire...sì! E in quell'oblio sognare

Sì, questo è il punto.- così scrisse un grande poeta..."

"Dormire, di questo hai bisogno..."

Sedeva davanti al videotelefono, immobile.

Dallo schermo "Cos'hai sulle mani?"

La ragazza appoggiò prima la fronte poi la guancia sul monitor.

Sentiva il calore sulla pelle intorpidita da pioggia e vento.

"Sangue..."

"........."

"Era così caldo quando sgorgava dal quel corpo agonizzante..." aggiunse con squisito piacere "Ma ora di quel dolce tepore solo il remoto ricordo rimane..."

Silenzio.

"Vedo che non odi più tanto il tuo "compito"..."

"Ci si abitua...Ci si abitua ad amare, ad odiare, ad essere amati, ad essere odiati...Ci si abitua anche ad uccidere..."

L'altro la guardò consapevole.

"Ecco perché credo che sia meglio essere amati o sempre o mai..."aggiunse lei.

"Che vuoi dire?"

"Quando ci si abitua ad essere amati e poi si perde quell'amore è arduo adattarsi nuovamente alla situazione inversa...Capisci?" spiegò.

"Credo di sì..." rispose il ragazzo interdetto.

"Mm..." acconsentì con la testa.

Hisashi laconico rifletteva.

"Non condivido affatto il modo in cui usi i termini "sempre" e "mai"...come si può solo pensare che qualcosa duri per l'eternità?! O che non finisca mai?! Anche la vita ha la sua naturale conclusione...come può un sentimento umano durare più a lungo dell'umanità?! Propagarsi nel tempo senza fine?!" espose falsamente perplesso.

"Anch'io me lo chiedevo...il tempo è relativo...non ha forma...non si può misurare in minuti, ore, giorni...è una forza così grande che l'uomo può solo illudersi di soggiogare...di ciò me ne rendo conto solo ora che appartengo a questa eternità..."

Oramai la luna tonda era nella finestra.

Il suo sfolgorio trafiggeva le tenebre della stanza.

La ragazza volse lo sguardo.

"Oh, la luna..."

Si alzò brancolando nell'argenteo bagliore.

"È così bella...si libra nel cielo con le sue grandi ali di luce cristallina...".

I suoi occhi pieni solo di chiarore, luccicavano trasparenti.

"Il cielo, regno d'oscurità...Luna, sua regina..." vaneggiava ubriaca dell'albore lunare.

"Shiori..."

Ma non lo ascoltava più.

"Shiori!" urlò l'immagine.

I suoi occhi vuoti si spostarono sullo schermo.

La lucentezza pallida delimitava le ombre fitte sul pavimento.

Le sue morbide ali nere sfavillavano nella pioggia di raggi.

"Vieni qui..." sussurrò il ragazzo.

Shiori si mosse lenta e meccanicamente.

La sua pelle rifletteva il barlume dell'apparecchio.

"Non devi lasciarti stregare della luna...non te lo puoi permettere..."

I suoi occhi accesi fissavano il vuoto.

"Shiori!" la richiamò per l'ennesima volta.

"La luna mi è compagna in tutte le lunghe notti insonni...Lei non mi tradisce...Lei brilla e basta...Lei brilla per me e basta..."

"Ma che...?" si domandò Hisashi alzando un sopracciglio.

"Lei mi accarezza con i suoi raggi sfolgoranti...Lei sa ferirmi e proteggermi con le sue grandi piume nivee...tu che ne puoi sapere?!"

Tacquero.

La ragazza fissava il cielo dominato dalla maestosa luna di latta.

"Le stelle non ci sono...solo la luna rischiara l'oscurità..."

"Dovresti odiare gli astri..." esordì l'immagine.

"...È così infatti...li odio con tutte le mie forze..." mormorò stringendo forte i pugni.

"Odi i sudditi della tua regina?!" sarcastico.

"Odio la strada che hanno illuminato per me..."

"Ricordi ancora quella notte...vero?!"

"Certo! Non potrò mai dimenticarla..." strinse il viso per l'ira.

I lunghi capelli violacei dondolavano al vento accarezzandole con le punte la schiena nuda.

"Non ci si abitua anche a ricordare?!" pungente.

"No...a quello non mi so abituare..."

"O non vuoi?!"

Lo guardò lievemente delusa

"Dimenticare...cancellerei la mia storia ma non migliorerei la situazione presente..."

"Forse...ma potresti anche vivere senza inquietudini... "

"Io vivo di inquietudini...non in loro compagnia. Sono parte di me, come queste ali oramai..."

"Non si può vivere con le paure...si vive solo senza..."

"Allora...io ho smesso di vivere in quella notte stellata..." le parole le scivolavano sulla bocca rosea lente.

"Io...credo di non aver mai vissuto..." affermò il ragazzo con una punta di orgoglio.

Un'ondata di lucente silenzio entrò nella stanza col vento fresco.

"Ci si abitua anche a non vivere..." si sorreggeva al muro umido con la spalla.

"E a vivere...?"

"Anche a quello..." declinò il capo sulla parete

"anche a quello..." ripeté.

Stanca chiuse gli occhi languidi di luminosità.

 

Una notte stellata entrava con forza dalla finestra spalancata.

Il suo viso minuto rifletteva le luci e le ombre della notte.

La lacrime brillavano d'argento.

Pensieri alieni riempivano la stanza desolata.

Le stelle trapuntavano di luce il cielo cupo.

L'ombra della sua snella figura si dilatava sul pavimento marmoreo.

La luna sottile irradiava i suoi raggi obliqui sulla vegetazione bluastra.

Una stilla lucente attraversò l'oscurità.

.

Nei suoi occhi gialli fiammeggiavano la rabbia e l'ardente voglia di sanguinosa vendetta.

L'astro vagante si dileguò in un attimo.

Un candido bagliore tiepido la travolse.

Una voce profonda tuonò facendola sobbalzare.

"Esaudirò il tuo assurdo desiderio! Punirò per sempre la tua impudenza e la tua smisurata fame di potere!"

La luce e la voce si dispersero nel vento.

Un urlo infranse l'aria oramai spenta.

Il suo corpo pallido veniva dilaniato da fitte di dolore e di calore.

"Aaah!!" un altro grido invase la stanza.

La sua schiena piagata si aprì e ne fuoriuscirono due lame piumate.

Uno spasimo tremendo le dilaniava le carni.

Il sangue gocciolava tra le lucide piume corvine.

"Ah..."

Si contorceva sul pavimento.

I suoi occhi erano fuori dalle orbite e le bruciavano tremendamente.

La pelle imperlata di sudore.

Il cuore le traboccava di terrore.

Ansimava faticosamente.

Strisciò per un attimo a terra disseminando qua e là piume intrise di sangue.

"Ah...Ah..."

Si mordeva le labbra per non urlare ancora.

"L- luna...Luna esile, tu sei l'unica testimone della mia sconfitta...in questa notte stellata...ah...mantieni il mio...segreto...ti preg...o..."

Cadde a terra svenuta.

 

Riaprì gli occhi scossa.

Portò lo sguardo allo schermo.

L'immagine di Hisashi era spartita tra le righe.

"Mm...non cambierà mai..."

Si celò ancora nei suoi pensieri.

Abbassò le palpebre stanche appoggiandosi al muro.

 

Spalancò gli occhi turbata.

Il buio ammantava ancora il cielo e la stanza.

Si era assopita solamente un attimo, ma era bastato per avere un breve e opprimente incubo.

**** biiiiiip!!!!!! ****

Il suono famigliare.

Una luce proveniente da un angolo rischiarò l'ambiente.

"Hai una brutta cera..." esordì Hisashi.

"L'ombra arcigna di un incubo mi offusca la mente..."

"Deve essere stato un incubo tremendo..."

"Sì...ho...sognato mia...madre..."

"Tua madre?!"

"Indossava un sontuoso vestito beige...i suoi lunghi capelli neri ondeggiavano sulle spalle..."

Shiori si avvicinava piano alla finestra.

"Ed era coronata da rosse rose e da splendenti stelle bianche..." continuò.

"Ma tua madre non è morta quando tu eri piccola?" domandò Hisashi.

"...camminava in un campo di grano novello con una bambina...le labbra morbide sciolte in un sorriso...la bimba si fermò e in un attimo colpì a morte mia madre...il sangue imbrattava le rose, le stelle, i capelli lucenti, il vestito, il grano...accasciata al suolo con l'ultimo filo di voce

- Figlia mia...è questo il tuo destino!- le lacrime le rigarono il viso di pesca...si abbandonò completamente alla morte...la bambina fu avvolta da un bozzolo di seta e ne uscì subito dopo una ragazza uguale a me!" concluse stranamente scossa.

Hisashi la guardava curiosamente preoccupato

"Credi di aver avuto una sorta di sogno evocativo?"

"Non so che dedurre..."

"Quali ricordi di tua madre celi nel cuore?"

"Ricordo solo i suoi morbidi capelli di ebano, il suo bel viso vellutato, le sue mani lunghe, le labbra disegnate..."

"E nient'altro?" incalzò il suo interlocutore.

"No..." rispose come sopra pensiero.

"Credi che quel sogno sia un rigetto della tua psiche?"

"Sono confusa..."

Il suono della notte avvolse i due lasciandoli interdetti e liberi da pensieri scomodi.

L'orizzonte era così placido e silenzioso, etereo nell'atmosfera di quell'ennesima notte insonne.

"Credi che quel sogno dichiari la verità?" chiese senza troppi scrupoli Hisashi.

Shiori non rispose subito.

"Palesemente spero di no...ma credo che un incubo del genere possa solo essere riflesso di una mostruosa realtà..." pesando ogni singola parola formulò la risposa che suscitò molti dubbi in Hisashi.

"Temi di aver commesso un omicidio?"

La ragazza affacciata alla finestra si riempiva gli occhi e i polmoni di quel paesaggio spaziale.

"Non un omicidio...l'omicidio di mia madre...comunque so che non è proprio così..."

La luna di vetro calava nel cielo ora blu topazio.

"Cosa?!"

"Nulla...si può dire che l'ho provocato..."

"Ma che stai dicendo?!"

"Un po' è come se avessi causato io la sua morte...in qualche modo..."

"Come puoi esserne così certa?"

"Io lo so!" sbottò.

"......" Il ragazzo non osò contraddirla.

"Io lo so...lo sento...negli occhi di ogni vittima c'è lo sguardo della mia genitrice come l'ho rivista nel sogno...è lo stesso...solo che ora non le guardo più le pupille contratte dei moribondi...non li guardo più neppure in faccia...adempio solo il mio mandato...e poi Natsuko..."

La pallidezza lunare si acquerellava nel buio sempre più limpido.

"È la tua ora..." esortò Hisashi "va, prima che ti chiamino gli anziani..."

"Sì...ora vado..." affermò perplessa.

"Ricordati di non lasciare tracce" consigliò il giovane.

"Vuoi insegnarmi le mie mansioni?!" rispose con un mezzo sorriso.

Shiori si issò sul davanzale e, spiegando le ali nere come notte, spiccò il volo angelico.

"Buona missione..." sussurrò Hisashi dileguandosi sullo schermo.

 

Le ali fendevano il vento scuro.

Il suo corpo galleggiava nel cielo, leggero come una foglia caduta.

Le gote arrossate dal freddo erano accarezzate dall'aria notturna.

Presto il suo sguardo cadde su un piccolo villaggio.

Si avvicinò elegante.

Le misere case dalle rade finestre accese si addormentavano ai lati della strada.

Toccò silenziosamente terra.

Uno scalpiccio di passi carpì la sua attenzione.

Una ragazzina avanzava incerta sulla strada selciata.

Sul viso tondo e roseo aveva dipinta un'espressione spaesata.

"...Ehm...s- scusami..."

Balbettò avvicinandosi alla creatura alata, che si voltò.

Shiori la fissava.

"Oh, Black Angel" esclamò stupita "m- mi sono perduta...mi puoi aiutare?" concluse abbassando lo sguardo.

La ragazza dai capelli viola continuò ad osservarla impassibile.

Improvvisamente l'altra si accasciò al suolo piangendo.

"Oh, Angel! Black Angel!! Ti scongiuro soccorrimi!! Mi sono smarrita in questo borgo a me ignoto! Guidami fino alla mia miserabile dimora...ti prego!"

Singhiozzava tremante.

Le sue lacrime inzupparono i sassi della strada deserta.

L'angelo nero le si avvicinò lentamente.

Le posò una mano vigorosa sulla spalla sinistra cingendola dolcemente.

"Oh! Grazie!!" ringraziò tra il pianto la giovinetta.

In un attimo la bocca di Shiori si torse paurosamente in una smorfia maligna.

Dai suoi occhi era sparita la più minima luce di umanità.

Levò l'altra mano dal fianco e la ficcò con forza nel petto della sua vittima.

L'altra spalancò gli occhi per il dolore e per la sorpresa.

Dalle labbra sempre più pallide sfuggì un mugolio dolorante.

I suoi arti tremavano per il mortale attacco.

Shiori ripeté il colpo ancora e ancora una volta.

Il corpo della giovane fremeva tremendamente tra le sue braccia.

L'assassina fissava il vuoto.

Si concentrava sul candido vestito ora macchiato di sangue e lacrime.

Le sue mani s'inzuppavano intrise di scarlatto liquido tra le interiora calde.

Finalmente estrasse il suo braccio imbrattato di rosso dal petto agonizzante della ragazzina.

La linfa vitale le scorreva dal palmo alla spalla; le correva a rivoli lungo avambraccio e sgocciolava abbondantemente dal gomito appuntito.

Le gocce poi le scivolavano sulle gambe muscolose arrivando a terra e unendosi a quelle che già inondavano la strada.

Il volto della piccola era pallidissimo.

La bocca lievemente schiusa simil a un fior di loto.

Gli occhi spalancati ma le pupille verdissime contratte nell'ultimo spasimo.

I capelli neri a caschetto sparsi sui sampietrini tinti di rosso.

Dal grande foro che adesso regnava sul corpo giovane usciva copioso il sangue.

Anche le piume piangevano vermiglio.

Sulla rossa ragnatela che si snodava tra i selci si proiettò l'ombra della sua figura che si librava in volo.

In quel volo reo cominciò a fissare la sue mani coperte dal liquido vermiglio.

Era come la prima volta che aveva assaporato la vendetta...già quella volta...

  
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