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Autore: Lantheros    06/04/2013    2 recensioni
Equestria 1920.
Il Governo Celeste ha imposto il proibizionismo sulla vendita di alcolici e bandito l'uso della magia.
I produttori di alcolici si trovano quindi col sedere per terra. Coloro che decidono di sottostare al decreto... sprofondano.
Chi vuole restare a galla... ha solo un'opzione. Contrabbando.
E una puledra dalla chioma dorata si troverà in una difficile situazione. Quando le sue vendite crolleranno improvvisamente... usciranno fuori trame e intrighi che renderano l'uso della forza maggiore l'unica soluzione possibile.
La fiction si svolge in un luogo "distorto" della classica Equestria.
Il tono è noir, con un preponderante lato pulp. Non mancheranno inseguimenti, sparatorie e qualche parolaccia (niente di eccessivo). Non vedrete di sicuro il Barone Rosso, ma state sicuri che i pegasi armati di gatling reggeranno il confronto.
Applejack svolge un ruolo da protagonista dominante ma a lei si affiancheranno tutte le sue amiche, formando un gruppo "vecchio stampo" tipico dei fumetti d'epoca, decisamente pulp.
Genere: Azione, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Applejack, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La crème de la crème di Ponymood prese a battere forsennatamente gli zoccoli sul pavimento, in segno di applauso. Lo zeppelin dei FlimFlam Brothers era davvero uno dei più grandi mai ideati ma, nonostante la stazza, volava così in alto, occultato dal cielo notturno, che nessuno si sarebbe mai accorto della sua presenza.

La sala era colma di invitati dai vestiti eleganti: il grande tenore Ponyrotti allietava i presenti con la propria voce, accompagnata da una piccola orchestra su palco. Le luci erano soffuse, i commensali accomodati a tavoli imbanditi e le portate scorrevano a fiumi.

Dalle grosse vetrate della sala si intravedevano le montagne, illuminate da una luna sullo sfondo, oltre a  qualche sporadica chiazza giallognola a terra, sintomo dell’illuminazione artificiale delle città lontane.


    Il gruppo di infiltrati, ad un tavolo un po’ in disparte, pasteggiava con circospezione. Rarity, per non destare sospetti, era lontana e stava civettando con qualche ricco pomposo, controllando di tanto in tanto la situazione.

Pinkie Pie prese ad ingozzarsi con foga ed Applejack le fece segno di contenersi.

“Altro Champagne, madame?”, chiese un cameriere, con un vago disgusto.

“Certo!”, rispose il pony rosa, con la bocca piena, “Me lo versi direttamente sull’aragosta!”.

“Se non ci scoprono ora, non ci scoprono mai più”, bisbigliò Twilight, con uno zoccolo sulla fronte.

“Dov’è Spike?”, chiese Applejack sottovoce.

“Non è qua. Lui è… uh… il piano d’emergenza”.

“Spero di non arrivare a quel punto”.

“A chi lo dici”, rispose l’unicorno con nervosismo.

    Ci fu un altro scrosciare di zoccoli e il tenore concluse l’opera con un doppio inchino, cedendo il posto all’annunciatore.

“Ed ora”, dichiarò con finto tono emozionato, “facciamo un caloroso benvenuto agli organizzatori di questo fantastico evento! Gli unici, inimitabili, insostituibili… FlimFlam Brotherssss!!”.

Il pubblico rispose entusiasta ed i fratelli salirono sul palco, salutando calorosamente i presenti. I due unicorni erano vestiti di tutto punto e Flam sfoggiò un paio di baffi a dir poco esagerati.

“Ah!”, sospirò Rarity, “Che fascino, quei baffi!”.

“Grazie, grazie!”, esclamarono, “Siamo lieti di avere qui con noi i più alti esponenti di Ponymood, per questa occasione speciale, vero Flim?”.

“Giusto, Flam! Manca solo più Celestia in persona e poi potremo dichiarare chiuso per sempre il lancio del nostro nuovo prodotto!”.

Alcune risate si levarono dal pubblico. Applejack dovette trattenersi per non sbottare in un tradizionale insulto di periferia.

“Cosa, Flim? Vuoi dirmi che abbiamo qualcosa di nuovo da condividere con i nostri amici?”.

“Certo, Flam! Non ricordi? Il nostro nuovo sidro! Preparato con le migliori mele di importazione! Di prima scelta!”.

“Davvero? E cos’ha di tanto speciale??”, chiese il fratello, prestando gioco alla scenetta.

“E me lo chiedi? E’ l’unico sidro rimasto in città!”.

“E perché?”.

“Ovvio, caro fratello: perché è il massimo e nessuno è riuscito a reggere la sua qualità!”.

   

Applejack esplose. Si alzò rabbiosamente dal tavolo e, puntando uno zoccolo verso i due, urlò: “Stronzate!!”.

Lo sguardo di tutti si posò su di lei.

“Il vostro sidro è il risultato di uno sporco piano per affondare la concorrenza, bastardi!”.

Flim e Flam scrutarono l’interlocutore e poi ripresero il discorso: “Ma chi abbiamo qui? Niente di meno che la campagnola della tenuta Apple! Come ti sei intrufolata in questo posto?”.

Gli amici di Applejack allungarono le zampe sotto il tavolo.

“Schifosi bugiardi!”, riprese il pony, “Avete giocato sporco ed ora volete farvi i soldi sulle spalle degli altri!”.

“Gli affari sono affari!”, rispose uno dei fratelli, con sguardo di sufficienza, “Se non sei in grado di gestirli, allora meriti di colare a picco! Vero Flam?”.

“Giusto, Flim!”.

“Dopo questa notte, il vostro lurido sidro sarà storia… ed i vostri cadaveri arricchiranno il fondale del fiume più vicino!”, replicò l’altra.

I due fratelli risero di gusto: “Oh! Ma certo! E cosa pensi di fare? Ucciderci con le chiacchiere?”.

“…ora”, sussurrò Applejack.



*** ***** ***



    I pony estrassero le armi all’unisono, mentre Flim e Flam raggelarono.

Big Macintosh, con un fucile a pompa tra le zampe, diede una poderosa spallata al tavolo, gettandolo a terra a mò di copertura.

“Fateli fuori!”, urlarono i fratelli, in preda al panico.

La maggior parte degli ospiti iniziò ad urlare, gettandosi a terra.

Si scatenò l’inferno.


Applejack prese a sventagliare il Thompson di fronte a sè, creando una nevicata di cocci di vetro e schegge dai tavoli. Alcuni tirapiedi dei fratelli caddero a terra, privi di vita, mentre la maggioranza si buttò in copertura e rispose con un’equivalente pioggia di piombo.

Dash si lanciò dietro al tavolo con Macintosh, mentre Pinkie Pie, sprezzante del pericolo, sgusciò fuori con una coppia di coltelli, mietendo vittime come una falce in un campo di grano: i suoi capelli erano nuovamente lisci come seta e i suoi occhi non conoscevano umanità.

Twilight respinse alcuni proiettili con la magia e, dopo aver indossato i suoi vecchi occhiali, caricò una piccola emanazione di luce dal corno. Contemporaneamente, altre luminescenze si manifestarono sotto i tavoli nei dintorni: l’unicorno aveva innescato a distanza degli esplosivi nascosti, che saltarono in aria all’unisono. I botti furono devastanti: le vetrate della sala si infransero in mille pezzi e buona parte degli scagnozzi finì zampe all’aria.

“Questo è per il mio locale, bastardi!”, urlò, mezza affumicata.

Dal caos emerse una figura che non tardò a farsi riconoscere: Grey Hound, con il corno letteralmente incandescente, era rimasto nuovamente illeso. Si accese una sigaretta con noncuranza e, con sguardo vendicativo, sentenziò: “Twilight Sparkle… immaginavo di trovarti in questo covo di criminali”.

L’unicorno viola sentì una morsa allo stomaco.

    Poco lontano, Pinkie continuava ad abbattere i malcapitati, quasi danzando, in preda ad una foga delirante, da bersaglio a bersaglio, schivando miracolosamente ogni pallottola.

Big Macintosh finì rapidamente le munizioni: al riparo dietro al tavolo e sotto pesante fuoco nemico, caricò di prepotenza la propria copertura e la utilizzò come ariete. I gangster si videro arrivare addosso qualche quintale di legno e stallone: il tavolo venne proiettato all’esterno dello zeppelin, portando con sè gli sfortunati.

    Dash, con un sorriso compiaciuto, sentì il ronzio della scorta volante avvicinarsi da fuori: indossò gli occhiali, afferrò una Gatling del ’18 e, con un urlo di guerra, prese il volo.


    La fredda aria della notte la investì in pieno.

Il pegaso blu spalancò le ali e guadagnò una certa distanza dall’enorme zeppelin. In men che non si dica, udì alcuni spari e vide una scia di traccianti mancarla di pochi metri. Un paio di pegasi le saettò accanto.

Rainbow si accodò rapidamente ad uno di loro, cercando al contempo di non farsi agganciare dal compare: allungò l’arma e aprì il fuoco. L’intero corpo prese a vibrare, cercando di contenere il poderoso rinculo della Gatling. I traccianti dell’arma scivolarono veloci verso il bersaglio, aiutandola ad aggiustare il tiro. Ci fu un urlo, seguito da una scia di piume ed il nemico precipitò verso il suolo.

Il pegaso emise un verso di soddisfazione e poi si accorse dell’altro nemico, alle spalle: gonfiò le ali e fece un mirabolante giro della morte. L’avversario cercò di seguirla con lo sguardo: Dash si portò sopra di lui ed entrò in stallo, precipitandogli addosso: senza ulteriore esitazione, aprì nuovamente il fuoco, ed i proiettili, agevolati dalla gravità, attraversarono copiosi il corpo del pony volante.

Era sicura che presto sarebbero giunti altri scocciatori, così si affrettò a riavvicinarsi allo zeppelin: impostò una traiettoria curva, portando il rombo delle ali al massimo.

    Applejack, udendola arrivare, urlò: “A terra!”.

Il pegaso dalla criniera arcobaleno piombò come un fulmine, a denti stretti, tempestando di colpi la sala e infrangendo le poche vetrate ancora intatte. Altri sgherri dei fratelli caddero a terra e l’arredamento si trasformò in groviera. Dash reimpostò la virata, per intercettare nuovamente lo zeppelin.


    Twilight, intanto, scambiava sonore esplosioni magiche con il suo avversario, apparentemente in vantaggio sull’unicorno viola: Hound bloccava sapientemente ogni impatto che Sparkle le lanciava contro e ricambiava il favore con altrettanta potenza, colpo su colpo. Ad ogni evocazione, le onde d’urto scagliavano oggetti, tavolate e pony fuori dalla sala.

Sparkle prese a sudare e a preoccuparsi.

L’agente, dopo aver nullificato l’ennesimo attacco, la investì magicamente con un carrello da portata lì vicino. L’unicorno incassò e ruzzolò per alcuni metri.

“Patetico”, esordì Grey, sputando la sigaretta, “Stai per provare il maglio della giustizia sul tuo animo corrotto, feccia!”.

Twilight si strinse un fianco, dolorante, ed ansimò: “Perché sei qui?”.

“Ero sotto copertura per spiare i fratelli, feccia. Ma, dopo aver visto te ed i tuoi compari creare questo putiferio… direi che le mie priorità sono cambiate”.

“Ti ho fregato una volta… posso fregarti di nuovo…”, rispose l’altra, con un sorriso beffardo.

“Davvero, feccia? E come farai? Di nuovo grazie al potere del trinitrotoluene?”, domandò, con una risata.

Sì udì uno sparo. Lo sguardo dell’agente si riempì di stupore, prima di cadere a terra, privo di vita. Dietro di lui, Rarity, con un piccolo revolver fumante estratto dal reggicalze, rispose: “No: grazie al potere d’arresto di una pallottola, stronzo”.


Fuori, intanto, Dash teneva testa ad almeno quattro avversari contemporaneamente: riuscì a schivare tre scie di traccianti incrociati, grazie a poderose destrezze aeree, potendo al tempo stesso eliminarli uno dopo l’altro. I rinforzi, tuttavia, continuavano ad arrivare ed il cielo si riempì di rumore di spari e scie luminose in ogni direzione.

Ad un certo punto, un’antiaerea di grosso calibro, piazzata nella cupola dello zeppelin, iniziò a vomitare fuoco contro il pegaso, che improvvisò una manovra per evitare i colpi. Il tiro, tuttavia, prese ad aggiustarsi in modo preoccupante e le ali di Rainbow, ormai dolenti, non riuscivano più a reggere il ritmo.

Un proiettile impattò di striscio, asportandole alcune piume: “Merda”, pensò, “questa volta ci siamo…”.

    Una gragnuola di colpi si infranse contro la cupola dell’antiaerea, generando una scia di vetri luccicanti dietro allo zeppelin. Fluttershy, con la sua Fokker-Leimberger e gli occhialoni ancora impolverati, saettò rapidamente a fianco dell’amica.

“Fottuti bastardi!”, berciò, “Nessuno spara ai miei compagni!”.

“Fluttershy!”.

“RD…”, rispose l’altra, con sguardo d’intesa.

Le due allinearono la quota e si misero in formazione.

“Come ai vecchi tempi?”, sorrise Dash.

“Morte dal cielo!!”, urlò Fluttershy, facendo scattare l’otturatore e gettandosi a capofitto contro la scorta volante.

Rainbow lanciò un grido e seguì l’amica nell’impresa.


    Il combattimento all’esterno impazzava ma nella sala, ormai, non rimanevano che poche cose ancora in piedi.

Applejack si ritrovò con l’arma completamente scarica ed il fiatone, proprio nell’istante in cui l’ultimo avversario cadde a terra. Uscì cautamente da un tavolo semidistrutto e si guardò attorno.

I suoi amici si avvicinarono a lei. Pinkie Pie, in un angolo, continuava a pugnalare un cadavere, con lo sguardo da pazza, ripetendo allegramente: “Cupcakes! Cupcakes! Cupcakes!”.

    I FlimFlam Brothers, nascosti dietro al palco, videro puntarsi la canna di un revolver contro il muso.

“Fuori”, li minacciò Macintosh, armando il cane.

I due cercarono di salvarsi la pelle con frasi scontante: “Uh… suvvia… perché tutte queste ostilità?”.

“Già”, rispose l’altro, “non potremmo parlarne?”.

“Le chiacchiere stanno a zero”, tagliò corto Applejack.

“Io… io credo che potremmo trovare un accordo! Vero Flim?”.

“Giusto, Flam! Che… che ne dite di dividerci il cinquanta percento delle vendite del nostro sidro?”, propose, con il volto imperlato di sudore.

“Settantacinque?...”, sussurrò Flim, con un sorriso forzato.

Gli altri si guardarono tra loro con sufficienza.

“Ora Flam!!”, urlò uno dei fratelli: i due incrociarono i corni ed una incredibile esplosione magica si diffuse nel raggio di centinaia di metri. Lo zeppelin subì un contraccolpo così violento che il pallone si lacerò, provocando l’innesco del gas infiammabile.

Dash e Fluttershy, atterrite, vennero investite a loro volta dall’onda arcana e piroettarono diverse volte nell’aria.



*** ***** ***



    Applejack, pancia sull’erba, si passò uno zoccolo sulla fronte ed emise un verso di dolore. Si guardò attorno: si trovava in una radura bucolica e la scena era illuminata dal rossore delle fiamme dello zeppelin, che bruciava violentemente ad un centinaio di metri alle sue spalle, ormai a terra.

Il pony si preoccupò delle sorti dei compagni ma poi li vide tutti, distesi per il campo e visibilmente scossi, mentre la scorta volante dei fratelli giungeva dal cielo, circondandoli.

Fluttershy era riversa su Rainbow Dash, apparentemente ferita e priva di sensi, nel tentativo di proteggerla.

    Flim e Flam, anch’essi piuttosto malconci (Flam con i baffi spettinati e fumanti), si avvicinarono al gruppo con fare minaccioso.

“Oh… quale tragica sorte tocca ai nostri eroi”, li canzonò Flim.

“Già”, rispose Flam, “proprio un vero peccato!”.

Gli sgherri puntarono i fucili verso i pony feriti.

“Questo è quello che succede a chi osa sfidare i famigerati FlimFlam Brothers!”.

Applejack, stremata e con il morale a terra, non disse nulla, pensando di aver perso definitivamente lo scontro… e la vita. Si strinse la testa tra le zampe, riportando per un istante la mente alla sorte che sarebbe toccata alla tenuta Apple e alla sorella minore.

    Sentì poi qualcosa sfiorarle la chioma: alzò lo sguardo e vide Twilight rimetterle il cappello in testa, volato via durante l’impatto. L’unicorno si alzò in piedi, gettò gli occhiali sull’erba e lanciò un sorriso d’intesa.

“E’ finita!”, urlò uno dei fratelli.

“Non è finita finché non è finita”, replicò Sparkle.

“Ah! Mi ricordo di te!”, berciò Flim.

“Già! Tu sei la pazzoide che ci ha venduto l’intruglio!”.

“Non c’era anche il tuo aiutante, una volta? Quel piccolo drago che puzza di sigaro?”, esclamò con una risata.

“Si chiama Spike”, puntualizzò l’unicorno, “e, se non vi spiace, vorrei che faceste la sua conoscenza…”.

Il duo esplose in una fragorosa risata.

“Fai pure, dottor barbiere!”, la istigò Flam.

“Lo sai, vero, che abbiamo diversi trofei di draghi sul nostro caminetto??”.

“Buono a sapersi”, esordì Sparkle, subito prima che il suo corno generasse una colonna di luce in mezzo ai presenti.

Flim e Flam chiusero gli occhi, per proteggersi dal bagliore. Quando li riaprirono, Spike era di fronte a loro, colpendosi il palmo della mano con una mazza da baseball. Dietro di lui, una dozzina di draghi adulti, con giacche di pelle e sguardi rabbiosi, osservava i piccoli unicorni.

Gli sgherri volarono via all’istante, abbandonando sul posto le armi.

I dragoni circondarono i malcapitati, emettendo ringhi feroci.

“Ho sentito dire”, sussurrò Spike, accendendosi un sigaro a sguardo basso, “che avete trofei di draghi sul caminetto”.

Gli unicorni si abbracciarono tra loro, con sguardo terrorizzato.

Prima che i draghi si avventassero su di loro, Flim confessò al fratello: “Flam?”.

“Sì… Flim?”.

“…ti ho sempre amato”.

Una cacofonia di urla e ruggiti si diffuse per le vallate circostanti.
   
 
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