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Autore: Lantheros    06/04/2013    1 recensioni
Secondo ed ultimo sequel di Sidro Proibito.
Ritroverete le mane 6 calate in panni vintage e armate di pistole, una certa dosa di cinismo e anche qualche parolaccia. Se pensavate che uno zeppelin volante, un assalto notturno e combattimenti tra piombo e incantesimi fossero abbastanza... beh... non era che l'inizio.
L’ultimo capitolo, il nono, è stato suddiviso in quattro atti, poiché tutto avverrà in una singola notte (quindi sarà denso di avvenimenti).
Avviso che, a differenza degli altri, in questo Sidro è stata miscelata una cospicua dose di introspezione dei personaggi ad una pari quantità di azione, più una spruzzata di "vago e misterioso" perchè... insomma... stiamo parlando di un alicorno oscuro, dopotutto.
TUTTI i personaggi avranno il loro momento sotto i riflettori. Tutti brilleranno per qualcosa e commetteranno altrettanti sbagli. Perché, là fuori, è un mondo difficile, fatto di criminali e intrighi malavitosi.
Appariranno alcuni bg della serie canon ancora non visti, più qualche oc che spero vi saprà conquistare.
Genere: Azione, Drammatico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Applejack, Nightmare moon, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Era l’alba quando il telo bianco venne tirato per un lembo, rivelando il corpo di un pony adagiato sull’asfalto. Portava abiti eleganti, decisamente d’alta classe. I suoi occhi, privi di vita, osservavano un punto indefinito del cielo. L’aria era fresca. La città ancora silenziosa. I primi raggi del sole iniziavano ad affiorare dalle colline lontane.

Una piccola folla si era radunata attorno al cadavere, mentre un paio di Agenti Celesti cercava di contenere la loro curiosità.

Soltanto ad una coppia di pony era stato permesso di avvicinarsi al corpo.

Il medico legale si rivolse ai due: “E’ lui?... Potete identificarlo?”.

Una giovanissima Applejack osservò il defunto: percepì una sensazione terribile, come se qualcuno le avesse improvvisamente strappato lo stomaco dalle viscere. Le sue palpebre presero a sbattere rapidamente. Distolse lo sguardo. Macintosh cercò di poggiarle uno zoccolo sulla spalla ma lei lo respinse.

“Sì… sì è lui…”, dichiarò, con un filo di voce.

Il funzionario rimise il telo sul volto: “Grazie per la collaborazione... e… mi dispiace…”, aggiunse, appuntando qualcosa su un pezzo di carta. Era davvero dispiaciuto ma di casi del genere ne aveva visti a bizzeffe… E non poteva certo farsi trascinare da ogni omicidio in cui incappava.

“Se… se c’è qualcosa di cui avete bisogno”, continuò, grattandosi la fronte, col cappello un po’ sollevato, “allora chiedete a me o ad uno degli Agenti, così che…”.

“Stia tranquillo”, tagliò corto la puledra, improvvisamente lapidaria, “non ci sarà bisogno di alcunché. Buona giornata”. E si allontanò, dandogli le spalle.

Macintosh si soffermò ad osservare il telo leggermente macchiato di rosso, ancora per qualche istante, poi raggiunse lentamente la sorella. Sul terreno, sparso in modo più o meno uniforme, si trovava un piccolo tappeto di bossoli esplosi, ciascuno contornato da un cerchio bianco inciso col gessetto.

“Applejack…”.

“Che c’è??”, sbottò lei, passandosi uno zoccolo sotto la guancia.

“Io… io non… cioè…”, balbettò Mac.

“Che c’è?”, ripeté l’altra, stizzita, “Vuoi parlare? Si può sapere cosa vuoi?”.

“Io… niente…”.

Il pony arancione si strinse nelle spalle e iniziò a tirare su col naso. Alzò lo sguardo al cielo, con gli occhi umidi. Le labbra le tremarono per un istante.

Il fratello le si avvicinò di nuovo: “AJ… quello che è successo… è… è stato…”.

“Fanculo, Mac”.

Macintosh assunse un’espressione amareggiata: “Ascolta Applejack… se ci lasciamo andare proprio adesso è finita… Ora c’è bisogno che prendiamo in mano le redini… che… che troviamo la forza per andare avanti… altrimenti non… Sai che papà vorrebbe che…”.

Lo stallone non riuscì a terminare la frase. Applejack, adirata, si voltò verso di lui: “Papà?? Papà vorrebbe cosa??”, urlò, puntando lo zoccolo verso il cadavere al ciglio della strada, “Eccolo papà! Farcito di piombo, sotto un telo sporco di sangue!!”. Alcuni passanti la osservarono interdetti.

“Calmati, AJ… quello che è successo…”.

“Sai cos’è successo, Mac?”, lo interruppe bruscamente, “Sai cosa cazzo è successo davvero?? E’ successo che papà ha fatto la più grossa cazzata della sua vita!”.

“Non è vero, AJ, e tu lo sai bene…”, rispose l’altro, vagamente innervosito.

“Cosa? Ma ti ascolti quando parli? Mac! Papà ha giocato col fuoco… si era infilato in un traffico mortale… lo sai bene!”.

Il pony rosso si guardò attorno, preoccupato: “Applejack, santo iddio, abbassa la voce, sei matta?”.

“No non sono matta! Lui lo era! Lui si era ammattito!”, dichiarò, alzando ancor più il tono.

Macintosh la trascinò un po’ più in disparte, in un vicolo, lontani da orecchie indiscrete: “Applejack, stai dicendo un mare di fesserie…”.

Il volto della puledra si contrasse in una smorfia di sofferenza. Le lacrime presero a rigarle le guance e il suo respiro si arricchì di singhiozzi: “Perché… perché, Macintosh?... PERCHE’?? Eravamo felici… avevamo le nostre piantagioni… il nostro sidro… i nostri clienti… Perché abbiamo dovuto fare tutto questo… perché?...”.

Il fratello le cinse le spalle: “Per il decreto… lo sai bene… Senza poter vendere il nostro sidro saremmo colati a picco… Papà si è trovato di fronte ad una scelta difficile… E ha preso l’unica strada percorribile… L’unica strada che non avrebbe fatto affondare la nostra unica attività…”.

Applejack si ritrasse dalla sua presa, con la fronte corrugata: “Certo… certo, hai ragione! Infatti eccolo il risultato… Guarda il risultato che ha ottenuto papà: lo vedi laggiù, sul marciapiede, non molto lontano da noi… su, guarda…”.

“AJ piantala…”.

“No! Cazzo, ma ti rendi conto delle cose che dici?? Questa era l’unica soluzione fattibile, per te?? Iniziare a lavorare di straforo? Di contrabbando? Inserirci in mezzo a quella brutta gente??”.

“Cos’altro avremmo potuto fare?”.

“Maledizione, Mac!... La mafia… ma ti rendi conto?? Siamo scesi a patti coi mafiosi… Quella è gente che non scherza… anzi… ora siamo praticamente anche noi dei mafiosi…”.

“Un motivo in più per non dare nell’occhio…”.

La sorella lo guardò preoccupata, percependo un vuoto nel petto: “Mac… io… mi fai paura… Parli proprio come loro…”.

“Loro?”, chiese l’altro, visibilmente confuso.

“Sì… loro… Senti”, riprese, fissandolo negli occhi, “Papà ci ha portato in mezzo alle sabbie mobili… Ha voluto rischiare… e ne ha pagato le conseguenze… Ma… forse… per noi… per me, te, la nonna… per la piccola Applebloom…”.

“Non tirare fuori Applebloom!!”, urlò Big Mac, facendola sobbalzare.

“O-ok…”, farfugliò, un po’spaventata, “Comunque… lui ha fatto la… la fine che ha fatto… ma… forse… per noi… non è ancora troppo tardi, non credi? Forse potremmo ancora tirarcene fuori, no?... Potremmo… Potremmo ricominciare con le mele… senza sidro… Granny potrebbe preparare le confetture… io e te lavorare nei campi e…”.

Lo stallone scosse la testa: “Sai bene che non dureremmo nemmeno due mesi… Noi eravamo e siamo distillatori… non abbiamo alcuna possibilità di inserirci in un altro mercato…”.

I due rimasero in silenzio per qualche minuto. La puledra cercò di trattenere le lacrime, che però sgorgarono ugualmente dai suoi occhi: “Mac… io… io non voglio diventare una criminale… una mafiosa, un contrabbandiere o che altro… io… io non voglio tutto questo… E’ il modo più veloce per… per finire come papà… E io non lo voglio… Non voglio…”.

“No, Applejack”, la rassicurò, “Non diventeremo nulla di tutto questo… Noi… noi cercheremo solo di continuare con le nostre vendite, facendoci aiutare da qualcuno, di tanto in tanto. Niente di così terribile, davvero…”.

“No, Mac”, continuò, chiudendo gli occhi e scuotendo il muso, “Ti sbagli… Inizieremo così… come ha fatto papà… Con poco. Anche lui non voleva tutto questo. Ma… ma poi… le cose cambiano… Una volta che ci sei dentro… che capisci… che comprendi come sia facile risolvere i problemi con una mazzetta di troppo… con una pistola puntata alla tempia… Quando entri nel giro non ne esci più… Anzi… sarà un crescendo… E finirà in un modo soltanto…”.

“Non è vero…”.

La puledra, nel sentire la risposta del fratello, crollò a terra. Pensò alla tenuta… alla nonna… alla sorellina… E, dentro di sé, provò paura. Paura per tutto ciò che di brutto sarebbe potuto succedere, con quella faccenda.

Mac non aveva dubbi. Ma anche lei non ne aveva: sarebbe finita male. Molto male. Più volte aveva cercato di far ragionare il padre… Ma non era servito a nulla. Ogni volta lui trovava una scusa o la liquidava dicendole che era troppo giovane per capire “questioni d’affari”. Fu da allora che iniziò ad odiare quelle parole… “E’ solo una questione d’affari”. Tutto si risolveva così.

Macintosh cercò di tirarla su ma lei non si fece toccare. Si issò sulle zampe da sola, sollevando lo sguardo bagnato verso di lui.

“Io non diventerò mai una mafiosa”.
   
 
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