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Autore: Lantheros    06/04/2013    1 recensioni
Secondo ed ultimo sequel di Sidro Proibito.
Ritroverete le mane 6 calate in panni vintage e armate di pistole, una certa dosa di cinismo e anche qualche parolaccia. Se pensavate che uno zeppelin volante, un assalto notturno e combattimenti tra piombo e incantesimi fossero abbastanza... beh... non era che l'inizio.
L’ultimo capitolo, il nono, è stato suddiviso in quattro atti, poiché tutto avverrà in una singola notte (quindi sarà denso di avvenimenti).
Avviso che, a differenza degli altri, in questo Sidro è stata miscelata una cospicua dose di introspezione dei personaggi ad una pari quantità di azione, più una spruzzata di "vago e misterioso" perchè... insomma... stiamo parlando di un alicorno oscuro, dopotutto.
TUTTI i personaggi avranno il loro momento sotto i riflettori. Tutti brilleranno per qualcosa e commetteranno altrettanti sbagli. Perché, là fuori, è un mondo difficile, fatto di criminali e intrighi malavitosi.
Appariranno alcuni bg della serie canon ancora non visti, più qualche oc che spero vi saprà conquistare.
Genere: Azione, Drammatico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Applejack, Nightmare moon, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Quando la macchina svoltò la curva, nel notturno centro cittadino di Ponymood, autista e passeggero non riuscirono a trattenere lo stupore.

Le strade erano intasate di macchine d’ogni sorta, specialmente dei modelli più costosi mai apparsi sul mercato di quel periodo. C’erano luci e fanali in una quantità che non si era mai vista da quelle parti. Sullo sfondo, in lontananza, era visibile l’elegante Carousel Maison, abbellita con potenti luminarie a fascio e completamente rinnovata nel look esterno.

Non c’era solo una sovrabbondanza di mezzi su ruote: file di pony ben vestiti trottavano lentamente lungo i marciapiedi, aggiungendo così al rombo dei motori anche lo scalpiccio degli zoccoli e il brusio delle voci.

Ponymood, in quell’istante, non sembrò più la piccola e semplice cittadina che molti conoscevano: aveva quasi la parvenza di una metropoli, se non fosse stato per le abitazioni folcloristiche e l’assenza dei palazzi.

Chocolate si spalmò sul finestrino del veicolo, appannandolo leggermente col fiato, con occhi luccicanti.

“E’… è pazzesco…”, disse a Berry, che aveva appena premuto il freno, aggiungendosi così alla fila di macchine di fronte a sé.

“Puoi dirlo forte…”, commentò l’altra, lasciando cascare la mascella dallo stupore.

“Mai vista una cosa simile. Ti rendi conto di cosa significa??”.

“Sì… un evento mai visto…”.

“Non è solo quello!”, continuò con foga, “Tutti questi pony si stanno… si stanno pubblicamente recando in uno speakeasy! Qualcosa bandito da Governo!”.

“Cosa ti avevo detto a proposito del Governo?”, gli disse, con fare saccente, “Ormai è agli sgoccioli. Non sa più cosa fare”.

“Fatico ancora a crederlo…”.

“Beh, amico mio, la risposta è d’innanzi ai tuoi occhi. Guarda!”, aggiunse, allungando una zampa e formando un ampio sorriso, “Su, guarda! Vedi forse qualche Agente? Un funzionario?”.

“No…”.

“E se pensi perlopiù che tutti, qui, stanno infrangendo il coprifuoco! Ma è plausibile… cosa potrebbe mai fare, il Governo?? Mettersi a manganellare tutti i pony d’alta classe? Come minimo si stancherebbero prima, tanti sono, e poi subirebbero un durissimo colpo da parte dell’opinione pubblica e dal supporto aristocratico e borghese”.

L’unicorno nocciola continuò ad osservare il paesaggio, soffermandosi poi su una serie di volantini affissi ai muri cittadini.

“Ti rendi conto”, continuò lo stallone, “Che una banda di criminali si è messa a fare propaganda libera per sponsorizzare un evento illegale??”.

“Sì ma… lo vedi quel tizio nell’angolo della locandina?”.

“Chi? Il ciccione blu?”.

“Sì: quello che sorride come se avesse una paresi. Beh, lui è DollarJolt”.

“Jolt? Lo stesso delle coltivazioni JoltCorn?”.

“Esatto. Lui li ha finanziati pubblicamente, mettendo faccia e soldi”.

“Pazzesco”.

La fila avanzò di qualche metro. Qualcuno strombazzò con il clacson a pompetta.

“Non solo”, riprese Berry, “Rarity si è fatta garante per la serata e ci sarà niente popò di meno che Grey Hound, il Traditore di Counterlot”.

“Sì, ho sentito della notizia… E… e il Governo non fa nulla?? Non lo stavano cercando??”.

“Che vuoi che ti dica?”, rispose l’altra, alzando le spalle, “Forse hanno capito l’antifona. Oppure non si vogliono arrischiare a mandare i loro Agenti in un covo di presunti criminali e in presenza dell’alta società di Equestria”.

“Pensi che Applejack abbia fatto tutto questo per un motivo?...”.

“Non ne ho idea”.

“E se… se ci fosse sotto una fregatura?”.

“Fregatura? Tu sei paranoico. Il massimo a cui aspirano, al limite, sarà farsi una pubblicità incredibile, affossando al tempo stesso la già poca credibilità del Governo”.

“Mah”, bofonchiò infine Chocolate, “Non ho mai visto un governo agire in questo modo… Prima instaurano la legge marziale e pestano tutti quelli che sgarrano di una virgola. Poi… la sua influenza pare scomparire proprio nella serata dove invece sarebbe più richiesta. Non ha senso”.

“Sei paranoico, te l’ho detto”.


    La Schutbert Six della puledra rosa dovette rimanere nel traffico per più di mezz’ora, riuscendo infine a trovare uno spiraglio per dirigersi verso la Maison.

Il cortile dell’abitazione era farcito di veicoli e così lo erano i lati delle strade limitrofe. La guidatrice impiegò un’altra decina di minuti buoni per trovare un posto, decisamente lontano, e così si dovettero pure fare il ritorno su zampe. Ma erano così incuriositi ed eccitati dall’evento da poter sopportare quello e anche altro, se fosse stato necessario.

Una volta affrontata la coda di macchine, ci fu la seconda, interminabile coda per l’ingresso nella Maison.

Berry e Chocolate si resero conto di essere tra i meno eleganti, quella sera, ma, alla fine, non si fecero troppi problemi e attesero pazientemente accodati con gli altri.

“Ma com’è che due pezzenti come noi hanno avuto la possibilità di partecipare?...”, domandò l’unicorno all’amica.

“Perchéee…”, farfugliò, “Ma tu devi sempre fare mille domande?? Siamo qui, no? Non ti basta?”.

“Mh… Ho capito”, ammise, con un ghigno di supponenza, “Si tratta dei tuoi rapporti con quella puledra della tenuta Apple, vero?”.

“Qualcosa di simile. Ora sta zitto e vedi di non farci fare brutta figura come riesci invece normalmente”.

“Ehy!”, trasalì, “Io non faccio fare brutta figura!”.

“Infatti. Di solito ci rendi ridicoli e poi ci sbattono fuori dai locali”.

“Questo solo perché sennò continueresti a bere come un’alcolista di professione. Hai idea di quante volte è toccato guidare a me poiché tu eri sbronza??”.

“Uuhhh…”.

“Beh… tutte!!”.

“Stasera sarà diverso”.

“Come no…”.

    La coppia giunse infine d’innanzi al portone d’ingresso. Già da lì si riuscivano ad udire le note dell’orchestra e l’odore di fumo di sigaretta filtrava quasi dalle travi in legno che ricoprivano la facciata esterna. Davanti all’uscio, sistemata dietro un piccolo tavolino, Twilight controllava e registrava tutti gli spostamenti degli ospiti. Era vestita in modo sorprendentemente elegante, con tanto di cravatta e gilet con catena d’oro. Due enormi stalloni vestiti di nero, entrambi con un pizzetto inquietante, la spalleggiavano silenziosamente.

Alcuni pony d’innanzi a Berry e Chocolate superarono il controllo e si accomodarono all’interno: la porta si aprì, giusto per farli entrare, e le note crebbero d’intensità (sembrava un Jazz forsennato), assieme all’emissione di una nebbiolina da fumatori. Si richiuse e la melodia tornò a smorzarsi.

“Uhh!!”, ululò l’unicorno nocciola, eccitatissimo, “Hai sentito?? Mi sa che là dentro si stanno divertendo di brutto!!”.

“Shh!”, lo ammonì. Era il loro turno.

Il corno di Twilight si illuminò, sollevando la penna sopra il registro delle presenze.

“Buonasera, gentil pony”, disse loro, sfoderando la professionalità derivante dal proprio mestiere, “Vogliate cortesemente indicarmi i vostri nomi”.

La puledra rosa cercò di nascondere la propria eccitazione: “Ehm… i-io… cioè… Berry Punch e Chocolate Tail!”.

Il dottor barbiere scrutò minuziosamente l’elenco, finché esordi: “Berry, Berry, Berry… Eccovi qui. Berry Punch e Chocolate Tail. Applejack sarà contenta di sapere che siete venuta, signorina Punch. E anche voi, signor Tail”.

Chiuse quindi gli occhi, fece un inchino accennato e allungò una zampa verso l’ingresso. Uno dei gorilla spalancò l’uscio, invitandoli ad accomodarsi.

E la coppia non ci pensò due volte.

L’evento notturno li investì con tutta la sua energia.


    Il primo ostacolo che dovettero superare fu la coltre fumosa.

Gli occhi bruciarono leggermente, dapprima, ma poi si abituarono: il duo si addentrò nella maison, percorrendo i corridoi che portavano ai piani inferiori. Pony d’ogni sorta erano intenti a parlare, fumare e bere, appoggiati alle pareti o semplicemente in sosta lungo il tragitto. L’arredamento in stile francese li aiutò ad immergersi completamente nello stile che Rarity sapeva gestire alla perfezione.

Le note del Jazz si fecero sempre più vicine finché, finalmente, il duo superò l’ultima porta ed entrò nel salone vero e proprio dello speakeasy.

Puledra e unicorno spalancarono le bocche, assolutamente esterrefatti.

La stanza era enorme e sembrava dovesse esplodere da un momento all’altro, tanti erano gli invitati.

Il grosso dello spazio era occupato da tavolini e poltrone di lusso, queste ultime riservate solo all’alta aristocrazia.

Chocolate scosse l’amica per una spalla e le indicò qualcosa: “Berry! Berry!! Guarda! Quella non è Miss Rarity??”.

La puledra bianca era distesa su un fianco e parlava amabilmente con altri unicorni, vestiti in modo impeccabile. Ma l’attenzione di Punch era rivolta più che altro al tavolo-bar, da cui Pinkie serviva bevande più velocemente di quanto avesse mai fatto.

Al centro di tutto era stata collocata una pista in legno, in cui i più energici si cimentavano in balli improvvisati: ad occupare un intero lato della stanza, infatti, era un palchetto su cui strimpellava una ben fornita orchestra. Octavia era tra i musicisti, seduta accanto ad un violoncello stupendo, su cui un abilissimo (nonché costosissimo) artigiano era riuscito ad inserire l’incisione originale del suo ex strumento.

L’insieme era quindi corroborato da un chiasso assordante: il miscuglio tra parole, risate, boccali che tintinnavano, ballerini e la musica. Sopra le teste dei pony aleggiava costantemente la cappa di fumo, risultato di decine di sigari e sigarette che venivano combusti con apprezzamento.

I due non stavano più nel pelo.

Una puledra, con addosso provocanti giarrettiere sexy, passò accanto all’unicorno color nocciola, ancheggiando in modo provocante: l’unicorno fremette, alla vista di quelle curve e d’innanzi alle lunghe ciglia, che vennero sbattute amabilmente. Ebbe un attimo di titubanza ma poi si accorse di come parte degli invitati stesse pomiciando allegramente con le bellezze offerte dalla maison. Una di esse gli passò sotto il muso, inseguita da uno stallone semivestito, ridacchiando come una ragazzina.

“Ehm… Berry… io…”, farfugliò verso l’amica, incamminandosi in direzione della puledra di prima.

“Senti, Choco”, tagliò corto Punch, mantenendo lo sguardo fisso sui boccali luccicanti che venivano serviti al bar, “Questa notte… divertiamoci e basta. Fai quello che ti pare. Basta che non bevi troppo perché qualcuno dovrà riportarci a casa”.

“Oh, non preoccuparti. Ho intenzione di tenermi occupato in ben altre faccende”.

Con quelle parole, i due si separarono: Tail scomparve tra la folla, proprio nel punto dove gli sembrò fosse finita il pony provocante, e Berry attese uno spiraglio per ordinare da bere.

Si portò al bancone e attese pazientemente.

“Ciao! Io mi chiamo Pinkie Pie!”, cantilenò la barista, “Come posso servirti??”. Il pony dagli occhi azzurri aveva un completo da inserviente nuovo di pacca, con tanto di code da pinguino.

L’altra si sentì come nel paese dei balocchi, assolutamente incapace di scegliere tra quella gamma di nettare divino.

“Oh… ehm… io…”.

“Avanti avanti avanti!”, la esortò.

“Uuhhh…”.

“Che ne dici del nostro nuovo Sidro Proibito??”.

“Sidro Proibito?...”.

“Sì! E’ il nuovo prodotto che è viene lanciato questa sera! E’ assolutissimamente fantasticoso!”.

“Uh… ok”.

Il pony rosa iniziò a riempire un boccale: “Oh! E c’è anche la solita offerta! Ogni due boccali, il terzo è scontato del cinquanta per cento”.

“Dammene tre, allora”, rispose immediatamente.

“Okie dokie!”.

La puledra andò in brodo di giuggiole quando vide tre enormi boccali schiumosi finirle d’innanzi al muso.

Afferrò energicamente un manico, soffiò via giusto un poco di schiuma e poi bagnò le labbra. Il sidro le invase la bocca e poi scese rapidamente lungo la gola. Terminato il sorso… Berry dovette trattenere le lacrime di gioia.


    Dietro il palco, parzialmente occultata dal sipario, Applejack scrutava i movimenti degli invitati. Indossava il miglior completo gessato che Rarity avesse a disposizione e si era addirittura lasciata convincere ad un debole make-up facciale: niente di elaborato, giusto per eliminare qualche piccola imperfezione e rendere gli occhi più… inquietanti. Così, almeno, le suggerì la puledra bianca, quando le passò l’ eyeliner bianco all’interno delle palpebre, in contrasto ad una punta di eyeliner nero all’esterno.

“Mhh”, commentò, sporgendo appena il volto oltre il sipario, “C’è veramente un sacco di andirivieni”.

“Cosa ti aspettavi?”, le chiese Hound, dietro di lei e al riparo da occhi indiscreti, “Hai sostanzialmente lanciato l’evento più epocale mai visto in Equestria”.

“Ma va bene”.

Lo stallone, invece, era riuscito a tenere le grinfie della compagna lontane da lui… solo parzialmente. Indossava il tipico impermeabile color cammello ma il copricapo era rimasto in camera, in modo che tutti potessero notare la fine che aveva fatto il suo corno. Quello faceva parte della sceneggiata, dopotutto. Per compensare la cosa, la stilista aveva passato mezzo pomeriggio a smanettargli la criniera, ottenendo un taglio vagamente elegante (parzialmente rovinato non appena Grey cercò di scompigliarsi la fronte).  

“Pensi davvero che la mutaforma verrà qui, nella Maison?”, le domandò scettico.

“Non ne ho la certezza ma mi gioco il cappello che ora, in sala, ci sono un sacco di infiltrati sotto mentite spoglie. Resta solo da sperare che Chrysalis sia tra di loro”.

“E se anche fosse… come conti di identificarla? Quella ora ha i poteri di un alicorno. Non basterà un semplice incantesimo per smascherarla”.

Il pezzo Jazz ebbe termine e venne presto sostituito da un’opera di origine classica: Octavia si issò sulle zampe posteriori e imbracciò l’archetto. La melodica prese a diffondersi con grande efficacia tra i presenti.

“Sta tranquillo, mezzo unicorno”, concluse Applejack, “Tu attieniti alla parte e vedrai che non sarà un problema”.

“Mh. Ok. Ma chiamami di nuovo così e vedi cosa succede…”.

“Come? Tutto qui?”, esclamò ironicamente la gangster, “Pensavo mi avresti minacciato di stupro, morte o menomazioni irreversibili. Vedo che Rarity ti ha trasformato in un palle mosce”.

“E’ quello che penso anche io”, ammise amaramente, “Dannata puledra. E dannati… cuccioli…”.

“Aww”, lo schernì, “Sei tenerissimo. Grey Hound: Segugio e presto bambinaia di Counterlot”.

L’altro inscenò un falsissimo sorriso: “Fottiti AJ”.

“Ora va meglio”.


    La festa andò avanti per un’ora abbondante, durante la quale il pony col borsalino non perse di vista un solo invitato. Tra tutti coloro che vide, non riuscì ad avanzare una sola ipotesi su chi potesse essere Chrysalis. Per quanto ne sapesse, poteva benissimo essere rimasta a Counterlot.

Ad un certo punto, l’unicorno viola si fece strada tra i presenti, giungendo ad Applejack con il registro sotto zampa.

“Com’è la situazione?”, le chiese l’amica bionda.

L’altra le consegnò il documento: “C’è il pienone, AJ. Ho dato la precedenza agli invitati più importanti. Pensa che fuori c’è ancora una fila interminabile di pony”.

“Non riusciamo a far stare anche loro?”.

“Scherzi?”, sbottò, facendole osservare la sala, “Non vedi quanta gente c’è? Ancora un po’ e dovremo ammassarli come sardine in scatola”.

“Ok. Quindi, da questo punto in avanti, è tutto in zampa nostra”.

“Esatto. Dirò agli scimmioni là fuori di non far entrare più nessuno. C’è solo da sperare che… che Chrysalis sia qui”.

“Nel peggiore dei casi”, aggiunse l’amica, sistemandosi gli abiti e preparandosi ad entrare in scena, “Avremo ottenuto consensi e ulteriore supporto”.

“Mah”, ammise Sparkle dubbiosa, “E’ veramente un terno al lotto”.

“Vero. Ti spiace andare a chiamare Rarity? Tra poco sarà il momento della verità”.

Il dottor barbiere ubbidì e tornò in mezzo al caos dello speakeasy, giungendo infine dall’unicorno bianco. La proprietaria della Maison era intenta a scambiare convenevoli con i propri colleghi ma, quando Twilight le sussurrò qualcosa all’orecchio, si congedò con garbo: “Vogliate scusarmi, signori. La mia presenza e richiesta per mandare avanti la nottata”.

Si recò dietro le quinte, insieme ad Applejack e Hound, tutti pronti a cominciare.

Il pony dagli occhi azzurri si diede un ultimo sguardo allo specchio e poi agghindò il compagno, come avrebbe fatto una mamma prima di mandare a scuola il proprio figlioletto.

La gangster si sporse di nuovo, questa volta per comunicare qualcosa all’orecchio di Octavia, che annuì subito dopo.

Quando il pezzo musicale ebbe termine, la musicista fece cenno all’orchestra di interrompere la performance.

Rarity si palesò dalle quinte, dando sfoggio della propria bellezza e gusto nel vestire. Quando gli invitati la videro, iniziarono ben presto a chetarsi, non solo per cortesia, ma anche affascinati dalla bellezza dell’unicorno color latte.

Grey osservò la scena in disparte, digrignando i denti: “Ma guarda quei morti di seghe… la stanno spogliando con gli occhi…”.

“E’ questo che fa la Miss di una Maison, Grey”, commentò Applejack, “Si fa desiderare. Se intendi stare con Rarity, dovrai farci l’abitudine”.

La stilista, intanto, si prodigò in un inchino e la sala intera smise di fare ciò che stava facendo, accogliendola con un crescendo di zoccoli percossi sul pavimento.

Rarity alzò lo sguardo e ammiccò in modo provocante, chiedendo il silenzio assoluto, che non si fece attendere.

Si schiarì la voce e parlò: “Sono… davvero molto felice di avervi qui, questa notte. Lasciate per prima cosa che ringrazi ognuno di voi per essersi preso la briga di recarsi presso la mia umile Carousel Maison”.

Un pony del pubblico, già mezzo ubriaco, le rivolse un boccale: “Il… il piashere è tutto mio!”.

La presentatrice sorrise (era pony di spettacolo e sapeva benissimo come destreggiarsi in quelle situazioni… anzi, si sentiva proprio come un pesce nello stagno): “Ci vada piano, signor Cotton, altrimenti ci toccherà di nuovo pagare un taxi per rispedirla dalla moglie”.

Si levarono alcune risate.

La puledra riprese: “Come sapete tutti, questo è un evento speciale. Un evento unico, come mai si era visto prima a Ponymood, se non nell’intera Equestria. Un evento che non sarebbe stato possibile senza l’aiuto del nostro amico e collega, il signor DollarJolt!”.

Terminato l’annuncio, rivolse una zampa in una direzione a l’attenzione di tutti si incentrò su uno stallone blu, che sorrise e alzò uno zoccolo. Un altro scrosciare di colpi sul parquet salutò il “benefattore” dell’evento.

“Ovviamente”, riprese Rarity, “Ognuno di voi ha contribuito in qualche modo alla realizzazione di questo ritrovo, supportando la mia attività e non solo. E’ infatti voglio presentarvi il pony che ha reso possibile tutto questo. Senza ulteriori indugi, ecco a voi… Applejack!”.

    L’amica si palesò a capo chino, con la tesa ad occultarne parzialmente lo sguardo. Quando gli altri la videro, venne accolta da un rumore ancor più assordante di quanto avessero fatto per la stilista, con tanto di fischi e alcuni schiamazzi.

La gangster sorrise a alzò lo sguardo, facendo cenno di calmarsi.

Quando venne ristabilito il silenzio, decise di parlare a sua volta: “In effetti… non posso nascondere il mio apprezzamento per tutti coloro che sono venuti qui, stanotte”.

Gli invitati ricambiarono con un altro debole scrosciare di zampe.

“E’ passato tanto tempo da quando misi in attività il primo speakeasy. Molti di voi già mi conoscevano anni or sono, quando ero una piccola puledrina. Sono sicura che alcuni abbiano anche conosciuto i miei genitori. Noi eravamo e siamo tutt’ora distillatori e, quando il Decreto Celeste è stato divulgato, io e molti altri onesti cittadini e lavoratori ci siamo trovati in grosse difficoltà. Molti di voi lo hanno provato sulla propria pelle, lo so. Per questo che, questa notte, so che sto parlando con gente che mi rappresenta e mi capisce. Anche l’alta aristocrazia si è trovata nei guai, dovendo adattarsi alla penuria di alcolici di qualità, pagando e alimentando un mercato incapace di reggere un rapporto sano con il consumatore”.

Rarity sorrise: ecco come si faceva a compiacere tutti.

“Poi… sono successe molte cose”, continuò, iniziando a camminare lentamente sul palco, “Sono arrivati avversari che hanno giocato sporco, molto sporco. Hanno tentato di farci affondare comunque. Non bastava però la concorrenza e, in mezzo, ci hanno messo gli Agenti e le loro stronzate governative. Ci hanno portati alla disperazione e, così, quando ci siamo trovati con le spalle al muro, l’unica opzione plausibile fu… dirigerci a Counterlot”.

Si levò un lieve brusio.

“Molti degli unicorni qui presenti, ne sono sicura, erano con noi, quella notte. Questo significa che i nostri alleati sono rimasti tali e ne vado molto orgogliosa. Quello che successe dopo… beh… so che alcuni sono ancora scettici ma vi assicuro che Celestia era già morta, quando siamo arrivati. Perché altrimenti qualcuno mi dovrebbe spiegare come avremmo fatto a ridurre in groviera un alicorno centenario, semplicemente usando un’arma e un po’ di piombo”.

Il vociare crebbe enormemente ed Applejack fece alcuni cenni, riuscendo a zittirli nuovamente.

“Da quel momento, il Governo si è esibito in una serie di gaffe esilaranti, prima fra tutte l’annuncio della nostra morte, immediatamente smentita. E… per i più scettici… la prova che fosse una balla è qui, di fronte a voi, e vi sta parlando”.

Alcuni risero.

“Avvenne poi la pubblicazione della prassi da forzatura e, subito dopo, l’istituzione del regime marziale: qualcosa che non capitava dai tempi della Guerra Equestre. E per cosa, questa volta? Per contenere un presunto traffico criminale e abbattere qualche mazzata in testa agli innocenti. E sono altresì sicura che alcuni degli invitati fossero presenti anche le volte in cui smascherammo i nostri impostori, i quali cercarono di metterci in cattiva luce, tramite sembianze atte ad ingannarvi. Quelle sono le prove… inclusi gli Agenti, con tanto di marchio del sole, che si sono poi tramutati in esseri schifosi, una volta uccisi. Di quante prove avete bisogno? Il Governo ci ha ingannati tutti e la dimostrazione è l’evento di questa notte, che non è stato minimamente ostacolato dai funzionari… perché sanno bene che avrebbero commesso un grave errore”.

Applejack scese dal palchetto e iniziò a muoversi tra i tavoli: “In mezzo a voi riconosco i volti di coloro che vennero a chiedermi aiuto… stretti nella morsa di Agenti e usurai, incapaci di reagire a chi deteneva in zampa soldi e potere. Chi è che vi ha aiutato? Non il Governo e non qualche ipotetico benefattore. Siamo stati noi, con accordi ben precisi. Favori, debiti che verranno ripagati secondo patti chiari fin da subito. Debiti che alcuni hanno già ripagato ampiamente. Perché questa è la mia filosofia. Siamo gente accomunata da problemi che vengono ignorati da chi dovrebbe invece farsi garante del nostro benessere. E invece ci specula sopra. Quindi ci siamo arrangiati tra noi, come si farebbe in una famiglia. Io vi ho solo chiesto di aiutarmi, in cambio, e così avete fatto. Non vi ho obbligati, non vi ho ingannati e non ho mai nascosto il mio desiderio di ottenere consensi. Insomma… ho fatto tutto ciò che il Governo non è stato in grado di realizzare in anni e anni di autorevole comando”.

Octavia era seduta assieme ai musicisti e continuò a scrutare i pony nella sala, cercando di decifrare un qualsiasi indizio che le permettesse di riconoscere Chrysalis. Non sapeva chi potesse essere ma… se davvero si fosse trovata lì, ne era sicura… la mutaforma si stava sicuramente rodendo il fegato per tutte le palate di merda che Applejack le stava tirando addosso.

“A me, personalmente, non frega nulla dell’inettitudine dei governativi”, riprese l’oratrice, “Ma almeno evitino di far ricadere la loro incompetenza su di noi”.

Voci di consenso si levarono un po’ ovunque.

“E, per farvi capire quale sia l’inganno a cui siete stati sottoposti fino ad ora… vi presenterò un pony che conosce a fondo gli intricati sistemi con cui gli Agenti hanno sempre operato… poiché non solo lo ha vissuto in prima persona… ma ha anche ricoperto la carica ufficiale per un certo periodo, prima che aprisse gli occhi e comprendesse l’amara verità. Puledre e stalloni… vi presento”, annunciò, senza cambiare tono di voce, “Il Traditore di Counterlot”.

Tutti sgranarono gli occhi e Grey si presentò, accompagnato dalla canonica aria da macho, ormai uno dei suoi marchi di fabbrica. Il mezzo unicorno si avvicinò a Rarity e, sottovoce e cercando di mascherare il labiale, le disse: “Pupa… se stasera riesco a non ammazzare tutti, inclusa la tua amichetta arancione… sappi che sarò diventato il pony più morigerato del mondo…”.

“Suvvia”, gli rispose, “Fai quest’ultimo sforzo. Fallo per me, ok?”.

“Mhf”.


    La puledra lasciò la parola al collega, che osservò in silenzio il pubblico per svariati minuti. Alcuni tossirono.

Hound si schiarì la voce: “Uhh… ecco… io…”, e si voltò verso la compagna. Rarity gli fece un cenno di incoraggiamento.

“Mh. Allora… da dove iniziamo? Mhh… ok. Il Governo è costituito da una manica di assassini, stronzi e doppiogiochisti”.

Tornò il silenzio.

Applejack rimase un po’ spiazzata: “Ehm… potresti spiegarci un po’ meglio… intendo… un po’ più nei dettagli, mh?”.

“Uuhhh… va bene. Quindi… volete la versione estesa?”.

“Possibilmente. Immagino che non ti faccia molto piacere parlarne ma sai che è per una causa importante”.

L’altro si arrese all’evidenza: “…Va bene. Facciamoci ancora del male a titolo gratuito…”.

“Allora, patacche!!”, ruggì all’improvviso, “Volete sapere cos’è realmente il Governo?? Ve lo dico io cos’è il Governo… E’ un sistema malato. Un inganno agghindato da festa. Un’associazione a delinquere peggiore di una casata mafiosa. Se non volete credere a me, allora crederete ai fatti”.

Il Segugio buttò il plico originale della prassi da forzatura su uno dei tavolini: “Fatelo girare. E’ tutto scritto lì, nero su bianco e con tanto di stemma reale. Per chi fosse vissuto in un tugurio per maiali fino ad oggi, pulendosi le chiappe coi giornali anziché leggerli…”.

La gangster dagli occhi verdi alzò gli occhi al soffitto: Grey non si era smentito nemmeno per quell’occasione di fondamentale importanza.

“…Allora vi aggiornerò di persona. Il Governo ha ammazzato la mia ex, solo per farmi incazzare come un’Ursa e usarmi come strumento per compiere le proprie porcherie. Poi, non contento, ci ha catturati, per farci passare come gli unici responsabili della morte della troietta alicornuta”.

“Hound!”, lo riprese Rarity, imbarazzata, cercando di non farsi sentire, “Modera quei termini! Siamo d’innanzi a pony di classe!”.

“Me ne sbatto di queste fighelle”, rispose l’altro, con voce squillante, “Voglio che tutti conoscano la verità. Perché non accetto che una mutaforma senza palle si permetta di riversare la propria incompetenza su chi ha attraversato le mie e le nostre difficoltà. Non accetto che noi, che abbiamo quasi rovesciato un governo corrotto con le nostre sole forze, veniamo trattati come coglioni da una cerebrolesa che ora si nasconde codardamente dietro una schiera di patacche dallo sguardo vitreo”.

Applejack sorrise malignamente: la sfuriata di Hound non era in programma ma, forse, sarebbe stato ancor più efficace per ciò che aveva in mente.

Lo stallone si adirò ulteriormente: “Io ho sacrificato tutta la mia vita per inseguire un ideale che mi era stato imposto con l’inganno da quei buffoni del Governo, capeggiati da un’inetta che non sa nemmeno distinguere i propri Agenti quando vengono mascherati da incantesimi illusori. Noi siamo scappati indenni dalla città fortezza, nonostante ogni peggiore previsione. Ed ora siamo qui, vivi, sulle nostre zampe. E Chrysalis dov’è? Dov’è quella troia manipolatrice e assassina? Eh?”.

La foga di Grey crebbe, pensando a come TUTTO quanto, dalla morte di Coraline ai guai che lui e Rarity avevano passato, fossero in realtà dovuti ad un unico responsabile.

“La verità, signori miei, è che io e questa burina lentigginosa abbiamo compiuto più cose in due mesi che non quella mutastronza nell’arco di anni. E non mi risulta che ne io ne lei siamo in possesso di poteri da alicorno”.

Alcuni rimasero impressionati dal linguaggio scurrile dello stallone, mentre altri ne furono infervorati.

Applejack colse la palla al balzò e rafforzò con enfasi le parole del collega, intervenendo a suo favore: “Ora abbiamo persino avuto l’ardire di organizzare questa festa notturna, in mezzo ad un regime pseudo-militare. Chrysalis ha già inviato i suoi agenti migliori a contrastarci, e noi li abbiamo rispediti a Counterlot con la coda tra le zampe o direttamente in una scatoletta di legno. Il Governo sta cadendo, è agli sgoccioli. Entro breve, la ragione sarà dalla parte del popolo e degli oppressi, mentre dell’operato dell’attuale Governo non rimarrà che un mucchietto di dicerie… Anzi! Forse… per una cosa Chrysalis verrà osannata nei libri di storia. Per essere stata la governante più incapace e demente che mai sia esistita, che si è fatta fare il culo addirittura da una brucafieno, assieme ad una barista schizzata e una stilista con gli strass!!”.


    “ORA BASTA!!!”, ruggì una puledra, con tono sovrannaturale, composto da mille altre voci e una parvenza animalesca.

Tutti si voltarono.

Un unicorno malva chiaro aveva appena battuto gli zoccoli sul proprio tavolo, facendo sobbalzare i vicini. Il suo volto era furibondo: gli occhi luccicavano di verde intenso e i denti erano serrati in un ghigno totalmente adirato. Il petto del pony si contraeva caoticamente, quasi avesse il fiatone (quando in realtà si trattava della rabbia appena esplosa). Era vestita elegantemente ma i crine si erano appena scompigliati a causa della sfuriata.

VOI NON SIETE NULLA SE NON STERCO SOTTO I MIEI ZOCCOLI!!!”, aggiunse, “COME VI PERMETTETE ANCHE SOLO DI RESPIRARE L’ARIA ATTORNO A ME?!?”.

Gli ospiti la osservarono perplessi e l’organizzatrice dell’evento non riuscì a nascondere un ghigno compiaciuto. Sapeva benissimo che Chrysalis non era una stupida ma, da quello che aveva visto a Counterlot, era evidente che, quando perdeva le staffe, ogni parvenza di autocontrollo andava a farsi benedire. E così era stato, di nuovo.

Dopo alcuni secondi, la mutaforma parve tornare in sé, osservando i pony sbigottiti che la scrutavano con perplessità.

Degli zoccoli presero debolmente a colpirsi tra loro: era la gangster col borsalino. Applejack continuò a sorridere, con fare strafottente: “Ma bene… parli del Diavolo…”.

Grey puntò ai suoi arcani occhi verdi e riconobbe il “fu” sguardo di Celestia, un istante prima che lo riducesse ad una marionetta senza cervello. Strinse i denti e il suo istinto da “Invictus” iniziò a caricargli l’adrenalina nelle vene.

Chrysalis si rese conto di aver commesso una falcata troppo ampia.

“Mhf”, bofonchiò, apparentemente divertita, “Ottimo lavoro, Applejack. Vedo che ti sei data da fare”. L’altra si limitò ad armarsi di stecchino tra i denti.

“Vedo però che hai trascurato alcuni dettagli fondamentali…”.

“Ne dubito”, rispose il pony arancione, sicuro di sé.

“Dimentichi… di quali poteri sono dotata…”.

“Ma davvero? E, di grazia, cos’avresti intenzione di fare, con i tuoi mirabolanti poteri?”.

L’unicorno malva fu sul punto di risponderle ma si bloccò di colpo, colta da un pensiero che non poteva essere ignorato… Perché, effettivamente… si rese conto di avere ben poche opzioni.

“Vorresti uccidermi?”, domandò la puledra bionda, “Fai pure. Rivela chi sei. Sputtana quel poco di credibilità che ti è ancora rimasta”.

L’infiltrata assunse un’espressione del tutto simile a quella di Hound, a denti serrati, come un cane rabbioso.

“Sei così potente che scommetto potresti farci fuori senza troppi problemi. Ma poi? Li vedi, gli ospiti? I ricchi? Alcuni sovvenzionano le vostre operazioni militari, lo sai questo? E quindi… che si fa?”.

L’ira di Chrysalis la condusse nuovamente sul punto di farla parlare troppo: “Potrei sempre ammazzare te e tutti i sacchi di merda in questa stanza…”, avanzò, sogghignando. Alcuni pony iniziarono a preoccuparsi e a farsi cogliere da un’agitazione crescente.

“Ah sì?”, le diede corda il pony di terra, “Per non lasciare testimoni, intendi? Non credo sia così semplice. L’annuncio di questo evento è riecheggiato quasi in ogni angolo di Equestria. E’ qualcosa che non potrai insabbiare, tantomeno di fronte ad un genocidio. E scommetto che qualche superstite ci sarebbe comunque e spiffererebbe l’accaduto a qualsiasi organo divulgativo”.

L’avversaria percepì di nuovo quella sensazione per lei intollerabile… la sensazione che qualcuno le stesse una spanna davanti al muso. Gli occhi le divennero sempre più verdi e il corno si arricchì di energia. L’agitazione degli invitati raggiunse un apice preoccupante.

“Fermi tutti!!”, intervenne Grey, “State fermi. Non si azzarderà mai a far fuori voi. Siete ciò che fa la differenza tra la notorietà e il nulla più totale, per lei”.

HOUND!!”, tuonò, “LA TUA TESTA SARA’ MIA!!”.

“Vieni a prenderla, stronza”, le rispose, concedendosi uno strappo alla regola e facendosi accendere una sigaretta.

“Qui non puoi fare niente, Crhy”, intervenne Applejack, “Posso chiamarti Chry? Tu puoi chiamarmi AJ. Siamo amiche, ormai”.

Il corpo della creatura iniziò letteralmente a ribollire: stava per assumere la propria forma originale. I versi di stupore e paura crebbero inesorabilmente e Chrysalis iniziò a ridere come una pazza, facendo rimbombare la propria voce in modo inquietante.

APPLEJACK, CREDI FORSE DI AVERMI MESSA CON LE SPALLE AL MURO?? POSSO AMMAZZARVI TUTTI E MI RIMARRA’ SEMPRE COUNTERLOT!!”.

“Fai pure”, continuò con nonchalance, cercando di mantenere il sangue freddo, nonostante percepisse il suo potere di morte pronto ad esplodere, “Ma… senza questi pony… tu non sei niente. Nemmeno Counterlot potrà sopravvivere senza sostenitori e assediata dalle proteste e dal malcontento. E se tu ci ucciderai, Chry”, concluse, lanciandole lo stesso sguardo di sfida di quando scapparono dalla città-fortezza, “Tu ci farai dei martiri. E i martiri vengono ricordati, dove invece tu scomparirai nel nulla”.

La straformazione dell’unicorno si completò rivelando le vere sembianze del mostro: una puledra nera, slanciata e butterata da incavi e fori cutanei. Rarity lanciò un gridolino di schifo, insieme a vere e proprie urla di panico da parte dei presenti. La luce sul corno del nemico divenne accecante e fu rivolto verso Applejack, la quale pensò di aver calcato troppo lo zoccolo.

Ma Chrysalis trovò un ultimo barlume di autocontrollo e scostò la fronte un istante prima di scagliare il colpo, che si diresse invece verso la zona bar. Pinkie si abbassò per raccogliere uno shaker anticipando appena la bolla di energia, prima che deflagrasse contro la parete, spedendola a metri di distanza, assieme a fiamme, frammenti e bottiglie rotte. Il botto fu fortissimo: gli invitati si gettarono a terra all’unisono… per poi lasciarsi prendere dal panico più assoluto e iniziare a sciamare verso l’uscita.

L’attacco magico tirò giù quasi tutto il muro, creando una vera e propria via di fuga per Chrysalis, che non perse altro tempo: spiego le ali membranose e spiccò il volo, rapida come una saetta.

“Sta scappando!!”, urlò Applejack, rialzandosi da terra, con la zampa sopra al borsalino, “Inseguiamola!!”.

Ma le cose si complicarono.


    Circa un quarto degli ospiti venne colto da strani spasmi, rivelando poi la vera identità: infiltrati mutaforma. La maggior parte di loro era disarmata, a causa dei controlli per farli entrare, ma altri, grazie ai poteri di occultamento, erano riusciti ad imboscare alcune armi di piccolo calibro.

I pony, quelli veri, divennero ancor più terrorizzati, mentre i più spavaldi e fedeli non ci pensarono due volte a saltare addosso ai malcapitati. E fu allora che la gangster diede il segnale, con un fischio: un altro quarto degli invitati tirò fuori pistole e tirazoccoli in ottone. Era un miscuglio composto dagli agenti di Discord e i sicari che Applejack aveva assoldato con gli introiti degli speakeasy.

In meno di un minuto si scatenò una furibonda gazzarra, in cui i tirapiedi iniziarono a menar le zampe e rivolgersi sporadici colpi d’arma da fuoco.

“Svelti!!”, riprese la puledra bionda, “Andiamo alle macchine!! Chrysalis starà cercando di tornare a Counterlot, nel suo dominio!! E’ l’ultima cosa che dovrà fare!!”.

Applejack si mosse verso l’uscita, cercando di farsi strada in mezzo al caos della battaglia. D’innanzi a lei si pararono alcuni sgherri dagli occhi blu, pronti a farle la pelle. La puledra non era armata ma non si sarebbe di certo lasciata intimorire.

Grey, tuttavia, la anticipò sul tempo, abbattendo una poderosa zoccolata sul muso di un mutaforma e spedendolo al tappeto. Octavia fece il suo ingresso con un’ampia giravolta e ne liquidò un altro paio con una spettacolare sequenza di colpi marziali. Pinkie, ancora rintronata e leggermente annerita dall’esplosione, si tuffò invece tra i rimanenti: schivò ciondolando alcuni attacchi e poi li affettò sapientemente fendendo un coltello.

“Ottimo”, ammise il pony arancione, “Ora andiamo”.

“Aspetta!”, intervenne Grey, spaesato, “Dov’è Rarity??”.

Poi la vide: la stilista era rimasta isolata al lato opposto della stanza, con un paio di unicorni dalle belle braghe a darle manforte. Un’intera stanza colma di civili e sicari in lotta li separava.

“Oddio!”, intervenne uno di loro, sincerandosi di quanto fossero brutti i loro assalitori.

“Nevvero?”, rispose l’altro, scagliando magicamente una sedia addosso agli avversari.

“Rarityyy!!”, strillò Hound.

“Coccolottooo!”, le fece eco, “Vai!! Andate! Non preoccuparti per me!!”.

“Sto gran ca…!!”.

“Cocorito mio! Non riesco a raggiungervi ora!”, gli urlò, impegnata nella bolgia, infrangendo quindi una bottiglia in testa al nemico, che cadde a terra con la lingua stretta tra i denti, “Andate avanti, io vi raggiungerò dopo!!”.

“No! Io non ti lascio qui!”, e mise al tappeto un altro sgherro, con una gomitata allo zigomo.

“Grey!! Hanno bisogno di te per Chrysalis! Io ho il mio locale a cui badare! Non posso lasciare che lo riducano in macerie!!”.

“Ma!...”.

L’altra gli lanciò uno sguardo rasserenato, mentre la coppia di unicorni prese a lanciare qualsiasi tipo di oggetto verso i tirapiedi: “Non ti preoccupare… ti raggiungerò quanto prima!”.

Applejack gli mise una zampa sulla spalla: “Hound… dobbiamo andare. Ti prometto che Rarity starà bene. La conosco. Tu non l’hai mai vista in azione ma ti assicuro che non sarà lei a lasciarci le penne…”.

Lo stallone deglutì, assolutamente incerto sul da farsi: “O-ok…”, farfugliò infine.

Il gruppetto iniziò ad uscire dal locale, con Grey per ultimo, che si girò un ultimo istante verso l’amata: “T…ti… TI AMO, RARITY!!”, le urlò, prima di fuggire imbarazzato.

L’altra si sciolse e sospirò, subito dopo aver abbattuto sonoramente una padella sulla crapa avversaria.


    Applejack galoppò come una pazza tra gli ospiti impazziti, dirigendosi verso la Dodge Bros. Salì rapidamente e accese il motore. Scrutò quindi il cielo: Chrysalis stava volando verso Counterlot, con la propria sagoma in contrasto con la luce di una luna… pienissima.

“Ora c’è da sperare che quei due riescano a rallentarla quanto basta…”, disse a sé stessa.

Octavia e Pinkie giunsero immediatamente e si accomodarono nei sedili posteriori.

Attorno a loro vi era un caos apocalittico di pony in fuga e macchine che cozzavano tra loro, nel tentativo di divincolarsi. La puledra pigiò lo zoccolo sull’acceleratore: il motore truccato diede sfogo di cavalli e il veicolo partì, schivando per pochi centimetri potenziali pedoni investiti.

“Weee!!”, urlò Pinkie, sbracciandosi, “Se alzi le zampe è ancor più divertente!!”.

Spike, intanto attendeva ansioso su un veicolo limitrofo. A breve giunsero i rispettivi occupanti: Grey e Twilight presero posto dietro e il drago sgommò con assoluta rapidità.

“Dove cavolo eravate finiti??”, chiese nervosamente, “E che cazzo è successo?? Ho sentito un botto e qualcosa è schizzato via dalla parete!”.

“E’ stata Chrysalis!!”, lo informò Twilight, “Dobbiamo correrle dietro! Segui la Dodge di Applejack!”.

“E Rarity dov’è??”.

Hound iniziò ad infilare i colpi nel tamburo del suo fido revolver: “La pupa è rimasta nella Maison”.

“Cosa??”, sbottò l’autista squamoso, girandosi verso di lui, “L’hai lasciata dentro quel casino??”.

“Tieni gli occhi sulla strada, cretino!!”, lo riprese Sparkle, facendogli evitare una vittima, per un soffio.

“Senti, nano, avrei voluto ma…”.

“Io adesso sterzo e torniamo indietro!!”.

Una raffica di colpi si abbatté sulla lamiera e frantumò il lunotto posteriore. Tutti abbassarono la testa: dietro di loro, un gruppo di macchine prese ad inseguirli in modo del tutto spericolato. I mutaforma di Chrysalis si palesarono dalle portiere, premendo i grilletti delle pistole.

“Come non detto”, si corresse Spike, pigiando a fondo il pedale.

“Luridi bastardi”, commentò Hound, “Vi faccio vedere io come si spara”.

Lo stallone spaccò un finestrino e si sporse pericolosamente, tenendo la sigaretta serrata tra le fauci. Sentì il sibilare di alcuni colpi, allungò quindi la zampa, chiuse un occhio e fece partire due proiettili in rapidissima successione: uno dei tiratori si ritrovò con un buco al polmone e rientrò prontamente nell’abitacolo, con una fitta di dolore.

Le macchine dei gangster si divincolarono dalla calca ed iniziarono a guadagnare velocità tra le strade quasi deserte di Ponymood, con gli inseguitori che non li mollavano.

Applejack alzò lo sguardo: Chrysalis era sempre là, nel cielo, diretta verso il proprio dominio.

“Non dobbiamo assolutamente perderla”, e spinse i giri al massimo, muovendosi tra le strade di una città che conosceva a menazampa.

Dietro, intanto, Spike, Hound e Twilight facevano da cuscinetto per tenere distanziati gli inseguitori dalla Bros nera dell’amica. Il piombo arrivava come grandine, finché Sparkle eresse una barriera attorno al mezzo.

Gli inseguitori, in modo del tutto inaspettato, vennero quindi tempestati da supposte di grosso calibro.

Con loro sommo dispiacere, Rainbow Dash saettava come una furia tra i tetti delle case, martellandoli al tempo stesso con un’imponente M1919 tra le zampe.

“MORTE DAL CIELO!!!”, urlò il pegaso, mentre tutto il suo corpo tremava, percosso dal rinculo del’arma. Gli occhialoni scintillavano ad ogni espulsione di proiettili. Non era un fuoco preciso ma tanto bastò a sforacchiare qualche portiera di troppo, liquidando e facendo sbandare inesorabilmente almeno un paio di macchine, che si infransero lungo gli edifici.

Il fuoco di risposta non tardò a farsi sentire: gli sgherri misero fuori dai finestrini i loro brutti musi e le lanciarono contro altrettanti proiettili.

Dash sistemò rapidamente il mitragliatore sulla schiena, allungò le zampe d’innanzi a sé e volò veloce come il vento, zigzagando tra i comignoli e le volte delle case: il piombo impattò ovunque, tranne che su di lei, sollevando una gran quantità di detriti e sbuffi di polvere.

Un gruppetto di mutaforma si lanciò quindi dalle auto e spiccò il volo con le ali d’insetto, pronti ad intercettare la puledra blu, che fece una rapida giravolta, disimpegnandosi dall’attacco.

Giunse quindi un altro proiettile, questa volta molto più lungo e pesante degli altri, che causò un foro d’uscita oscenamente ampio sulla schiena di uno sgherro. Come al solito, il rumore dello sparo giunse con un lieve ritardo. I nemici si dispersero istantaneamente, in modo da confondere un cecchino che non erano riusciti ad individuare. Rainbow ne approfittò per accodarsi ad un avversario isolato, riprendendo l’M1919 tra le zampe e preparandosi ad abbatterlo.

Applejack osservò sporadicamente la scena, cercando al tempo stesso di rimanere al culo di Chrysalis: “…Brave ragazze”, dichiarò, beandosi di come, nonostante i problemi, tutti stessero agendo al meglio delle proprie capacità.


    Alla Carousel Maison, intanto, la bolgia non accennava a chetarsi: alla rissa presero parte altri rinforzi dagli occhi blu e, per contrasto, sempre più cittadini si armarono di oggetti improvvisati (più qualche doppietta, chi ce l’aveva) per sfogare tutta la frustrazione accumulata contro il Governo.

Berry Punch era accucciata sotto un tavolo: le girava la testa e tra gli zoccoli stringeva il quinto boccale di sidro della serata. Da lì non ci stava capendo granché. Aveva solo sentito l’esplosione e poi si era ficcata sotto il tavolo, da cui riusciva a scorgere solo zampe che si muovevano e musi che cadevano violentemente a terra.

Alzò le sopracciglia e buttò giù un altro sorso.

Qualcuno ruzzolò sotto il tavolo, vicino a lei.

La puledra, spaventata, emise un verso istintivo, sollevando spruzzi di sidro dal boccale.

“Berry!!”, urlò Tail. L’amico aveva addosso solo la giacca, messa a mo’ di vestaglia, e quasi ogni angolo del suo corpo era ricoperto di rossetto.

“Choco!!”.

“Che cazzo sta succedendo??”.

“Mh. Boh”, rispose con noncuranza, dopo un’altra sorsata.

“Oh, per Celestia!”.

Qualcun altro cadde a terra e si infilò assieme a loro. Era DollarJolt, decisamente spaventato.

“Oh, Santa Caterina!!”, farfugliò.

“Ehy! Io ti conosco!”, disse l’unicorno, “Tu sei Jolt! Proprietario delle coltivazioni JoltCorn!”.

“Uhh… sì… sì, sono io…”.

Il rumore di rissa era assordante, costringendoli ad alzare la voce, senza che risultassero comunque udibili.

“Che cavolo è successo??”, domandò Chocolate.

“Perché?”, sbottò l’altro, “Tu dov’eri mentre Applejack smascherava quella tizia tutta nera??”.

“Uuhhh… ecco… io…”.

In quel momento il pony blu notò le chiazze di rossetto.

“Ohh… capisco… E… quella la finisci tutta?”, chiese a Punch.

La puledra mise il proprio cimelio lontano dai due, con sguardo minaccioso.


    Al piano di sopra, intanto, Rarity era riuscita a divincolarsi e a raggiungere le proprie stanze. Sapeva che dietro di lei c’erano almeno cinque o sei tirapiedi pronti a farle la pelle. La stilista chiuse la porta a chiave, un attimo prima che qualcuno si abbattesse sul legno, cercando di aprirla, senza poi demordere nell’impresa.

L’unicorno bianco si guardò attorno: in fondo c’era il suo bel letto a baldacchino, lo specchio con i trucchi, gli armadi e i manichini con la collezione estiva. Sapeva che c’erano anche alcuni mitragliatori, nascosti tra le sete, ma lei non si sarebbe mai azzardata ad impiegare armi così rozze e pacchiane. Un asse della porta cedette: “Su! Perché non ci apri??”, sibilò un mutaforma, facendo spuntare appena il muso zannuto.

Sarebbero entrati da un momento all’altro… e lei era sola. Pensò rapidamente.

Insistettero così tanto che, alla fine, la porta venne letteralmente giù, scardinata.

E la videro: la puledra era coricata amabilmente sul proprio letto, su un fianco, con sguardo sicuro di sé.

Una mezza dozzina di creature nere avanzò lentamente nella camera: un paio sfoderò una rivoltella mentre gli altri colpirono gli zoccoli tra loro, pronti a menar le zampe.

L’altra sbatté le lunghe ciglia nere e sorrise.

Uno dei presenti ridacchiò: “Cos’è?? Credi di poter far presa su di noi con il tuo fascino?? Possiamo trasformarci in stangone quando ci pare e piace!! Con noi queste cose non funzionano!”.

“Ohh”, ammise Rarity, dispiaciuta, “Ma io non volevo questo”.

“E allora… preparati a morire…”, e si avvicinarono minacciosi.

“Siete proprio maleducati”, rispose, “Volevo solo farvi vedere la mia collezione per l’estate”.

“La… cosa?”.

Il corno si illuminò di magia azzurra e altrettanto fecero i capi sui manichini attorno a loro. I mutaforma fecero qualche passo indietro, impreparati a ciò che videro: gli abiti, mossi dal potere arcano, volteggiarono alcun volte nell’aria, ricomponendosi poi come se fossero stati indossati da pony invisibili.

In ordine vi erano: una delle vestimenta per Applejack, con tanto di cappello; tre abiti d’alta classe in gonna; il vecchio cappotto di Grey; un completo con borchie in pelle nera (una cosuccia che la puledra avrebbe voluto presentare ad Hound, prima o poi).

I tizi armati puntarono le pistole e svuotarono i caricatori, facendo rimbalzare il piombo sulla stoffa incantata.

Un paio degli abiti si mosse (imitando in tutto e per tutto le movenze di un equino) ed estrasse i mitra nascosti sotto le sete. Infilò i caricatori e fece scattare gli otturatori, puntando poi le bocche di fuoco verso i malcapitati, che si strinsero tra loro e deglutirono.

“Sapete”, aggiunse Rarity, da vera femme fatale, “E’ davvero ironico farsi freddare da qualcosa che era stato preparato per la stagione calda…”.

Spari e urla di dolore arricchirono il campionario già ricco di versi e colpi di pistole, provenienti dallo speakeasy al piano di sotto.
   
 
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