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Autore: Lantheros    06/04/2013    1 recensioni
Secondo ed ultimo sequel di Sidro Proibito.
Ritroverete le mane 6 calate in panni vintage e armate di pistole, una certa dosa di cinismo e anche qualche parolaccia. Se pensavate che uno zeppelin volante, un assalto notturno e combattimenti tra piombo e incantesimi fossero abbastanza... beh... non era che l'inizio.
L’ultimo capitolo, il nono, è stato suddiviso in quattro atti, poiché tutto avverrà in una singola notte (quindi sarà denso di avvenimenti).
Avviso che, a differenza degli altri, in questo Sidro è stata miscelata una cospicua dose di introspezione dei personaggi ad una pari quantità di azione, più una spruzzata di "vago e misterioso" perchè... insomma... stiamo parlando di un alicorno oscuro, dopotutto.
TUTTI i personaggi avranno il loro momento sotto i riflettori. Tutti brilleranno per qualcosa e commetteranno altrettanti sbagli. Perché, là fuori, è un mondo difficile, fatto di criminali e intrighi malavitosi.
Appariranno alcuni bg della serie canon ancora non visti, più qualche oc che spero vi saprà conquistare.
Genere: Azione, Drammatico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Applejack, Nightmare moon, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Il corpo butterato della mutaforma sibilò nell’aria, nel tentativo di accorciare le distanze per Counterlot.

Chrysalis volava alta nel cielo stellato, quasi invisibile, nell’oscurità, se non fosse stato per la luna parzialmente occultata dalle nubi.

“Schifosa puttanella!!”, berciò, senza un interlocutore, continuando a dar sfogo all’ira, “Chi pensi di essere?? Cosa credi di fare, contro di me?? Avrei potuto scioglierti le ossa, se solo non ci fossero stati quei ricchi e pomposi cagnolini da salotto!!”.

La rabbia della fuggiasca era assoluta: il fatto che Applejack le avesse fatto perdere la pazienza, costringendola ad uscire allo scoperto… proprio non le andava giù. Ma il colpo di grazia lo ebbe quando si accorse di essere finita in una situazione senza uscita.

La stronza ce l’aveva fatta: era riuscita a metterla con la groppa al muro.

Chrysalis buttò un’occhiata alle sue spalle e, tra le strade cittadine, vide un assembramento di fari saettare in modo sconclusionato. A condire il tutto, lampi e botti indicavano come si stesse sollevando una spaventosa sparatoria con inseguimento. Notò anche un pegaso destreggiarsi in mezzo ai traccianti dei suoi sgherri volanti.

La mutaforma tornò quindi con l’attenzione su Counterlot. La città-fortezza era ancora lontana: poteva appena distinguere le guglie scure, in contrasto con la luce lunare, ma era sempre più vicina.

L’assassina di Celestia iniziò a ridere in modo incontrollato: “E’ stato tutto inutile, puttana!! Quando supererò le mura… sarò nel mio dominio!! E non ci saranno viziati sacchi di merda a pararti il culo!! Quello che succede a Counterlot, rimane a Counterlot!”.

    Chrysalis continuò a volare, con la certezza che avrebbe presto ottenuto vendetta.

Il cielo si rischiarò gradualmente, rivelando la luna piena in tutto il proprio splendore.

“Ammira il cielo, Applejack!”, berciò divertita, “Questa sarà l’ultima luna che vedrai!!”.

E la luna… rispose.

    La creatura volante non se ne accorse subito, presa com’era dai fumi della propria rabbia e intenta a scappare.

Il satellite nel cielo divenne sempre più luminoso ma, stranamente… la volta stellata apparve sempre più scura. Il fenomeno continuò gradualmente, finché fu così palese da attirare l’attenzione della mutaforma, che rallentò perplessa, fino a fermarsi.

Applejack, continuando a guidare al massimo della velocità, lanciò un’occhiata tra le stelle.

“Ci siamo…”, dichiarò solennemente”…E’ iniziato…”.

Chrysalis rimase a fluttuare e corrugò gli occhi: “Ma… ma cosa…”.

Un rumore secco e spaventoso fece improvvisamente capolino, come se qualcuno avesse colpito un coccio di terracotta gigante con un martello colossale… e una crepa frastagliata spezzò in due la superficie lunare. Dal solco iniziò a diffondersi una chiazza vermiglia, che si diffuse fino a ricoprirla completamente. Il disco divenne rosso e la luce riflessa assunse le tonalità di un rubino.

Poi avvenne: ciò che sembrava essere il manto stellato attorno al satellite, si rivelò invece la chioma fluente dell’alicorno oscuro. Chrysalis ebbe un tuffo al cuore quando, secondo un inspiegabile gioco di prospettive, che solo una potente magia avrebbe potuto causare, si trovò muso a muso con la sorella di Celestia.

“L-LUNA??”, urlò terrorizzata.

L’altra la fulminò con luminosi occhi vitrei, iniziando a spandere inquietanti lacrime di sangue dai bulbi. Il volto era assolutamente furibondo, quasi incarnasse la quintessenza di un flagello divino.

SORPRESA DI VEDERMI, LURIDA CAGNA?!?”, ruggì, con una voce che fece tremare persino le vetrate degli edifici lontani.

“Ma!... Ma tu eri… eri…”.

ERO COSA, SCHIFOSA MERETRICE??”, tuonò, “PENSAVI DI FARE I TUOI PORCI COMODI IN MIA ASSENZA?? DI POTER AMMAZZARE IMPUNITA MIA SORELLA??”.

Chrysalis scosse la testa e indietreggiò nell’aria: “Sta lontana da me!!”.

La paura, nella fuggiasca, era tanta… ma poi cercò di ragionare e si ricordò che, dopotutto, lei possedeva i poteri di Celestia. Un alicorno oscuro, affrontato lontano dal proprio dominio, sarebbe stata una sfida… ma toglierla di mezzo era l’unico modo per evitare ulteriori problemi.

La puledra zannuta cercò di sfoderare un sorriso strafottente: “…O vorrà dire che aggiungerò un’altra tacca al numero di alicorni che ho spedito nella tomba!!”.

Con quelle parole, caricò rapidamente una smisurata quantità di magia sul corno. Luna non fecce una piega, limitandosi ad osservarla come un cane rabbioso.

ORA MUORI!!!”, strillò Chrysalis, scagliandole un sinuoso raggio simile a smeraldo liquido.

Il colpo deflagrò, generando un anello concentrico che si diffuse in tutto il cielo, accompagnato da rivoli luminosi identici all’aurora boreale. Il rumore riecheggiò con l’intensità di mille tuoni.

La stessa incantatrice si stupì dell’attacco: non aveva mai provato appieno il potenziale distruttivo che aveva ereditato… o meglio… rubato. E l’attacco fu così devastante da costringerla a pararsi il suo stesso muso con le zampe.

I suoi occhi si arricchirono di gioia quando vide il corpo dell’avversaria distrutto per almeno un terzo, preda di deboli convulsioni nervose e con brandelli di carne attaccati.

QUESTO E’ QUELLO CHE CHIAMO POTERE!!”, esultò l’assassina.

I resti dell’alicorno vibrarono, si contorsero, finché un ghignante volto caprino non comparve sul collo devastato della puledra blu: “No!!”, la schernì Discord, “Si chiama magia illusoria! E tu sei due volte cretina!!”.

Lo spirito assunse le proprie sembianze, fluttuando comodamente sulla schiena, con le zampe intrecciate dietro al capo. Osservò la nemica con supponenza, puntando poi gli occhi su qualcosa sopra di lei.

Chrysalis non sapeva se sentirsi sorpresa o ancor più furiosa… ma quando alzò lo sguardo a sua volta… provò semplicemente paura.

Luna, quella vera, la sormontava con la propria terrificante aura di potere e, veloce come un lampo, diede un poderoso colpo d’ali e la investì come un treno in corsa.

L’alicorno si avvinghiò a lei con le proprie forze, intenta a schiantare al suolo la fratricida: volò perpendicolarmente a terra, acquisendo una velocità così elevata da creare una scia bianca dietro di sé.

Chrysalis vide i bulbi luminosi della puledra fissarla implacabile.

TI SFONDO IL CRANIO, MALEDETTAAA!!!”, la minacciò la puledra dal manto stellato. A quell’urlo si uni quello terrorizzato della mutaforma, che capì di non potersi divincolare dalla presa.

La coppia venne giù come una cometa e, quando impattò col terreno, creò un’esplosione così potente da sollevare un vero e proprio tsunami di terra, frammenti di edifici e detriti. Le vetrate delle costruzioni, nel raggio di centinaia di metri, andarono in frantumi e persino la Dodge di Applejack oscillò pericolosamente.

“Per la miseria…”, farfugliò Octavia, osservando l’onda di sabbia che prese a ricadere dal cielo, sullo sfondo lontano, “Quella non scherza…”.

“Che bello!!”, aggiunse Pinkie, “Dite che l’ha fatta fuori??”.

Lo sguardo di Applejack non parve convinto: “Mhh… mi sa che siamo appena all’inizio, gente…”.


    Spike sterzò bruscamente, facendo un rasetto all’edificio sull’angolo.

I proiettili piovvero verso di loro, in parte mancandoli e in parte sforacchiando la carrozzeria. Hound continuò a sputare piombo, cercando di contenere l’insistenza dei nemici, che erano saliti ad almeno mezza dozzina di macchine farcite di cattivoni.

Twilight illuminò il corno, si sporse e proiettò un attacco magico, dilaniando con un frastuono il muso di un’auto. Grey fece scoppiare uno pneumatico, causando un incidente spettacolare: il veicolo si piego su un lato, capottò e venne infine investito dal compare dietro, con scarsa parsimonia di cocci e frammenti metallici sparsi in giro.

Uno degli inseguitori approfittò del caos per accelerare a tavoletta, raggiungendo e poi superando il trio.

Lo stallone sparo gli ultimi colpi verso di loro, senza sortire alcun effetto.

“Maledizione!, ringhiò a denti stretti, “Stanno puntando alla campagnola!”.

Applejack notò i nemici sopraggiungere dallo specchietto retrovisore, e poi alcuni colpi sibilare.

“Non ci voleva…”, esclamò, “Sanno che vogliamo Chrysalis. Vogliono fermarci. Sparategli!”.

“Ehm… AJ?”, le comunicò Octavia, a mezze palpebre, “Il Thompson è nel bagagliaio…”.

“Cosa??”.

“Sei partita sgommando, non ci hai nemmeno dato il tempo di…”.

Un proiettile mandò in frantumi un finestrino laterale, facendo abbassare il muso ad entrambe (perché Pinkie si limitò a ridacchiare divertita).

    I compagni, dietro di loro, intanto, facevano di tutto pur di impedire alle due automobili rimanenti di superarli.

“Ho solo più un tamburo!!”, urlò Hound, finendo di caricarlo e poi facendolo ruotare rapidamente con una zampata.

“Oh! San pietro!!”.

Sparkle aprì la portiera, con volto determinato: “Reggimi!!”, disse allo stallone. L’altro ubbidì e la imbrancò per un fianco.

L’unicorno si sporse oltremisura, riuscendo a caricare la fronte con un potere magico ancor più devastante.

Uno degli inseguitori decise di divincolarsi, superando i tre dal lato scoperto. Era qualcosa che avrebbero voluto evitare ma, in situazioni così critiche, l’improvvisazione (come sapevano tutti) era qualcosa che lasciava ampio spazio alle evenienze…  ed Applejack si trovò così con due macchine alle calcagna.

Ne rimaneva una terza, incollata al culo del veicolo di Sparkle: la puledra viola lanciò l’attacco, che però esplose qualche metro di fronte al bersaglio su ruote, protetto da una barriera invisibile.

“Merda!!”, berciò adirata, tornando nell’abitacolo, “Lì dentro devono esserci degli unicorni!!”.

“Ci stanno tallonando e vogliono starci addosso fino all’ultimo”, commentò il compare.

“E come ce ne liberiamo??”, farfugliò l’autista.

In quell’istante, uno dei presunti unicorni mise la testa fuori e rispose con un raggio incantato, che fece saltare in aria un muretto a pochi metri dal trio. Il draghetto urlò e cercò di non perdere il controllo: “Ci tirano addosso gli incantesimi!! Fate qualcosa!!”.

Twilight contraccambiò con un fulmine, che sfrigolò puntualmente sulla barriera arcana.

“E’ inutile, Spike! Sono almeno due, te l’ho detto! Uno li difende con la barriera e l’altro caga incantesimi!”.

Una saetta schizzò rapidissima accanto a loro, incenerendo un alberello sul ciglio stradale.

“E cosa dovrei fare, io??”.

L’amica divenne pensierosa: si girò ed osservò il mezzo che li inseguiva, quindi si sporse verso il proprio cruscotto e scrutò il contachilometri.

“Ascolta, Spike!”.

“Cosa??”.

“Mantieni esattamente questa velocità. Non un metro al secondo in più, non un metro al secondo in meno”.

“Un… che a cosa??”.

“Spike!!”, ripeté, mettendogli uno zoccolo sulla spalla, “Devi mantenere una velocità assolutamente costante… altrimenti potrei ritrovarmi con una lamiera tra le budella”.

“Eh??”, sbottò interdetto.

“Fai come ti dico!!”.

“Ok! Ok!”.

Il drago si concentrò cercando di non pensare al rischio che stava correndo e si assicurò che i giri del motore si mantenessero costanti.

La puledra chiuse gli occhi e fece un lungo respiro.

“Che vuoi fare, barbiere?”, le domandò Hound.

“Ora c’è da sperare”, annunciò l’altra, facendo di tutto per mantenersi calma, “Che anche loro vadano a velocità più o meno costante”.

Sparkle infilò le zampe sotto la giacca ed estrasse una coppia di granate militari.

Il segugio strabuzzò gli occhi e si fece scappare la sigaretta dalle labbra.

“Cos…”.

L’incantatrice strappò gli anelli coi denti e lasciò saltare le spolette. Strizzò gli occhi e… scomparve in un lampo azzurro.

    Apparve nel sedile posteriore dei propri inseguitori, che si girarono, stupefatti, ad osservarla.

Il dottore aprì timidamente un occhio, poi l’altro. Era ancora viva. E sembrava aver eseguito un teletrasporto perfetto, tra due mezzi in movimento.

“Però”, ammise, un istante prima di mollare le granate, “Scommetto che anche voi non vi aspettavate che ci riuscissi, eh?”, e scomparve di nuovo, traslandosi al sicuro, sul bordo stradale.

Spike notò la macchina negli specchietti: gli occupanti iniziarono ad agitarsi. Il veicolo oscillò e qualcuno iniziò ad abbassare un finestrino. L’innesco delle bombe dilaniò il mezzo dall’interno, in un tripudio di fiamme arancioni, facendo sobbalzare il draghetto.

Anche lo stallone rimase piuttosto impressionato dal gesto ma minimizzò comunque: “Bah”, sbottò, “Avessi avuto il mio corno avrei potuto…”.

“E se mia nonna avesse le piume sarebbe un grifone… muoviamoci!!”, tagliò corto l’altro.


    Dash volteggiò con destrezza, zigzagando tra gli edifici e schivando tutti i colpi in arrivo.

Dopo una piroetta, volò per alcuni metri all’indietro, sforacchiando uno dei tizi che la inseguiva, spandendo una scia di bossoli sul terreno sottostante. Riassestò la traiettoria e cercò di rendersi un bersaglio difficile.

All’improvviso, Fluttershy sbucò da un muretto, volando spaventata: “Dash!! Dash, aiutami!!”.

L’amica imbracciò il mitragliatore e la ridusse ad un groviera.

“Ma chi pensate di prendere per il culo??”, strillò il pegaso blu, riprendendo poi a volare.

Un vetusto Carcano 91, l’arma a cui la puledra giallo paglierino teneva di più, espulse un osceno proiettile di quasi sette millimetri di diametro. L’oggetto seguì l’intera rigatura della canna, acquisendo la rotazione sul proprio asse e finendo poi nell’oscurità della notte. Sul suo cammino di tiro finirono rispettivamente: circa trecento metri d’aria, un muscolo trasverso, un polmone, una scapola, altri dieci metri d’aria, un osso occipitale, svariati strati di neuroni, l’altro osso della scatola cranica, aria e infine il legno di un capannone. Due mutaforma volanti precipitarono a terra. Fluttershy scarrellò l’otturatore, completamente immersa nella sofficità di una nuvola: solo la canna fuoriusciva, occultandola completamente, se non per la fiammata e il rumore dello sparo.

Continuò incessantemente a bersagliare i nemici che, dopo un po’, iniziarono a sfruttare le mura cittadine come riparo… una mossa parzialmente efficace. La tiratrice chiuse un occhio e guardò nell’ottica, mettendo a fuoco un mutaforma volante e seguendolo con perizia. Il bersaglio scomparve dietro il riparo offerto da un muretto e Fluttershy non fece altro che sfruttare l’istinto: continuò a seguire il bersaglio anche se non lo vedeva, ipotizzando che non avesse rallentato. Fece scattare il grilletto e il proiettile trapassò i mattoni. Un cadavere uscì ruzzolando dal lato opposto.

“Yay”, sussurrò il pegaso.

“C’è un cecchino da qualche parte!!”, urlò un avversario al compagno di volo.

“Lo so, maledizione!! Ma non capisco dov’è! Lo sparo sembra rimbombare ovunque… Forse è sulle nuvole!”.

“Dividiamoci!”.

E così fecero: una parte continuò ad ingaggiare Rainbow ed un trio salì improvvisamente di quota.

La puledra dagli occhi azzurri non si fece impressionare e attese pazientemente che si avvicinassero. I mutaforma si fecero sempre più vicini, assumendo una traiettoria casuale per non farsi colpire. Un altro colpo risuonò per il cielo e intercettò due bersagli all’unisono, nell’esatto istante in cui Fluttershy aveva capito che le rispettive parabole si sarebbero in qualche modo incrociate. Il superstite vide i commilitoni precipitare al suolo e perse la calma: imbracciò il mitra ed iniziò a sventagliare verso le nuvole, urlando come un disperato. Continuò a sbattere le ali membranose, finché non si tuffò nella coltre scura.

Si ritrovò immerso nel buio. Si fermò, cambiò caricatore e ricominciò a sparare all’impazzata, illuminando i dintorni e la propria figura con lampi intermittenti.

“DOVE SEI?? DDOVE SEI, PUTTANAAA?!?”.

Continuò a ruotare forsennatamente in ogni direzione, con l’arma che gli vibrava tra le zampe. Fece un ultima giravolta… e Fluttershy gli apparve d’innanzi al muso. Un bruciore improvviso lo colpì all’altezza dello sterno, costringendolo ad arrestarsi e sgranare gli occhi dallo stupore.

Il pegaso giallo sorrideva appena, subito dopo avergli infilato nel petto circa 40 centimetri di baionetta della carabina.

“Eccomi”, gli disse.

Un’ulteriore pressione sul grilletto catapultò lo sventurato a metri di distanza, per poi lasciare che la gravità si occupasse del resto.


*** ***** ***


   

Il fumo si diradò poco per volta.

Luna era con gli zoccoli a terra, al centro di un cratere largo almeno una cinquantina di metri. Sotto di lei, proprio al limitare degli zoccoli, vi era una piccola voragine polverosa: il buco che aveva generato Chrysalis impattando al suolo.

Le due erano finite lungo il limitare della cittadina: alcuni edifici lontani avevano subito l’influenza dell’esplosione ed erano crepati in più punti, con vetrate in frantumi. Dal lato opposto si stagliava la campagna, il cimitero e, sullo sfondo, la luna vermiglia che incorniciava la città fortezza di rossa luce surreale.

L’alicorno era furibondo e aspettava che il fumo svanisse del tutto, per sincerarsi delle condizioni della nemica.

Forse, però, commise un piccolo errore: Chrysalis era per natura una creatura cauta e vigliacca… Ma quando perdeva la pazienza… il suo istinto di autoconservazione lasciava posto ad una furia cieca ed incolmabile.

Un bagliore verde si fece strada attraverso il foro: un raggio spaventoso investì la puledra della notte e la proiettò a centinaia di metri di distanza, intercettando in pieno un edificio. Luna impattò con violenza inaudita, attraversando almeno un paio di mura ed arrestandosi tra un cumulo di macerie: la struttura si riempì di crepe ed oscillò pericolosamente.

La mutaforma emerse lentamente dal buco da cui aveva appena scagliato la magia: il corno pulsava di energia mortale e i suoi occhi brillavano come smeraldi. Il volto trasudava ferocia allo stato grezzo.

CON CHI PENSI DI AVERE A CHE FARE, TROIA VOLANTE??”, sbraitò adirata, verso l’edificio che aveva danneggiato, “IO HO I MIEI POTERI DI MUTAFORMA, UNITI A QUELLI DI CELESTIA!!”.

L’altra si fece strada tra i detriti che le erano finiti addosso, apparendo malconcia ma adirata almeno quanto Chrysalis. Si scrollò i frammenti di dosso e riacquisì l’espressione arrabbiata.

Non si riusciva a capire chi, tra le due, fosse più fuori di sé.

NON HAI ALCUN DIRITTO DI USARE QUEL POTERE CENTENARIO, FEDIFRAGA!!”, le rispose. Spalancò le ali e si precipitò su di lei urlando come una furia.

Chrysalis, questa volta, non si fece cogliere impreparata e sfoderò tutte le capacità che aveva acquisito dalla morte della Governante: un istante prima che Luna la intercettasse, scomparve e riapparve come un lampo dietro di lei, abbattendola al suolo con un’onda d’urto devastante che proruppe dal corno.

La puledra dagli occhi luminosi ruzzolò rovinosamente a terra, scavando un solco lungo parecchi metri, prima di arrestarsi a ridosso del terreno che si era accumulato.

HAI COMMESSO L’ERRORE PIU’ GRANDE DELLA TUA VITA, NELL’USCIRE DA QUELL’ISTITUTO PER CEREBROLESI!! AVRESTI POTUTO RIMANERE LI’ E RISPARMIARTI UNA MORTE SOFFERENTE!! E ORA MI TOCCHERA’ SFILARTI LA SPINA DORSALE CON LE MIE ZAMPE!!”.

Un altro incantesimo prese forma sulla punta del suo corno nero, un potere così spaventoso che la fece tremare nel tentativo di mantenerne il controllo: un enorme globo di vapore verdognolo crebbe a dismisura e venne rivolto verso il corpo della nemica.

Un istante prima di partire, un’altra esplosione pirotecnica si abbatté sulla doppiogiochista, facendola schizzare come un razzo contro il muretto del cimitero, disintegrandone una parte.

Il globo di vapore venne scagliato ma si mosse dritto nel cielo, seguendo una traiettoria errata. Quando fu ad un centinaio di metri da terra, si espanse nell’ennesimo botto magico della nottata, illuminando a giorno le vallate per alcuni secondi.

Il draconequus, nascosto dietro alcune macchine parcheggiate, era inginocchiato a terra e indossava una divisa da soldato inglese, con tanto di elmetto. Sulla spalla reggeva una sorta di tubo fumante: uno dei primi prototipi di quello che diventerà il Panzerfaust della Seconda Guerra Equestre.

Discord gettò l’arma e terra e si alzò, porgendo saluto militare ad un lampione: “Bersaglio colpito, signore!! La sua guida è stata… uh… illuminante!!”.

Ma la spavalderia durò poco: i resti del muretto vennero illuminati dall’interno, prima che Chrysalis, sotto di essi, esplodesse in un urlo di rabbia, scagliandoli in tutte le direzioni.

DIIISCOOORD!!!”, tuonò, “SERPE SCHIFOSA!! NON MI SONO DIMENTICATA DI TE, TRADITORE!!”.

Lo spirito caprino deglutì con nervosismo e si allentò il colletto della camicia con un artiglio: “Se arriverò a vedere l’alba… mi sa che proverò dolore… TANTO dolore!...”.    


*** ***** ***


    A terra l’inseguimento continuava senza sosta,riversando adrenalina a mille nelle vene della puledra arancione. Applejack scrutò lo specchietto, sincerandosi di come avessero due veicoli alle calcagna. L’auto di Twilight, inoltre, non si vedeva, in quanto aveva rallentato per permettere all’unicorno viola il proprio “trucchetto” esplosivo.

La Dodge schizzò tra i vicoli cittadini, peggio che ad una gara automobilistica clandestina, in mezzo ai proiettili.

L’autista alzò gli occhi al cielo, scorgendo i traccianti nella notte: Rainbow e Fluttershy erano impegnati in un combattimento aereo e di sicuro non sarebbero riuscite a coprirne l’avanzata.

Arrivarono altri colpi d’arma da fuoco, generando schioppi metallici sulla carrozzeria, galvanizzando ulteriormente la barista rosa.

“Sìì!! Siamo diventate importanti!! Abbiamo l’attenzione di tutti addosso!!”.

“Maledizione!!”, ruggì Applejack, “Come cavolo facciamo a toglierli di mezzo senza un’arma??”.

Octavia alzò le zampe con supponenza: “Ah, non lo so. Dovevi pensarci prima di…”.

Uno dei due veicoli accelerò bruscamente, sfruttando un improvviso allargamento della carreggiata, e affiancò i fuggiaschi sul lato destro. L’automobile vicina ne approfittò e li raggiunse sul fianco sinistro. I mutaforma non esitarono a sporgersi ad armi spianate, pronti a far fuoco.

“Merda!!”, biascicò la gangster, preparandosi al peggio, “Ci stanno chiudendo!”.

Ma così non fu.


    Octavia si sporse dal finestrino e allungò una zampa verso lo zoccolo di un nemico, proteso nell’atto di sparar loro addosso. Lo afferrò e lo spezzo sapientemente in più punti delle articolazioni, impadronendosi poi della pistola. Il tizio rientrò nell’abitacolo, urlando dal dolore. La musicista puntò l’arma e iniziò a vuotare il caricatore, sicura che qualche colpo sarebbe andato a segno.

La macchina sterzò bruscamente, rallentò, e tornò in coda ai tre, per ripararsi dai proiettili.

Dal lato opposto, Pinkie si mise il coltello tra i denti, spalanco la portiera e sfruttò il bordo del tettuccio come se fosse un’asta  d’aerobica: afferrò lo spigolo e, con un poderoso colpo di reni, fece una giravolta di quasi centottanta gradi, piazzandosi sul tettuccio della Bros dell’amica. Il vento la investi in pieno, scompigliandole la chioma improvvisamente liscia… Perché quando compiva certe imprese, ormai lo sapevano tutti, la sua criniera mutava e gli occhi assumevano delle connotazioni quasi camaleontiche. La puledra dagli occhi azzurri mantenne la presa con una zampa anteriore, mentre l’altra la usò per afferrare il coltello e mantenerlo sollevato a mezz’aria. Un istante prima che gli avversari la bersagliassero di colpi, Pinkie si tuffò nel vuoto e atterrò con precisione sul tettuccio della macchina limitrofa, proprio sopra i loro inseguitori. Il pony atterrò di pancia, piantando sonoramente il coltello nella lamiera, stabilendo così una presa. I passeggeri trasalirono quando videro una spanna di lama scintillante sbucare sopra le loro teste.

Applejack spalancò la bocca, assolutamente esterrefatta.

“In effetti…”, commentò subito dopo, sogghignando, “Chi ha bisogno di un’arma… quando ho te e Pinkie?”.

“Non cantar vittoria, AJ”, la avvertì Octavia, gettando via la pistola, “L’arma è già scarica e non ho centrato l’autista”.

L’amica sterzò, prendendo a tutta velocità una curva strettissima, “Cos’è? Stai perdendo colpi?”.

La violoncellista si sgranchì le giunture: “Ti faccio vedere io chi è che perde colpi…”, e spalancò la portiera a sua volta, iniziando a muoversi lungo la fiancata dell’auto, quasi fosse sul bordo di un cornicione.

“Sparate!!”, urlarono dall’auto assaltata da Pinkie.

Gli sgherri puntarono le rivoltelle verso l’alto e premettero i grilletti. La barista non dovette far nulla, come suo solito: vuoi per le sbandate del mezzo, vuoi per gesti involontari, i proiettili quasi le costruirono una sagoma sforacchiata attorno.

“E’ morta??”, chiese l’autista, preoccupato.

Ma il volto folle della puledra gli apparve d’innanzi, oltre il vetro, a testa in giù: Pinkie si era sporta dal tettuccio direttamente verso il tergicristalli.

“No!!”, dichiarò sorridente, “Sono viva e vegeta! Sono vivegeta!!”.

L’altro ebbe un sussulto di spavento: prese istintivamente una pistola e la puntò in direzione della sua fronte. Premette il grilletto.

Il proiettile formò un foro nel vetro e il capo di Pinkamena ebbe una convulsione all’indietro, come se lo avesse incassato… ma, ovviamente, così non fu.

Pinkie, molto lentamente, riportò il volto nella posizione iniziale, trasudando una follia così spaventosa da terrorizzare tutti gli occupanti. Il piombo le aveva appena attraversato la criniera.

“MACHICCAZZO E’??”, urlò disperato il guidatore, cercando di mantenere un minimo di calma.

Il pony caricò una poderosa testata e sfondò il vetro danneggiato del veicolo, che andò in mille pezzi.

L’aria investì l’abitacolo e il panico si diffuse.

“Mi chiamo Pinkie Pie!! E mi piace tanto giocare a coltello-che-bello!”.

Con quelle parole e senza abbandonare la postura a testa in giù, menò un fendente che tagliò di qualche centimetro il collo dell’autista. I vetri limitrofi e i presenti si dipinsero di spruzzi rossastri. Tutti urlarono, senza riuscire a contrattaccare.

    Applejack continuò a guidare come una stuntman, costringendo Octavia ad oscillare pericolosamente dal mezzo, talvolta avvinghiata con una sola zampa e tempestata di proiettili. Ma la puledra non perse nemmeno per un istante il proprio sguardo freddo e calcolatore: sfruttò ogni sterzata dell’amica per volteggiare elegantemente lungo l’auto, evitando i proiettili.

Dopo un po’, riuscì ad allungarsi a sufficienza per girare la manopola del bagagliaio, che si aprì di scatto, rivelando il prezioso contenuto. Con un altro piccolo sforzo, si impossessò del Thompson Coltago Version. Lo imbracciò saldamente con una zampa, mentre con l’altra manteneva la presa per non cadere.

Puntò il mitra e sorrise appena. Quando iniziò a tremare per i contraccolpi dell’arma, tuttavia, non poté fare a meno di digrignare i denti. Dopo qualche secondo… iniziò a ridere come una matta.

La carena del mezzo avversario si arricchì di buchi in pochissimo tempo: i vetri esplosero, i corpi si agitarono, trafitti dai proiettili, finché non sbandarono e si schiantarono con un botto spettacolare contro il muro di un caseggiato.

La musicista buttò il Thompson scarico sul sedile, tornò dentro e si risistemò cappello e criniera, riconquistando il proprio sguardo di neutralità. Portò quindi l’attenzione verso l’amica rosa, che aveva appena reciso la carotide dell’autista, provocando a sua volta un violento sbandamento di traiettoria. Aprì la portiera e allungò una zampa grigia verso di lei.

“Pinkie!!”, urlò, “Pinkie, salta!!”.

L’altra lanciò il coltello verso la fronte del passeggero, impedendogli così di ristabilire il controllo del mezzo e, con un’altra evoluzione, si portò a quattro zampe sul tettuccio.

“Okie dokie!!”.

La puledra sorrise divertita e si lanciò per lungo verso la violoncellista, accompagnata da un acuto verso di gioia: “Weeee!!”.

Octavia la acchiappò al volo, cadendo di schiena contro i sedili, un istante prima che la Dodge imboccasse uno stretto ponte di pietra che attraversava un fiumiciattolo. L’auto vicina, invece, finì fuori strada, investendo una sponda e volando dritta dritta nell’acqua: si infranse pesantemente verso il letto del fiume, spandendo schizzi a svariati metri d’altezza.

Le tre si girarono per un istante, rapite da quello spettacolo di fluidi.

L’ex-contabile osservò l’amica col borsalino, sfoggiando uno sguardo a dir poco altezzoso: “Perdendo colpi, eh?...”.

Un boato riportò le tre verso ciò che stavano facendo originariamente: alcuni lampi luminosi in lontananza lasciavano presagire che il combattimento tra le due creature era ripreso più ferocemente che mai. Erano ancora lontane e parecchi isolati le separavano dalla periferia di Ponymood.

Ma ora erano liberi di proseguire, senza scocciatori dietro di loro.

Applejack morse lo stecchino, con sguardo convinto, e schiacciò a fondo l’acceleratore.


    Un centinaio di metri più indietro, la vettura di Twilight comparve da una curva. Il draghetto aveva recuperato terreno.

“Eccole!”, disse Spike, osservando la Dodge attraversare il ponte.

“Bene. La strada è sgombra”, commentò Hound.

“Forse non ci conviene aspettare Twily?”, domandò, avvicinandosi sempre di più al fiume.

“Dobbiamo aiutare la campagnola e impedire che Chrysalis torni nel suo tugurio di corruzione. Questo ha la precedenza. E poi potrà raggiungerci dopo…”.

“Va bene”.

L’acqua era sempre più vicina quando, all’improvviso, uno dei lampioni sul ciglio stradale si spense di colpo, accompagnato da qualche scintilla dal bulbo di vetro.

Segugio e draghetto corrugarono lo sguardo.

“Che è stato?”, domandò l’autista.

“Mhh. Non lo so. Tu accelera e togliamoci di qui”.

“Ok…”.

E così fecero… ma qualcosa andò storto.

Un istante prima che superassero il lampione rotto, un’enorme figura scura si palesò nell’ombra e roteò su se stessa, brandeggiando qualcosa tra le zampe, che investi in pieno il fianco dell’automobile.

Grey non capì. Si accorse appena dell’impatto violentissimo e poi tutto divenne caos.

La macchina si sollevò da terra e il corpo dello stallone venne lanciato, per puro effetto della fisica, contro il tettuccio. Si accorse con terrore di come la vettura si stesse avvitando nell’aria, diretta nel fiume.

La ricaduta sulle sponde fu violentissima: i vetri esplosero, la lamiera si accartocciò… e tutto si fece buio.

Perdere i sensi fa sempre uno strano effetto.


*** ***** ***


    Un altro incantesimo spettacolare e terrificante… e un altro cratere a terra, provocato da un alicorno malconcio ma furioso come non mai.

Le due si stavano azzuffando come leoni inferociti, scambiandosi devastanti attacchi arcani e dando fondo ad ogni tecnica che conoscevano. Il loro combattimento era dinamico e si spostava costantemente tra la terra e il cielo, arrivando, ad un certo punto, tra le lapidi e i mausolei del cimitero.

Chrysalis volò in picchiata verso l’avversaria, pronta a trafiggerla col corno corroborato di magia.

L’altra, pesta ed emaciata, scosse il capo, facendo cadere un po’ di terra dai crine fluenti.

AVRAI IL POTERE DI MIA SORELLA, PUTTANA!!”,le urlò, “MA E’ DA MILLENI CHE IO SO PADRONEGGIARE UNA FORZA SIMILE!!”.

Il corpo dell’alicorno divenne fluido come acqua, lasciando però trasparire al suo interno una profondità arcana identica al manto stellato.

La mutaforma cercò di virare ma finì invece inglobata nella trappola della nemica.

La massa informa le vorticò attorno, assumendo successivamente le sembianze originali di Luna, intenta a spezzare il collo dell’assassina, tramite una presa poderosa alle sue spalle.

TI UCCIDERO’ E POI RIDURRO’ IL TUO CORPO INDEGNO IN UNA POZZA DI EMAZIE INSALUBRI!!!”. Strinse le zampe. Gli occhi di Chrysalis saettarono verso l’alto, percependo l’aria venirle meno.

Rinsavì all’improvviso e sfruttò le proprie capacità cangianti per generare una serie di acuminati spuntoni lungo il corpo, che trafissero all’istante la sorella di Celestia.

Luna allentò la presa, provando un dolore insostenibile, e si ritrasse, non appena l’altra ritirò le spine dentro di sé.

NON MI SERVE L’ESPERIENZA!!”, le urlò con foga, “CON TUTTO IL POTERE CHE POSSIEDO, MI BASTERA’ UN COLPO DI ZOCCOLI PER SPEDIRTI DALLA TUA AMATA SORELLINA!!”.

L’alicorno cercò di riprendersi ma Chrysalis era apparentemente un gradino sopra: si teletrasportò all’istante sul capo della puledra e, con entrambe le zampe unite, le mollò un colpo micidiale che, amplificato dalla magia, la sfracassò a terra con violenza. La furia dell’avversaria non si placò: la mutaforma raccolse altro potere e, con una trasformazione terrificante, assunse le sembianze di un orribile dragone ricoperto di oscure placche ossee. Era grosso quanto un edificio a due piani.

DIREI DI SCALDARE UN PO’ L’AMBIENTE, CHE NE DICI??”, ruggì, raccogliendo aria nei polmoni draconici.

Quando spalancò le fauci, un fiotto di fiamme gialle travolse Luna e la spedì in mezzo al cimitero, sollevando vampe di fuoco in ogni direzione.

In quel preciso istante, qualcosa di sinuoso le zampettò sul muso: Discord apparve davanti ai suoi occhi. Prima che potesse reagire, lo spirito allungò un bastoncino con un marshmellow, sopra la sua bocca.

“Non ti dispiace se ne approfitto, vero?”, chiese innocentemente.

L’altra si sentì così presa in giro che perse nuovamente la pazienza: chiuse la mascella, interrompendo il getto fiammeggiante, e cercò di artigliare il draconequus. Lo spirito fu più rapido: tirò fuori un’enorme spada dalla schiena, su cui era incisa la scritta “EXCALIBUR”, e gliela conficcò dritta in fronte.

Il dragone nero si alzò sulle zampe posteriori, urlando come una bestia, per via del dolore lancinante.

“Ora dovrai solo attendere che il giusto regnante venga ad estrarla per…”, ma la strafottenza della creatura caprina venne subito zittita da un violento colpo di coda di Chrysalis, che lo incastonò nella parete di un mausoleo in marmo scuro. Quando ritirò la coda, Discord apparve tra le crepe nel muro, con i denti rotti e il corpo contorto.

“Ow…”, farfugliò, prima di cadere a terra.

Il dragone nero estrasse la spada con una zampa, scuotendo il capo e ripristinando le sembianze originali.

La mutaforma portò con sè un taglio sulla fronte, durante l’ennesima trasformazione.

CAPRA SCHIFOSA!! ORA ARRIVA IL TUO TURNO!!”.

L’altro sputò a raffica una decina di denti, come se fossero semi di un melone, e poi cercò di alzare il capo, con tremanti zampe anteriori: “Gvafie dottove! In effeffi eva da un po’ che non dafo una contvollata ai pvemolavi!...”.

Quanta strafottenza in quelle parole. Gliela avrebbe di sicuro fatta pagare cara…


*** ***** ***


    Applejack, dagli specchietti retrovisori, notò che i fari dell’auto di Spike erano scomparsi.

“Ehy”, chiese alle amiche, “Che fine hanno fatto i due amiconi del cuore?”.

Octavia si girò e cercò di capirci qualcosa: “Non lo so, AJ. Secondo me è successo qualcosa”.

Alcuni pensieri di varia natura le attraversarono la mente, facendole assumere un’espressione davvero molto seria, per alcuni secondi.

“Dannazione…”, disse quindi sottovoce, “Prima ci separiamo da Rarity. Poi Twilight. E, in un colpo solo, Grey e Spike…”.

“Applejack”, intervenne il pony dagli occhi viola, “Sai benissimo a cosa saremmo andate incontro. Secondo me è già tanto essere arrivate fino a qui”.

L’amica divenne un po’ titubante: “Sì… sì, però…”.

Qualcosa nel cielo attirò poi la sua attenzione. Qualcosa di informe e scuro stava parzialmente oscurando la luna rossa come sangue.

La puledra si sporse leggermente dal finestrino rotto e aguzzò lo sguardo, cercando di capire cosa fosse.

“Si sta rannuvolando??”, domandò Pinkie, “Sta per piovere?? Strano! Perché, quando sta per piovere, a me fa sempre male il mignolo del piede!”.

Octavia la osservò interdetta: “Cos’è un mignolo?...”.

“Quelle non sono nubi”, le zittì la gangster, “Quelli sono… stormi di mutaforma”.

La musicista cercò di vedere meglio: “Stai scherzando?”.

“No”, ammise preoccupata, “Sono migliaia, forse decine di migliaia di mutaforma che hanno spiccato il volo da Counterlot… ed ora si stanno dirigendo verso Ponymood”.

“Mh. Tutto, normale, quindi?”, ironizzò.

“Devono essere partiti per proteggere la loro padrona”.

“Sono molto lontani”.

“Ma non tarderanno ad arrivare…”.

La puledra cercò di spingere i giri del motore al massimo, sicura che fra poco sarebbero giunti in periferia: “Non possiamo tornare indietro. Non so cosa stia accadendo, se Luna e Discord stiano tenendo impegnata quella stronza… ma dobbiamo fare in fretta. Non c’è nemmeno un minuto da perdere”.


*** ***** ***


    Hound aprì mollemente le palpebre, emettendo al tempo stesso un verso di rinsavimento.

Tutto era nuovamente sfocato.

Serrò gli occhi, rabbuiando la scena, e poi li dischiuse un istante dopo.

Quando gli organi visivi ripristinarono la visuale, il segugio si accorse che qualcosa non andava.

Si trovava ancora nell’auto ma l’esterno… cielo notturno e terra erano sottosopra.

“C-che… che cavolo ho bevuto?...”.

Poi i ricordi degli ultimi avvenimenti lo fulminarono all’istante.

Si guardò attorno e notò come avesse evitato il fiume di appena qualche metro. Alcuni boati lontani gli ricordarono che c’era una battaglia epocale che si stava svolgendo, da qualche parte.

Cercò di fuoriuscire dalle lamiere, sincerandosi come fosse ferito e tagliato in svariati punti, ma nulla di troppo grave. La sua vista oscillò, mentre ristabiliva la posizione corretta di ciò che doveva stare in basso e ciò che doveva stare in alto. Contemporaneamente, scorse due figure lontane intente a parlare tra loro.

Si trascinò dolorosamente sulla terra umida, abbandonando la trappola di metallo, da cui stava anche fuoriuscendo qualche goccia di benzina. Si mise su quattro zampe, dandosi giusto qualche colpo di zoccolo sul trenchcoat. E fu allora che li vide meglio.

Spike, anch’egli apparentemente scombussolato, stava parlando con un pony barbuto dall’aspetto imponente. Credeva, con Big Macintosh, di aver visto il più colossale tra i pony. Ma persino lui non avrebbe retto il confronto con quell’armadio.

Ma la cosa che lo lasciò con un palmo di muso… fu proprio Spike.

Ad un certo punto, i due si accorsero della sua presenza. Il draghetto intascò rapidamente un borsello tintinnante e assunse un’espressione mista a sorpresa e nonchalance.

Isaak, invece, si limitò a fissarlo con i canonici occhi glaciali.

“Ehy…”, berciò il traditore di Counterlot, massaggiandosi una botta alla fronte, “Che… che diavolo sta succedendo, qui?...”.

Il piccoletto si limitò ad abbassare lo sguardo, mentre il collega prese la parola: “E così tu saresti famigiuerato Segugio di Counterlot, eh?”.

“La mia fama è arrivata anche oltreoceano, a quanto pare…”.

“Nuò. Me ha solo contratto per pruenderti”.

“…Qui c’è qualcosa che non mi torna”, commentò, puntando gli occhi verso il presunto amico, “Spike?... Che stai facendo?”.

L’altro si grattò il retro del collo, in evidente imbarazzo: “Uhhh… ecco, io…”.

“Lui ha fatto quosa giusta”.

“Ah sì?”, rispose lo stallone, iniziando a manifestare i segni dell’ennesimo tradimento, “E sarebbe?... Scendere di nuovo a patti con voi schifosi governativi?”.

“Ora no ha importanza”, concluse, con tono lapidario, estraendo i suoi enormi attrezzi da battaglia.

L’ex-agente osservò con intensità gli occhi del drago: “Spike… Perché?”.

“I-io…”, balbettò, come se non riuscisse a parlare.

“Perché?...”.

Alla fine si decise: “M-mi dispiace, Hound… Io… io non posso lasciare che Rarity continui a starti dietro… Non posso lasciare che tu la metta in pericolo, costantemente braccato da qualche Agente, da qualche cacciatore o che ne so io”.

“Sono stronzate e lo sai!!”, sbottò adirato.

Spike sembrò visibilmente a disagio: “Mi dispiace, Hound… Davvero. Ma… Rarity viene prima di me… e di te”. Il draghetto gli lanciò un’ultima occhiata, prima di allontanarsi a passo spedito e sparire tra i vicoli: “Almeno ora… so che non le faranno più del male”. E svanì nei budelli.

Le pupille di Grey puntarono verso un punto indefinito sul terreno.

“Que succede, Hound?”, gli chiese ironicamente il bestione, “Quosa ti aspettavi? Spuorchi soldi capitalisti possono comprare tutto”.

L’altro sospirò, con il morale a terra: “Già. Alla fine… possono… davvero comprare tutto”.

Isaak si avvicinò lentamente a lui, senza manifestare particolare ostilità.

“Tu ora viene con me. Con buone o con cattive”.

Grey scosse il capo, ancora deluso da quanto era appena successo.

“Avuanti”, lo esortò, “Nuon ha senso farti ammazzare. Vieni con me e poniamo fine a faccenda”.

Lo stallone barbuto gli diede le spalle e fece qualche passo, pensando che lo avrebbe seguito. Ma Hound non si mosse e borbottò qualcosa sottovoce.

“…Sai…”, disse, “E’ proprio vero che in questo mondo… l’unica cosa giusta… è pensare a sé stessi”.

“Quosa?”, domandò, girandosi.

Il segugio lo guardò negli occhi azzurri: “Io non lo biasimo. Gli ho dato la caccia. Gli ho demolito il laboratorio e fregato la puledra che amava. Alla fine… ha fatto l’unica cosa sensata…”.

“Lieto di sentirlo”, commentò spazientito, “Ma ora possiamo anduare?? Ho un prjanik a casa che mi aspuetta”.

“Dimmi, patacca”, lo apostrofò il presunto prigioniero, oscillando il collo e facendo scrocchiare le giunture, “Cosa ti hanno detto su di me, esattamente?”.

Isaak sbuffò: “Uff… Detto me che tu sei tizio che ha lavorato per govuerno. Poi te spara e tu finisce in ospedale con buco in pancia. Quindi tu scappa e allea con lavoratrice di campi”.

“Nient’altro?”.

“Mhh… Tu dice tante parolacce”.

Mentre parlava, il mezzo unicorno si avvicinò ad una lamiera dell’auto, che si era staccata durante il volo, e la prese tra le zampe

“Tutto qui?”, gli chiese infine, tornando da lui.

“Nuo. Loro no detto me altro. Che fuai con quello?”.

“Questo”, e gliela sbatté con violenza sul muso, cercando di metterlo al tappeto.

Isaak, tuttavia, si limitò a muovere il volto su un lato, come se il colpo lo avesse appena sfiorato.

Riportò lo sguardo su Grey, il quale osservò l’arma improvvisata, con volto interdetto.

Il nemico sollevò il martellone, pronto ad abbatterlo sul bersaglio.

“…Dannazione”.
   
 
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