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Autore: Fabi_    06/04/2013    3 recensioni
Nel 1980, Alastor Moody era uno degli Auror più preparati e più richiesti, al punto che molte personalità importanti, tra cui politici e ricchi maghi coi riflessi rallentati dal tempo, si impegnavano a mandargli gufi per richiedere espressamente di lui per la loro protezione.
Quando Albus Silente gli aveva chiesto di proteggere una persona molto importante per l’Ordine e per la guerra, non si era tirato indietro, ma, quando aveva visto la donna minuta dai monili luccicanti che avrebbe dovuto proteggere, si era domandato perché fosse toccato proprio a lui un compito del genere.

Con questa storia, una Alastor/Sibilla, ho partecipato al contest 'Why are you Moody tonight?', indetto da Luna.1991, arrivando prima.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alastor Moody, Sibilla Cooman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
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Con questa storia ho ripreso a scrivere dopo molto tempo. Spero che vi piaccia. 

Coppia: Alastor Moody/Sibilla Cooman
Tipo di storia: one shot
Genere: romantico, introspettivo


 
Una tazza di tè
 
 

 
Se ne stava disteso sul lettino dell’infermeria, più insignificante di quanto lei l’avesse mai visto. Alastor Moody dormiva. Il grande Auror non era che un piccolo uomo in quel momento: smagrito, con le guance scavate dalla fame e il pallore sofferente di chi non vede il sole da mesi. Perché per mesi era stato rinchiuso nel suo baule da Barty Crouch Jr che aveva preso il suo posto grazie alla pozione Polisucco.

Sin da quando l’impostore era arrivato a scuola, lei si era accorta che qualcosa non andava. L’aveva detto a Silente, alla McGranitt e persino a Piton, sperando che anche loro si convincessero che qualcosa di terribile sarebbe potuto succedere a tutti loro, se non si fossero impegnati ad aiutarla a capire. Le loro reazioni, però, non erano state positive: “Mi dica,” aveva proposto Piton. “ Non crede che dovrebbe essere lei a rivelare a noi i dettagli del futuro piuttosto che il contrario?”

In fin dei conti perché avrebbero dovuto crederle? Sibilla si era accorta ormai da un po’ che persino gli studenti avevano iniziato a prendere per follia le sue predizioni catastrofiche, che in effetti non sempre si erano avverate, ma non si era convinta a mollare e ogni volta che ne aveva l’occasione – molto raramente, in effetti, poiché lui sembrava fuggirle con tutte le sue forze – gli parlava. Il loro passato era l’argomento che preferiva. Sibilla cercava di imboccargli parole che gli sarebbero dovute venire in mente in modo naturale, e che invece mancavano. Si era convinta di essersi sognata tutto tra un bicchiere – una bottiglia – di sherry e l’altra, e poi non era mai stata così brava nei rapporti umani, neppure con lui lo era stata.

La chiamavano stramba e lei sapeva che in fondo avevano ragione: era strana. La sua vita era stata condizionata sin dalla nascita: la sua trisnonna era una strega molto famosa e ricercata, esperta nelle arti della Divinazione. Sibilla ricordava gli occhi limpidi della sua ava, le sue mani delicate e la sua pelle raggrinzita come cartapesta, le accarezzava i capelli dicendole che prima o poi lei avrebbe salvato il mondo con le sue predizioni.

Sibilla non ci aveva mai creduto, ma alla fine era successo, anche se lei non ricordava proprio cosa fosse successo quel giorno: stava facendo un colloquio per il posto di insegnante a Hogwarts e improvvisamente si era ritrovata invischiata in una situazione di pericolo, proprio come aveva veramente predetto più volte. Era proprio così che si erano incontrati.
 

***
 

Nel 1980, Alastor Moody era uno degli Auror più preparati e più richiesti, al punto che molte personalità importanti, tra cui politici e ricchi maghi coi riflessi rallentati dal tempo, si impegnavano a mandargli gufi per richiedere espressamente di lui per la loro protezione.

Alastor, d’altro canto, era sempre stato in prima linea nella guerra ai Mangiamorte, coraggioso e privo di paura, li affrontava in battaglia e li seguiva, e alla fine li catturava o, se necessario, li uccideva. Il suo scopo era questo e questo soltanto: lo scontro frontale per lui era come il pane e non lo spaventava quanto gli intrighi politici e i discorsi teorici e privi di sostanza che spesso era costretto a sentire. A una missione di protezione, preferiva qualcosa che richiedesse azione.

Aveva fama di essere un mago piuttosto strano, ma la cosa lo divertiva. Tutti mostravano riverenza nei suoi confronti e bastava un suo sguardo storto per far calare il silenzio ovunque egli fosse.

Quando Albus Silente gli aveva chiesto di proteggere una persona molto importante per l’Ordine e per la guerra, non si era tirato indietro, ma, quando aveva visto la donna minuta dai monili luccicanti che avrebbe dovuto proteggere, si era domandato perché fosse toccato proprio a lui un compito del genere.

Silente gliel’aveva detto. “Presto Voldemort cercherà la profezia: quella donna è in pericolo. Voglio che tu sia con lei perché so che nessuno sarebbe più preparato di te nel caso di un attacco.”

Si fidava di lui, quindi Moody non aveva opposto resistenza: se c’era la possibilità che lì si presentasse Voi-Sapete-Chi in persona, Alastor non si sarebbe tirato indietro. Quello che era certo, però, era che a lui non piacevano le arti divinatorie e tra l’altro non credeva che una strega come quellapotesse aver pronunciato una profezia così importante. Sibilla pareva debole e indifesa, mentre quando gli avevano parlato di un potente mago che aveva predetto nientemeno che la caduta di Voldemort, lui si era immaginato qualcuno di forte, imponente, in grado di intimidire col solo sguardo; lei invece sembrava rimpiccolire sotto i suoi occhi ogni volta che si sentiva osservata o in pericolo.

Le sue braccia erano completamente ricoperte da braccialetti brillanti, i suoi occhi erano spalancati e sembravano enormi. Non teneva la bacchetta a portata di mano.

“Sa combattere lei?” Alastor la guardava con diffidenza, ma doveva sapere quanto quella donna sarebbe stata d’aiuto nel caso di un attacco.

“Ma certo,” Sibilla camminò con tranquillità fino a raggiungere la sua bacchetta. A quel punto, senza dire una parola, Schiantò la sedia contro il muro e Appellò una bottiglia di sherry, convincendolo che forse un minimo aiuto da lei avrebbe potuto averlo.

Beveva lo sherry, una bevanda che il mago aveva sempre associato a sua madre. Sempre dopo cena: ne prendeva un bicchiere e lo osservava per qualche minuto prima di sorseggiarlo lentamente. La trovava strana nel senso interessante del termine, agiva d’impulso per la maggior parte delle volte, dicendo cose senza senso e atteggiandosi in modo teatrale; ma Alastor rivedeva in lei se stesso. Sibilla era molto più giovane di lui, pareva debole e indifesa, ma nonostante questo era in grado di dimostrare grande forza, anche se lei non sembrava neppure accorgersene.

In una lunghissima settimana si era affezionato a lei e aveva quasi iniziato ad apprezzare la sua compagnia. Aspettavano un attacco da parte dei Mangiamorte di lì a poco, quindi lui era sempre in allerta: in costante tensione, lo Spioscopio vorticava sul suo viso in ogni istante.

“Desideri un tè?” era il rituale delle cinque di Sibilla: la donna se ne preparava uno e chiedeva alla sua guardia del corpo di farle compagnia. Alastor rispondeva sempre di no. Quel giorno, però, pensò che non gli sarebbe dispiaciuto.

Sibilla si versò l’acqua nella tazza, per poi mescolarla con movimenti precisi e studiati; lui invece non metteva latte, né tantomeno zucchero, quindi si era limitato a osservare il liquido che cambiava colore al contatto con le foglie e la donna che aveva di fronte. “Cooman, predici il futuro con le foglie di tè?”

Lei sorrise apertamente. “Sì, è interessato alla Divinazione?”

“No,” rispose secco, Alastor osservò l’espressione di lei mutare in tristezza, decise quindi di stare al gioco, visto che tanto non aveva di meglio da fare. “Però a Hogwarts ricordo che ho frequentato le lezioni di Divinazione, se vuoi dare un’occhiata fai pure,” le propose poco convinto indicandole la sua tazza ancora piena.

La Cooman sorrise e iniziò a sorseggiare il suo tè. Appena la tazza di Alastor fu vuota, Sibilla la prese tra le mani e iniziò a osservarla con attenzione, con gli occhi spalancati. “Siamo in pericolo,” constatò. “Ma pare che non moriremo ancora.”

“Il suo occhio interiore vede anche qualcosa che non sappiamo?” Alastor rise, lo sguardo che lei gli rivolse, però, lo inquietò.

“Ci chiamano pazzi. Noi saremo sempre soli,” un velo di tristezza profonda scurì i suoi occhi e Sibilla parve sul punto di piangere mentre gli indicava la figura in comune che avevano sulle tazze di tè: una linea spezzata.

“Mi hanno chiamato pazzo, ma non è ancora risolto il problema se la pazzia sia o non sia la forma più sublime dell’intelligenza*, in effetti è questo che penso.”

A modo suo, Alastor era convinto di averle fatto un complimento dando anche a lei della pazza. Continuava a saltargli in testa il pensiero che una persona come lei fosse quello di cui lui aveva bisogno: una donna pura come la neve, priva di costrizioni come l’acqua lasciata libera di scorrere, forte come il ghiaccio.

L’unica persona che, nonostante il pericolo che si trovavano a fronteggiare, fosse riuscita a catturare entrambi i suoi occhi. L’unica che avesse fermato il suo Spioscopio per più di qualche istante. Con lei, si sentiva costretto a guardare avanti.

 
Non dissero altro riguardo alla lettura del tè, Alastor però era sicuro di aver visto una stella sulla tazza di entrambi, segno di un incontro positivo. Era una delle poche cose che ricordava di quella materia inutile a cui non aveva mai creduto davvero.

Quello fu il loro ultimo giorno insieme, poche ore dopo Silente arrivò per portare Sibilla a Hogwarts e lui non la rivide per molto tempo.

Quando Albus gli chiese di andare a insegnare Difesa Contro le Arti Oscure, a lui venne subito in mente quella strega un po’ pazza, la ricordava spesso in realtà. Aveva preso l’abitudine di tenere in casa una bottiglia di sherry, anche se in effetti non gli piaceva neanche, aveva anche imparato a rilassarsi bevendo il tè, riposando così per quei pochi minuti al giorno, durante i quali lasciava i suoi occhi liberi di concentrarsi sul fumo e sul colore della bevanda, e sentiva il peso che gravava sulle sue spalle alleggerirsi. Spesso, guardando i fondi di bottiglia aveva ripensato ai suoi occhi giganti e alla sua espressione candida.

A poco a poco, aveva capito che lui era davvero fatto per stare da solo, ma la prospettiva di rivederla aveva acceso in lui un nuovo desiderio di vivere, che purtroppo era finito col distrarlo. A causa della sua mancanza di attenzione Crouch l’aveva preso e l’aveva lasciato in quel baule. Per questo, aveva incolpato se stesso e si era considerato uno stupido per aver creduto che non ci fosse in fin dei conti nulla di male nel lasciarsi andare alle frivolezze ogni tanto.
 

***

 
“Sibilla…” Alastor sorrideva, lo Spioscopio vagava per la stanza mentre l’occhio umano era fisso su di lei.

La Cooman credette di essere arrossita e scosse la testa. “Moody, il mio Occhio Interiore aveva capito tutto, ma non mi hanno ascoltato. Mi dispiace.” Il suo tono era sconsolato, era dispiaciuta perché quando aveva dubitato che quell’impostore fosse chi diceva di essere, Sibilla non aveva avuto il coraggio di dimostrare agli altri che aveva ragione. Non aveva protetto Alastor come lui era riuscito a fare con lei. In effetti all’epoca del loro incontro non c’erano stati attacchi da parte dei Mangiamorte, ma lui l’aveva tenuta al sicuro e dopo quei giorni, per molto tempo, Sibilla aveva pensato all’Auror e ai suoi modi bruschi, e soprattutto al rapporto strano che quell’uomo aveva con il fato e con la morte.

Alastor in quel momento si sentiva debole, proprio per questo non immaginava che avrebbe potuto provare quella sensazione di speranza e di voglia di alzarsi in piedi e mettersi all’opera. Era sicuramente dovuto a lei: a quella donna minuta dagli enormi occhi verdi. “Ti andrebbe di bere un tè?”

Lei si illuminò e Appellò le tazze. L’Auror si sollevò a fatica e si lasciò andare, dopo molto tempo, a quella frivola consuetudine: passarono minuti durante i quali i due, silenziosi, si sentirono catapultati indietro nel tempo.

“Una volta mi avevi letto le foglie di tè.”

“Sì, lo ricordo.”

“Avevi ragione,” Alastor si perse nell’osservare la tazza ormai vuota, le foglie libere formavano disegni che lui aveva paura di mettere a fuoco. In fondo, anche se non credeva nella Divinazione, sapeva che lei avrebbe potuto vedere il suo futuro come aveva fatto in passato.

“Vuoi che ci riproviamo?”

“Magari un’altra volta, quando la guerra sarà finita,” Alastor posò la tazza. “Mi piacerebbe prendere un altro tè insieme.”

 



 
* Edgar Allan Poe
 NdA: Forse la caratterizzazione di Sibilla sembrerà un po’ strana, soprattutto rispetto a quella del film, ma ho letto in giro per la rete, soprattutto sul Lexicon, che la Cooman è sì una svampita, ma è anche una strega in grado di difendersi.
Tengo anche a precisare un paio di cose che riguardano la storia e la mia interpretazione del personaggio: Sibilla tende ad avere predizioni negative, per questo non vede la stella. La sua bisnonna Cassandra era effettivamente una strega famosa e, appunto, credo che lei sia stata, almeno da giovane, in grado di usare incantesimi di Difesa.
 
   
 
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