Film > The Phantom of the Opera
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Autore: __aris__    06/04/2013    5 recensioni
Emily Wandervitt è un esperta di autenticazione di opere d'arte ed altri oggetti antichi. chiamata a Parigi per una consulenza dall'Opéra, per caso trova un inquietante libro di pelle nera con i bordi delle pagine rosso sangue siglato FO. Incuriosita lo porta nella sua camera d'albergo, ignara di cosa le accadrà d lì a poche ore.
Nel 1875 Erik è alla disperata ricerca di un mezzo per riunirsi alla sua Christine. Disposto a tutto utilizza un incantesimo per tornare indietro nel tempo ma non otterrà il risultato sperato ...
-- ispirata al film del 2004 ed alla versione per il 25esimo anniversario del musical, con qualche accenno del romanzo. spero vi possa piacere e che la recensiate!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Arrivati in cucina Emily fece sedere Erik su una sedia del tavolo mentre lei andava a prendere il kit di pronto soccorso. Per prima cosa si occupò del frammento di vetro accanto alla tempia destra: tolse la scheggia e poi pulì la ferita ed il resto del viso dai rivoli di sangue che si erano infiltrati nella guancia martoriata cercando di essere più delicata possibile; infine prese una bottiglia di cerotto spray ed appoggiò una mano sull’osso sopraccigliare di Erik. Lui si ritrasse, non si aspettava certo che Emily lo toccasse con tanta naturalezza. Tanto meno in una parte dove la sua deformità era più accentuata!
Oh scusa, non volevo farti male!” disse la ragazza che aveva temuto di causargli dolore durante tutte le operazioni mediche.
Fargli male? Si era mossa sul suo viso con la leggerezza di una foglia portata via dal vento! Ma il Fantasma non lasciò trapelare nulla e si limitò ad dire in un sussurro “Non ho mai sentito nulla da quel lato.”
Emily rimase immobile; con chiunque altro avrebbe cercato un contatto umano per alleviare la sofferenza che trapelava da quelle parole, ma con Erik non era così facile. Il dolore che lasciava trapelare sembrava troppo per tentare qualunque cosa. Tutto ciò che riuscì a fare fu lasciarsi sfuggire una lacrima, immediatamente catturata da una mano. Quando fu sicura di avere il controllo sulla sua voce spiegò “Questo è una specie di cerotto; se ti da fastidio che lo faccia io puoi applicarlo tu ma non deve andare negli occhi.” Ma il fantasma le fece cenno che poteva proseguire senza parlare, rimanendo per l’ennesima volta stupito da quella strana ragazza che seguitava a piangere per lui; per un mostruoso assassino. Terminate le medicazioni del volto si dedicò alla mano che aveva rotto lo specchio seguendo lo stesso procedimento. “Finito!” esclamò quando anche la mano fu curata.
Erik, con un gesto elegante d’altri tempi, le prese una mano e vi posò un leggero bacio sul dorso “Merci mademoiselle.” sussurrò tenendo ancora delicatamente la mano della ragazza.
Ma non ho fatto niente … Ho solo pulito i tagli!” rispose lei imbarazzata. Il Fantasma dell’Opera sorrise impercettibilmente, non un ghigno minaccioso o sadico, ma un vero sorriso rivolto alla prima persona che lo trattava come un essere umano.
Emily si affrettò a mettere tutto in ordine, ringraziando mentalmente di avere una buona scusa per interrompere il contatto visivo con Erik, il quale continuava a studiarla come fosse la prima persona che vedesse in vita sua. Proprio non la capiva! Come faceva a non aver terrore di lui dopo quello che aveva letto, quello che lui le aveva fatto a Parigi e ciò che aveva visto celarsi sotto la maschera? Come faceva a provare solo imbarazzo? Iniziò seriamente a chiedersi quale forma di dissociazione mentale l’affliggesse quando si ricordò che Alex aveva detto che lei non era delicata come poteva sembrare e che non giudicava dalle apparenze. Ma tutto in lui era mostruoso! Allora cosa vedeva in lui Emily Wandervitt?
Mademoiselle …” la interruppe con un sussurro e lei si voltò con sguardo interrogativo, chiedendosi perché non la chiamasse mai per nome. Erik avrebbe voluto chiederle molte cose, ma non avrebbe voluto trovare risposta a tutte quelle domande. Non avrebbe nemmeno saputo da quale di queste incominciare! Ma si accorse di questo troppo tardi, quando aveva già iniziato a parlare. Fece una leggere riverenza e le augurò la buona notte per giustificarsi.
Aspetta Erik!” lo chiamò Emily poco prima che l’uomo varcasse la soglia della cucina. “Non serve che fai così … voglio dire che ti allontani per non farmi vedere il tuo viso … è … è solo un viso! Sono ossa e muscoli … e non sono certo sufficienti a dire chi sei! … C’è dell’altro sotto quelle ossa e quei muscoli!” anche se era voltato Erik immaginava che lei si stesse torcendo le mani per l’imbarazzo, era evidente dalle lunghe pause necessarie per trovare le parole giuste!
Io sono un mostro anche sotto le ossa ed i muscoli.” ripose con voce infinitamente amara. Era vero; in vita sua aveva commesso tante di quelle azioni turpi, per usare un eufemismo, che aveva perso il conto molto prima di giungere all’Operà.
Emily capì perfettamente a cosa si riferiva, deglutì e poi rispose con voce bassa ma ferma “Forse perché non hai conosciuto altro che mostruosità.
Anche questo era vero! Eppure sentirlo dire da una ragazza in quel modo determinato era sorprendente! Era Emily Wandervitt ad essere così decisa sotto l’apparenza dei suoi occhi chiari, o era tutto il genere femminile del duemila ad essere così!? Qualsiasi donna del 1870 si sarebbe scandalizzata e terrorizzata per infinitamente meno! Se pensava a quando Christine aveva visto il suo viso si sentiva ancora male! Invece Emily gli diceva esplicitamente che il suo viso non la turbava, che nemmeno il mostro sotto la deformità la impressionava più di tanto. Addirittura lo giustificava! Perché la sua era una giustificazione. Forse da ragazzina ingenua, ma pur sempre una giustificazione.
Finalmente si voltò e la guardò in viso: era in piedi con una mano appoggiata al bordo del tavolo di vetro; la testa ritta e gli occhi ben puntati su di lui. Scrutò attentamente quegli occhi cercando qualcosa che spiegasse la sua forza: ora capiva cosa intendeva Alex nel sostenere che non era fragile. Ma anziché trovare quello che cercava si scoprì ad ammirare gli occhi verdi della ragazza. Dannazione com’erano profondi! Profondi e brillanti. Erik si sentì a disagio scontrandosi per la prima volta con chi lo guardava senza orrore. Avrebbe voluto trovare qualcosa da ribattere ma non ci riuscì, limitandosi ad augurare nuovamente la buona notte ad Emily prima di uscire definitivamente dalla cucina.
A mente lucida avrebbe riso di quella situazione: il Fantasma dell’Opera, il temuto Fantasma dell’Opera, intimidito da un’americana indifesa! Ma non aveva mai incontrato qualcuno che si fosse sforzato di capire le sue ragioni. Conosceva innumerevoli trucchi ed artifici che avrebbe potuto usare con Emily ma qualcosa gli impediva di farlo! Tutto ciò che poté fare fu lasciare la stanza e prendere tempo, consapevole che non sarebbe stato sufficiente.
Prima di trovare un modo d’agire degno di lui, il Fantasma dell’Opera doveva capire perché se tutti lo aveva rifiutato, comprese sua madre e Christine; se tutti lo avevano umiliato; se gli avevano sempre e solo inferto abusi e violenze quella piccola ragazza cercava di aiutarlo e non provando orrore per ciò che era ed aveva fatto! Passò i successivi due giorni in camera sua cercando di capire, sviscerando ogni gesto ed ogni parola, paragonandola a tutte le persone che aveva incontrato ma non trovò risposte.
L’aveva anche confrontata con Alex, l’unica altra persona di quello strano tempo che conosceva, ma niente; erano così diversi! Nemmeno lui aveva dimostrato orrore nel scoprirgli il viso, o gli aveva fatto discorsi moralisti come quelli di Madamme Gery sul suo passato. Anche se questo non era certo sufficiente a fargli dimenticare quanto accaduto a Parigi! Se non fosse stato ancora tanto furente con il medico avrebbe vivisezionato il suo comportamento come faceva con Emily!
Dopo un’accurata riflessione, durante la quale era stato quasi sempre in camera sua e non si era praticamente fatto vedere dai due americani, decise che Emily non era pazza, ma anche che probabilmente non l’avrebbe mai capita. Decise anche che qualsiasi cosa sarebbe accaduta in futuro non si sarebbe mai più dovuto trovare in quella situazione di disagio: aveva imparato sulla propria pelle che ci sono emozioni che non si possono mostrare in pubblico correndo il rischio di apparire debole. Era questo il vero segreto del Fantasma dell’Opera.
   
 
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