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Autore: Ionny    06/04/2013    13 recensioni
C'è un vecchio detto: "Le unche cose che hai bisogno per giocare a questo gioco sono le chips e una sedia. Ma per sedersi e vincere è necessario molto di più. Nel poker in realtà non si tratta di vincere o perdere. Il poker è fare la scelta giusta; devi sapere quando chiamare, quando a volte foldare, quando spingere tutto in all-in".
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chaz , Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Bondage
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Chapter 3.


 
« allora? Quando ce ne andiamo? » gli chiesi, con il cuore a mille.
 
« Questa sera. » rispose.

 
Andai in camera mia, accompagnata da Justin per preparare le mie cose, anche se non avevo quasi niente di mio. Presi una piccola borsa e iniziai a buttarci dentro qualche vestito, per poi richiuderla.
Justin mi aspettava sullo stipite della porta mentre nascondevo la borsa, per poterla riprendere poi la sera stessa.
Mi sentivo emozionata, sentivo l'adrenalina che scorreva nel corpo, non ero mai scappata prima d'ora, anche se da quando ero rinchiusa la dentro ci pensavo ogni giorno, ma non avevo mai avuto il coraggio di farlo e nemmeno sapevo come fare, ma ora, con Justin, sentivo di poterlo fare, non sapevo in che modo però voleva farci uscire, ma lo avrei seguito, qualunque cosa succedesse.
 
« Ma.. come ce ne andiamo? » gli chiesi mentre andavamo nella sala grande dove passavamo la maggiorparte del nostro tempo.
« Stasera ti spiego anzi no.. tu fai solo quello che ti dico, intesi? »
« intesi » risposi senza obiettare tanto sapevo che era inutile. Passammo il resto della giornata on gli altri, ridendo, lasciandoli però ingnari del fatto che noi due non ci saremmo più stati dalla sera stessa.
« Allora ragazzini miei, stasera..? » chiese John arrivandoci alle spalle, io guardai Justin che senza esitare rispose.
« il solito, perchè? » alzò lo sguardo.
« Niente, così chiedevo.. » e se ne andò sorridendo. 
« che strano non pensi che .. » lasciai la frase in sospeso serando che Justin avesse capito. 
« No, non credo.. spero. » mi rispose. Eravamo seduti sul divano, rimasti soli, lui continuava  a rigirarsi tra le mani una specie di giocattolo, un aereo di plastica per la precisione, tutto blu.
Mi chiesi il perchè lo avesse non essendo la prima volta che glielo vedevo, mi domandavo che significato avesse per lui quell'oggetto. 
« Sai.. prima di finire qua dentro, ero dipendente dal gioco -più di adesso- puntavo alto, molto alto e vincevo quasi sempre.. » iniziò a parlare lui come se mi avesse letto nel pensiero e quel fatto mi sorprese, lo guardai facendogli capire che volevo che andasse avanti.
« ..fino a quando, una volta, non puntai tutto quello che avevo, macchina, risparmi, tutto, ero sicuro di vincere, quindi puntai anche di più di quanto possedevo.
La partita sembrava fosse dalla mia parte, avevo le carte giuste
-almeno era quello che credevo io- però arrivati allo showdown un uomo che durante la partita sembrava non sapere quello che stava facendo, vinse. Io rimasi scioccato, non sapevo che fare, avevo puntato più di quel che possedevo, non avevo più nulla. 
Quando era arrivato di dargli tutto, gli chiesi un po' di tempo per riuscire a trovare i soldi che mancavano e lui mi lasciò fare.
Io feci di tutto per trovare quei soldi e per non farlo sapere alla mia famiglia.. »continuavo a fissarlo sorpesa,mentre lui con calma andava avanti con il suo racconto, non era obbligato a farlo, ma continuava deciso.
« fino a che, un giorno, circa due settimane dopo che avevo perso, tornai a casa, i miei genitori erano seduti entrambi sul divano e questa era una cosa strana, poi mi accorsi dei due uomini armati accanto a loro, mi dissero che era passato troppo tempo, anzi era scaduto.
Io inizia a supplicarli di darmi altro tempo ma loro non fecero altro che ridere sentendo le mie parole. 
Nel frattempo stava arrivando mio fratello Jonah, appena uscito da scuola.
Non mi resi conto, era successo in fretta ma uno dei due bastardi teneva mio fratello per la spalla, non lasciandolo scappare, i miei genitori, soprattutto mia madre, iniziò ad urlare e mi si spezzò il cuore bedendola così capendo il disastro che avevo combinato con le mie azioni e scelte, mi dissero che mi avevano dato fin troppo tempo e che ora volevano i soldi, mia madremi guardò confusa, con il viso pieno di lacrime. 
Continuava a fissarmi, mentre mio padre la abracciava, poi si udì uno sparo, facendo zittire mia madre dai singhiozzi, successe in fretta, tutto sembrava si fosse fermato, poi qualcosa cadde.
Fissai a terra il corpo di mio fratello sanguinante, gli aveva sparato direttamente al petto.
'Noi ti avevamo avvertito' mi dissero prima di uscire.
Mia madre ricominciò a piangere più forte di prima, staccandosi da mio padre e correndo verso il corpo di mio fratello privo di vita, si accasciò a terra accanto a lui, iniziò ad urlare, poi mi guardò come non aveva mai fatto prima di allora, aveva uno sguardo d'odio che mi fece pietrificare sul posto, iniziò ad urlarmi contro con tutta la voce che aveva mentre stringeva al petto il corpo del piccolo. 
Io la fissavo imptente, non potevo fare iente, allora guardai verso mio padre che era seduto sul divano con igomiti poggiati sulle ginocchia e la testa fra le mani, in quel momento la alzò osservandomi con occhi assenti, con il volto pieno di lacrime, era la prima volta  che lo vedevo così, io non reagivo, non riuscivo a muovermi, ero sconvolto. Poi mio padre si alzò arrivando davanti a me sferrandomi un pugno sulla mandibola.
Non feci niente, sapevo di meritarmelo, forse non era nemmeno abbastanza.
Mi urlò di alzarmi, però io ero immobile così lui mi prese per il braccio strattonandomi  su per le scale, prese una borsa, aprì l'armadio e ci buttò dentro alcuni dei miei vestiti, nel mentre io presi la prima cosa che mi era capitata tra e mani.. » indicò l'aereo mentre parlava, vedevo che gli faceva male parlarne, sentivo la sua voce tremare, ma lui non si fermava. 
« Poi mi portò fuori di casa, senza dire una parola, portandomi qui, scaricandomi. Io non ero più loro figlio, li avevo delusi..delusi non è abbastanza, avevo distrutto la nostra famiglia, avevo ucciso mio fratello, non con le mie mani però sono stato io, l'ho ucciso involontariamente, ma l'ho fatto.
L'ho uscciso.. aveva solo sette anni. »
Mi si spezzò il cuore sentendolo parlare, avrei voluto poter fare qualcosa per lui, ma non potevo fare niente, non petevo riportare suo fratello in vita, quindi feci l'unica cosa possibile, lo abbracciai.
« Mi dispiace.. » sussurrai mentre, pensando al suo racconto, una lacrima scivolò sul mio viso. Rimanemmo in quella posizione per unt empo indefinito, fino a quando non fummo interrotti dal telefono di Justin che iniziò a vibrare nella tasca destra dei pantaloni. Lui lo prese, fissandolo epr poi rispondere. « Hei amic-cosa? ok » chiuse la chiamata.
« Chi era?  » chiesi.
« Cambio di programma, si parte, preparati »

Si alzò in piedi e mi fece segno di seguirlo; velocemente quasi correndo, arrivando davanti alla mia stanza, entrò e uscì poco dopo con il mio borsone in mano e continuando a camminare.
Arrivammo in un corridoio semi buio, era lungo circa 20 metri, quando giungemmo alla fine, svoltammo a destra, trovando un'altro corridoio e Justin si fermò difronte ad una finestra di ferro arrugginita. Metteva un po' di inqueietudine visto che il sole stava calado e il cielo era cosparso di nuvole grige. Il ragazzo aprì la finestra, buttando la borsa di sotto, poi scese anche lui e nel mentre si sentì un rumore provenire dall'altra parte del corridoio, che non era illuminato.
Justin qualche giorno prima  mi spiegò che quella parte dell'edificio non veniva utilizzata per un incendio che avvenne qualche tempo ptima e che quindi nessuno ci andava più, fino ad allora.
Si sentì un rumore di passi, mentre Justin si rialzava in piedi, facendomi segno di buttarmi però mentre salivo sul ripiano della finestra qualcuno mi prese per la manica della felpa, tirandomi indietro. Io mi opposi, ma non riuscivo a capire chi fosse dato che stava nell'oscuritò, poi vidi e rimasi sorpresa nello scoprireche era la Dottoressa Malive
« Dove credi di andare? » mi chiese strattonandomi per il braccio.
« Di certo non qui » risposi spingendola e facendomi coraggio saltai giù dove Justin mi aspettava.
Mi rialzai e inizia a correre, seguita da Justin mentre la Dottoressa urlava.
Si attivarono delle sirene mentre noi continuavamo a correre 'manco fossimo dei carterati' pensai.
Arrivammo ad un cancello, alto più o meno due mentri e mezzo, Justin prese la rincorsa e si lanciò sul muro, aggrappandosi alle crepe e iniziando ad arrampicarsi, mettendo i piedi sulle sporgenxe del muro, arrivando fino in cima, tendendosi poi con le braccia in giù cos' che anche io potessi agrappare.
Mi prese iniziando a tirarmi su mentre mi siutavo con i piedi.
Eravamo finalmente fuori, liberi da quella merda, mi sentivo felice di essere tornata alla mia libertà.
 
C'era un auto, un fuoristrada nero a una decina di metri da noi. Accese il motore e venì verso di noi, facendo abbassare il finestrino oscurato.
« hei bro! » lo salutò Justin, schioccandosi entrambi un pungo in segno di saluto.
« Allora siete pronti? Non rivedrete ma più questa merda  » disse sorridendo.



Hola Bitcha.
Alloraa, questo capitolo è un po' corto, ma non sembrava così quando era scritto sul mio quaderno lol anyway, qui Justin spiega il perhcè è stato portato la dentro, poi riescono a scappare, ma non è finita lol
Ringrazio infinitamente per le 15 recensioni del capitolo scorso, siete state tutte genitlissime c: 
me ne lascereste altrettante? naah, almeno ditemi cosane pensate c:
Ionny.

   
 
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