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Autore: Andy Black    06/04/2013    32 recensioni
Non è la solita storia... qui non si scherza più. Il destino del mondo, come noi lo conosciamo, è in pericolo.
Pregare per il proprio futuro diventa lecito, quando scopri che il tuo dio ha finito di avere pietà e compassione per te. Troppi errori.
Troppe ingiustizie.
Ma qualcuno cercherà di cambiare tutto, e di salvarci. Di salvarci tutti.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga, Videogioco
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- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon Courage'
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L'inizio della fine - pt. 1



“Guerra. Guerra e Fuoco. Guerra e fuoco, più odio e rabbia. Rancore.
 
No. Non ho creato la terra per questo. Non ho creato il mondo per riempirlo di lacrime.
Non ho creato i Pokémon per servirvene.
Ho creato tutto ciò per raggiungere la serenità dell’anima, dello spirito. Io mi riempio dei vostri sorrisi, e della vostra serenità.
E la guerra mi fa male.
Mi ferisce vedere le mie creature che si ammazzano tra di loro. Per cosa, poi? Per il potere?”
E poi l’oracolo lo sentì ridere.
“No. Non avete potere. L’unico potere che avete è quello di rompere equilibri ed armonie. E la colpa non può che essere vostra, degli umani, dato che i Pokémon sono creature buone. Siete voi umani ad essere cattivi, a riempire i vostri cuori di brama e desideri che imputridiscono le vostre anime, sporcandovi anche il volto. È una vergogna girare col volto sporco. Nessuno dovrebbe farlo”
“Lo so”. La voce dell’oracolo era dolce e debole allo stesso tempo. La ragazza sostava in ginocchio, timorata per le parole della divinità.
“Gli altri dovrebbero avere la tua coscienza. Invece c’è chi punta a farmi del male” riprese l’altro.
“Gli altri sono come sono perché tu sei stato troppo generoso con loro. Gli hai offerto una terra piena di ricchezze, li hai messi in condizione di poter sorridere ogni giorno, e di godere della compagnia dei Pokémon oltre che della tua benevolenza”
“Mai le tue parole furono più esatte. E la generosità da oggi è finita. Guerre tra umani che utilizzano Pokémon per uccidersi a vicenda... non vi ho donato il mondo per questo motivo. E siccome la mia benevolenza non è stata ben percepita, da ora è finita. Vai fuori, ora, e grida al mondo la profezia che adesso suggerirò alla tua anima”
L’oracolo vide il cristallo dell’armonia illuminarsi di bianco. Tramite quello, Prima era in grado di parlare con la divinità. La luce bianca si espanse in maniera vertiginosa, fino a quando due fasci illuminarono il cuore e la testa di quella.
Dolore e piacere si univano nel suo corpo, fino a sfibrarla. Si sentiva debole e forte, assetata di conoscenza ed al contempo piena di verità. Accadeva questo quando Lui voleva farle conoscere qualcosa. Prima urlò, come non aveva mai fatto, poi si abbandonò all'immenso potere che stava defluendo in lei, mentre i fasci si riempivano di luminosità sempre più velocemente, fino a diventare tutto candido, tutto bianco, come se tutto ancora dovesse esserci stato. Si vedeva solo Prima, che prese a fluttuare per aria.
Le vergini, che si occupavano di lei, si spaventarono.
Prima sbarrò gli occhi, ed aprì mani e bocca, stupore e paura si dipinsero sul suo sguardo, fino a che la luce sparì, e debolmente Prima si adagiò verso il pavimento di pietra. Le vergini guardavano il loro oracolo impaurite. Erano poche le volte che il potente Arceus decideva di mettersi in contatto con loro, ed ogni volta che entrava nell'oracolo succedeva qualcosa di inaspettato, che le lasciava a bocca aperta. Quello rappresentava da sempre un mistero per loro. Si chiedevano come potesse essere possibile che Arceus, il grande Arceus, entrasse all'interno di Prima, la sacra vergine, l’oracolo, e parlasse con la sua anima.
Quelle guardavano la scena, a metà tra lo stupore e l’orrore.
Prima sbarrò di nuovo gli occhi, e prese ad urlare terrorizzata. Una delle vergini, impaurita da quella reazione, volle avvicinarsi a lei. Voleva svegliarla, voleva che finisse di urlare. Un’altra adepta, la più anziana, la trattenne per un braccio.
“Arceus sta parlando. Non interrompere mai Arceus” disse.
La più giovane abbassò la testa, in segno di scuse, e tornò ad inginocchiarsi al suo posto.
Prima continuava ad urlare, un po’ di sangue cadeva a piccole gocce dai palmi delle sue mani. Anche le lacrime fuoriuscivano, ma a fiotti. Sembrava stesse per partorire il demonio.
E poi tutto finì.
Prima si agitava per terra, in preda alle convulsioni, mentre tutte le adepte disorientate guardavano la più anziana.
“Prendetela e portatela nella sua stanza. Curatele le ferite, ed assicuratevi che beva. Quando si sveglierà dovrete chiamarmi prontamente”
“Sì, Olimpia” rispose una di quelle. Le giovani raccolsero Prima da terra, per adempiere agli ordini della più anziana tra le vergini dell’oracolo.
Olimpia pulì il sangue dell’oracolo, e guardò il cristallo. La causa di tutto.
Quel cristallo era il portale spirituale per connettersi con Arceus. In qualche modo era l’unico modo per comunicare con lui, e se un animo buono fosse riuscito ad invocarlo, qualcuno avrebbe potuto catturarlo e servirsi dei suoi immensi poteri.
L’anziana si avvicinò a piccoli passi verso l’arco d’ingresso del tempio, i suoi piedi scalzi calpestavano le lastre di pietra dura e fredda del pavimento, ed intanto si guardava attorno. Un Medicham levitava tra due colonne, mentre l’Abra di Prima giocava rincorrendo un Glameow. Attimi di distrazione, prima che la preoccupazione la mangiasse.
Arrivata fuori al tempio, Olimpia godette dei baci del sole, che prontamente inondò il suo viso sapiente. Dall'alto del Monte Trave, la vergine guardava colonne enormi di fumo alzarsi e levarsi in aria, trasportate dal vento.
L’intera regione di Adamanta bruciava sotto il fuoco degli ingiusti, quei rivoluzionari irragionevoli e senza scrupoli. Si avvicinò alle pendici del precipizio, il vento soffiava sulle sue vesti, che si ritraevano sul corpo della donna come fossero bambini impauriti. Poco lontano dall'interminabile scalinata che collegava il tempio del Monte Trave con la città di Palladium, l’esercito dei templari si batteva valorosamente contro quello degli ingiusti. Facevano combattere i loro Pokémon tra di loro, cosa insensata. Si chiedeva perché non potessero godersi la tranquillità e la bellezza di quel paesaggio tutti assieme.
Lunghi rivoli d’acqua si gonfiavano e quando si univano facevano spazio al fiume, che saltava coraggioso da un’enorme cascata e si ritirava in un ampio lago. Ampie pianure davano la possibilità di coltivare la terra, e le valli permettevano di costruire abitazioni, per coesistere insieme e bearsi della benevolenza di Arceus, generoso creatore di Adamanta e delle altre terre sinora conosciute.
Ed invece Adamanta bruciava.
Olimpia sospirò, pregando che i templari resistessero alla morsa degli ingiusti, anche se la vita era riuscita nell'insegnarle una delle lezioni più importanti sugli umani: l’ambizione non guarda in faccia nessuno. Nemmeno chi ce l’ha.
Alzò gli occhi, il sole stava per tramontare ma il forte calore non accennava a diminuire. Si girò, il tempio era sovrastato da un cielo dalle mille sfumature, ammorbidito da batuffoli di nuvole.
Rientrò dentro, il sonno sarebbe stato l’unico modo per rinfrancare quelle giornate, ricche solo di paure e delusioni.
 
Nel cuore della notte Sandra, la più giovane tra le vergini, andò a svegliare Olimpia. Il viso della donna anziana sembrava stropicciato. Non riusciva a riposare bene, e non sapeva se dipendesse dalla profezia di Arceus, o dalle urla di disperazione di Pokémon e persone, che spesso le attanagliavano la mente, stringendola in una morsa inesorabile.
“Olimpia, Prima si è svegliata”
“Sì, Sandra. Avete provveduto a lavarla e nutrirla?”
“Olimpia, conosci Prima. Abbiamo potuto lavarla solo perché era caduta nel profondo sonno, che sempre la divora dopo i contatti con la divinità. Abbiamo potuto anche farle bere un po’ d’acqua, ma ora le altre vergini si trovano in difficoltà a trattenere la sua furia”
“Furia? Di che stai parlando, Sandra?”
“Sembra non essere in sé. Le altre vergini la stanno trattenendo, spingendola contro il muro, mentre lei si dimena per liberarsi”
“Andiamo da lei”. La più anziana scese dal suo piccolo giaciglio, la veste ricadde lunga verso la pietra, e fece spaventare Glameow, che riposava lì nei pressi.
Sandra ed Olimpia camminavano spedite verso la Stanza del Riposo, dove abitualmente Prima si riprendeva dopo i contatti con la divinità, ma furono le grida del giovane oracolo ad accoglierle, parecchi metri prima dell’ingresso.
La stanza del riposo era fondamentalmente una camera dotata di un morbido letto, di un banchetto e di una vasca ripiena di acqua piovana. Varie torce illuminavano l’ambiente in maniera sommaria, ma Olimpia fu benissimo in grado di vedere il volto di Prima. Era fuori di sé.
“Lasciatemi! Lasciatemi!” urlava quella, le lacrime sul suo volto a deturparne la bellezza intoccabile. Gli occhi verdi, dilatati al massimo, erano l’elemento di maggiore espressività del suo viso, la pelle candida li faceva risaltare ancora di più. I lunghi capelli castani donavano all'oracolo un’estrema femminilità, aiutata dai suoi movimenti aggraziati e dalle labbra rosee, gonfie di parole.
“Olimpia! Ordina alle vergini di lasciarmi andare!” urlava Prima.
“Lo farò se mi dirai cosa il divino Arceus ha in serbo per noi”
“La distruzione di tutto! Ora devo andare ad avvertire Timoteo!”
“Lo farà qualcun altro al posto tuo. Non possiamo rischiare che tu perda la vita”
“Timoteo ha bisogno di me!” urlò Prima, e con incredibile forza riuscì a divincolarsi dalle tre vergini che la mantenevano. Uscì velocemente dalla stanza, e prese a correre per il corridoio male illuminato del tempio.
“Abra! Vieni qui!” urlò, mentre correva verso l’enorme arco di ingresso. La ragazza uscì fuori, i piedi scalzi dolevano per la corsa. Si fermò sul primo gradino dell’enorme scalinata.
“Abra! Teletrasportami da Timoteo!”
Il Pokémon alzò gli occhi verso il cielo, e dopo pochi istanti fece smaterializzare Prima dalla cima del Monte Trave, sotto gli occhi affannati delle vergini che l’avevano inseguita.
 


La storia è scritta a quattro mani da Andy Black & Rachel Aori 
   
 
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