Scendemmo dalla collina con molta calma, consapevoli del fatto che a
quell'ora di notte non passava anima viva, ne tantomeno un autobus che ci
portasse a New York. Dovevamo assolutamente trovare una soluzione, perchè
secondo i nostri tempi, saremmo dovute essere in New Jersey entro un giorno.
Talia propose un'allegra camminata notturna, al freddo invernale dell'America
del nord, ma come risposta ottenne le espressioni stupite mia e di Sophia e un
"Davvero?" ironico.
-Va bene, va bene- si arrese alla fine. -E' una pessima idea!-
Tornammo a discutere su come raggiungere New York e proprio allora, in fondo
alla collina, passò lentamente una navetta bianca che emetteva una luce fioca
con i fari. La fissai e solo dopo un po' realizzai che quella sarebbe stata la
nostra sola e unica possibilità di passaggio per la Grande Mela. Feci uno
scatto veloce, pensando solo a come fermare quella navetta; mi girai e le mie
compagne erano li che correvano poco dietro di me.
-Ragazze! Ecco il nostro passaggio!- urlai loro.
Continuai a correre ma per voltarmi non vidi una buca per terra e..inutile
descrivere il volo che feci. La faccia per terra, lo zaino a tre metri da me e
Talia e Sophia che scoppiarono a ridere superandomi e raggiungendo la navetta
che stava ripartendo.
"Dannazione" sbottai.
Se non cadevo una volta al giorno il mio subconscio non era soddisfatto!
Mi alzai di fretta, ripresi la sacca e ricominciai la folle corsa che terminò
qualche secondo dopo con l'autista che sbraitò un "Muoviti a salire".
Entrai e raggiunsi le mie care amiche che si erano gentilmente accomodate ai
posti in fondo.
-Grazie per l'aiuto! Non dovevate!- sorrisi ironica.
-Prego Papox! Non c'è di che- mi rispose Talia beffarda.
-E comunque si, bel volo! Un figlio di Ermes non avrebbe saputo fare di
meglio!- aggiunse Sophia di rimando.
Le ignorai.
Occupammo tranquillamente tutti e quattro i posti in fondo e ci mettemmo
"comode" a fare ognuna ciò che voleva. Io e Tals prendemmo l'i pod e
le cuffiette e ci sentimmo la musica per tutto il tempo, mentre Sophia cacciò
il computer e continuò qualche progetto. Ogni tanto chiudevo gli occhi e
intonavo ad alta voce qualche nota, beccandomi continue gomitate dalla figlia
di Atena, e occhiatacce dagli altri passeggeri. Dopo la sesta volta Sophia ci
rinunciò e mi lasciò cantare l'intero ritornello in falsetto finchè una donna
non mi richiamò, rimproverandomi di fare silenzio perchè la sua bambina stava
dormendo.
-Sua figlia è una semidea?- chiesi innervosita per il solo fatto che il mio
assolo fu interrotto. -NO! Allora non mi dia fastidio..- Sophia mi tappò la
bocca e si scusò con la signora che se ne tornò a posto bisbigliando qualcosa
alla figlia.
A Talia invece toccò la lamentela di un vecchio..
-Giuro che se non la smettono scendo alla prossima fermata- urlò Tals con
l'intento di farsi sentire da mezza navetta. Tutti si girarono e io scoppiai a
ridere come un idiota!
Ammetto che mi stavo divertendo, ma non eravamo su quell'autobus per scherzare.
Sophia dopo poco assunse un'espressione pensierosa, borbottando qualcosa da
sola; allungai l'occhio sullo schermo del computer e notai la presenza di molti
pallini rossi, troppi.
-So' non è un buon segno tutto quel rosso, vero?- chiesi retorica, sicura di
ottenere una risposta positiva. Una volta mi spiegò che quei 'puntini rossi'
erano tutti mostri individuati. I figli di Atena riuscirono a trovare un
sistema per intercettarli quando il Campo era sotto attacco diretto.
Non c'era mai pace al Campo e la 'calma' in quella navetta era uno dei pochi
momenti in cui riuscivo a rilassare i muscoli.
-No, Cla. Per niente..- mi rispose tornando a scrivere velocemente sul
computer.
-Ma è la zone del New Jersey?- sperai vivamente in un 'no' secco.
-Purtroppo si.- e troncó il discorso.
Sophia era agitata, si vedeva, ma credevo in lei: era bravissima e di certo
l'ansia non l'avrebbe sopraffatta. Appoggiai la testa sulla sua spalla e in
silenzio osservai incuriosita il suo lavoro, che ogni tanto la costringeva a
prendere grandi respiri. Dopo una mezzora la navetta arrivò alla stazione
centrale di NY e scendemmo. Da li avremmo dovuto prendere un altro autobus per
il NJ e sorbirci altre ore di viaggio. In realtà sarebbe stato tutto molto più
facile se avessimo preso l'aereo, ma non per me. Se volevo arrivare viva in New
Jersey o sarei dovuta arrivarci a nuoto o con l'autobus, altrimenti Zeus mi
avrebbe gentilmente fulminato. Comunque, inutile sottolineare che Sophia si era
già informata:
-Tra un'ora abbiamo l'autobus-
-Basta autobuus! Mi fanno male le chiappe!- sentenziò Talia, lamentandosi.
-Ma come si faa?- chiesi. Io scoppiai a ridere e Sophia si mise una mano tra i
capelli a mo' di disperazione. Recuperammo gli zaini e le felpe lasciate sul
mezzo.
-Ma...solo io ho fame?- chiesi alle ragazze.
-No!- ammisero in coro entrambi.
-Perfetto..! Cosa stiamo aspettando allora?- sorrisi incamminandomi verso il
bar.
Mangiammo un panino a testa, chiacchierammo e il tempo passò troppo
velocemente. L'autista del secondo autobus raggiunse il mezzo e d'istinto
avvertii Talia e Sophia. Ma proprio in quel momento l'uomo tossì guardandosi
attorno. Ora, vi chiederete che male c'è in un uomo che tossisce..beh, nulla, a
parte il fatto che dalla bocca uscì del fumo. Sgranai gli occhi attonita.
Strattonai il braccio di Talia, avvicinai le nostre teste e sussurrai loro:
-Vi prego, ditemi che l'avete visto anche voi e che non sono diventata pazza!-
chiesi un po' allarmata.
-Purtroppo l'ho visto anche io..- ammise Talia.
-E io..- finì Sophia.
-Un momento..- Lanciai di nuovo un veloce sguardo all'uomo e mi si accese la
lampadina. In fretta e furia aprii il computer di Sophia e il maledetto puntino
rosso e lì, vicino a noi. Mostrai alle ragazze che il nostro sospetto era
esatto. La figlia di Atena mi strappò il computer dalle mani e clicco più volte
su quel puntino rosso aprendo una nuova finestra dal titoletto: "La natura
del mostro". Era un lucertolone gigante. Lucertola che per qualche strano
scherzo della natura si reggeva in piedi, o meglio su due zampe. Il colore
della pelle era di un verde marcato interrotto a sprazzi da macchie nere e
verdi militare. Non so se avete presente il lucertolone antagonista del film
"The Amazing Spiderman"..se si il nostro mostro era assai simile a
quello con l'unica differenza che il nostro aveva la 'simpatica' capacità di
lanciare fiamme. Ci guardammo qualche secondo negli occhi per pensare a
qualcosa finché Tals distrusse tutto.
-Avanti e quello si definisce un mostro?- urlò indicandolo.
Ora immaginate le facce mie e di Sophia.
-TAALSS- inutile tapparle la bocca. Ormai aveva urlato; il suo dito puntava
l'uomo che si girò infuriato e si tramutò nella sua reale forma.
-Oh Oh!- sorrisi nervosa.
-Correreee!- urlò Sophia.
Era già la seconda volta che correvamo in quel giorno. Allungai il passo
guadagnando un po' di terreno e feci il giro dell'autobus.
-Dividiamoci!- ordinai alle mie compagne. Subito si precipitarono una a destra,
l'altra a sinistra mentre io continuai dritta. Il mostro inseguì Talia, e cominciò
anche a sputare fuoco.
In fretta e furia
entrai correndo nel bar e strappai letteralmente dalle mani di un bambino il
suo bicchiere d’acqua. Mi guardò attonito.
-EHM..GRAZIE..cioè
scuuusaa!- che diamine stavo dicendo? –Prometto che te lo riporterò- finii
mentre la mamma mi malediceva.
La questione era
semplice: il tipo tossendo ha emesso fumo, ergo è un mostro che ha a che fare
con il fuoco. Basta un po’ d’acqua per annullare qualsiasi suo potere o
capacità. Raggiunsi le ragazze che si erano nascoste dietro uno dei tanti
autobus e spiegai loro molto velocemente il piano ideato all’ultimo minuto.
Certo non uno dei migliori ma poteva funzionare. Doveva.
-Sophia lo
colpisce e lo distrae. Io lo rinchiudo in una bolla d’acqua gelida pressata in
modo da annullare i suoi “poteri” e Tals lo incenerisce con un dolce tuono.- Ci
guardammo qualche secondo. –Funzionerà, vedrete.-
In realtà nemmeno
io ne ero troppo convinta. Era un’idea pessima e organizzata su due piedi ma
non mi veniva altro.
Fiducia, Clare, fiducia.
Sophia partì
all’attacco. Abilità, bravura e un solo affondo. Una zampa mozzata e il
lucertolone a terra. Solo urla stridule e un animale schifoso piegato in due.
-ORA!- mi urlò la
figlia di Atena.
Toccava a me. Mi
concentrai. Difficile in quella situazione, ma avevo imparato, ormai. Aumentai
il volume e la massa della poca acqua contenuta nel bicchiere, alzandola in
cielo e raccogliendola tutta in una zona circolare sul corpo del mostro. E ora
la parte più “facile” di tutto il piano. Mollare tutta la concentrazione e
lasciar cadere la bolla d’acqua sulla lucertola e bloccare la caduta una volta
che l’acqua circondò il mostro. Detto fatto. Anni di allenamento al lago era
molto utili, si decisamente. Io avevo finito. Unico problema: Talia non era li.
Irrilevante…
-Taliaaa! Mi
faresti comodo ora..sai com’è!- gridai con tutto il fiato che avevo nei
polmoni.
Sophia scattò dal
lato opposto al mio a cercarla. Che bella situazione eh? Ora, immaginatemi
faccia a faccia con simpatico animale mentre ci fissavamo.
-Ehi ciao..come si
sta là dentro?- chiesi beffarda. Si, me le stavo cercando. Se mi sarei stata
zitta sarebbe stato meglio, ma era più forte di me. Il mostro cominciò a
dimenarsi, come volevasi dimostrare, e io non avrei retto ancora a lungo. Non
sapevo cosa vedevano gli umani grazie alla Foschia, ma di certo non era uno
bello spettacolo. Potevo assicurarvelo. La gente cominciò a scappare in ogni
direzione, la maggior parte si rifuggiò nel bar. Vedevo tutti. Tutti ma non chi
avrei voluto più di ogni altro. Talia e Sophia. Solo dopo qualche secondo
rispuntarono da dietro un angolo e tirai un sospiro di sollievo.
-Massì fate con
comodo..- ironizzai. Il mostro non la pensava allo stesso modo. –Un aiutinooo!-
pregai Talia. Si concentrò e finalmente arrivò la tanto attesa e desiderata
carica elettrica che incenerì il mostro. Più nulla, solo cenere. Mi accasciai a
terra in ginocchio respirando a grandi boccate.
Respira.
Riacquistato un
po’ d’ossigeno mi rifeci la coda e Sophia mi riportò la sacca.
-E siamo già a
uno. E nemmeno siamo arrivate a destinazione. UAU.- esordii riferendomi al
mostro.
L’autista fu
sostituito senza problemi. Strano. Chissa cosa aveva creato la Foschia.
Probabilmente una fuga improvvisa o il ribaltamento di qualche autobus. Sta di
fatto che quella era New York e i mezzi partivano tutti. A quanto pare non
eravamo nemmeno le uniche a cui serviva disperatamente quell’auto. E la cosa
non mi convinceva granchè.
Dovevamo
prepararci per un nuovo lungo viaggio, ma mentre salivo mi ricordai del povero
bambino senza il suo bicchiere d’acqua.
-Aspettatemi
dentro! Devo fare un’ultima cosa..- le avvertii uscendo. Velocemente purificai
dell’acqua e la riposi in un bicchiere. Tornai al bar. Con mia sorpresa il
bimbo era ancora li, più spaventato di prima, e gli riconsegnai il bicchiere.
Il suo bicchiere d’acqua.
-Grazie ancora..-
rimase impassibile. –OOOKKKK..- gli lasciai il bicchiere sul bancone alzandomi
e corsi indietro. Ci mancava solo che perdevo l’autobus.
Raggiunsi le mie
compagne.
-Adesso si fa sul
serio.- esordì Sophia.
-E facciamo le
serie allora..- troncai io.
Talia annuì e ci
mettemmo comode ognuna occupando due sedili. Appoggiai la testa al finestrino
con le cuffiette all’orecchio. L’ultima cosa che sentii fu solo il rumore del
motore che si accendeva.