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Autore: KatWhite    06/04/2013    0 recensioni
Chiara è una diciottenne di Milano. Quella mattina si era svegliata alle tre, e ad attenderla fuori stava una distesa bianca lattiginosa e offuscata: la classica nebbia milanese. Aveva sbuffato, pensando che no, i miei capelli si rovineranno con la nebbia!, ma ora come ora, in quel momento così pericoloso da mozzare il fiato e i pensieri, lo sbattere lento e regolare delle palpebre, il pompare cadenzato del cuore… non ci pensava neanche più.
Ma no.
Non era pericoloso.
Era atteso, ecco. Sin da troppo.
Attraversare mezza Italia per stare una misera mattinata con qualcuno che reputi davvero importante, ha il suo prezzo, sia effettivo che fisico. Ma Chiara la aspettava, aspettava con tutte le sue forze questa giornata. Questo incontro con lei, che ogni volta la fa sorridere quando dentro ha voglia di piangere.
Sospirò, raccogliendo il cappotto, ma non azzardandosi nemmeno ad indossarlo: quella città era così diversa.
Se Milano era il gelo, la nebbia, la neve, Napoli era il sole, la gioia, l’estate.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Mentre il mondo cade a pezzi,
io compongo nuovi spazi e desideri che
appartengono anche a te,
che da sempre sei per me l'essenziale."


— L'essenziale, Marco Mengoni
 

Chiara si massaggiava da minuti le tempie doloranti, la testa che lentamente le stava scoppiando, presa da un terribile mal di testa, come quando ci infastidisce l’insopportabile ticchettio dell’orologio.
“Ci siamo, finalmente.  pensa spossata e sbuffando; sorride rassegnata e quasi felice però, davanti al display luminoso del cellulare fissando l’ora, rileggendo i propri discorsi lasciati alla privacy di una misera chat di facebook che sta scrutando dalle quattro di quella nebbiosa mattina, mentre si rigira tra le mani una ciocca di capelli color cioccolato.
Chiara è una diciottenne di Milano. Quella mattina si era svegliata alle tre, e ad attenderla fuori stava una distesa bianca lattiginosa e offuscata: la classica nebbia milanese. Aveva sbuffato, pensando che no, i miei capelli si rovineranno con la nebbia!, ma ora come ora, in quel momento così pericoloso da mozzare il fiato e i pensieri, lo sbattere lento e regolare delle palpebre, il pompare cadenzato del cuore… non ci pensava neanche più.
Ma no.
Non era pericoloso.
Era atteso, ecco. Sin da troppo.
Attraversare mezza Italia per stare una misera mattinata con qualcuno che reputi davvero importante, ha il suo prezzo, sia effettivo che fisico. Ma Chiara la aspettava, aspettava con tutte le sue forze questa giornata. Questo incontro con lei, che ogni volta la fa sorridere quando dentro ha voglia di piangere.
Sospirò, raccogliendo il cappotto, ma non azzardandosi nemmeno ad indossarlo: quella città era così diversa.
Se Milano era il gelo, la nebbia, la neve, Napoli era il sole, la gioia, l’estate.
Anche se eravamo al 25 di Gennaio, anche se quella mattina nella fredda Milano vi era la nebbia e pioveva, a Napoli c’erano 20 gradi e un sole splendente e… quasi incoraggiante.
Scese dalla carrozza, venendo immediatamente investita dall’invitante profumo di calore della città.
Sorrise inconsciamente ed involontariamente, mentre pensava “Ci sono, ce l’ho fatta.”
Estrae nuovamente il suo fedele iPhone, ricercando gli ultimi numeri nella rubrica: un fruscio di dita ed il numero, già appositamente composto, squillò insistentemente fino a quando, una persona dall’altra parte della cornetta, non rispose.
E senza neanche che avesse avuto bisogno di indicazione, la vide.
Eccola lì, si disse.
Lo sapeva, era proprio come se lo era immaginata: l’avrebbe riconosciuta subito, senza neanche bisogno di chiedere dove la stesse aspettando o cosa indossasse per farsi riconoscere in mezzo al viavai di pendolari della metropoli.
Celeste, la sua Celeste era lì.
Lì per lei, lì che la aspettava.
Aveva perso il filo logico della conversazione che stava avendo con lei sul binario da cui fosse appena scesa, quindi le sussurrò: « Non muoverti. »
« Stai ferma, non muoverti. » le continuava a ripetere mentre avanzava, con sempre più entusiasmo nella voce.
Quando fu dietro di lei, all’improvviso si bloccò.
Si era ripetuta, le aveva ripetuto, almeno un miliardo di volte che non appena sarebbe arrivato il momento in cui se la fosse ritrovata davanti, come minimo l’avrebbe stritolata.
Ma quindi perché si era fermata? Cosa le aveva impedito di saltarle addosso?
Ma poi la risposta le venne spontanea: la paura. La paura di non essere abbastanza; la paura di passare una giornata vuota, che solo il loro rapporto su facebook fosse vero, ma che dal vero non potessero combinare nulla; la paura di non piacere; la paura di non apprezzare la propria compagnia; la paura di…
Poi Celeste -come i suoi occhi-, si gira e la vede.
Chiara le bisbiglia un flebile « Ciao » appena accennato.
E come sempre, come aveva sempre fatto, ci pensa Celeste ad annullare tutte le fantasie che avevano invaso la sua mente e che l’avevano fatta esitare, fiondandosi tra le braccia di Chiara.
« Sei qui. » mormorò la castana.
Celeste la strinse più a se, e continuò ad abbracciarla, andando a finire addosso a tutte le persone, che lanciavano occhiate fulminanti addosso alle due ragazze.
« Sai che stiamo andando addosso alla gente? » parlò nuovamente Chiara, una punta di malinconia nella voce.
« Non mi interessa. Ora che sei qui con me, non mi interessa più niente. »

Note dell'autrice:
Bha. Non so come mi sia uscita questa cosa, ma mi sono fissata con sta canzone del piffero di Mengoni (cliiiick!) e ripensavo a come ho conosciuto la mia migliore amica.
Yea guys, io e la mia "Celeste" ci siamo conosciute esattamente in questa maniera: tutto iniziò tramite facebook, e alla fine, dopo tanti ostacoli, siamo riuscite a vederci.
Inutile dire che Chiara è la sottoscritta, e Celeste è la Milly (amore e venerazione! 
♥) e ho cercato di far palpare le emozioni che provavo al solo pensiero di finalmente poterla vedere di persona e le angoscie che ho provato, sentendomi quasi inutile.
Ma tranquilli, alla fine è stata una delle giornate più belle della nostra vita!
Per concludere, dico cose a cui non frega niente nessuno: i nomi delle protagoniste sono quelli che noi vorremmo dare alle nostre figlie (ed è quindi ovvio che stiamo parlando di noi u.u) e le descrizioni fisiche citate (capelli castani di Chiara e occhi azzurri di Celeste) sono vere.
Ok, ho finito.
Mi dileguo prima che mi penta di premere il tasto "pubblica".
Baci,
Ems.
  
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