Capitolo 2: Umori
e malumori.
- Promettimi che non ti farai
venire nessuna voglia - Mamoru era abbastanza restio ad uscire di casa, era
assolutamente certo che appena girato l’angolo lei avrebbe manifestato una
qualche voglia strana. La strada da casa sua a casa dei genitori di Usagi non
era poi così breve… e le tentazioni erano tante. Così erano fermi davanti alla
porta di casa, neanche aperta, fissi l’uno negli occhi dell’altra, con tanto di
cappotto, sciarpa e guanti già indossati.
- Bè tanto per cominciare io
non le posso controllare, arrivano e basta - si giustificò lei con l’aria più
innocente che le riuscì.
- Andiamo… sai benissimo a
cosa mi riferisco. E’ umanamente impossibile che tu possa avere voglia di
qualunque cosa in qualunque momento - la guardò con l’aria di chi la sa lunga,
di chi conosce perfettamente l’espressione della sua ragazza che sta per chiedere
l’impossibile, e anche quel senso di impotenza di
fronte ad una situazione assolutamente sconosciuta ed incontrollabile, come può
esserlo la testa di una donna.
- Ok, te lo prometto -
mormorò Usagi sconfortata notando il cipiglio di rimprovero che in quel momento
troneggiava sul viso di Mamoru.
Il ragazzo sospirò e allungò
la mano verso la maniglia della porta per aprirla finalmente, quando…
Un’esplosione sul soffitto.
Mamoru tenne stretta la sua
Usako…
Una forte luce accecante.
Eppure non sentiva
assolutamente nulla di ostile.
E tanto fumo rosa.
Fumo rosa???
Mamoru sentì un “pacco”
cadergli sul collo e scivolargli sulla schiena… bè evidentemente era un pacco
provvisto di gambe e braccia, perché se le sentiva avvolte attorno al busto, e
si stavano arrampicando in direzione delle spalle fino a che Usagi, mentre il
fumo si andava ormai diradando, vide fare capolino una testolina buffa come la
sua…
- Chibiusa! - gridò un po’
spaventata e sorpresa.
- Questa scena mi ricorda
qualcosa… bè ci è mancato un soffio. Per poco non finivo dritta
dritta per terra questa volta - Chibiusa
regalò un meraviglioso sorriso ai due ragazzi, era davvero felice di essere
tornata.
Scese dalle spalle di Mamoru
e prese a fissare la pancia gonfia di Usagi.
Che fare? Avrebbero dovuto
dirglielo prima o poi, no?
- Chibiusa, ecco… vedi… -
- Ti trovo ingrassata, Usagi!
- esordì la piccola con davvero poca delicatezza.
Silenzio.
Panico.
Ingrassata???
Ma come si permette!!!
- Sto
scherzando… io lo so … - aggiunse immediatamente con non poco imbarazzo.
I due capivano sempre meno.
- Tu sai cosa? - chiese
Mamoru sospettoso.
- Bè, so chi c’è lì dentro -
disse indicando Usagi.
Strana situazione la
gravidanza… soprattutto per un uomo… un momento ridono e quello dopo…
Usagi scoppiò in lacrime e
strinse la sua bambina.
- Oh Chibiusa sono così
felice! E’ una cosa meravigliosa che anche tu sia qui ora - la voce era rotta
dai singhiozzi… ma erano singhiozzi?
Rideva.
Già, la signorina se la
rideva di gusto.
- Non ci avete ancora
pensato? Adesso abbiamo due Chibiusa - non riusciva
davvero a smettere di ridere e tutto ciò spaventava un poco la piccola.
- Mamo-chan, hai mai pensato
di portarla da un bravo medico? - disse con tono serio, che tuttavia provocò un
attacco di risate anche a Mamoru… almeno era una bambina con i piedi per terra,
di sicuro questo lo aveva ereditato da lui.
- Piccola, sono io il suo
bravo medico! Non devi preoccuparti, possono capitare
degli sbalzi d’umore in queste situazioni - spiegò Mamoru ancora ridendo.
- E perché gli sbalzi d’umore
si e le voglie no? - adesso era arrabbiata. Forse
avrebbe voluto che Mamoru trovasse una spiegazione scientifica anche per le sue
voglie… eppure non c’era.
- Oh amore, che tu abbia
voglia di mangiare è normale, ma che tu abbia paura delle macchie che
potrebbero venire alla nostra bambina… bè non lo è - cercò di spiegarle per
l’ennesima volta.
Altro danno.
Evidentemente Chibiusa aveva
ereditato dalla madre molte più cose di quanto lui immaginasse… o sperasse.
- Macchie? Quali macchie? -
gridò spaventata la bambina.
- Lo vedi? Adesso l’hai
spaventata! - Usagi abbracciò di nuovo Chibiusa e le accarezzò i capelli.
- Io non le voglio le
macchie! - piagnucolò.
- Stai tranquilla, io non lo
permetterò - la rassicurò Usagi - … e neanche Mamoru, vero? - il povero ragazzo
non si azzardava a rispondere, sapeva cosa significasse promettere una cosa del
genere, ma per quanto la sua testa gridava disperatamente di non assecondarla,
la sua bocca pronunciò uno spaventato “sì”.
Aveva decisamente bisogno di un
aiuto…anche piccolo. Improvvisamente si rese conto dell’evidente verità: lei
veniva dal futuro, no? Bè questo era più di un piccolo aiuto.
- Chibiusa, ascoltami, credo
di aver trovato la soluzione al nostro problema - affermò più rilassato,
sperando con tutte le forze di avere ragione.
- Davvero? Dimmela,
io non voglio le macchie! - la piccola si aggrappò ai pantaloni del
giovane, sgualcendo senza ritegno la bella piega della stiratura.
- Tu vieni dal futuro, no? -
iniziò lentamente, un’informazione alla volta, tanto per essere sicuri che il
messaggio venisse recepito correttamente.
- Bè, si - rispose titubante
la bambina.
- Bene. Questo significa che
rispetto a noi il tuo futuro si è già avverato. - continuò con un gran sorriso.
- Si… - Chibiusa forse
cominciava a capire.
- Adesso rispondi ad una
semplice domanda: hai delle macchie sul tuo corpo? - Mamoru sparò in fretta
l’ultima domanda attendendo il verdetto e pregando che la risposta fosse
negativa.
- Ehm… no -
Vittoria!
- Non credo -
Quasi vittoria…
- Non lo so, Mamo-chan -
piagnucolò alla fine.
Aiuto!
L’espressione della piccola
andava sempre peggiorando. L’ansia di poter scoprire immediatamente se Usagi aveva
o no mantenuto la promessa fattale solo pochi secondi prima, le chiudeva lo
stomaco.
- C’è una sola cosa da fare
adesso - Usagi era determinata nello scoprire la stessa cosa a cui invece
avrebbe volentieri rinunciato sua figlia. Il suo sguardo parlava chiarissimo.
Chibiusa fu strattonata fino
alla camera da letto, spogliata, esaminata da capo a piedi, e…
- Sorridi piccola, io non
vedo niente. - Chibiusa si rivestì in fretta tirando un grosso sospiro di
sollievo, e abbracciò stretta la ragazza.
- Brava “mamma” - una
semplice parola. Sentirsi chiamare mamma dalla sua futura figlia era una
sensazione stranissima. Piena di stupore e di emozione, ma anche di paura.
Strinse a sua volta la bambina mentre gli occhi iniziavano a pizzicare e la
vista le si appannava.
- Usagi… perché piangi? -
Chibiusa sciolse l’abbraccio per guardarla negli occhi. Vi lesse tanta
emozione. Questa volta non piangeva per un brutto voto, né per l’ennesimo
scivolone. Erano lacrime diverse, e non ne capiva la ragione.
- Allora principessa - Mamoru
entrò nella stanza lasciando quella domanda appesa ancora alle labbra di
Chibiusa - possiamo stare tranquilli?
- Si, il mio corpo è
perfetto. Niente macchie! - Mamoru sospirò uscendo dalla stanza, ed ora con un
bel sorriso rilassato si decise ad uscire.
- Andiamo Usagi altrimenti
tuo padre chi lo sente questa volta! -
- Oh! E’ vero i miei ci hanno
invitato a pranzo, vieni con noi? - le chiese mentre si sistemava la sciarpa
attorno al collo.
- Certo, non voglio perdermi
la faccia di tuo padre quando gli dirai che sei incinta - Mamoru si lasciò
scivolare di mano le chiavi della macchina.
- Già lo sa… e a quanto pare
Mamo-chan non ne ha un bel ricordo, chissà che si sono detti quella sera -
bisbigliò all’orecchio della bambina notata la reazione del ragazzo.
Mamoru dal canto suo non
avrebbe mai potuto dimenticare quella sera…
Le ragazze e Mamoru erano riuniti al bar di Motoki. In
apparenza poteva sembrare un pomeriggio tranquillo, ma…
- Usagi, quando darai ai tuoi la “bella notizia”?
- la curiosità di Minako non aveva davvero limiti… per lo meno tangibili.
Usagi sollevò lo sguardo dal frappé alla fragola che
stava rapidamente divorando. Rivolse all’amica lo sguardo più serio di cui
disponeva.
- Sai Minako, a questo non avevo ancora pensato. E’ un
bel problema - piano piano cominciava a rendersi
conto dell’urgenza di trovare una soluzione - è un grosso problema… bè non
ancora “grosso” - Finché
la pancia non fosse stata visibile avrebbe potuto mantenere segreta la cosa, ma
poi? Avrebbe lasciato che se ne accorgessero da soli? Ma era davvero corretto
mentire in questo modo ai suoi genitori?
- Dai Usagi non preoccuparti,
sono sicura che se sarai sincera loro capiranno e accetteranno la situazione -
aggiunse Rei cercando di essere incoraggiante.
- Oh io lo spero - mormorò Usagi - anche perché non
tornerò indietro, e su questo non si discute - la suo voce
si era leggermente alzata verso le ultime parole, quasi a voler chiarire ora
quello che forse non avrebbe avuto il coraggio di chiarire poi.
- Sai cosa ci vorrebbe? - ruppe il silenzio Ami - una
riunione di famiglia! - sorrise battendo le mani - Ma si, chiedi a tua madre di
invitare a cena Mamoru una di queste sere, così avrete modo di parlare ad
entrambi e con la dovuta calma -
- Si Usako, forse Ami ha ragione, insomma non potremo
andare avanti ancora per molto - sebbene Mamoru avesse un certo timore del
padre di Usagi, sapeva che più glielo avrebbero tenuto nascosto, più la sua ira
sarebbe stata devastante. Non era certo saggio da parte sua prendere il “suocero”
per i fondelli.
Usagi colta da un improvvisa dose
di coraggio prese il cellulare e compose il numero di casa sua così
rapidamente, che nessuno riuscì a dire o fare nulla. A quel punto si limitarono
ad attendere la conversazione ormai prossima con quale dei due genitori avesse
risposto.
- Ciao mamma sono io - le ragazze trattennero il
fiato, ormai era andata, non poteva ritirarsi proprio ora - si, sono con le mie
amiche… e con Mamoru - il diretto interessato rischiò di strozzarsi con il
caffè che cercava di bere con la più artificiale della calma - ecco… non hai
niente in contrario se lo invito a cena… - silenzio - sta sera? - Mamoru sputò
quel poco di liquido che gli era rimasto in bocca, tossì violentemente
voltandosi verso la sua ragazza.
- D’accordo mamma, ci vediamo più
tardi - Usagi interruppe la chiamata rapidamente - è fatta! Ormai è
fatta! - mormorava tra sé e sé come una cantilena.
Mamoru, dal canto suo, la fissava terrorizzato tenendo
ancora in mano la tazza del caffé ormai vuota.
- Bè? Che cos’è
quell’espressione? Non potrà essere mica peggio di Caos! - disse Usagi con
falsa credibilità. Purtroppo quello che preoccupava il
povero ragazzo non era certo sua madre, quella donna
lo adorava. Il giudizio universale al quale il caro Mamoru aveva paura di
sottoporsi era quello presidiato dall’onnipotente signor Tsukino.
- Se vuoi cominciare bene
questa serata, ti suggerisco di non arrivare in ritardo - suggerì Ami alla sua
amica, il cui colorito stava pian piano sbiancando.
- E porta un dolce per la fine
del pasto - consigliò Makoto rivolgendosi all’ospite della serata, mentre Usagi
si premeva le mani sulla bocca.
- Ecco la tua fetta di torta Usagi, con tanta panna e
cioccolato - Motoki poggiò l’ordinazione sotto il naso della ragazza… che
scattò in piedi e sparì tra la fila dei clienti, diretta alla toilette.
Rei si portò entrambe le mani
alla testa scuotendola lentamente.
- E cerca di non vomitare
tutta la cena… - mormorò fissando la fetta di torta incriminata.
Mezz’ora più tardi i due ragazzi erano davanti al
cancello che recava la targhetta “Tsukino” in attesa
che qualcuno venisse ad aprire.
- Come ti senti? - bisbigliò Mamoru.
- Uno schifo…non voglio più sentir parlare di torte al cioccolato - rispose
la ragazza ricordando la disgustosa sensazione.
- Bè, fortuna che Motoki ne aveva
una alle fragole allora - sorrise cercando di tirarle su il morale.
- Cari! Venite ragazzi! - cinguettò la mamma di Usagi aprendo la porta.
- Ciao Mamma, mmmh che
profumino! Che stai preparando di buono? - non era
proprio convinta che fosse“buono”, per lo meno per lei.
- Arrosto! So che piace molto a Mamoru - rispose lei tutta contenta di aver fatto piacere al futuro
genero.
- Aggiungi l’arrosto alla lista - bisbigliò Usagi.
- Come? - Mamoru non era sicuro di aver capito a quale
lista si riferisse.
- Mi sta venendo da vomitare - si aggrappò alla giacca
del suo ragazzo cercando di trattenersi dal forte impulso di arrampicarsi su
per le scale e rinchiudersi nel suo accoglientissimo bagno.
- Come hai detto tesoro? Non ti ho sentita
- si intromise sua madre.
- Dicevo che piace molto
anche a me - le rispose con un grosso sorriso tirato.
- Oh non me lo avevi mai detto. Comunque
per te ho preparato anche una bella torta al cioccolato! -
- Scusate, credo che andrò a lavarmi le mani prima di
cena - Usagi si liberò rapidamente dal cappotto e dalla borsa e molto
rumorosamente salì i gradini a due a due.
- Hai ragione Usako vengo anche io - Mamoru raggiunse rapidamente
la porta del bagno, dalla quale provenivano gli orrendi rumori che lo stomaco di Usagi provocava.
- Ehi piccola, tutto a posto? - per risposta ottenne
solo il rumore dello sciacquone.
Piano piano la porta si
riaprì e rivelò un faccino pallido e provato dagli sforzi.
- Non ce la posso fare, di questo passo non
sopravviverò neanche all’antipasto - il ragazzo l’abbracciò stretta e la
coccolò un pochino, giusto il tempo di farle tornare un colorito sano.
- Non ti preoccupare, ci sono io con te. E poi mica dobbiamo confessare un omicidio. Infondo
diventare nonni è una cosa meravigliosa no? -
- Chi è che diventa nonno? - orecchie indiscrete
avevano assistito in silenzio al discorso dei due piccioncini.
Silenzio.
Ansia.
Paura.
Terrore.
Panico.
- Ciao papà - la voce che le uscì dalla gola risultò un po’ troppo stridula per sembrare la sua naturale.
- Ciao tesoro, buonasera Mamoru - disse con una tale
calma.
- Buonasera signor Tsukino - si affrettò a rispondere
il ragazzo.
- Allora chi è che diventa nonno? - tornò sulla sua
domanda, spinto apparentemente da semplice curiosità.
O la va o la spacca.
- Tu - rispose semplicemente Usagi facendo gelare il
sangue nelle vene di un ormai rassegnato Mamoru.
Chiedo scusa per il ritardo enormissimo,
ma il lavoro e la mia nuova casetta mi portano via più tempo di quanto io non voglia.
I ringraziamenti li rimando
al prossimo capitolo. Intanto godetevi questo secondo e spassosissimo capitolo.
Stava venendo un po’ troppo lungo così ho dovuto dividerlo in due, e allora mi
sono chiesta: perché non interromperlo in un punto in cui so che mi uccideranno
tutti???? Bene sono pronta per essere giustiziata, ma
così non conoscerete mai la reazione del padre mi Usagi… HIHIHI.
Un bacio e a presto. Usa.