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Autore: Medea00    07/04/2013    11 recensioni
“Ci siamo ubriacati.” Constatò Blaine: lo fissò come se cercasse nell’altro una conferma. O una risposta. O, piuttosto, un modo per giustificare le cose.
“Avevamo caldo, e... abbiamo dormito insieme senza vestiti. Tutto qui.”
“Certo. Dormito.”
“Sebastian stai sogghignando?”
“No, affatto.”
“Non ti azzardare a ridere.”
“Non sto ridendo.”
“Ti giuro che se ridi mi alzo e me ne vado.”
“Ti alzi nudo oppure ti passo un paio di pantaloni?”
Genere: Commedia, Erotico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo uno:  Non me lo ricordavo così il Santa Secret.


 





Si dice che a Natale torniamo tutti un po’ bambini.

Sarà perché è il periodo più dolce dell’anno, quello che ti lascia sempre sereno e benevolo con tutti quanti. E in un certo senso è anche quello più caldo e confortevole, considerando le coperte di lana, i maglioni fatti a mano da mamme e nonne ma che sei costretto ad indossare, le cioccolate calde e l’accogliente focolare domestico. Sarà che ci sono alcune cose che, con il passare degli anni, non cambiano affatto, che tu sia piccolo oppure no: la gioia di svegliarsi la mattina con un delizioso profumo di zabaione nell’aria; l’entusiasmo che provi non appena vedi il tuo regalo, lì, impacchettato e perfetto sotto l’albero, con il suo nastro rosso e ghirigori argentati. Ci provi con tutte le tue forze ad indovinare cosa sia, lo scruti, lo scuoti, a volte lo annusi anche –chissà, qualche zabaione confezionato? Non sarebbe male -; eppure, qualsiasi sforzo tu decida di fare, rimani sorpreso lo stesso nel scoprire il mittente, nel leggere il messaggio scritto a mano, nell’osservare la manifattura elegante e delicata della carta regalo.
E ti spunta un sorriso, quando capisci che ti dona sempre una bella sensazione ricevere il proprio regalo di Natale. Non importa l’età che si ha, alcune cose sono salde e immortali.

O quasi.

Perché quella mattina Blaine non si era svegliato con un profumo di zabaione, ma di alcool. E non fu affatto entusiasta nel vedere ciò che, a tutti gli effetti, doveva essere il suo regalo di Natale: adesso lo stava scrutando, sì, ma con occhi increduli e sgranati e, a giudicare dall’aspetto selvaggio e trasandato, gli sembrò anche che fosse stato scosso abbastanza. Più che abbastanza. Rimanendo in metafora, era del tutto privo di carta regalo e non aveva assolutamente nulla di delicato, ma, piuttosto, di travolgente, erotico e passionale.
Era un ragazzo.
E allora, quei segni violacei e rossastri presenti su tutto il suo corpo erano forse una sorta di bigliettino di auguri?
“Oh Dio.”
Si alzò a sedere con uno scatto fulmineo, ricevendo in risposta una forte emicranea che gli fece girare la testa. Si accorse solo un momento troppo tardi che, nel movimento, aveva scostato le lenzuola di cotone completamente stropicciate: non aveva il coraggio di guardarsi.
Ma poi lo fece, un occhio alla volta, e gli venne quasi da piangere perchè si trovava nelle stesse medesime condizioni dell’altro ragazzo. Se non peggiori, visto il mal di testa, la sensazione di nausea e i muscoli completamente irrigiditi.
No. A Blaine Anderson non spuntò affatto un sorriso quando, la mattina del venticinque Dicembre, svegliandosi nel suo piccolo letto della Dalton, trovò Sebastian Smythe ad un centimetro da lui, nudo, pieno di succhiotti e perfettamente rilassato in un sonno pesante.
A pensarci bene, non gli erano mai piaciute le sorprese.

“No.”
Non voleva crederci; non poteva crederci, se ci teneva a rimanere integro e vivo. La luce artificiale del corridoio penetrava dalle fessure della porta e regalava una modesta visibilità della stanza, composta da due scrivanie, una finestra completamente sbarrata, un piccolo bagno e, tra un armadio e l’altro, due lettini. Il primo era perfettamente intatto nelle sue lenzuola tipicamente rosse e blu, sopra il quale erano abbandonati in malo modo i vestiti di Sebastian; il secondo, invece, era quello su cui stavano loro due.
Si chiese dove fossero spariti i suoi, di vestiti, ma poi li trovò, sparsi tutti intorno al letto, accanto a delle cravatte arricciate ed un cestino contenente qualche carta ed un pacchettino usato di durex.
“Oh no, assolutamente no, non è possibile.”
Con la coda dell’occhio, posò di nuovo lo sguardo sul su Sebastian, beatamente sdraiato che abbracciava quello che, un tempo, era un cuscino morbido e innocente. Qualche ciuffo di capelli –completamente scompigliati, come se qualcuno li avesse tirati e stretti durante la notte– cadeva languidamente sulle ciglia morbide, che sfioravano appena una parte del suo braccio; era talmente vicino che sarebbe riuscito a contare tutti i nei sul suo collo. O almeno quelli non coperti da succhiotti.
E no, non era quella la vicinanza consentita ad un amico. Non con quell’odore di alcool nell’aria e nessun vestito addosso. Blaine era il suo migliore amico, in realtà, da tipo un anno, e che diavolo era successo, anzi, come diavolo era potuto succedere?
“No Blaine” mormorò a se stesso, prendendo respiri profondi e socchiudendo gli occhi: “Rilassati, calmati, va tutto bene. Sei ancora sbronzo. E’ tutto un sogno, quindi, datti una mossa e svegliati.”
Chiuse gli occhi, restando in quella posizione per diverso tempo: la schiena calda appoggiata al freddo muro della camera e le lenzuola che lo coprivano dal ventre in giù, lasciando libera soltanto una gamba maldestramente intrecciata a quella di Sebastian.
Ecco, il calore che provava all’altezza del polpaccio era abbastanza distintivo, così, controvoglia, riaprì gli occhi. Senza nemmeno bisogno di specificarlo Sebastian era ancora lì, con la sua schiena tonica sommersa da una tempesta di succhiotti.
Dio, erano tanti. Tantissimi. Quanti cavolo erano? Troppi. Si confondevano con il tatuaggio che aveva sul fianco sinistro: una frase di una canzone, probabilmente. Improvvisamente trovò a chiedersi se l’avesse notata, la scorsa notte, e se l’avesse baciata prima di lasciare qualche marchio con la lingua e-
“No. Oh no. No no no no.”
“Blaine, ti prego, io sto dormendo.”
Si immobilizzò all’istante. Perchè la voce appena udita non poteva essere quella di Sebastian. Perchè lui non si stava sfregando i suoi occhi chiari, imprecando qualcosa di indefinito prima di aprirli lentamente. Perchè lui non lo stava guardando come se tutto ad un tratto fosse stato catapultato in una quarta dimensione, e quello intorno non fosse affatto un mondo parallelo ed immaginario.
E beh, almeno fu di consolazione vedere una reazione non molto diversa dalla sua.
“... B-Blaine? Che cazzo è successo?” Lo vide annaspare per qualche secondo, in cerca di aria, e con un filo di voce disse: “Voglio dire, tu, noi-“
“Sì.” Aveva la gola secca. “Cioè, no. Credo di no. Insomma, non può essere.”
“Giusto”, affermò lui, altrettanto incerto, “Perchè... perchè sarebbe impossibile.”
“Assolutamente.” Blaine cercò di avvicinarsi il lenzuolo, ma non appena lo fece notò che anche la più piccola azione avrebbe scoperto il fianco di Sebastian: rimase immobile con i muscoli tesi e gli occhi che saettavano alla ricerca di qualsiasi cosa che non lo facesse mortificare.
Sebastian, dal canto suo, si voltò, passandosi una mano sul viso, e poi la intrecciò ai suoi capelli scompigliati, tirando la testa all’indietro ed emettendo un lungo, sonoro sospiro.
Mossa sbagliatissima.
Blaine sentì immediatamente qualcosa, anzi, una cosa specifica chiamarlo sull’attenti, ma lui scosse la testa e cercò in tutti i modi di concentrarsi solo ed unicamente sul punto della situazione, perchè ci doveva essere un motivo.
“Dunque, cerchiamo di ragionare. Noi siamo stati a quel party di Natale, ieri sera...”
Oh giusto, il party: improvvisamente dei flash di vodka, musica e Martini piombarono davanti ai loro occhi. Si ricordarono degli shottini, dei balli di gruppo e delle tante risate scambiate con il resto del gruppo.
Si ricordarono anche di quel video in cui ballavano Harlem Shake con il mascara e i rossetti, ma sinceramente sperarono che qualcuno lo avesse bruciato.
Almeno, adesso, avevano spiegato il mal di testa ma francamente in quel momento sembrava il quesito meno importante di tutti.
“Ci siamo ubriacati.” Constatò Blaine: lo fissò come se cercasse nell’altro una conferma. O una risposta. O, piuttosto, un modo per giustificare le cose. “Avevamo caldo, e... abbiamo dormito insieme senza vestiti. Tutto qui.”
“Certo. Dormito.”
“Sebastian stai sogghignando?”
“No, affatto.”
“Non ti azzardare a ridere.”
“Non sto ridendo.”
“Ti giuro che se ridi mi alzo e me ne vado.”
“Ti alzi nudo oppure ti passo un paio di pantaloni?”
Avvampò fino alla punta dei capelli e bisbigliò un “idiota” con voce spezzata e meccanica, dandogli anche un piccolo pugno sulla spalla. Sebastian si finse tranquillo, perfino divertito, ma non appena Blaine affondò il viso contro il cuscino, come disperato, l’espressione sul suo viso mutò radicalmente, trasformandosi in una smorfia seria.
Perchè, per quanto provassero ad autoconvincersi che quella notte non avessero fatto proprio niente, le prove del misfatto erano lì, davanti a loro, situate in una trentina di succhiotti e contornate da una camera messa completamente a soqquadro.
Non appena si guardarono lo capirono entrambi.
“E’ un disastro.”
Sebastian annuì, e stavolta sul volto non c’era l’ombra di un sorriso.
Nessuno dei due avrebbe mai considerato una cosa del genere, nè voluta. Sarebbe potuto andare peggio soltanto se-

“Hei Seblaine! Avete finito le vostre docce mattutine? Guardate che io e Nick non ci teniamo a-“
La porta si aprì di scatto, mostrando Jeff, da un lato, con la sua divisa inamidata ed il suo sorriso smagliante, mentre dall’altro soltanto loro, sul letto, sotto a delle lenzuola disfatte e con i respiri mozzati a metà.
Non fecero nemmeno in tempo a dire una parola che Jeff aveva già cominciato a urlare con tutto il fiato che aveva in corpo, indicandoli come se fossero un fenomeno da baraccone.
“Non ci posso credere!”
“Jeff”, tentò di dire Sebastian, “Non, non è come credi, noi non...”
“Ragazzi, venite qua! Questa è da non perdere!”
Sebastian stava già per alzarsi verso di lui e sbattergli la porta in faccia, magari dandogli anche un pugno o due, quando Blaine con uno slancio lo bloccò per un polso; gli bastò un’occhiata spaventata per suggerirgli di restare coperto, perchè ah, giusto, lui era nudo, e pieno di succhiotti, e così lo era anche Blaine.
E intanto mezzo cast dei Warblers si era già avventato sulla porta. C’era chi rideva, chi invece li fissava allibito. Chi stava facendo delle maledettissime foto e Wes, in cima a tutti, con il martelletto in mano che rischiava di scivolargli dalle dita.
Blaine e Sebastian si dissero tutto con uno sguardo: negare. Negare l’evidenza, sempre e comunque.
David incrociò le braccia al petto, guardandoli soddisfatto.
“E finalmente i due sex symbol della scuola l’hanno fatto insieme.”
“NO!”
Lo urlarono in coro, così, per peggiorare ulteriormente la situazione. Inutile dire che nessuno dei presenti credette ad una singola parola. Inutile dire che loro due si sentirono sprofondare, mentre il resto del mondo si lanciava in applausi e commenti coloriti.

Blaine voleva sotterrarsi. Voleva ficcare la testa in una fossa e riemergere a Natale dell’anno successivo. Voleva dare fuoco a qualsiasi alcolico presente sulla faccia della terra, uccidere tutti i suoi amici sotto atroci sofferenze e in cima alla lista delle esecuzioni ovviamente c’era-
“E insomma”, disse Sebastian, “Buon Natale.”









***


Angolo di Fra

Una gentilissima anon di spotted LJ&EFP stamattina mi ha ricordato che oggi è la Seblaine Sunday. E che io non posto Seblaine da troppo tempo.
Quindi eccovi qui una bella Seblaine per voi, e indovinate? E' una mini-long. E penso di aggiornare ogni domenica. Giusto per far contente tutte le "visionarie" Seblainer.
Spero che vi piaccia quanto è piaciuto a me scriverla perchè mi sono divertita tantissimo!

   
 
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