Capitolo XI
Rivelazioni
Castello
della famiglia Montagu
Beaulieu, Inghilterra
La cerimonia,
celebrata poche ore prima nella
piccola abbazia di Beaulieu, era stata breve e con pochissimi invitati.
Data la
rapidità con cui Lord Thornton aveva voluto fissare la data, non c’era
neppure
stato il tempo di radunare più persone, ma a lei non importava.
L’unica cosa
che la lasciava perplessa era la
fretta che le aveva imposto Nicholas, il quale non aveva neppure voluto
attendere l’arrivo dei suoi familiari; a dirla tutta non era neppure
certa che
li avesse avvertiti dell’imminente matrimonio.
Gli unici
presenti da parte dello sposo erano lo
zio, Sua Grazia il Duca di Lyndham, ed Everly, il di lui maggiordomo.
Ma del
resto, anche da parte della sposa la lista si esauriva rapidamente:
pochi domestici
affezionati, una vecchia amica della sua povera madre con la famiglia e
Lord e
Lady Chapman, in rappresentanza di sua Maestà
Dopo la
celebrazione, era seguito un piccolo
rinfresco al castello.
Non era stato
il matrimonio che sognava da
bambina, con una cerimonia semplice, attorniata da familiari e pochi
amici
intimi, ma accompagnata da una grande festa cui avrebbe partecipato
tutto il
paese. Ad ogni modo in quelle circostanze non lo avrebbe neanche voluto.
Nicholas le
aveva assicurato che, non appena la
faccenda con Hewitt si fosse conclusa, l’avrebbe accompagnata a
conoscere i
suoi genitori e lì avrebbero festeggiato in maniera ufficiale il loro
matrimonio.
Ad essere
sincera, non ci teneva affatto. Ora
che era diventata Lady Thornton, futura duchessa di Lyndham, riusciva a
provare
solo tanta tristezza e un’incredibile voglia di fuggire lontano.
Si sentiva in
trappola.
Non era colpa
di Nicholas. Lui si era sempre
comportato in maniera ineccepibile, con gentilezza e pazienza, tanto da
esserne
addirittura sorpresa.
Era lei che
si sentiva come svuotata dentro.
Non riusciva
a smettere di pensare ad André e
il suo ricordo la tormentava giorno e notte; si malediceva in
continuazione per
la propria stupidità e per aver deciso di fuggire da lui. Così facendo
si era
condannata ad una vita infelice accanto ad un uomo che non avrebbe mai
potuto
amare.
Anche se
Nicholas risvegliava in lei una
passionalità e un desiderio sopiti da tempo, tuttavia non sarebbe mai
riuscito
a smuovere il macigno che gravava sul suo cuore, soprattutto perché si
era resa
conto d’averlo sposato solo per solitudine e per riuscire ad ottenere
giustizia
per suo padre, quella giustizia che tanto a lungo aveva inseguito.
Ironia della
sorte, alla fine di tutta quella
storia, era stata lei stessa a vendersi per ottenere qualcosa ed ora
poteva
solo disprezzarsi per questo.
Suo marito, e
in questo doveva rendergli
merito, sembrava aver capito perfettamente il suo stato d’animo e le
aveva
promesso che avrebbe atteso con pazienza finché non fosse stata pronta
ad
amarlo.
Mentre
Lynnette, la sua cameriera personale, la
stava aiutando a togliersi l’abito nuziale e prepararsi per la notte,
Lady
Sarah pensava con apprensione che, molto probabilmente, quel momento
non
sarebbe mai giunto.
Cos’avrebbe
dovuto fare, in quel caso?
Continuare a
privare Lord Thornton di sua
moglie, oppure concedersi a lui senza amore? Del resto lo aveva già
fatto, in
poche altre occasioni. Ma la situazione era diversa: allora non era
sposata,
non aveva pronunciato dei voti… Concedersi a suo marito continuando ad
amare un
altro le sembrava un tradimento e, per quanto non amasse Nicholas,
tuttavia
stava imparando a rispettarlo e non le sembrava giusto privarlo della
felicità
che una vera moglie innamorata avrebbe saputo dargli.
Inoltre, se
si fosse concessa a lui senza
amore, avrebbe provato almeno la metà delle meravigliose sensazioni che
solo
con André aveva vissuto? O sarebbe, come sempre, subentrato il disgusto
per un
atto compiuto senza sentimento?
Sentì gli
occhi riempirsi di lacrime e congedò
rapidamente Lynnette, affinché non la vedesse piangere.
Suo marito,
in quel preciso istante, stava
sistemando le proprie cose in una delle camere degli ospiti; si erano
accordati
che avrebbero trascorso la settimana a Beaulieu, prima di tornare a
Londra,
ospiti del duca di Lyndham finché non fossero riusciti a portare a
termine il
piano per incastrare Hewitt. Il matrimonio a Beaulieu era stato una
necessità,
per evitare che Hewitt ne venisse a conoscenza e sospettasse l’inganno.
Ma era
anche stato l’unico regalo di nozze che lei aveva richiesto: temeva
ancora di
non riuscire a riscattare il nome della sua famiglia e voleva rivedere
di
nuovo, forse per l’ultima volta, i luoghi della sua infanzia, prima che
il
castello le fosse sottratto per sempre.
Pensò a
Nicholas e a come le aveva fatto capire
di tenere a lei, a quanto la desiderasse… Forse se si fosse abbandonata
tra le
sue braccia, assecondando il desiderio e la passione che lui sapeva
risvegliarle,
non sarebbe stata un’esperienza tanto brutta. E forse, così facendo,
sarebbe
riuscita ad affezionarsi all’uomo col quale aveva deciso di dividere la
propria
vita.
In fondo suo
marito non meritava che lei lo
umiliasse a tal punto.
Si asciugò le
lacrime e decise di raggiungerlo
in salotto, dove aveva detto che l’avrebbe attesa per augurarle la
buona notte.
Indossò una vestaglia da camera, raffinata ma tutt’altro che seducente,
sopra
una camicia da notte di pizzo italiano. E mentre scendeva le scale si
disse che
forse valeva la pena di scoprire meglio l’uomo che aveva sposato.
Appartamento
del Capitano Harmon Rabb
Hyde Park, Londra
La telefonata
con il Segretario era stata burrascosa. Harm
aveva tentato di fare comprendere al superiore che le indagini non
potevano
essere sospese o inventate solo per far piacere alla stampa.
Gli inglesi
avevano mentito, si doveva giungere a scoprire
il perché di tutto quel castello di menzogne.
Tuttavia non
c’era stato verso di convincerlo e aveva
dovuto eseguire l’ordine comunicandolo anche a Mac, la quale, com’era
prevedibile, s’era infuriata accusandolo delle peggiori cose, dalla
codardia al
servilismo nei confronti dei suoi superiori.
Entrò in casa
sbattendo la porta e gettò nervosamente la
borsa a terra.
Sentiva
Belinda che si affaccendava in cucina ma
volutamente la ignorò, preferendo andare in camera, cambiarsi e
buttarsi sotto
una doccia per cercare di scordarsi quella giornata nera. In tutti i
sensi.
Non
sopportava di litigare con Mac a quella maniera. Gli
faceva venire i bruciori di stomaco.
Uscì dalla
doccia più arrabbiato che mai, ma non ce
l’aveva con l’amica, quanto piuttosto con se stesso per non essere
stato in
grado di tenere testa al SecNav. Che stesse davvero perdendo lo smalto
di una
volta?
Andò in
cucina e salutò Belinda con un bacio frettoloso,
dirigendosi immediatamente dopo nel salotto e stravaccatosi sul divano
accese
la televisione, sintonizzandosi su un programma sportivo.
Belinda
rimase stupita da quell’insolito atteggiamento da
parte di Harmon. Non gli era consono arrivare a casa, sbattere la porta
e quasi
non degnarla di uno sguardo. Di solito quando rientrava dopo una
giornata
lavorativa, anche se era stanco o in pensiero per qualche motivo, la
prima cosa
che faceva era andare a salutarla con affetto e qualche volta… arrossì
al
pensiero.
Invece, da un
po’ di giorni a quella parte, lui la stava
ignorando e quando lei gli domandava cosa c’era che non andasse
rispondeva
evasivo di non preoccuparsi, che tutto era ok, e che si trattava solo
di
preoccupazioni di passaggio.
Non capiva
più con chi aveva a che fare. Quell’Harmon non
era l’uomo di cui si era innamorata. Quell’Harmon era chiuso, parlava
solo per
enigmi, non si confidava più con lei.
Abbandonò la
frittata sul fuoco e lo raggiunse in salotto.
Si sedette
sul divano accanto a lui e gli prese il
telecomando dalle mani spegnendo il televisore.
“Mi vuoi dire
cosa ti tormenta Harmon?” domandò.
Lui non
replicò. Odiava sentirsi chiamare con il nome per
esteso, neanche Trish lo faceva più.
“Non c’è
nulla che non va, Linda” cercò di rassicurarla. “Ho
solo delle grosse grane sul lavoro.”
“Perché non
me ne parli? Lo fai sempre. Dici che la mia
opinione ti aiuta a vedere le cose in maniera obiettiva.”
Già perché
non
gliene parlo?, si
chiese Harm.
Belinda lo
guardava, in attesa di una risposta, ma a lui
non andava di dirle alcunché. Lei non avrebbe compreso la complessità
di quello
che aveva dovuto affrontare quella mattina al telefono con Sheffield.
Anche
Mac, a dire il vero, non l’aveva compreso, ma lei almeno lo conosceva
davvero e
dentro di sé sapeva che avrebbe fatto in modo di conoscere la verità.
Se avesse
raccontato a Belinda della telefonata di quella
mattina, molto probabilmente, anzi certamente, lei gli avrebbe risposto
con un
“Hai fatto il tuo dovere Harmon. Cos’hai da rimproverarti?”.
Come farle
capire che lui non era quello che lei vedeva?
Come farle comprendere che non era affatto giusto nei confronti di quei
soldati
americani rinchiusi in prigione con l’accusa di omicidio lasciare che
tutto
s’insabbiasse?
Si rinchiuse
in un silenzio, tipico dei suoi che Sarah
così ben conosceva e interpretava, ma che Belinda non comprese.
Recuperò il
telecomando dalle pieghe del divano e riaccese
Non sapendo
cosa fare e come comportarsi, Belinda si alzò
e tornò in cucina prima che la frittata bruciasse del tutto.
Si sentiva
confusa, messa da parte. Non riconosceva più
l’uomo solare, aperto e brioso che aveva conosciuto qualche mese prima
e che
l’aveva affascinata con i racconti delle sue imprese passate da pilota
in
quell’essere taciturno che non le diceva più nulla e che la sera si
girava
dall’altra parte del letto dopo averle borbottato un distratto “buona notte”.
Castello
della famiglia Montagu
Beaulieu, Inghilterra
Era arrivata
in fondo alla scala quando sentì
delle voci provenire dal salotto. Credeva di trovare suo marito solo, e
invece…
Vide il maggiordomo giungere proprio da quella
direzione e lo fermò.
“Albert, chi
c’è con Lord Thornton?”
“Un signore
da Londra, Milady. Doveva portare un’importante
notizia a Milord.”
Sorpresa da
quel fatto, congedò Albert e fece
per tornarsene in camera, evitando di disturbare Nicholas, ma udì
proprio la
voce di suo marito:
“Quindi il
mio piano ha funzionato!”.
“Certamente,
Nick. E quel bastardo di Cedric
Hewitt da oggi è in carcere, come speravi.”
“Fantastico,
Tommy!”
“E così,
Nick, sei finalmente riuscito nella
tua vendetta!”
Che cosa stavano dicendo? Hewitt
in carcere? Vendetta?
All’improvviso ricordò la prima conversazione
avuta con Nicholas a proposito di Hewitt: lui aveva detto che Cedric
aveva
fatto del male ad una persona cui teneva moltissimo.
Ma... Come
poteva essere già in carcere se non
avevano ancora attuato il piano?
A meno che…
Si soffermò
per un attimo a riflettere e quando
comprese che per portare a termine il piano di Nicholas di fingersi uno
sprovveduto allevatore di cavalli non occorreva affatto che lei lo
aiutasse,
come lei stessa aveva osservato la prima volta che lui le aveva
sottoposto
l’idea, diede anche un senso a tutto quanto, a ciò che aveva appena
sentito e
alle nozze celebrate in tutta fretta, e sentì la rabbia crescerle
dentro.
In tutto quel
tempo in cui le aveva fatto
credere di avere un piano per aiutarla, lui aveva già messo in atto
tutto
quanto.
Non poteva
essere altrimenti. Probabilmente
erano mesi che ci stava lavorando… Eppure le aveva lasciato credere che
avrebbe
agito solo se lei lo avesse sposato.
Ed ecco
spiegato anche il perché della cerimonia
tanto affrettata: non voleva correre il rischio che Hewitt fosse
arrestato
prima che lei lo sposasse, altrimenti sapeva bene che non avrebbe mai
acconsentito al matrimonio.
Maledetto!
L’aveva costretta a sposarlo con l’inganno.
Furiosa con
lui e con se stessa per essersi
lasciata abbindolare tanto ingenuamente, attese finché suo marito non
uscì dal
salotto per accompagnare personalmente l’ospite alla porta; quindi
entrò nella
stanza, ad aspettare il suo ritorno.
Pochi istanti
dopo Nicholas comparve e, nel
vederla, l’occhio sano gli si illuminò.
“Mia cara”,
disse avvicinandosi per baciarle
una guancia. Ma, scorgendo l’ira nei suoi occhi, si fermò a metà strada.
“Che cosa vi
succede, Sarah?”
“Avete avuto
ospiti…” disse lei, con
noncuranza.
“Sì, un amico
da Londra, che è venuto a
congratularsi per le nozze. Lo avevo invitato, ma si trovava a
Southampton per
affari… è passato a salutarmi prima di rientrare a Londra. Vi manda i suoi migliori
auguri…”
“Bugiardo!”
lo interruppe lei.
“Scusate…
come dite?” chiese sorpreso lui.
“Ho detto che
siete un bugiardo”, replicò
serafica.
“Che cosa
state insinuando, Milady?” domandò
lui, la voce improvvisamente più fredda.
“Non sto
insinuando nulla. Vi sto dicendo che
state mentendo.”
“Milady, voi
sapete quanto io vi ami... Ma vi
consiglio di non approfittarvi troppo dei miei sentimenti e della mia
dedizione
per voi… potreste pentirvene” la mise in guardia, con voce dura.
Per un attimo
la sua affermazione la stupì e le
smosse qualcosa dentro: lui l’amava?
E quando mai gliel’aveva detto? O anche
soltanto fatto capire?
L’unica cosa
che le aveva lasciato ad intendere
era quanto la desiderasse… Per un attimo ripensò al momento in cui
l’aveva
stretta tra le braccia dopo averla salvata da Taylor, ma scacciò
rapidamente il
pensiero, assunse un’aria dura e beffarda e domandò:
“E ditemi,
Milord: è perché mi amate tanto che
avete deciso di costringermi a sposarvi con l’inganno?”
“A cosa vi
riferite?”
Lo sguardo
dell’occhio privo di benda non
vacillò neppure per un secondo. Quell’uomo era davvero un essere privo
di
qualunque morale.
“Al vostro
piano. E alla cattura di Hewitt.
Ditemi: da quanto tempo ci stavate lavorando?”
“Quasi sette
mesi” rispose lui, con una calma e
una semplicità che la fecero andare su tutte le furie.
“E perché,
allora, mi avete detto che se non
avessi acconsentito a sposarvi non mi avreste aiutato?” chiese lei,
alzando di
un tono la voce.
“Non ho mai
detto questo” disse lui.
“Ma avevate
perfettamente capito che io credevo
che il nostro accordo fosse in questi termini. Perché avete lasciato
che
continuassi a pensarla così, anche quando sapevate benissimo che le
cose
stavano diversamente?”
“Perché se
aveste saputo come stavano davvero
le cose, non mi avreste mai sposato” rispose lui, imperturbabile.
“Ci potete
giurare!” gli urlò lei in faccia.
“Siete un bastardo, anche voi come tutti gli uomini che ho conosciuto!”
continuò piena di rabbia, chiedendo mentalmente perdono ad André,
l’unico che
non avrebbe mai incluso nella lista. Ma non era il momento di
sottilizzare.
Poi, non
paga, aggiunse, senza dargli neppure
il tempo di replicare, ma del resto egli la stava ascoltando serafico,
non
dicendo assolutamente nulla per difendersi o per obiettare:
“E’ sicuro
che se avessi saputo che Hewitt era sul punto di essere arrestato, non
vi avrei
mai e poi mai sposato! Io non ho mai avuto intenzione di sposarmi…”.
A
quest’ultima affermazione,
suo marito la sorprese:
“Oh… Ma io
non intendevo affatto questo, quando
vi ho detto che non mi avreste sposato se solo aveste saputo”.
“E che
cosa intendevate, allora?” domandò lei, per un attimo spiazzata dalle
sue
parole.
“Dovevate
trovare un motivo per convincere voi
stessa. L’unica ragione che non vi avrebbe fatto fuggire da me.”
“State
insinuando che io desideravo sposarvi,
ma che non lo avrei mai ammesso, e soprattutto non lo avrei mai fatto
se non mi
fossi sentita costretta?”
“Precisamente.”
“Voi siete
pazzo. Pazzo e presuntuoso. Per
desiderare di sposarvi, come minimo avrei dovuto provare qualcosa per
voi…”
“Voi già mi
desiderate, Milady”, la interruppe
lui.
“Non è
affatto vero!”
“Chi è che
sta mentendo, ora?” domandò lui,
sollevando impercettibilmente il labbro, nell’accenno di un sorriso.
“Ho capito
che mi desiderate da come avete risposto al mio bacio quando vi ho
salvato da
quel farabutto. Avrei potuto conquistare il vostro cuore come e quando
avessi
voluto…”
“Ma non avete
neppure tentato. Avete preferito
mentirmi, e sposarmi con l’inganno.”
“Io non vi ho
mai mentito, Milady. Siete stata
voi ad aver tratto certe conclusioni.”
“Sottigliezze,
Milord. Voi sapevate come la
pensavo. Lo avevate capito benissimo.”
“Certo. Ma
ditemi, Lady Sarah: davvero avreste
permesso al vostro cuore di innamorarsi di me? Davvero avreste permesso
che vi
corteggiassi, al punto da farvi innamorare, se vi avessi detto come
stavano
davvero le cose?”
“No. Certo
che no. Ma solo perché non mi
piacete, Milord. Non mi piacete e non mi siete mai piaciuto” disse
sprezzante.
Poi aggiunse: “E non è affatto vero che vi desidero”.
“Voi dite?”
la stuzzicò, avvicinandosi lentamente
a lei con una luce provocante nello sguardo.
Dannazione a
lui! Ma perché, in certi momenti,
quando si divertiva a giocare con lei, le ricordava così tanto André?
Arretrò di un
passo, ma lui fu più svelto e
l’afferrò per un braccio.
“State
scappando…” sottolineò divertito.
“Non sto
scappando” ribatté lei, indomita.
“Non fuggire
da me, Sarah…” mormorò lui, con la
voce improvvisamente più roca.
La sua mano
le arrivò dolcemente alla nuca,
avvicinandole il volto per baciarla.
Lei riuscì
solo a pensare per un breve attimo
che avrebbe voluto respingerlo. Ma, non appena si posarono sulle sue,
le labbra
di suo marito la stregarono. Il suo sapore risvegliò in lei ricordi
lontani,
mentre la barba le solleticava piacevolmente la pelle.
Fu incapace
di resistere. Rispose al bacio come
se si trovasse tra le braccia di André, abbandonandosi
completamente al suo ardore e passandogli le
mani tra i capelli.
Lui mormorò
di piacere e la strinse a sé con
più impeto; poi, rapido, sciolse il nodo alla cintura e le abbassò la
vestaglia
sulle spalle, lasciandola coperta soltanto dalla camicia da notte.
Quindi, con
mani affamate di lei, fece scivolare anche il leggero tessuto in pizzo
color
avorio e le accarezzò sensualmente la pelle, mentre la sua bocca non le
dava
tregua.
Lei
rabbrividì a quelle carezze, a quelle mani
che le smuovevano l’inconscio, facendole riaffiorare ricordi dolci, ma
al tempo
stesso troppo dolorosi.
Furono quei
ricordi a trafiggerle il cuore e a
farle provare ribrezzo per quanto stava per permettergli. Aveva avuto
la
risposta che soltanto poco prima cercava: se si fosse abbandonata al
desiderio
che provava per Nicholas Thornton, certamente lui le avrebbe fatto
provare
sensazioni molto simili a quelle che aveva vissuto con André. E,
probabilmente,
alla lunga, avrebbe finito per innamorarsi di lui.
Ma Lord
Thornton, come uomo, non valeva neanche
la metà di André D’Harmòn!
Non appena
lui abbandonò le sue labbra per
baciarle la curva delle spalle, disse fredda:
“Lasciatemi.”.
“No… No,
Sarah…”
Per un attimo
il suo sussurro le sembrò dolce e
disperato, e per poco non fu tentata di lasciarlo continuare. Oramai
era certa
che far l’amore con lui sarebbe stata un’esperienza appassionante e
coinvolgente.
Ma ogni volta
che quell’uomo la toccava,
risvegliava in lei il ricordo di André.
E ogni volta
quel ricordo la devastava.
Soprattutto
ora che, con Hewitt finalmente
nelle mani della giustizia, avrebbe potuto lasciarsi i problemi della
sua
famiglia alle spalle e tentare di ritrovarlo, per supplicare il suo
perdono. Invece
proprio in quel momento si trovava intrappolata in un matrimonio che
non
avrebbe mai voluto se non si fosse sentita tanto sola, disperata e
profondamente determinata a riscattare l’onore dei Montagu, non fosse
altro che
per dare un senso all’aver rinunciato per sempre all’amore.
Sentì la
rabbia montarle dentro più forte di
prima: la rabbia contro se stessa e la sua stupidità e contro
quell’uomo che
voleva farla sua e privarla anche dei meravigliosi e unici ricordi che
ancora
la legavano ad Andrè D’Harmòn.
Si divincolò
con forza e, quando lui tentò di
afferrarla di nuovo, gli rifilò un ceffone e gli urlò in faccia tutto
il suo
disprezzo:
“Non mi
avrete mai! L’unico modo per avermi,
sarà prendermi con la forza”.
Lo vide
impallidire e irrigidirsi per contenere
la rabbia.
“Non ho mai
dovuto usare violenza ad una donna
per averla.”
“Allora
dovrete accontentarvi di una moglie
solo di nome, perché io non sarò mai vostra. Voi mi disgustate, Lord
Thornton.
Esattamente come mi hanno sempre disgustata tutti gli uomini cui ho
concesso il
mio corpo…”
“Vi
disgustava concedere le vostre grazie anche
all’uomo di cui vi dite ancora innamorata?” chiese lui.
“Non vi
permetto di parlare di lui, né dei
sentimenti che nutro per lui…”
“Parliamo
allora degli altri uomini a cui vi siete
concessa…”
“E’ accaduto
solo poche volte e solo per ottenere
qualcosa in cambio.”
“Grazie a me
otterrete comunque la restituzione
dei vostri beni e del titolo per vostro fratello” le ricordò lui,
sarcastico,
“perché non dovreste concedere anche a me le vostre grazie?”
“Ma voi, per
avermi, mi avete ingannato. Mi
avete privata della mia libertà. Eppure questo avrei anche potuto
accettarlo,
se non mi aveste mentito. L’avrei accettato e sarei stata per voi una
vera
moglie, anche se il mio cuore non vi sarebbe mai appartenuto…”
“Siete una
cortigiana, e della peggior specie”
disse lui, sprezzante.
“Pensate pure
di me quello che volete, Milord. Non
m’interessa. C’è un’unica persona di cui m’importava l’opinione e
quella
persona non siete voi.”
“E così
ritenete che il matrimonio sia una
prigione…”
“Il
matrimonio con voi di certo.”
“E che mi
dite dell’uomo misterioso di cui
siete innamorata? Mi diceste che anche lui vi aveva chiesto in sposa.
Come mai,
se lo amate tanto, siete fuggita da lui e dalla sua proposta?” chiese
lui,
crudele.
Prima che
potesse rispondere, aggiunse,
facendola impallidire:
“Lasciate che
vi dica io il perché: Lady Sarah
Jane Montagu, voi avete paura dell’amore. E avete il terrore di fidarvi
di
qualunque uomo, compresi quelli realmente innamorati di voi. Inoltre vi
ritenete responsabile del suicidio di vostro padre. Ecco perché siete
fuggita
dall’uomo che dite di amare e che, a quanto raccontate, vi amava alla
follia.
Privandovi dell’amore continuate a punirvi per quella che ritenete
essere la
vostra colpa. E per lo stesso motivo vi siete sempre impedita di
abbandonarvi a
quello che provate per me. Ora avete deciso di disprezzarmi, di odiarmi
e di resistermi,
e in questo modo potete considerarmi come tutti gli uomini della vostra
vita, a
partire da vostro padre: uomini immeritevoli del vostro amore e della
vostra
fiducia. Il vostro innamorato misterioso resta l’icona di perfezione,
perché
siete stata voi ad abbandonarlo… non gli avete neppure concesso il
tempo di
essere un semplice essere umano, con errori e difetti, e pertanto
deludervi…”
Lei rimase
immobile e in silenzio, mentre le
lacrime cominciavano a rigarle il volto.
Non lo aveva
mai sentito parlare tanto a lungo.
Come aveva fatto quell’uomo a capire così tanto
di lei?
Com’era possibile che fosse riuscito a mettere
a nudo così completamente il suo animo, pur conoscendola da poco tempo?
Sembrava
essere parte dei suoi pensieri...
Quante volte
si era detta che se non fosse
stato per lei suo padre non si sarebbe suicidato? Quante volte aveva
disprezzato
gli uomini perché li riteneva tutti volere un’unica cosa?
Dopo averlo
abbandonato sulla Medea,
quanto
spesso si era domandata cos’avesse di speciale André François D’Harmòn
per
averla fatta innamorare? E quante volte si era detta, pur di
convincersi che
stava facendo la cosa giusta a lasciarlo, che se lo avesse sposato,
prima o poi
anch’egli l’avrebbe delusa?
Dentro se
stessa sapeva bene che ciò non
sarebbe mai successo. E se anche fosse accaduto, l’amore che provava
per lui
avrebbe mitigato il tutto, come accadeva sempre tra ogni uomo e ogni
donna
innamorati.
Del resto
André l’aveva amata, pur sapendo che
si era concessa ad alcuni uomini solo per convenienza. Lui aveva saputo
accettarla e amarla per quello che era realmente, passando sopra
persino a
comportamenti di cui lei stessa non andava fiera. Eppure lei era
fuggita
comunque.
E ora l’uomo
che aveva sposato, l’uomo che le
aveva mentito, le stava dicendo in faccia tutto quanto…
E aveva
maledettamente ragione.
Nicholas la
vide piangere e quell’immagine gli
straziò il cuore: perché mai il destino l’aveva fatto innamorare
proprio di
quella donna?
Avrebbe
potuto avere chiunque, eppure non
voleva altri che lei.
Tentò di
avvicinarsi e prenderla tra le
braccia. Non sopportava di vederla tanto vulnerabile, lei sempre così
fiera e
forte. Si odiava per averle detto tutte quelle cose, anche se erano la
verità.
“Perdonatemi…
Perdonatemi, Sarah…” le disse
dolcemente, cercando di abbracciarla. Voleva stringerla a sé, farla
piangere
tra le sue braccia, confortarla e poi amarla con tutto se stesso, fino
a farle
dimenticare tutte le cose orribili che si erano detti.
Ma lei fuggì
prima ancora che riuscisse a
toccarla. Corse alla porta e, prima di uscire sbattendola dietro di sé,
gli
urlò tra le lacrime:
“Vi odio!”.