Un grazie spontaneo a Tolkien, a chi mi segue, a chi legge ciò che rimo e a chi crede ancora nei sogni.
A voi.
Sono qui per raccontarvi
di una storia, di marce e armi,
di battaglie e scontri,
di hobbit,elfi, nani e orchi.
Ma forse è meglio non raccontare:
in fondo già si sa come deve andare.
Voi questa storia già la conoscete,
inizio e finale ,tutto sapete.
E allora,no, non racconterò niente:
in fondo un menestrello non serve alla gente
che già sa come va a finire.
Ma posso cantare, poetare, guarnire
quello che già si sa ed è successo:
e allora canto di quel Bilbo, lo stesso
che fatto il primo passo fuori dalla porta
e affrontato pericoli di ogni sorta;
canto di Thorin Scudodiquercia e della sua compagnia,
i nani che, con le loro risa, ci han portato allegria;
canto della fine di quell'avventura
e dell'inizio di una nuova paura,
del giorno in cui Frodo comprese e capì,
del giorno in cui insieme al caro Sam partì;
canto del viaggio lungo e tremendo,
di Gollum, così viscido e orrendo;
canto del monte di fiamme e di fuoco,
canto della fine dell'anello e del gioco
che finì male per l'occhio, solo tristezza e dolore;
canto delle risa e del ritorno del sole,
canto della gioia alla fine di ogni storia,
canto dell'amicizia, che è sempre la vera gloria.
Io, menestrello, poeta, bambino
io canto del giusto divino,
di quella giustizia che sempre c'è alla fine
di chi racconta e inventa storie senza spine,
di chi narra di avventure straordinarie,
di chi ci parla di terre lontane,
di chi immagina, vive e sogna ancora,
di chi spera e della fantasia si innamora.