Fanfic su attori > Johnny Depp
Segui la storia  |       
Autore: Princess of Dark    07/04/2013    7 recensioni
Incontrare Johnny Depp è il sogno di tutte noi donne, o almeno era il sogno di Denise.
E lei credeva di stare veramente sognando quando lo incontrò.
Denise ha un lavoro noioso, una migliore amica un po' pazzerella, una vocina maligna nel suo cervello, un "fidanzato" e un sogno nel cassetto. Johnny sarà lì per renderlo vero.
ATTENZIONE:Johnny Depp dovrebbe essere illegale, ma visto che non lo è, va preso come minimo preso a piccole dosi. E' veramente rischioso per la vostra salute una meraviglia così!
Se anche voi lo amate, questa è la ff giusta per voi...aspetto le vostre recensioni!!
Booktrailer: https://www.youtube.com/watch?v=rLHOJc3yhPM
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
«Mmh, a quanto pare Vanessa è riuscita a trovare pace», commentò Johnny, seduto sulla sedia sdraio in giardino con le gambe accavallate, leggendo un giornale di gossip con volto accigliato e interessato.
«E da quando in quando leggi giornali di gossip?», lo presi in giro ridendo, mettendomi una mano sotto il pancione che negli ultimi mesi era cresciuto a dismisura e emettendo un verso di fatica per sedermi. Lui mi fece spazio, scostandosi leggermente, e mi permise di vedere la pagina che stava leggendo. In primo piano, una bella foto di Vanessa che baciava un uomo dai capelli brizzolati e la scritta “Il nuovo amore di Paradis”. Non potei fare a meno di scoppiare a ridere dopo aver letto l’intero articolo.
«Sai, sono contenta per lei»
«A chi lo dici! Non riuscivo a dormire la notte dai sensi di colpa», borbottò, scagliando il giornale sul tavolino e stiracchiandosi.
«Mary e Charlie saranno da noi questa sera», lo informai. «Ho dovuto pregare mia madre di fare altrettanto: non avrei sopportato le sue chiacchiere tutta la giornata», sospirai. Lui rise.
«La gravidanza di rende così cattiva?»
«Preferisci le mie crisi isteriche di pianto?», lo ricattai, alzando un sopracciglio.
«Parlè!», esclamò lui sgranando gli occhi e alzando le mani in segno di arresa. Risi e gli diedi un pizzicotto affettuoso sulle guance.
«E tu hai avvisato Tim?»
«Puntuali per le nove». Annuii.
Erano passati mesi da quando eravamo tornati insieme, Johnny aveva lasciato Vanessa ed affrontato il tema del “fratellino in arrivo” con i suoi figli –Jack si era messo a correre per tutta la casa urlando felicemente di avere finalmente un marinaio in più nella sua ciurma-.
Ero entrata nell’ottavo mese da pochi giorni: avevo messo su parecchi chili, i vestiti non mi entravano più e la mia pancia sembrava una mongolfiera che mi impediva quasi di muovermi; era diventato faticoso sostenere il peso, dormire di lato e non potersi guardare la punta delle scarpe.
Marylin aveva partorito circa un mese fa e la piccola Ester aveva preso tutto dai genitori: era una splendida bimba dalla carnagione del colore del latte e caffè con un paio di occhi enormi e un bel sorrisetto birbante. Un giorno mi avrebbe chiamata “zia Denise”: era un patto che Mary ed io facemmo quando eravamo delle ragazzine e intendevamo rispettarlo. Anche lei non vedeva l’ora di diventare “zia Mary”!
La mamma mi veniva a trovare due/tre volte alla settimana, anche quattro se Johnny era troppo impegnato col lavoro: mi aiutava a cucinare, con le faccende domestiche, mi teneva compagnia, in poco tempo avevamo recuperato gli anni persi, gettandoci il passato alle spalle.
Tim ed Helena spesso venivano nei fine settimana e pranzavamo insieme: erano diventati anche un po’ i miei migliori amici, oltre a quelli di Johnny. Venivano da noi, ci aiutavano, ci parlavano dei nuovi film e le nuove idee contorte che Tim stava pianificando e nella maggior parte le nostre conversazioni finivano in risate.
Per quanto riguarda Keira e Orlando, avevamo perso un po’ i contatti da quando sono partiti per la Spagna: dopo aver girato lì un film, avevano comprato casa ed ora erano ben lontani da noi. Ci sentivamo comunque per telefono ed avevano promesso che ci sarebbero stati quando Baby Depp sarebbe venuto al mondo: anche loro pretendevano di essere chiamati “zii”.
Johnny aveva preso parte a diversi incontri per organizzarsi sul nuovo film: Pirati dei Caraibi 5. Non era ancora sicuro chi lo avesse girato, ma lui aveva già firmato il contratto dicendo che per nulla al mondo avrebbe rinunciato a Jack Sparrow.
E, cosa più fantastica, Johnny mi aveva regalato una casa nuova. Sì, c’è chi regala un anello, un mazzo di fiori, una scatola di cioccolatini… Johnny mi aveva bendata e portata dinanzi alla nostra reggia: una di quelle tipiche villette americane enormi, ad un solo piano, bianche con il tetto in legno, due bagni, una cucina, una stanza da letto e altre due camere (per ora, una era di Baby Depp e una per gli ospiti), un soggiorno e un enorme giardino. Con il prato verde, la piscina infossata e le sedie sdraio, come io avevo sognato molte volte. Era una casa grandiosa, molto luminosa, profumata grazie ai fiori delle aiuole sotto le finestre.
A causa della mia gravidanza, avevamo deciso di sposarci dopo il parto, magari quando il piccolo si sarebbe fatto un po’ più grande da essere lasciato solo con la nonna. Johnny aveva detto che questo doveva essere un regalo di nozze, ma non gli pareva sensato andarci a vivere dopo un anno dalla nascita del bambino!
Qui, tra un po’, ci sarebbe stata tutta la nostra famiglia.
Okay, dopo aver fatto il riassunto della tua meravigliosa vita e quella dei tuoi parenti… vuoi controllare la pentola sul fuoco?!
Oddio la pentola!

«La pentola!», esclamai all’improvviso, alzandomi di botto dalla sdraio.
«Calmati, l’ho tolta io», farfugliò Johnny, alzandosi i suoi occhiali da sole e infilandoli tra i suoi folti capelli. Sospirai sollevata.
«Cosa farei senza di te?»
«A volte me lo chiedo anch’io», farfugliò, prendendomi in giro. Sorrisi, sfilandomi gli infradito e poggiando i piedi sull’erba calda.
Era piena estate, il sole aveva battuto per tutto il giorno e stava per tramontare. Adoravo mettermi accanto a Johnny ad ammirarlo in tutte le sue striature arancioni e rosse mentre spariva dietro quegli alberi in lontananza.
«Papà? Quando arriva zio Tim?». Jack, con in mano una macchinina colorata, spuntò dal soggiorno. Avevo quasi dimenticato i figli di Johnny di là a giocare. Oddio, Lily Rose era abbastanza cresciuta per giocare e se ne stava al telefono con chissà chi mentre Jack giocava!
«Tra un po’, tesoro. Vieni qui». Johnny posò definitivamente il giornale e diede qualche colpo sulle sue gambe. Il bambino fece un enorme sorriso e con una corsa si fiondò sulle gambe del padre che borbottò qualcosa ridendo. Incontrai gli occhi scuri del bambino.
«Ho pensato al nome del mio fratellino», disse infine.
«Davvero? Perfetto!», sorrisi, accostandomi a lui e arruffandogli i capelli.
«Sandokan!», esclamò ad un colpo. Scoppiammo a ridere e guardai Johnny negli occhi.
«La piccola tigre della Malesia: a me piace!», scherzai.
«Sì, come no, anche se pensato a qualcosa tipo Clark o Peter Parker», replicò scherzoso. Non che il nome di spiderman facesse schifo, quand’ero piccola dicevo di volermi sposare con qualcuno di nome Peter!
«Perché invece non lo chiamate Benjamin? O Aron, Steve, Thomas», intervenne Lily, scrollandosi i capelli e raggiungendoci in giardino dopo aver infilato il suo cellulare nella tasca degli shorts di jeans. Sgranai gli occhi.
«Mi piace!», esclamai entusiasta, facendo sobbalzare il piccolo.
«Benjamin?», mi chiese Johnny perplesso.
«No, Thomas», replicai.
«Perché non lo chiamate William? Il diminutivo è Willy! Come Willy Wonka, papà!», replicò Jack. Johnny sorrise furbamente.
«Jack Sparrow e Willy Wonka: il mio prossimo figlio lo chiamerò Sweeney!», esclamò ridendo facendo ridere anche me.
«Lo sai che non è male come idea? Il piccolo Willy… mi piace!», replicai.
«Anche a me!»
«E a me!». Solo Johnny non parlava, fisso e pensieroso in un punto indefinito nel vuoto. Restammo a guardarlo, vedendolo poi sorridere.
«William Depp?», chiese infine. Annuimmo tutti e in quel momento anche il piccolo diede un calcio. Sussultai, portandomi la mano alla pancia.
«Credo che piaccia anche a lui», sorrisi, mordendomi il labbro.
«Voglio sentire, voglio sentire!», esclamò Jack entusiasta, scendendo dalle gambe di suo padre e fiondandosi su di me, porgendo poi l’orecchio sul ventre e attendendo fino a quando Willy non decise di accontentarlo.
La mamma, nonostante glielo avessi ripetuto mille volte questa mattina, venne comunque un’ora prima e mi aiutò con la cena. Avremmo cenato in giardino: si stava da dio dopo le otto, quando smetteva di fare così caldo e diventava una di quelle piacevoli serate d’estate da portare nel cuore per tutta la vita.
Aveva sviluppato un bel rapporto anche con i figli di Johnny, che l’adoravano come se fosse veramente sua nonna.
“è perché mia madre non li lascia mangiare tutte queste schifezze!”, rideva sempre Johnny e, cavolo, aveva proprio ragione. Willy sarebbe diventato il bambino più viziato di questa terra grazie a nonna Emily!
«Uh, sono arrivati!», esclamò nonna Emily, affacciandosi dalla finestra. Anche io intravidi la testa riccioluta di Tim che parcheggiava sul retro e sentii la voce di Helena. Jack corse ad aprire e attese impazientemente che arrivassero.
«Buonasera!», esclamarono e portarono, come sempre, una buona dose di allegria.
William Depp, detto “Willy”. Piacque a tutti l’idea di prendere il nome di uno dei personaggi più amati interpretati da Johnny, dopo quello di Jack Sparrow che aveva già come omonimo Jack Depp.
Willy. Il piccolo Willy sembrava essere anche lui felice di questa nuova casa, questa nuova famiglia, questa nuova vita.


E fu così che William Depp nacque il 3 settembre, a cavallo tra l’estate e l’autunno, quando ci si può permettere di continuare a vestirsi a bretelle e andare al mare.
Era tutto previsto, ero già da due giorni in ospedale e, alle cinque del pomeriggio, lo sentii e capii che era pronto per venire al mondo.
Ora, questo si può definire la “parte traumatica” di ogni donna ma, credetemi, non è assolutamente vero. Certo, non era stato piacevole restare in travaglio per circa due ore, ma Johnny mi aveva dato la mano tutto il tempo e Willy era così impaziente di uscire che c’era voluto poco tempo e fatica.

«Coraggio, Den, ancora una volta»
«Avanti, signorina, è quasi fuori!»
«Respiri ancora!». Tirai un sospiro e strinsi così forte la mano di Johnny da poterla stritolare mentre dall’altro lato sentivo la mamma sussurrarmi qualcosa di incoraggiamento. Urlai, stringendo i denti e serrando gli occhi, fino a sentire delle urla disperate di un bambino.
Il pianto più bello del mondo.
Aprii di scatto gli occhi e mi sentii finalmente come svuotata. La prima cosa che vidi furono gli occhi di Johnny scuri, lucidi, preoccupati e troppo ansiosi.
«Amore… ssh, è tutto finito», mi sussurrò, chinandosi su di me e stampandomi dei baci sulla fronte. Come se ci fossimo scordati di Willy, ci dedicammo delle attenzioni che mi parvero nuove. Johnny vedeva forse qualcuno di diverso davanti a sé? Non più una ragazzina, non più la sua ragazza. Aveva davanti a sé la madre di suo figlio. Le urla del bambino ci distrassero.
«Come sta? Voglio vederlo!», sussurrai flebilmente, scostandomi e cercando di sollevarmi.
«Resta dove sei», mi ammonì la mamma, per poi voltarsi verso i tre uomini in camice bianco che ci davano le spalle. Il bambino non la smetteva di piangere.
«Dottore?», mormorò Johnny con voce tremante. Quello più alto si girò e ci sorrise, venendoci incontro con un fagottino tra le mani.
«I nostri più sinceri auguri per William», ci sorrise, porgendolo poi tra le mie mani.
«Willy», precisai.
«Vi lascio soli», sorrisero i dottori, dopo avermi dato il mio bambino. E anche la mamma, capendo probabilmente le mie emozioni, andò via con loro.
Venni travolta da tutte quelle emozioni che non sapevo neanche esistessero: avevo tra le mie mani un essere vivente che io stesso avevo dato alla vita, dotato di calore proprio che ora riscaldava il mio corpo. Willy aveva smesso di piangere, la sua pelle ancora arrossata era avvolta da un panno bianco, la sua manina piccola come quella di un bambolotto era accostata alla sua bocca e ad occhi chiusi se ne stava immobile tra le braccia di sua madre. La mia lacrima bagnò il panno che circondava Willy e mi tirai su, accostando mio figlio al viso e odorando la sua pelle: l’odore più bello del mondo, giuro. Gemette, contorcendosi un po’, prima di tornare tranquillo. Sorrisi, lo guardai ancora, capii di amarlo davvero più di me stessa.
In quel momento, avrei dato la vita per quel fagottino.
Johnny era rimasto quasi in disparte a fissarci con un volto da ebete sul viso e gli occhi ancora più lucidi per l’emozione. Ci stava concedendo con grande generosità quegli attimi solo miei e suoi, rimanendo distaccato.
«Papà?», sussurrai infine, sollevando lo sguardo verso di lui. Scattò all’istante, irrigidendosi. «Che ne dici di dare un benvenuto al piccolo Willy?», aggiunsi sorridendo. Lui, impacciato come se fosse alle prime armi con un qualcosa più piccolo di un metro, si accostò, allungò le mani tremanti e le poggiò su Willy, circondandolo con delicatezza tale come se avesse paura di fargli del male. Il bambino gemette di nuovo, distendendosi.
«Ehy, piccoletto», sussurrò dolcemente Johnny, sfiorandogli la guancia con un dito mentre si sedeva accanto a me.
«È bellissimo, vero?», sorrisi, restando a guardarli, concedendo a Johnny quegli istanti che prima aveva donato lui a me. C’era silenzio, un meraviglioso silenzio scandito dai respiri di un piccoletto.
«Bellissimo», mormorò Johnny, senza riuscire a staccare gli occhi da Willy, «ti somiglia tanto», aggiunse. La porta si spalancò all’istante, facendoci sobbalzare.
«Non avevo smesso di piangere per due ore di fila, quando partorii te», sorrise la mamma, entrando in stanza. Due secondi dopo mi strinse forte, accarezzandomi, e giurai di aver sentito anche un suo singhiozzo che però frenò in tempo.
«Tantissimi auguri, cari», aggiunse, guardandoci e sorridendoci. «Sappiate che qualsiasi cosa sono sempre qui per aiutarvi»
«Lo so, mamma»
«Grazie, Emily»
«E ora dov’è il mio nipotino?», disse all’improvviso, prima di strappare Willy dalle braccia di Johnny che, sinceramente sorpreso, si trovò le mani vuote e una donna sulla cinquantina che continuava a canticchiare delle stupide canzoncine ad un bambino nato da un’ora che, sicuramente, non la capiva né la vedeva.
«Volevate farci aspettare ancora tanto?!», esclamò Keira isterica, irrompendo nella stanza.
«Keira!», sussurrò qualcun altro per rimproverarla. Ridemmo e allungai le braccia verso di lei per attendere un suo abbraccio.
«Quanto mi sei mancata!», sorrisi, stringendola forte.
«Ci siamo precipitati sul primo aereo quando Johnny ha dato la notizia del travaglio»
«Orlando!»
«Tantissimi auguri!». Diede una pacca sulla spalla di Johnny, mi porse un grosso mazzo di fiori rosa, poi i due si accostarono al bambino.
«Oh Dio, che polpettone!», esclamò entusiasta. «Posso tenerlo?»
«Certo», rise Johnny, porgendole il bambino. Come avrebbe potuto dire di no a Keira in quel momento, entusiasta e speranzosa com’era?
«Beh, a questo punto, possiamo entrare anche noi?». Alzammo lo sguardo verso Marylin che entrò seguita da Charlie con Ester tra le braccia che stringeva una grossa confezione regalo.
«Tesoro! Augurissimi», mi sussurrò lei, stringendomi forte. Poi guardò Johnny ed abbracciò anche lui.
«E il piccoletto?»
«Tra le grinfie di Keira e Orlando», risi.
«Oh, il piccolo Willly! Vieni dalla zia!», sussurrò dolcemente, prendendo Willy e iniziando a coccolarlo e dondolarlo, facendo strane facce e vocine assurde.
«Ho portato un po’ di gente, spero che i dottori non ci caccino», rise Tim entrando improvvisamente in stanza. Assieme a lui Helena e i piccoli Billy Ray e Nall, facendo entrare anche Jack e Lily con una miriade di palloncini e nastri azzurri che riempirono la stanza come una festa di compleanno.
«Papà!», esclamò Jack, saltando gli addosso. «Dov’è Willy? Sta bene? Quando posso giocare con lui?»
«Lo voglio vedere!». Johnny accontentò i due, mostrandogli il loro fratellino. Li guardai, osservando le loro facce entusiaste. Ancora non riuscivo a capacitarmi dell’idea che avessero accettato tutto così serenamente e tranquillamente.
«Tantissimi auguri, Denise», mi abbracciò Helena.
«Sono felice per te», sorrise Tim.
«Grazie ragazzi», sorrisi, abbracciandoli.
«Oh, ma sai che no-»
«Cosa succede qua dentro?!». Un infermiere irruppe in camera e guardò allibito il numero di persona all’interno della piccola stanza: dunque, riepilogando… Io, Willy e Johnny più i suoi figli, la mamma, Tim, Helena e i loro due pargoletti, Keira e Orlando, Marylin, Charlie e Ester…
«Uscite fuori, cortesemente», borbottò innervosito, facendo un cenno brusco di lasciare la stanza e impigliandosi nei nastri che palloncini. Stizzito, agitò le mani per liberandosene, facendoli spostare per tutto il pavimento. Ci trattenemmo dal ridere.
«Volevamo solo vedere il piccoletto», borbottò Keira indignata.
«Gli orari di visite non sono questi. Potrete tornare domani. E non tutti insieme»
«Mi dispiace, ma questa è la mia famiglia», replicai, alzando un sopracciglio.
«Non finisce qui», scherzò Keira, puntandogli un dito contro. Il dottore la guardò perplesso mentre si portava dietro tutti quanti verso l’uscita. Mamma diede un ultimo bacio a Willy e me lo porse nuovamente, salutandomi con un dolce sorriso.
L’infermiere si portò il bambino per dei controlli, dicendomi che presto me l’avrebbe riportato per farlo mangiare e mi raccomandò di riposare.
«Hai bisogno di qualcosa?», sussurrò Johnny, accarezzandomi. Sorrisi, adagiandomi sul cuscino e sospirando affaticata.
«Che fatica», farfugliai.
«Sei la donna più forte che abbia mai conosciuto», mi sorrise, baciandomi.
«Non vedo l’ora di poterlo tenere di nuovo tra le braccia, Joh»
«Sì. Anch’io». Si staccò da me e sistemò le coperte. «Ora riposati, ti sveglierò quando tornerà il dottore».
Ma come si può pretendere di dormire in un momento del genere? Come si poteva quando avresti desiderato passare ore a guardare tuo figlio e strapazzarlo di coccole?
Povero bambino... starà sicuramente meglio con zia Ginevra!




*Stappa lo champagne*
BENVENUTO WILLY!!
Ahaha stavate iniziando a temere che avrei finito la storia senza la nascita del piccoletto, così eccovi accontentate! :3
Non so se sono riuscita a descrivere esattamente tutti gli stati d'animo dei genitori (per quanto possa provare a calarmi nei loro panni, non ho ancora avuto modo di provare ad essere madre in prima persona xD) e la successiva confusione dei "festeggiamenti"... non so se mi convince il capitolo, quindi spero che piaccia almeno un po' a voi :/
Triste notizia: molto, molto probabilmente quello prossimo sarà l'ultimo capitolo (potrebbe anche essercene ancora un altro come epilogo non ho deciso >.<) eh, sì, purtroppo siamo quasi alla fine *scoppia a piangere*
ma ora non anguistiamoci, abbiamo ancora un bel po' da goderci e un nuovo arrivato da festeggiare :D:D
Ho deciso di chiamarlo Willy perché Willy Wonka è stato il primo personaggio che ho amato di Johnny: ricordo come fosse ieri il giorno in cui lo vidi e lo amai per la prima volta *^* quindi, beh, questo è il mio piccolo contributo ai miei ricordi di infanzia e un rigraziamento a Johnny (mi faccio i regali da sola, avete notato? :O)
Volete farmelo anche voi un regalo?? continuate a seguirmi e recensire come avete sempre fatto, perché siete grandiose!!
Ancora un bacio, Princess :)

  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Johnny Depp / Vai alla pagina dell'autore: Princess of Dark