Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: FuckNormality    07/04/2013    0 recensioni
-NO! NON VA TUTTO BENE, MAMMA!- urlo dalla disperazione. Lei si scansa dall'abbraccio per il tono della mia voce. Scoppia a piangere ancora più forte. E' morto. Non tornerà mai più.
La rabbia si fa strada in me. Corro dentro casa lasciandola sola in veranda con il generale. Guardo le foto di mio padre appese al muro del corridoio. Perchè? Perchè ci ha lasciate sole? Scaravento a terra il vaso dei fiori. Una scheggia del vaso si conficca nel polpaccio e un rivolo di sangue esce da quel taglio.
-PERCHE' TI SEI PRESO MIO PADRE?- urlo con rabbia guardando verso l'alto.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 Il cielo è limpido. Il sole splenda nell'azzurro. Il tempo, fuori dalla finestra della mia camera, è bellissimo ma io non riesco a essere allegra. Non riesco nemmeno a essere triste. A dire il vero non provo nessuna emozione da cinque giorni. Precisamente dalle 9:38 del 24 novembre. Accanto a me c'è il mio ragazzo, che cerca di farmi parlare, mangiare o almeno bere, vuole che lo guardo negli occhi mentre cerca di consolarmi; ma l'unica cosa che riesco a fare è ripensare a quel 24 novembre, da quel giorno fisso il pavimento ripercorrendo ogni attimo di quella giornata...

Sono in cucina da sola mentre mia madre sta recuperando le ore di sonno perse a causa del turno di notte in ospedale. Sono seduta sullo sgabello della cucina e mangio il solito latte con i cereali quando suonano insistentemente alla porta. Mi alzo, lasciando lì la tazza piena di latte e vado a vedere chi è a quest'ora. Spero sia il postino con la lettera che aspettiamo impazientemente.
Apro la porta dell'entrata: non è il postino. E' il generale dei militari: alto, spalle larghe, corti capelli bianchi a spazzola. Ma c'è qualcosa che non va nel suo aspetto: lo sguardo. I suoi occhi espiromono dolore, lo sguardo è cupo e perso.
Mi sale improvisamente l'angoscia. Ho paura. Un nodo mi si forma in gola. Non mi è ancora arrivata la lettera di mio padre questo mese. La lettera in cui spiega che sta bene mentre è sul fronte militare in Iraq, in cui mi raccomanda di non fare cazzate con il mio ragazzo, in cui dice che io e mia miadre gli manchiamo un sacco e che ci ama. Quella lettera in cui allega sempre una sua foto: uomo alto, muscoloso, capelli corti e neri, occhi che esprimono orgoglio, fierezza nel poter servire la patria. Quella lettera che arriva sempre puntuale i primi giorni del mese da ormai quattro anni e undici mesi e che io custodisco gelosamente nel cassetto del mio comodino. Nell'ultima aveva scritto che mancava solo un mese per riabbracciarci. Non è arrivata quella lettera!

- Mi dispiace- quelle due parole dette dal generale mandano il mio cuore in mille pezzi.

La vista mi si appanna. Sento la presenza di mia mamma alle spalle.


Il generale fa' passare alcuni istanti e poi continua. - Tuo padre... è morto- deglutisce rumorosamente, nei suoi occhi c'è dolore.

Abbasso la testa. Non ci credo. Non voglio crederci! Le orecchie iniziano a fischiarmi mentre una lacrima solitaria riga la guancia. Sento un dolore all'altezza del cuore. Mi volto verso mia madre. La sua bocca socchiusa è coperta dalla mano destra, il suo corpo è in preda a spasmi mentre le lacrime scendono libere sul suo volto stanco e disperato. Apre le braccia e io sprofondo nel suo abbraccio.

-Va tutto bene- balbetta mia madre cercando di tranquilizzarmi, mentre mi accarezza i capelli.

-NO! NON VA TUTTO BENE, MAMMA!- urlo dalla disperazione.

Lei si scansa dall'abbraccio per il tono della mia voce. Scoppia a piangere ancora più forte.

La rabbia si fa strada in me. Corro dentro casa lasciandola sola in veranda con il generale. Guardo le foto di mio padre appese al muro del corridoio. Perchè? Perchè ci ha lasciate sole? Scaravento a terra il vaso dei fiori. Una scheggia del vaso si conficca nel polpaccio e un rivolo di sangue esce da quel taglio.

-PERCHE' TI SEI PRESO MIO PADRE?- urlo con rabbia guardando verso l'alto.

Corro in camere sbattendo la porta di mogano. Afferro un cuscino e lo porto al viso, tappandomi la bocca, e urlo. Un grido soffocato, carico di rabbia e tristezza. Quando l'aria nei miei polmoni finisce, mi butto a terra portando le gambe al petto e stringendo le ginocchia al petto. Fisso un punto del pavimento, gli occhi pulsano e la gola brucia.
Dondolo sui talloni mentre mi passano davanti agli occhi tutti i momenti passati con mio padre quando non era in servizio: ripercorro il giorno i cui mi teneva il sellino della bicicletta per non farmi cadere; il giorno della mia prima arrampicata in montagna quando ancora ero piccola; il giorno che mi regalò la collana che ancora indosso dal mio decimo compleanno; quando all'età di undici anni mi portava ogni domenica a giocare a softair per mostrarmi come usare un fucile, anche se finto; l'ultima festa fatta con lui, la festa del mio dodicesimo compleanno. L'ultimo abbraccio che gli ho dato il giorno dopo, sulla porta mentre stava per andarsene, le sue parole "ti voglio bene" sussurrate al mio orecchio, le lettere con le sue foto a cui rispondevo subito. E adesso c'è il buio, le tenebre scure della morte che hanno rimpiazzato la sua presenza. Non ci credo che sia tutto finito, andato, svanito per sempre. Mio padre non ci sarà mai più. Mi alzo di scatto e scarico la rabbia in un pugno sulla parete del muro, gridando per il dolore. Le lacrime scendono, ma non per il dolore alla mano. Scendono per il dolore che ho dentro. Con il dorso della mano asciugo le lacrime e stringo la collanina di mio padre. Esco dalla camera: gli unici suoni che sento sono il pianto isterico di mia madre in soggiorno e il mio respiro spezzato. Non potrò farcela sapendo che mio padre non tornerà mai più. Lui è morto distante da casa, quando mancava così poco per poterci rivedere. Le gambe mi cedono e mi accascio a terra, con la schiena verso il muro. Gli occhi sono rossi per il pianto, le nocche della mano pulsano mentre si gonfiano, il polpaccio è insanguinato per il taglio e la gola  mi fa male per avere urlato troppo. Il cuore è infranto, mi sembra di sentire le sue schegge conficcate nei polmoni. Prendo la testa fra le mani tirando i capelli. Le palpebre si chiudono e sprofondo in un sonno pieno di incubi, in cui vedo mio padre morire in ogni modo possibile.



La mia prima OS. Spero di avervi fatto capire l'importanza di avere al proprio fianco un padre.
Fatemi sapere se vi è piaciuta.
Baci Xx 
 
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: FuckNormality