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Autore: Beetlegeuse    07/04/2013    3 recensioni
I sessantottesimi Hunger Games stanno per iniziare e Johanna Mason è stata estratta alla Mietitura.
Sarà lei la vincitrice dei giochi, ma ci sono 23 tributi sulla strada per raggiungere il suo traguardo.
Questa è la storia delle sue sofferenze, delle sue fatiche e della sua vittoria.
Non si vince provando compassione.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Johanna Mason, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
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Giorno 6

 

Johanna spiò i Favoriti dalla boscaglia tutta la notte. Aveva provato a ritirarsi nella foresta per trovare un posto in cui passare la notte, ma dopo aver visto il nuovo ponte che era stato costruito e essendo consapevole del pericolo che lei e tutti gli altri tributi stavano correndo, non sarebbe mai riuscita a dormire. Così si acquattò tra due fitti arbusti che la nascondevano quasi totalmente ed osservò da lì il completamento dei lavori.

Poco distante dalle tende c'erano due grandi teli bianchi a terra, che riflettevano la luce della luna. Ecco da dove hanno preso le travi di legno! capì Johanna. Aveva già visto dei teli simili, nelle edizioni dei Giochi precedenti. Erano i paracaduti con cui i tributi ricevevano i doni da parte degli sponsor. Johanna però non ricordava di averne mai visti di così grandi. Dovevano davvero essersi annoiati gli spettatori in quei giorni se avevano deciso di pagare una somma sicuramente esorbitante pur di permettere ai Favoriti di ricevere quei doni. I mentori dei loro distretti avranno deciso di fare un'alleanza, proprio come i loro tributi, pensò Johanna. Almeno questo fatto le diceva una cosa: non esisteva altro modo per passare oltre il torrente.

Dal suo nascondiglio Johanna osservò Barrett del Distretto 6 dirigere i lavori di costruzione. La sua esperienza lavorativa da operaio in un'officina a quanto pareva gli stava tornando utile.  Si trovava sulla stessa riva di Johanna, ma lei si era appostata a distanza di sicurezza e il buio della notte la proteggeva. Barrett entrava più volte con i piedi in acqua per verificare la solidità del ponte in ogni suo punto e questo permise a Johanna di intuire come avesse fatto ad attraversare il torrente. Da quella distanza più ravvicinata infatti riusciva a vedere che Barrett era legato con una robusta corda, magari proprio una di quelle dei paracaduti, a una roccia sulla riva dalla parte della Cornucopia. In questo modo anche se fosse scivolato durante l'attraversata, la corrente non l'avrebbe trascinato via e grazie alla sua stazza sarebbe riuscito a rimettersi in piedi.

Le ore passavano e sembrava esserci sempre qualche problema con le funi o con la stabilità della struttura. In alcuni momenti la stanchezza fece appisolare Johanna, che però in ogni occasione si riprendeva e si teneva sveglia con piccole pacche sulle guance. Come al solito, assieme alla notte le era tornata la febbre e di nuovo i brividi tornarono a tormentarla. Sperando che le servisse a recuperare un po' di energie, finì le scorte di noccioline che aveva nella borsa e le accompagnò con un po' dell'acqua che aveva preso poco prima dal torrente. Inoltre per tenersi impegnata approfittò di quel tempo morto per ricambiare le bende attorno alla sua gamba. Le erbe non sembravano avere fatto molto effetto: l'infezione avanzava lentamente e se le bende non restavano strette a sufficienza l'emorragia riprendeva inesorabilmente. Considerò l'idea di applicare dei punti di sutura, ma non aveva né ago, né filo, né le competenze per poter compiere un simile intervento. Prese dalla sua tracolla l'ultimo set di bende pulite che le rimaneva e lo avvolse ben stretto attorno alla ferita. Con un bel lancio gettò le vecchie nel torrente. Il tonfo che fecero cadendo in acqua fu più rumoroso del previsto e Chester, del Distretto 2, sulla riva opposta, si voltò di scatto nella direzione da cui era venuto il rumore, proprio di fronte a dove Johanna era nascosta.

Johanna rimase perfettamente immobile mentre lo sguardo del Favorito scansionava tutta la riva nel suo raggio visibile. Dopo una decina di secondi guardò i suoi compagni e, vedendo che nessuno di loro si era allarmato, tornò al proprio lavoro. Probabilmente si convinse che quel tonfo fosse solo uno dei tanti scrosci tonanti tipici del torrente.

Quando i lavori si conclusero era ormai quasi l'alba. Johanna si stiracchiò ed osservò i Favoriti attraversare il ponte avanti e indietro uno per volta, testandone la tenuta. Sembrarono soddisfatti, tanto che Wendie e Murray del Distretto 1 si diedero delle pacche sulle spalle a vicenda, come incoraggiamento. I Favoriti parlarono un po' tra loro ma l'acqua coprì le loro parole perciò Johanna non riuscì a capire cosa dicessero. Poco dopo si diressero tutti verso le tende ed entrarono in quella più vicina alla Cornucopia, scomparendo dalla vista.

Il cuore di Johanna sussultò. Osservò per un paio di secondi il ponte incustodito e, come quando era dietro la roccia pronta a correre verso la Cornucopia per rubare un po' di provviste, capì che quello era il momento giusto per agire. Chissà se ne avrebbe avuti altri.

Abbandonò il suo nascondiglio e si mosse nella vegetazione più veloce che poté, cercando di non rovinare il bendaggio nuovo. Arrivò all'altezza della Cornucopia, proprio davanti al punto in cui il ponte era fissato su quella riva. Infilò una mano nella tracolla e ne estrasse un frammento di vetro di uno dei flaconi che si erano rotti durante la sua traversata di qualche giorno prima. Diede un rapido sguardo in giro e, constatando che non c'era nessuno in vista nei paraggi, balzò in avanti uscendo allo scoperto. Raggiunse la fune portante più vicina e iniziò a segarla con il pezzo di vetro.

Colse del movimento con la coda dell'occhio e notò che la tenda in cui erano entrati i Favoriti si stava riaprendo. Imprecando, abbandonò il suo tentativo di sabotaggio e si rifugiò di nuovo tra gli alberi. Il crepuscolo dell'alba le offrì una vista piuttosto nitida dei Favoriti, che si stavano spostando dalle tende e sembravano avere un'aria agitata. Barrett se ne stava indietro, con le braccia incrociate e lo sguardo serio. Wendie era appiccicata al suo compagno di distretto Murray, mentre lui era impegnato a discutere animatamente con Chester. Johanna non riuscì a sentire una parola di quel che dicevano a causa del torrente, ma di certo poteva intuire che non si stessero scambiando complimenti. Kassandra stava tra in piedi sfregandosi le mani con nervosismo, come se fosse indecisa su cosa fare.

Il tono della discussione tra i due ragazzi si aggravò velocemente e Kassandra si pose di fronte a Chester, come per difenderlo dalla voce di Murray. Chester respinse la ragazza, rifiutando il suo supporto, e tornò a fronteggiare Murray. Si avvicinò aggressivamente a lui, sebbene questo fosse più alto di almeno dieci centimetri. Inveì contro di lui, puntandogli il dito contro e probabilmente accusandolo di qualcosa. Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Lo sguardo di Murray si infiammò e con un gesto rapido e fluido estrasse la spada che teneva nella fodera legata alla vita. Tutti indietreggiarono e Kassandra si portò le mani al volto. I suoi singhiozzi arrivarono fino a Johanna, che non poté che compiacersi della piega che avevano preso gli eventi. Chissà se riusciranno ad ammazzarsi a vicenda…

Murray caricò e sferrò un affondo a Chester, che riuscì a schivarlo saltando di lato. Prima che il suo avversario potesse riprendere l'offensiva, Chester si allontanò velocemente fino a raggiungere la catasta di armi che avevano preso dalla Cornucopia. Afferrò la prima daga che gli capitò sotto mano e si preparò al combattimento. Murray prese la rincorsa e attaccò con tutta la forza che riuscì a prendere da quello slancio. Chester parò il colpo sopra la sua testa, ma l'urto fece cedere il suo ginocchio e così si ritrovò quasi a terra. Il clangore del metallo contro il metallo sovrastò le onde del torrente. Murray attaccò di nuovo, questa volta mirando al collo, ma Chester riuscì a parare il colpo anche quella volta e passò al contrattacco. Rotolò di lato, si abbassò e fece per colpire Murray alle caviglie, che però evitò la lama saltando sul posto. Allora Chester si rimise in piedi, caricò e indirizzò un affondo contro il petto di Murray. La mossa venne deviata dalla spada di quest'ultimo, che con una rapida torsione del polso riuscì a disarmare l'avversario. La daga di Chester volò tra le rocce sulla riva e scomparve. Kassandra allora cercò di correre in aiuto del suo compagno di distretto, ma venne bloccata da Wendie che la raggiunse e la allontanò con uno spintone. Il maschio più forte ha conquistato la posizione di capo branco, commentò Johanna

Chester teneva lo sguardo fisso sulla spada di Murray, che la faceva ondeggiare minacciosa nell'aria. Finalmente, Murray si decise a fare la sua mossa e cercò di colpire di taglio il petto di Chester. Lui però era più agile e riuscì a evitare anche questo colpo, balzando all'indietro. Allora Murray corse di nuovo contro l'avversario e sollevò l'arma per colpire il fianco destro di Chester. All'ultimo secondo però scartò a sinistra e calò la lama sul fianco sinistro. La mossa colse Chester del tutto impreparato e la spada affondò profondamente nella sua carne. Johanna poté notare la sua espressione di sorpresa trasformarsi in una smorfia di dolore. "NO!" strillò molto distintamente Kassandra, tenuta immobile dalla presa di Wendie, che invece sorrideva soddisfatta.

Chester si piegò in avanti, portandosi entrambe le mani al fianco che cominciò a sanguinare copiosamente. Lanciò uno sguardo di puro odio a Murray e poi si allontanò di corsa verso il torrente. "Fermalo! Finiscilo!" urlò Wendie, ma Murray scrollò le spalle con disinteresse. Sapeva di aver fatto il proprio lavoro: Chester non sarebbe sopravvissuto a lungo. Andò piuttosto a pulire la lama dal sangue, strofinandola sull'erba fresca.

Johanna indietreggiò nella boscaglia quando Chester raggiunse il ponte, lo attraversò e arrivò a soli pochi metri da lei. Lui però non indugiò molto e si addentrò di fretta nella foresta senza nemmeno notarla, lanciando un'ultima occhiata alla Cornucopia alle sue spalle. Johanna gli lasciò qualche secondo di vantaggio e poi decise di seguirlo. Ormai gli altri Favoriti tenevano d'occhio il ponte e per lei sarebbe stato impossibile cercare di manometterlo. Inoltre non ci sarebbe stato nulla di interessante da vedere, ma solo lo sconforto di Kassandra. Johanna era sorpresa dal comportamento della Favorita. Raramente capitava di vedere uno di loro anche solo mostrare un'emozione diversa dalla rabbia o dal desiderio di uccidere. In conclusione, seguire Chester le sembrò la scelta più saggia. Magari avrebbe potuto recuperare qualcosa dal suo cadavere, come aveva fatto con il ragazzino del Distretto 3. Con calma, si appoggiò alle piante per non affaticare la gamba e iniziò a seguire il Favorito. Non fu difficile riconoscere le sue tracce: lasciava abbondanti quantità di sangue sul terreno e su tutte le foglie che toccava.

Quando finalmente lo raggiunse, lo trovò accasciato contro un albero in una piccola radura. Il sole ormai era sorto e la luce della prima mattina lo colpiva dall'alto. Johanna si tenne nascosta tra gli alberi, in attesa. Lo osservò mentre si sfilava lentamente la giacca a vento che indossava. Era molto pallido e gli tremavano convulsamente le mani. Il terreno attorno a lui era fangoso per il sangue che lo inzuppava. Era chiaro che non sarebbe sopravvissuto. Una volta tolta la giacca, con fatica riuscì a strappare in strisce la felpa che indossava sotto di essa e cercò con non pochi sforzi di bendare la ferita.

Johanna sbottò delusa. Se non aveva usato un coltello per tagliare la felpa, significava che non aveva armi con sé. Di conseguenza non aveva motivo di continuare ad aspettare che morisse. Si voltò per andarsene e si allontanò di qualche passo quando un fruscio dall'alto catturò la sua attenzione. Conosceva bene il suono del vento tra le fronde degli alberi, e quello che aveva sentito era decisamente qualcos'altro. Tornò sui suoi passi e vide un'ombra circolare sul terreno della radura. Anche Chester la notò e alzò lo sguardo. Un piccolo paracadute atterrò con delicatezza davanti di lui. Il metallo della scatola cilindrica che vi era legata scintillava alla luce del sole. A quanto pare Chester ha ancora dei sostenitori, là fuori. Del resto aveva ottenuto un ottimo voto durante la sessione privata con gli Strateghi ed essendo un Favorito aveva di certo il supporto di gran parte degli abitanti di Capitol City. Probabilmente il suo mentore aveva deciso di puntare tutto su di lui, a scapito di quella piagnona di Kassandra.

Johanna si fece più attenta nel momento in cui il paracadute toccò terra. Aveva un forte sospetto su cosa potesse essere il contenuto di quella scatolina metallica e sperava con tutta se stessa di avere ragione. Anche Chester doveva aver condiviso i suoi pensieri, perché si gettò sul dono con un rinnovato vigore. Quando aprì la scatola il suo viso si illuminò di speranza e un sorriso dolorante si allungò sulle sue labbra. E allora Johanna seppe di avere indovinato. Senza perdere altro tempo, se ne fregò del dolore alla gamba e si tuffò di corsa nella radura. Appena Chester la vide, terrorizzato nascose la scatola dietro di sé e tese un braccio verso Johanna, come per impedirle di avvicinarsi. "Non ti avvicinare!" urlò. Johanna lo ignorò e senza rallentare gli fu addosso. Con le mani cercava furiosamente di raggiungere il dono degli sponsor dietro la schiena di Chester, ma lui da quella posizione riuscì facilmente a bloccarle i polsi, stringendoli saldamente nei propri pugni. I loro volti non erano più distanti di un paio di centimetri. Tra il pallore della sua pelle, Johanna riuscì chiaramente a vedere le occhiaie che gli rigavano il volto e le gocce di sudore che gli colavano sulla fronte. Il suo respiro affannato le scaldava il viso. "Quella pomata è mia…" ringhiò Chester a denti stretti. "Impediscimi di prenderla, allora" replicò lei. Per un istante rimase sorpresa da quanto roca e cupa suonasse la sua voce, dopo tutti quei giorni di silenzio. Con uno scatto del collo, Johanna tirò una potente testata sul naso di Chester e del sangue schizzò sulla sua faccia. Lui urlò di dolore e la presa sui polsi di Johanna inevitabilmente cedette. Johanna quindi tirò una gomitata al fianco ferito del ragazzo, che per il dolore collassò in lacrime a terra, incapace di respirare.

Johanna afferrò la scatolina metallica e si allontanò di fretta. Una volta uscita dalla radura e rientrata nella vegetazione si concesse un secondo per guardare Chester, che ancora piangeva di dolore a terra. Johanna sapeva che lui era consapevole che sarebbe morto a breve ed era stata lei a dargli questa certezza, portandogli via la sua unica speranza di salvezza proprio nel momento in cui l'aveva ricevuta. In cuor suo, Johanna si sentiva come se avesse l'ucciso di propria mano. E con sorpresa, si rese conto che il senso di colpa veniva soffocato dal senso di necessità. Nell'Arena si vince o si soccombe. In quel momento Johanna capì che, se fosse stato necessario, avrebbe davvero ucciso chiunque si parasse tra di lei e la sua sopravvivenza, senza rimorsi. Capì il vero significato delle ultime parole che sua madre le aveva detto dopo la Mietitura, l'ultima volta che l'aveva vista.

Non aveva ancora ucciso nessuno direttamente, eppure era già stata trasformata da quei Giochi. Era diventata uno dei mostri che piacevano tanto alla capitale. Ma non se ne vergognava, perché a quel punto era necessario che lo diventasse.

Con una scrollata di spalle, Johanna lasciò Chester al suo destino e si allontanò. Raggiunse un grosso arbusto, ci si infilò sotto e si tolse i pantaloni. Rimosse anche le bende dalla ferita, che dopo quella breve lotta aveva cominciato a sanguinare di nuovo, e vi applicò sopra una buona dose della pomata gelatinosa. Il sollievo fu tale che si rese conto di avere dimenticato cosa significasse non provare costantemente dolore. Continuò a spalmare il farmaco fino a quando la ferita non fu completamente coperta. Mentre era impegnata in quell'operazione, il cannone sparò.

Finita la medicazione, ripose la scatola metallica nella tracolla, per un eventuale uso futuro. Non era rimasta molta pomata, ma la poca avanzata sarebbe potuta tornare utile per qualche piccolo graffio. Avvolse di nuovo la gamba con le bende per coprire la ferita e si rivestì. La stanchezza la colse quasi tutta su un colpo e il peso della notte in bianco appena passata si fece sentire. Johanna sistemò sul terreno una delle due giacche a vento e ci si stese sopra. Un paio d'ore di riposo non avrebbero guastato.

 

 

 

 

 Spazio autore:

Finalmente un po' d'azione, eh? (:
Spero che questo capitolo vi piaccia, io personalmente me la sono passata a scriverlo. E' bello perchè inizio la stesura immaginandomi le scene che sto per descrivere in un certo modo, ma poi mentre le scrivo mi immagino gli eventi in successione per come accadono e le mie idee iniziali si modificano man mano che la storia prosegue.. insomma, la storia si sviluppa un po' da sé man mano che la scrivo.
Fatemi sapere cosa ne pensate, come al solito non fatevi problemi a recensire: sapete che ricevere commenti mi stimola a continuare la storia! Inoltre, fatemi sapere cosa ne pensate riguardo ai capitoli bonus che avevo intenzione di scrivere. Spiego tutto a riguardo a fine del capitolo precedente a questo! Aspetto le vostre risposte.
Per adesso vi saluto.. alla prossima!
  
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