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Autore: kiara_star    07/04/2013    4 recensioni
"Avevano iniziato a girare da meno di una settimana e già aveva una bella serie di lividi addosso.
Ma erano le riprese di un film discretamente d’azione, giusto? Lui era un supereroe che combatteva i cattivi e qualche botta poteva prenderla anche lui, giusto? E poi gli allenamenti erano duri e gli stuntmen severi, giusto?
Sì, tutto corretto, se non fosse che quei lividi, Chris Hemsworth se li era procurati in una sicura quanto apparentemente innocua camera d’albergo, per la precisione, a causa di un suo caro collega di nome Tom Hiddleston..."
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Hemsworth, Tom Hiddleston
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Secondo Tempo
The Room in the Hotel
[SECONDO TEMPO]




«Stasera c’è una cena con tutta la crew. Mi hanno chiesto di avvisarti.» A quella notizia Chris storse il naso mentre si buttava in bocca una manciata di patatine.
«Non è che ne abbia tutta questa voglia» sospirò. Al suo fianco, Tom alzò le spalle mentre mordeva una sola patatina come stesse mangiando caviale.
Dopo aver fatto una vera pace al seguito della loro finta litigata, e come richiesto da Chris senza alcun sesso rappacificatore, Tom lo aveva letteralmente sollevato dal letto e gettato sotto la doccia. Poi però era stato costretto ad asciugargli i capelli, perché Chris, semplicemente, era “so fucking tired”.
“Viziato” gli aveva sospirato mentre l’aria calda spettinava le ciocche bionde. Lui gli aveva sorriso innocentemente attraverso il riflesso allo specchio e Tom lo aveva quasi bruciato con il fohn. “Bastardo!” È fu il turno dell’inglese di sorridere.
I due si erano poi stravaccati nuovamente sul letto guardando la tivù e mangiando ciò che erano riusciti a trovare nel frigobar di Chris: una busta di patatine ed un’altra busta di patatine. WOW!
«Neanche io ho molta voglia di andarci, ma non è carino dare buca. Non credi?»
Chris gli lanciò un’occhiata divertita.
«Neanche staccare a pizzicate i capezzoli della gente è carino, ma non mi pare che ti sia fatto molti problemi a riguardo.» No, non gliel’aveva perdonata e sì, glielo avrebbe rinfacciato ancora.
«Per quanto hai intenzione di continuare?» sospirò Tom con aria annoiata schiaffeggiandogli con il dorso della mano l’addome scoperto. Dopo la doccia, Chris si era categoricamente rifiutato di indossare altro al di fuori dei pantaloncini di cotone blu elettrico – inguardabili, secondo Tom. “Ho caldo!” aveva quasi sbattuto i piedi per terra e Tom non aveva più insistito.
«Finché non gli chiederai scusa» affermò serio sgranocchiando ancora qualche patatina salata.
Tom rise. «Davvero?» ma lui annuì convinto. «Davvero?» richiese, ma stavolta senza risate. Solo un’espressione corrucciata sulla sua bella faccia.
Chris masticò rumorosamente un’altra patatina. «Davvero» sentenziò sputacchiando appena qualche briciola.
La fronte di Tom era ancora corrucciata. Alla seconda patatina che Chris distrusse fra i denti fissandolo in attesa che facesse qualcosa, l’inglese espirò sconfitto. Quando voleva, Chris sapeva essere terribilmente cocciuto e questo, Tom, lo sapeva fin troppo bene. E Chris sapeva che Tom sapeva.
Si avvicinò con il viso al famoso capezzolo offeso e sospirò un sentito "I'm sorry" che fece ghignare il biondo.
«Va bene così?» gli chiese poi sollevando gli occhi sul suo viso.
«Dagli un bacino.» Ma Tom lo guardò con un “Sei serio?” stampato sulla fronte a cui Chris rispose con un’altra risata. «Dai, scherzavo. Però se ti fa piacere...»
«È una proposta allettante, ma per stavolta passo.»
«Non sai che ti perdi.» Si scambiarono un’occhiata d’intesa e tornarono a mangiare quel che restava del rumoroso cartoccio. In fondo, anche quello era relax, pensò Chris. Prese a cambiare un paio di canali finché non si fermò su una replica di un vecchio film con Anthony Hopkins, per la precisione, Instinct. «Uh, c’è papà!» urlò indicando lo schermo con il telecomando. Tom gli diede una leggera gomitata ridacchiando e scosse la testa. Chris gli sorrise di rimando e poi spense la tv.
Nella stanza, solo il rumore della busta in carta d’alluminio.
«Sai, anche tu dovresti chiedere scusa ai miei capelli.»
Non credeva che gli stesse servendo una tale prelibatezza su un piatto d’argento, e non poteva fare altro che agguantare e ringraziare. «Guarda, se c’è qualcuno che deve delle scuse ai tuoi capelli, quello sei tu.» Tom gli lanciò uno sguardo offeso. Bingo! «Li hai violentati, praticamente.»
«Come se fosse colpa mia! Sono per esigenze di copione.»
«No, amico, quei riccioli non sono esigenze di copione, è puro sadismo.» La busta gli sparì dalla mani, perché Tom l’aveva gettata al di là del letto facendo spargere le ultime patatine rotte sul pavimento. «Non ti ricordavo così permaloso.» Ma in realtà sì, se lo ricordava così permaloso ed era per questo che era divertente punzecchiarlo. Sempre.
Restò a guardarlo con la fronte aggrottata senza intenzione di recuperare il cartoccio mezzo vuoto.
«Chiedimi scusa.» La sua espressione offesa era impagabile. Come aveva resistito tutti quei mesi senza di lui? 
Si passò la lingua sulla labbra incrociando le braccia sul petto nudo. «Perché mai?»
«Andiamo! Io ho chiesto scusa ad un capezzolo!» sospirò spazientito l’altro, e Chris ingoiò una grossa risata. Sì, era stato un momento da incorniciare, peccato avesse l’iPhone sul tavolo...
«E allora io chiederò scusa al tuo capezzolo» affermò semplicemente.
«Ma che c’entra? Chris, smettila di fare l’idiota!» Ma il suddetto idiota aveva già preso a sollevare la maglia di Tom, incurante delle mani dell’inglese che invece cercavano di impedirglielo. «Smettila!» ridacchiò imbarazzato e divertito allo stesso tempo. Chris si disse che le dodici ore di volo non erano state per nulla inutili.
«Avanti, gli chiedo scusa e siamo pari.» Sul suo viso, un’espressione così sicura che alla fine Tom si lasciò convincere. Tom, alla fine, si lasciava sempre convincere.
«E va bene –Dio, che sto facendo?!...» si sollevò la maglia fino al collo ma Chris gli fece segno di togliersela e con un sospiro l’inglese obbedì anche a quell’ulteriore comando. Restò anche lui a petto nudo a guardare rassegnato il suo ghigno soddisfatto. «Sicuro che tu sia un padre di famiglia?»
«Io sono un padre molto divertente.» Gli regalò un sorriso generoso che Tom gli restituì annuendo.
«Oh, su questo non c’è dubbio...»
«Destro o sinistro?» Chiese senza perdere il buon umore.
Lo vide sospirare rassegnato e sorrise di più. «È uguale, basta che ti sbrighi.»
Gli lanciò un’ultima occhiata prima di avvicinarsi sul suo capezzolo destro mentre sentiva lo sguardo di Tom sulla sua nuca. Damn! Stavolta avrebbe davvero dovuto prendere il telefono!
«Scusa, piccolo capezzolo, se il tuo proprietario non ha rispetto per i suoi capell- AH!» Dita attorno alla coda ed ennesimo strattone. «E va bene, la rifaccio» ridacchiò mentre Tom borbottava qualcosa sul suo essere un caso disperato. Si avvicinò ulteriormente, tanto che vide l’inglese farsi un po’ indietro con le spalle. Sollevò gli occhi con un ghigno preoccupante che purtroppo Tom non riuscì a decifrare finché le labbra dell’australiano non schioccarono furtive sul suo petto.
«Chris?!» urlò coprendosi la zona con la mano mentre Chris cadeva ridacchiando spalle al materasso. «Ma che ti passa per la testa?» Ma le risate non volevano cessare. «Ti ricordo che hai una moglie!»
«E che sarà mai?! Era un bacio, mica abbiamo limonato?!» Tom aveva il colorito di uno che si era addormentato al sole per ore senza alcuna protezione.
«Guarda che per arrivare a tanto il passo è breve!» ribeccò ancora imbarazzato mentre cercava di infilarsi la maglia, ma le mani di Chris arrivarono e gli bloccarono ogni gesto.
«Vuoi dire che non limoneresti con me?» gli chiese con un sorriso trattenuto ma con tono decisamente convinto.
«Certo che no!»
«E perché?»
«Ma come perché? Vuoi dire che tu limoneresti con me?» Chris si fece serio e questo portò Tom a  cambiare di conseguenza la sua espressione.
Stavolta gliel’avrebbe fatta alla grande...
«Io sì.» La maschera sul viso di Tom era di pura incredulità. Teneva gli occhi sgranati e la mascella serrata. Chris pregò la sua faccia di restare seria ancora per qualche secondo. «Se fossimo su un’isola deserta per giorni e giorni, e non ci fosse speranza di tornare alla civiltà, e mi fossi scolato un’intera cassa di rhum... Beh, altro che limonare, ti farei il servizio completo!» Gli arrivò una cuscinata sulla faccia e sì, se l’era meritata.
«Sei un idiota!» Si gettò addosso a Tom ridendo e stringendolo in un abbraccio. «Sei un vero idiota, Hemsworth!» Lo sentì ridacchiare mentre lo colpiva con un debole pugno sul fianco.
«Oh, dai, facciamo le prove per l’isola deserta.» Gli sospirò all’orecchio tastandolo grossolanamente sulla schiena.
Tom rise più forte. «Smettila, dai, mi stai soffocando!» E tentò di allontanarlo senza convinzione.
«Lasciati andare, tanto è un’isola deserta, non ci vede nessuno.» Gli affondò il viso nell’incavo del collo solleticandolo con la leggera barba.
«No, non è un’isola deserta ed anche in quel caso preferirei la castità!» Sbottò l’inglese al limite delle risate facendo istantaneamente arrestare la tortura. Chris sciolse le braccia e si sollevò a guardarlo sconvolto. Ovviamente, esageratamente sconvolto. Tom prese lunghi respiri grattandosi la spalla su cui la barba del collega gli aveva irritato la pelle.
«Stai forse dicendo che non verresti a letto con me neanche in quel caso?» chiese come fosse qualcosa di assurdo. Se l’era studiata bene.
Tom sollevò le sue sopracciglia danzanti. «Esattamente» scandì con un sorriso convinto e Chris scosse la testa. «Non fare quella faccia» ghignò ancora dandogli una spinta sulla spalla.
«Questa non me l’aspettavo.» Chris continuava a scuotere la testa mentre si tirava indietro qualche ciocca bionda che era fuoriuscita alla sua coda.
«Avanti, sentiamo» alitò ancora l’inglese mentre lui manteneva su la maschera dello sconcerto con invidiabile tenacia, nonostante avesse solo voglia di scoppiare a ridere insieme a Tom per quel discorso così insensato.
«Tom, guardami: sono il meglio che puoi trovare. Sono bello,» prese ad elencare con le dita. «Sono famoso, sono ricco, sono sexy -molto sexy- ed inoltre sono un amante davvero generoso.» E alla fin fine, non erano forse tutte verità?
Tom si umettò le labbra cercando di trattenere l’ilarità. «Ah sì?»
Chris annuì malizioso affilando lo sguardo e gli afferrò il mento fra le dita. «Vuoi che te lo dimostri, bambino?» Ma stavolta non riuscì a resistere e rotolò sul letto ridendosela a crepapelle mentre veniva colpito violentemente con un cuscino.
«Ma quando crescerai?!» Altra cuscinata.
Alla fine anche Tom crollò dalle risate e si ritrovarono testa contro testa a fissare il soffitto della camera.

L’orologio ticchettava regolare. Dal vetro del balcone che dava sulla rumorosa strada, i raggi venivano filtrati dalle pesanti tende color salmone. Sul pavimento, ancora la busta e le patatine sbriciolate.
Su un letto ormai disfatto, Chris e Tom se ne stavano allungati con la testa sul fondo ed i piedi sui cuscini. No, solo Chris aveva il cuscino sotto i talloni, perché quello di Tom era volato via durante il suo attacco ed ora giaceva malamente nei pressi dell’armadio.
«Eri serio prima?»
Chris continuò a guardare in alto. «Su cosa?» Ne aveva sparate tante che non poteva ricordarsele tutte.
«Riguardo all’isola deserta. Sul venire a letto con me.» Si voltò e incrociò lo sguardo di Tom.
«Certo. Anche senza rhum a dire il vero.» Lo sentì ridere. «E tu dicevi sul serio riguardo alla castità?»
Tom si passò una mano fra i capelli e tornò a fissare il soffitto. Chris rimase a scrutare il suo profilo. «No.» Un sorriso vittorioso si disegnò sul suo viso. «Solo che a me servirebbe il rhum. E tanto!» Tornarono a scambiarsi lo sguardo e a ridacchiare divertiti.
«Non sono proprio il tuo tipo, eh? Neanche se mi raso la barba?»
Tom sorrise e si rotolò su un fianco per averlo di fronte. «Non è questo.» Chris lo imitò e si ritrovarono con i piedi intrecciati fra di loro.
«E allora cos’è?» Anche se era partito tutto da un gioco, Chris percepì che quel discorso stava scivolando in qualcosa di un po’ più serio.
Tom lo guardò ancora e si umettò le labbra. «Se venissi a letto con te, rischierei di rovinare la nostra amicizia.» Ed era abbastanza chiaro che non stavano più parlando di ipotesi fantasiose.
«Niente potrebbe rovinare la nostra amicizia, Tom.»
«Ne sei sicuro?»
Chris gli sorrise e gli accarezzò una guancia con il dorso dell’indice. Gli si avvicinò piano fino a posare le labbra sulle sue. Quando si ritrasse, Tom aveva ancora gli occhi aperti. «Sono più che sicuro.»
«Elsa sa che te ne vai in giro a baciare la gente?» Ma la sua domanda era sorretta da un leggero sorriso.
Chris ispirò il profumo delle lenzuola pulite. «Tu non sei la gente.»
«E chi sono?» Gli occhi di Tom erano sempre stati belli. Chris li aveva adorati praticamente da subito, ma quando si velavano di dolcezza riuscivano ad essere semplicemente meravigliosi.
«Sei mio fratello.» Stavolta furono le dita di Tom a scivolare sulla sua guancia.
«Non si baciano i fratelli, Chris. Dovresti saperlo bene» alitò sornione facendo increspare le sue labbra.
«Ma tu sei adottato[1]» E la carezza divenne presto un pizzico.


Chris si allacciò le scarpe e si alzò dalla sedia. Aveva indossato un jeans leggero ed una camicia di cotone azzurra a cui aveva arrotolato le maniche fino ai gomiti. Anche se era sera, Londra era ancora afosa, e al diavolo la cena nel ristorante chic. Se avessero avuto da ridire, sarebbe stata solo un’ottima occasione per tornarsene in camera a dormire, visto che quel pomeriggio non aveva potuto farlo, e il livido che gli si era formato sulla coscia - colpa di una ginocchiata ben poco carina da parte di Tom - glielo rammentava fin troppo bene. E poi aveva già mangiato. Aveva ordinato il servizio in camera non appena l’amico aveva “tolto il disturbo”. Quindi non poteva neanche appellarsi alla fame per sopportare quella serata.
Strinse forte l’elastico alla coda in modo che non ci fosse alcuna ciocca al di fuori, ed afferrò il cellulare uscendo dalla stanza. Si avviò verso l’ascensore e, quando le porte si aprirono, si ritrovò davanti il gioviale sorriso di Tom.
«Sei venuto a prendermi stavolta?» ridacchiò entrando nella cabina.
L’inglese pigiò il pulsante del piano terra. «Volevo farmi perdonare.»
«Per cosa, per l’aeroporto? Per il capezzolo? Per la ginocchiata? O per il quasi attacco cardiaco?»
Tom rise. «Un po’ tutto.»
Chris lo scrutò con la coda dell’occhio. Tom era decisamente più elegante di lui. Indossava perfino la giacca, blu, dello stesso colore dei pantaloni, in contrasto con la camicia bianca. Unica nota positiva, non aveva alcuna cravatta.
«Chi si sposa?» ghignò e Tom si guardò addosso scuotendo la testa.
«È solo un completo.»
«Sei un odioso damerino, Hiddleston» sbuffò guardando in alto la luce dei piani che si intervallavano. «Vuoi farmi sempre sfigurare...» brontolò ancora infilando le mani nelle tasche dei jeans. Indossava numerosi bracciali e non gli fu possibile affondare di più.
«E dai, come se lo facessi apposta!»
«Non è così?»
Tom si avvicinò al suo orecchio. «Piantala» sospirò, e Chris fu felice che lo avesse preferito ad un altro pugno.
L’ascensore scendeva lento ed infine le porte si aprirono.
«Non ho per niente voglia di andare» alitò vago. Non avrebbe retto una cena piena di chiacchiere sul lavoro e un dopo cena pieno di altre chiacchiere su quanto sarebbe stato duro il suddetto lavoro. Non dopo un volo di dodici ore ed un pomeriggio passato a prenderle ancora non aveva capito bene perché. E poi per i prossimi mesi ne sarebbe stato sommerso di cene di lavoro. Non poteva passare quella volta?
«Non andiamo.»
Si voltò verso Tom ed arrestò la marcia nel bel mezzo della hall. Aggrottò le sopracciglia e lo studiò. «Sul serio?»
«Sì, sul serio. Torniamo in camera tua o andiamo a berci qualcosa. Solo noi due. Ti va?»
Chris si grattò un angolo delle labbra guardandosi in giro. L’idea non era per nulla male, anzi, era decisamente preferibile a quella tediosa serata che gli si prospettava.
«E che fine ha fatto il “non è carino dare buca”?» Tom si strinse nelle spalle guardando in basso per poi tornare a immergere i suoi occhi in quelli di Chris.
«Ci stai o no?» chiese lapidario.
«Ovvio che ci sto.»
E bastò una telefonata per sistemare il tutto. “Sono stanco, il jet lag, dodici ore di volo, orrido caffè sull’aereo.” Chris aveva l’imbarazzo della scelta. Tom, invece, dovette accontentarsi di uno scontato: “Emicrania fulminante. Non riesco neanche a tenere gli occhi aperti. Sì, domani starò meglio.” Per loro fortuna furono accettate entrambe senza problemi.  
«Allora, dove si va?» chiese l’inglese avviandosi verso la porta dell’hotel.
«Camera mia e, tranquillo, niente lotta né prove di sopravvivenza per ipotetiche isole deserte.»
Tom sorrise annuendo e tornarono ad infilarsi nell’ascensore. «Potevamo prendere un film» sottolineò mentre salivano al piano di Chris.
Al suo fianco il biondo alzò le spalle. «Non sono in vena di melodramma esistenziali.» Che poi erano fra i generi più gettonati da Tom.
«Pensavo a qualcosa di più splatter.» Questa era nuova. Si voltò a fissarlo incuriosito finché non lo vide aprirsi in un gigantesco sorriso. «A casa ho una copia di “The Cabin in the Woods”.»
Chris alzò le sopracciglia, «Wow! Sai che suspense?!» ironizzò.
Tom lo spintonò. «Ma dai, quante volte ci siamo rivisti “Thor”? Per non parlare di “The Avengers”!?»
«Che c’entra, lì faccio bella figura.» Un’altra spinta, un’altra risata.
Le porte si riaprirono e Chris si chiese perché Tom non lo avesse avvisato prima dei suoi piani, avrebbe evitato di cambiarsi ed avrebbe continuato a poltrire sul letto guardando in slip quella soap opera inglese anni ’80.
Ma forse Tom aveva altri progetti e forse, se fosse stato fortunato, sarebbero anche stati interessanti.
E adesso che ci pensava, quella soap opera, non era neanche un granché.







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[1] La battuta di Chris è ovviamente un riferimento a quella di Thor in The Avengers. Ora, so che in giro ci sono state parecchie polemiche, però ci tenevo a ribadire che non vuole essere nulla di offensivo e non voglio fare dell’ironia su questo argomento. È solo una battuta(ccia), come nell’originale anche qui, e spero di non aver urtato la sensibilità di nessuno.




NdA.
Eh sì, Chris è un espertone di soap opera u.u
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.
Tom ha sempre detto che Chris è dannatamente divertente e, in varie interviste, ho potuto notarlo anche io. Muoio dalle risate ogni volta che fa l’idiota e capita spessissimo! Mi divertiva l’idea che anche nel privato fosse un po’ imbecille, soprattutto con quel povero santo (ma neanche troppo) di Tom XD
Tutta la storia viaggia su una comicità semplice, un po’ maliziosa e con qualche doppio senso. Nulla di volgare, spero. Solo risate fra due buon amici e qualche verità (se, magari) travestita da battuta *-^
Appuntamento al terzo ed ultimo tempo ^^
Kiss Kiss Chiara

  
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