Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: ShioriKitsune    08/04/2013    7 recensioni
«In un certo senso, ed in un modo strano e contorto, lui mi ha salvato. Ed io gli sarò sempre grato per questo».
[SebxCiel]
E' la mia prima fan fiction sul mondo di Anime e Manga, spero che vi piaccia. Questa storia è ambientata dopo l'ultima puntata dell'Anime (il manga è ancora in fase di lettura v.v) e inizia raccontando la paura di Ciel riguardo al distacco del suo maggiordomo. E poi, in un crescendo di suspance, si scoprirà quanto Ciel sia stato infantile nel suo giudizio.
Spero davvero che possa essere di vostro gradimento :)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Rivolsi il mio solito sorriso gentile e professionale al bambino che, con sguardo malvagio, mi faceva cenno di avvicinarmi.
Quello non era il mio bocchan.
Era un estraneo con le sue sembianze.
Lo scrutai, cercando di percepirne le vibrazioni e rendermi conto di chi avessi davanti. Una copia, magari. Un fantoccio addestrato a parlare e muoversi esattamente come lui. Ma, in quel luogo di anime dannate, era impossibile distinguere la natura di un cuore.
Serrai la mascella.
In fondo, sapevo benissimo che quello era Ciel Phantomhive. La punta di sadismo mista a dolore nel suo sguardo era inconfondibile, e nemmeno il migliore dei trucchi sarebbe riuscito a replicarla. Feci un passo verso di lui, giurando vendetta verso quel demone che mi aveva derubato.
Oh, bocchan, cosa ti hanno fatto?
«Avevo sentito del tuo arrivo qui, piccolo conte», lo apostrofai.
Lì, all’inferno, portargli rispetto non sarebbe servito a nulla. A conti fatti, era lui che doveva portarne a me. «Non pensavo ti lasciassi abbindolare dal primo demone che promette di darti la vendetta».
Ciel serrò i pugni, ma il suo mantenere le apparenze ebbe la meglio. Deglutì, lanciandomi un vago sorriso. «Non perdi mai il senso dell’umorismo, Sebastian».
«Credo sia una qualità innata di noi demoni. Dovresti averlo imparato, ormai».
Non potevo dare per certo che lui conoscesse la verità sul suo essere un semidemone. Alaister poteva avergli detto qualsiasi cosa, pur di attirarlo dalla sua parte.
«Lo saprò presto», commentò semplicemente.
Questo voleva dire che era a conoscenza di tutto, e nonostante sapesse che per la sua anima c’era ancora speranza, aveva deciso di prometterla per la seconda volta.
Proprio non vuoi saperne di essere salvato, eh, bocchan?
Alaister si frappose tra noi. «Quale piacevole sorpresa! Non pensavo ci avresti raggiunto così presto, demone. E, soprattutto, non avevo idea che ti saresti trascinato nuovamente dietro quel tipo».
Grell serrò le palpebre, stringendo la mano attorno all’impugnatura della motosega.
Per natura non era mai stato un tipo paziente, in più quel posto gli metteva ansia, potevo avvertirlo. Era pur sempre uno shinigami all’inferno.
«Ridammelo».
Il demone si aggiustò una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio. «Ciel Phantomhive non ti appartiene più. Il marchio scomparso ne è la prova. Ed il mio marchio, la conferma».
Sgranai gli occhi. La mano di Alaister era coperta da un sigillo sotto molti aspetti simile al mio, ma più complesso.
Un patto tra demoni.
Semidemone o no, in quel caso non faceva differenza.
«La sua anima ormai mi appartiene, maggiordomo. Hai perso».
Quelle parole cercarono di insinuarsi dentro di me, scalfendo quel muro che per tutto quel tempo era riuscito ad infondermi sicurezza.
Mi ero ripetuto che lo stavo facendo per il suo bene, per il bene di Ciel, ma le mie azioni non avevano forse portato a disastrose conseguenze, il cui unico colpevole ero io?
«Non gli interessa di darti quello che vuoi, Ciel. Vuole solo capire come riuscire a divorare la tua essenza».
Ciel non sembrò affatto colpito dalle mie parole, ovviamente.
«Non credo che questi siano più affari tuoi», mormorò. «E non credo che questo sia il tuo posto. Stare al mio fianco non è più un tuo dovere, sei libero di andare come hai sempre voluto».
Aprii la bocca per replicare, ma mi resi conto che quello non era né il posto né il momento giusto per raccontargli tutto. Dovevo continuare a mostrarmi spietato, davanti al nemico.
«Mettiamola così: anche a me spetta una ricompensa per averti aiutato fino ad ora, e di sicuro non sono il tipo che fa qualcosa senza ricevere nulla in cambio».
In pochi attimi mi trovai alle sue spalle. Lo sentii irrigidirsi e trattenere il fiato. «Brami dalla voglia di farmela pagare, non è vero?», sussurrai, appoggiando una mano sulla sua spalla. «Allora cosa aspetti? Sono qui, proprio davanti ai tuoi occhi».
Il piccolo conte si voltò di scatto, allargando le gambe in una posizione d’attacco che, sapeva bene anche lui, non avrebbe mai sfruttato. Digrignò i denti, iniziando ad ansimare dalla rabbia. «Tu, come osi..».
«Questo è il mio posto», lo interruppi. «E posso osare quanto mi pare».
Le parole di Ciel furono bloccate prima di venire alla luce da un battito di mani.
«Siete così strani, voi due. È interessante starvi a guardare, ma ho altri progetti per il mio protetto».
Alaister posò una mano sul capo di Ciel, lanciandomi uno sguardo carico di soddisfazione.
Era ancora convinto di avere il coltello dalla parte del manico.
«È arrivata, per il piccolo Ciel, l’ora di divorare la sua prima anima».
E forse ce l’aveva davvero.
Rimasi pietrificato al mio posto, assimilando lentamente ciò che il demone aveva appena detto.
Divorare un’anima? Solo i demoni potevano farlo, e Ciel non lo era del tutto. Non ero sicuro che avrebbe funzionato, ma non era una questione da sottovalutare.
Non potevo permettere che la mia anima pura si macchiasse di una tale atrocità, di un abominio di quella portata. L’avrebbe macchiata in modo irreparabile, bucandola e rendendola inservibile.
Proprio per questo, l’anima di un demone non poteva essere mangiata.
«Sai che nel momento in cui i suoi denti affonderanno nella carne latente di un’essenza umana, non potrai più cibarti di lui. Diventerà un demone a tutti gli effetti e né tu né io potremo avere la nostra parte».
Il demone sorrise. «Oh, Sebastian, tu mi sottovaluti. Mi credi davvero così sprovveduto?».
Soltanto dopo avrei compreso quale fosse in realtà il suo piano.
«Portatela qui».
Al suo cenno, dei demoni minori portarono al centro della stanza una donna.
Una donna mortale.
Il suo odore era così allettante che mettere in dubbio l’umanità di quell’essere sarebbe stato da stupidi.
Era bendata, quindi non riuscivo a vedere di che colore avesse gli occhi. I suoi tratti e i suoi capelli castani non mi ricordavano nulla in particolare.
Ma, qualcuno che fino a quel momento era rimasto in silenzio, emise un gemito strozzato.
Alle nostre spalle, Undertaker aveva appena sgranato gli occhi, incredulo.
Alaister ghignò, crudele. «Questo è il tuo primo pasto, conte. Spero che tu possa gradirlo».
«Cosa?».
Ci voltammo tutti di scatto.
Undertaker, mantenuto da due sottoposti di Alaister, cercava in tutti i modi di divincolarsi e raggiungerlo. La sua espressione era furente, intimidatoria. Non l’avevo mai visto così vivo.
«Tu, feccia, avevi promesso!».
Il demone rise. «Undertaker, tu chiami feccia me? Tu che ti sei venduto per così poco?».
«Lei non è poco!».
La frase, urlata all’oscurità, fu seguita da un silenzio carico di aspettative.
Tutti erano in attesa della prossima mossa, senza che nessuno sapesse chi l’avrebbe compiuta.
Alternai lo sguardo dallo shinigami al demone, pronto ad intervenire per tenere al sicuro il bocchan.
«Uno shinigami, un dio, schiavo di un sentimento umano. Non sei degno di possedere quel titolo, e dovresti bruciare all’inferno insieme alla tua amata».
Undertaker urlò. «Non sottovalutarmi, serpe. Ti ho promesso il mio aiuto solo in cambio del tuo favore. Non rimangiarti la parola, se non vuoi che-».
«Se non voglio cosa? Che tu mi uccida?». Schioccò la lingua. «Credi davvero di poterci riuscire, stolto? In ogni caso, l’unico che ci andrà a perdere sei tu. E lei morirà di nuovo».
«No!».
All’improvviso, ogni cosa si fece chiara ai miei occhi. Undertaker era stato innamorato di un’umana, e Alaister gli aveva promesso di portarla indietro. Ecco spiegato perché uno shinigami aveva deciso di collaborare con un demone.
Ma c’era qualcosa di sbagliato in tutto quello.
Un’anima, una volta morta..
«Ciel, non fartelo ripetere ancora. Divora la sua anima».
Il piccolo conte era rimasto pietrificato per tutto il tempo. A quell’ordine, mosse un passo verso la donna al centro della stanza. Ma i suoi occhi si erano svuotati da ogni emozione.
«Phantomhive, non lo fare», ringhiò Undertaker. «Giuro che ti ucciderò. Se la sfiori, giuro che ti ucciderò».
Schiavo di un amore che gli avrebbe portato solo sofferenze, Undertaker si stava sbriciolando dall’interno.
Ed io, per la prima volta, non sapevo cosa fare per porre rimedio a quell’assurda situazione.

 

 
* * * * * *

 
Non sapevo se divorare un’anima era l’equivalente di uccidere qualcuno.
In quel caso, mi sarei macchiato di un doppio peccato.
Il mio corpo si muoveva da solo, come se fosse comandato da fili invisibili che qualcuno, dall’alto, manovrava.
Mi ritrovai davanti alla ragazza, tremava. Non riuscivo a metterla a fuoco, forse a causa dell’oscurità che vigeva in quel posto. Le sfiorai una ciocca di capelli seguendo i miei stessi gesti con gli occhi, ipnotizzato da quel tocco. Non avevo diritto di carezzare colei a cui, di lì a poco, avrei sottratto la vita.
«Cosa devo fare?», anche la mia voce era distante. Talmente eterea che quasi non sembrava la mia. Ero davvero io quella persona?
«Baciala, poi ti verrà naturale».
Avrei dovuto aspettarmi una cosa del genere. I demoni avevano un modus operandi alquanto insolito.
Chinai il capo, sfiorandole il mento e sollevandolo.
«Come ti chiami?», mormorai per inerzia.
Il suo respiro era affannato, la sua voce sussultava. Ma, nonostante questo, si sforzò di darmi una risposta. «Anne».
Qualcuno, da qualche parte, lanciò un grido di dolore.
«Anne», ripetei. «Anne».
Gustai quel nome, immaginando come sarebbe stato il sapore della sua anima.
Dolce, piccante? Non ne avevo idea.
«Mi dispiace Anne, ma..-».
E poi, fu come se una forza incorporea mi strattonasse, prendendomi a schiaffi.
Respirai.
E aprii gli occhi.
Tutto cambiò in meno di un battito di ciglia: mi guardai intorno, il cuore che mi martellava nel petto e la paura che, poco a poco, cercava di prendere possesso di me.
Che cosa sto facendo?
Mi allontanai , cadendo all’indietro.
«N-non posso», balbettai, fissando la ragazza con occhi sgranati. «Non posso farlo».
Avevo davvero anche solo pensato di fare del male a quella creatura innocente?
Mi ero sempre preoccupato di proteggere le persone, dando la giusta punizione solo a chi lo meritava. Stavo per cadere nella stessa trappola per la seconda volta.
«Sebastian».
Il suo nome mi si formò involontariamente sulle labbra, in una richiesta d’aiuto.
Allacciai lo sguardo al suo, e seppi di essere al sicuro.

 

  * * * * * *
 

Alaister non aveva mai avuto intenzione di far divorare un’anima al bocchan. E non aveva mai avuto intenzione di ridare Anne ad Undertaker. Anche per uno del suo calibro, riportare in vita i morti era impossibile.
Quella ragazza era stata una semplice illusione. Un banale trucco per fare in modo che Ciel riaccendesse l’umanità a cui lui stesso aveva rinunciato.
Lo aveva plagiato, facendolo cadere nell’oscurità solo per fare in modo che il piccolo conte gli promettesse l’anima. E, da quel momento, aveva fatto in modo che Ciel ricominciasse a provare emozioni, ricominciasse a sentire.
Era stato quello il piano di Alaister, fin dall’inizio.
Ed io ero stato troppo cieco per rendermene conto.
«Bocchan!».
Ciel tremava. Tremava come mai aveva fatto in vita sua. E mi fissava con gli occhi azzurri spalancati e innocenti, proprio come quella notte.
«S-Sebast-tian», mormorò, allungando una mano.
Non sapevo cosa fare. Schiusi le labbra, incerto, mentre la mia mano si spingeva istintivamente verso la sua.
E, senza esitazione alcuna, il piccolo conte si fiondò tra le mie braccia, stringendomi come mai aveva fatto prima d’allora.
Mi bloccai, incapace di compiere qualsiasi azione: dal ricambiare la stretta al semplice spiccicare parola. Non avevo mai provato niente del genere.
Una sensazione di calore, al centro esatto del petto, sembrava volersi allargare in tutto il mio corpo.
Ed il bocchan piangeva lacrime amare, stringendo i lembi della mia giacca.
Mi sentivo impotente.
Non potevo comprendere il suo dolore, quello di sottrarre la vita a qualcuno. Lo avevo sempre fatto con naturalezza, con piacere. Quella disperazione mi era del tutto sconosciuta.
Incrociai lo sguardo di Grell, che fissava la scena sbalordito. Nessuno si sarebbe aspettato un crollo del genere dal conte Phantomhive.
Tutti dimenticavamo che era solo un bambino.
Dubitante, gli sfiorai il capo con una carezza. «Non piangere», sussurrai, riuscendo finalmente a muovermi. Lo sorressi con un braccio, alzandomi e fissando lo sguardo su Alaister.
Aveva osato troppo e adesso ne avrebbe pagate le conseguenze.
«Ma che quadretto commovente», esclamò, piegando il capo in un’espressione divertita.
Alla vista di quegli occhi, dentro di me la rabbia crebbe.
Stavo per reagire, con ancora Ciel stretto tra le braccia, ma un cenno del demone mi bloccò.
«Non è ancora arrivato il tuo turno, Sebastian. Come prima cosa, devo liberarmi di questo qui».
In un attimo, si trovò alle spalle di un Undertaker ancora scosso e incapace di ragionare. Non ero sicuro che si fosse reso conto appieno di ciò che stava succedendo, bloccato com’era nella sua bolla di dolore.
La mano del demone si allacciò attorno al collo dello shinigami, sollevandolo in alto. «Non meriti di essere un dio della morte», sussurrò, guardandolo con disprezzo. «E non meriti di morire con onore. È per questo che sarò io, colui che chiami feccia, a toglierti la vita».
Ero pronto a lasciarlo morire.
In fondo, Undertaker aveva collaborato con Alaister, qualsiasi fossero le sue motivazioni.
Ma uno sguardo sbigottito mi venne puntato addosso: Grell mi stava ordinando di fare qualcosa.
Alzai un sopracciglio.
Ti sei forse fatto intenerire dalla storia d’amore?
Sembrava essere determinato. Strinse la falce con l’altra mano, pronto ad intervenire.
Ed io, cos’avrei dovuto fare?






TO BE CONTINUED:
Rieccomi dopo ben due settimane di assenza ç_ç *non sa più in che lingua chiedere scusa* Beh, almeno vi ho dato la scena strappalacrime che vi avevo promesso, è abbastanza per farmi perdonare? No? Vorrà dire che ne avrete un'altra u.u
Posso dire finalmente? Ecco, finalmente tutto - o quasi - è stato svelato. Ma adesso c'è la storia di Undertaker ad incuriosire, oppure non ve ne frega niente? (<.<) Beh, in ogni caso, sarà approfondita nel prossimo capitolo, che sarà un capitolo estremamente sentimentale. Già frigno all'idea.
Bene, con questi dubbi, vi aspetto la prossima volta ^_^

Ah, ultima cosa.
Mi dispiace che il numero delle recensioni vada sempre diminuendo, è forse colpa mia perché non aggiorno con la costanza dovuta o perché la storia inizia ad annoiarvi? Q_Q
In ogni caso, ringrazio chi, costantemente, recensisce o anche solo legge ciò che scrivo. Vi voglio bene, davvero. <3

   
 
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