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Autore: GioGio00    08/04/2013    0 recensioni
in una piccola cittadina del nord America, quattro ragazze Ariadne,Raven,Hanita e Margaret condividono un segreto che non deve essere scoperto; non aspettatevi la solita storia d'amore. Cia questa è la mia pima f.f. del genere, l'abbiamo scritta io e una mia amica. Recensite in tanti, baci
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Era sera e faceva freddo. Ariadne odiava andare in giro quando faceva freddo, lo trovava irritante.
Il respiro le si condensava in una nuvoletta biancastra quando sospirava e cominciavano a pruderle le gambe. Voleva decollare.
Ne aveva bisogno. Prima però, doveva trovare un posto appartato per farlo.
Camminò fino al cancello del parco del quartiere.
Non appena si fermò ad ammirare il piccolo parchetto, sorrise. Quand’era piccola ci andava sempre,
adesso lo vedeva solo con la coda dell’ occhio quando ci passava davanti. Sospirò ed entrò.
Quella sera era così silenzioso, non che di giorno ci fosse tanto movimento.
Tutti lo trovavano un parco inutile, altri lo consideravano addirittura pericoloso.
<< E i nostri figli dovrebbero giocare in un parco dove le norme di sicurezza non vengono neanche prese in considerazione? >>
Ecco cosa dicevano. Ecco cosa dicevano di un parco che Ariadne aveva frequentato per tutta l’infanzia.
Eppure non si era mai fatta male quando giocava lì, e non aveva subito traumi a causa delle “norme di sicurezza ignorate”.
Le venne da ridere. Cominciò a guardarsi intorno finche non vide un grande albero su cui era salita almeno mille volte quando era piccola.
Avanzò correndo alla velocità della luce fino a raggiungerlo. Non aveva mai capito perché tra le sue “doti sovrannaturali”
– come le chiamava Raven – ci fosse anche quella di correre velocemente. Più velocemente di un essere umano, ovviamente. Non appena raggiunse l’albero,
si guardò intorno per accertarsi di non essere vista, poi decollò. Quando si trovò a fluttuare nella miriade di stelle si sentì subito meglio.
Adorava stare nel cielo, senza preoccuparsi di niente.
Quando aveva un problema, decollava immediatamente. Nessuno poteva seguirla,
perché lei era l’unica a saper volare, e così lei poteva pensare, riflettere e farsi consolare dalle stelle.
Là sopra sembrava che il tempo scorresse in modo diverso che sulla terraferma, più lentamente, e lei era l’unica a saperlo.
Merda! pensò Ariadne non appena vide l’ora sul display del cellulare. Era tardissimo, suo padre non gliel’ avrebbe fatta passare liscia.
Solitamente non era mai in ritardo, ma quel giorno aveva avuto una giornata.. difficile e si era persa mentre fluttuava tra le stelle.
Si affrettò a cercare un posto dove poter atterrare senza essere vista,
quando le venne in mente che poteva atterrare direttamente in camera sua passando dalla finestra.
Volò fino a casa sua e planò sul piccolo balconcino della sua camera. Provò ad aprire la finestra, ma era bloccata.
Diamine pensò con tutto questo freddo si è bloccata!!! Spinse ancora un po’, ma non si apriva. Decise così di passare alle maniere forti.
Afferrò la maniglia della finestra con entrambe le mani e tirò verso sinistra. Immediatamente la finestra si spalancò e Ariadne riuscì ad entrare.
Tra le sue “doti” c’era anche quella di essere molto, molto più forte di un semplice essere umano, nonostante fosse una ragazza.
Oltre a lei, anche Raven, Margaret e Hermel avevano i suoi stessi poteri.
Una volta entrata, richiuse la finestra e si buttò sul letto.
Era stanca morta. Odiava gli “sbalzi” temporali tra il celo e la terraferma, e lei era l’unica a subirli.
Cercò di sfruttare al meglio le ultime forze che le erano rimaste in corpo per alzarsi, cambiarsi e ributtarsi sul letto.
Non appena si alzò mettendosi a sedere su di esso, fissò la sua immagine riflessa sullo specchio.
Era mora, più che mora, aveva dei bellissimi capelli castano dorato, ma con riflessi un po’ più scuri, mossi,
due occhi azzurro ghiaccio che facevano invidia a tutte le sue compagne e la carnagione leggermente abbronzata.
Sapeva che tutti i ragazzi trovavano lei e le sue migliori amiche davvero bellissime, ma era una caratteristica legata ai loro poteri.
Si spogliò, indossò una maglietta bianca e un paio di shorts neri e buttò i vestiti sulla scrivania, poi si mise sotto le coperte.
Se suo padre fosse entrato nella sua stanza in quel momento,
Ariadne avrebbe potuto usare come scusa il fatto che James non se lo ricordava o che stava già praticamente dormendo quando lei lo aveva salutato.
Non le piaceva mentire a suo padre, ma a volte era necessario.
Da quando sua madre si era separata da loro trasferendosi in California,
James aveva fatto di tutto per essere comprensivo e per essere un buon padre, e lei aveva fatto di tutto per non farlo preoccupare più del dovuto.
Ma a volte proprio non si accorgeva del tempo che passava, faceva un po’ in ritardo e allora mentire rendeva le cose molto più facili.
Non le ci volle molto prima di addormentarsi. Il suono della sveglia la strappò dal suo sogno. In realtà non stava sognando niente.
Saltò giù dal letto e si levò i vestiti per infilarsi un paio di jeans attillati e una felpa celeste. Afferrò la spazzola e cominciò a pettinarsi.
Poi scese di corsa le scale e si lanciò in cucina. << Buongiorno >> la salutò James. << Ciao papà >> rispose lei.
Ariadne si sedette su una delle sedie della cucina. Quel giorno suo padre le stava preparando i pancake, che di solito preparava solo di domenica.
Stava per chiedergli come mai avesse fatto un colazione così sostanziosa, ma in quel momento James si girò e le mise davanti un piatto con cinque pancake.
<< Papà! Non ti sembra di esagerare! >> esclamò Ariadne. << Ari, vuoi che ti ricordo che in questo periodo non mangi quasi niente?
E la colazione è il pasto più importante… >>
<< Della giornata, si lo so! >> disse Ariadne, finendo la frase per lui.
Era straziante sentire suo padre che ogni mattina le ripeteva sempre la stessa cosa.
Cercò di sforzarsi e di mangiare il più possibile, ma dopo due pancake si fermò, già strapiena.
Afferrò il bicchiere pieno di succo di frutta e lo tracannò tutto d’un fiato, poi si alzò soddisfatta.
Suo padre guardò il suo piatto ancora pieno di pancake prima di far partire un rimprovero.
<< Mangia, che te ne mancano ancora molti! >> esclamò James. << Papà, ne ho già mangiati due, adesso sono piena >> rispose lei sulla difensiva.
<< Non vorrai mica farmi stare male! >> << No, per carità! Ma stai praticamente scomparendo! >> disse James affranto,
mentre afferrava il piatto di Ariadne e lo metteva in frigorifero. Ariadne odiava quell’espressione sul volto di suo padre.
La faceva sentire in colpa per qualcosa che non aveva fatto. Non voleva stare male per colpa dei pancake, ma non voleva nemmeno far preoccupare il padre.
Fortunatamente, in quel preciso istante, si sentì un clacson rumoroso più del normale provenire da fuori.
Ariadne balzò alla finestra e controllò chi avesse suonato, rischiando pure di ricevere imprecazioni dai vicini.
Beh, chi altri se no? pensò vedendo Hermel che agitava freneticamente la mano dal finestrino del passeggero della sua auto.
Ariadne non perse tempo, afferrò il giubbotto, salutò il padre con un bacio e poi volò dritta fuori di casa.
Camminò veloce. Se i vicini l’avessero vista correre come era in grado di fare, avrebbero cominciato a sospettare di lei e della sua famiglia.
Non appena salì in macchina, vide Hermel che faceva finta di guidare.
<< Vuoi partire? Oppure il Cartcrcio non riesce a muoversi? >> esclamò Ariadne.
<< Ehi! Se vuoi puoi benissimo andarci a piedi a scuola! La mia Auto, va velocissimo! >> ribatté Hermel infastidita.
Cominciò ad accarezzare il cruscotto e il cambio delle marce, come se quell’auto fosse un cane.
Ariadne si ricordava benissimo la faccia entusiasta di Hermel quando aveva visto per la prima volta la sua auto.
Le era stata regalata per il suo 16 compleanno, anche se un po’ in ritardo. Aveva appena fatto l’esame di guida,
ma i suoi genitori non volevano ancora darle un auto, tutta sua, da usare.
Così gliela avevano presa per il suo compleanno.
Ariadne era l’unica a saperlo, ed era riuscita a mantenere il segreto fino al giorno in cui Hermel l’aveva ricevuta.
Ricordandosi di quel volto felice, fissò l’amica sorridendo. << Che c’è? >> chiese Hermel quando si accorse che Ariadne la stava fissando.
<< Vuoi partire o no? >> l’ha stuzzicò Ariadne. Hermel sbuffò, inserì la chiave, la girò, schiacciò il pedale e partì ad una velocità di quaranta kilometri orari.
<< Stai andando a quaranta all’ora? Nemmeno i camion dell’immondizia vanno così lenti! >> esclamò Ariadne.
<< Senti Ari, la mia auto va a questa velocità. Se non ti piace, puoi benissimo andare a piedi! >> rispose Hermel arrabbiata.
Ariadne sorrise. Quando la sua amica faceva così le veniva sempre da ridere.
Era particolare, e si vantava di cose che gli altri avrebbero preferito non vedere mai.
Come la sua auto. Ariadne l’aveva soprannominata “Cartoccio”, e quel soprannome era proprio azzeccato.
Forse quell’auto apparteneva ai tempi dell’infanzia del suo bisnonno, e di certo non era una cosa di cui vantarsi.
Non appena arrivarono a scuola, Ariadne saltò giù dalla macchina. << Ehi, cos’è tutta questa fretta, non siamo mica in ritardo! >>
ansimò Hermel cercando di starle dietro. << Carter mi deve dire una cosa. Dopo arrivo! >> urlò Ariadne di tutta risposta.
Era vero, non era una scusa. Aveva letto in macchina il messaggio di Carter che le diceva che doveva raccontarle una cosa.
Una cosa importante. Non appena lo vide accelerò il passo, però senza correre, per raggiungerlo in fretta.
Carter era bellissimo, uno dei più bei ragazzi che Ariadne avesse mai visto. Aveva i capelli mezzi lunghi,
due luminosi occhi verdi e un bellissimo sorriso, ma Ariadne lo considerava come un amico, anzi, forse come un fratello.
<< Ciao! >> lo salutò sorridendo << Ciao>> rispose lui. << Cosa dovevi dirmi? >> chiese lei impaziente.
<< Ieri è arrivato un nuovo ragazzo, era agli allenamenti di football >> disse lui teso. << E quindi? >> richiese lei.
Non capiva dove Carter volesse arrivare. << Ecco… lui era troppo veloce, e troppo forte per essere un essere umano >>
rispose lui, sempre più teso. Ariadne lo fissò con sguardo interrogativo, senza capire.
<< Stai attenta, Ari. Non sembra affidabile >> Sentendo quelle parole, Ariadne si mise a ridere.
<< Aspetta, come prego? È arrivato un novellino e tu già lo vedi come una “persona non affidabile”? >> disse Ari, cercando di capire.
<< Cos’è? È più dotato di te? Sei geloso, per caso? >> lo stuzzicò. Carter la fissò offeso.
<< No, non sono geloso, dico solo che ha un aspetto, come dire, misterioso >> << Oh, si certo, Carter, molto misterioso. Come si chiama? >> chiese lei.
<< Matt. Matt Davon >> rispose lui, chinando il capo. << Matt Davon >> disse lei.
<< Molto misterioso >>. Lo osservò per un po’, prima di gettargli le braccia al collo e di stringerlo forte.
Adorava quando Carter faceva il premuroso per cose di cui non c’era niente da temere. Quando si staccarono, gli sorrise.
<< Ora devo andare >> disse. << Ci vediamo dopo >>. << Si, ciao >> rispose lui, giù di morale. Fissò Ariadne che si allontanava.
La trovava una ragazza splendida, ma non provava niente per lei, ne era più che sicuro.

Ciao amici XOXOXO, questo è il mio primo capitolo e spero vi piaccia!!!.
Questa è una storia in collaborazione con Beatrice306 una mia amica e noi ci dividiamo i capitoli, comunque spero vi piaccia
L.A.S.C.I.A.T.E. una piccola o grande recensione sono ben accette le critiche, i commenti e le tigri...
aspettate non centra niente ma va bè!!! :)
BACI Gio and Bea

  
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