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Autore: Cali F Jones    08/04/2013    3 recensioni
«Ho imparato la lezione. Non riaccadrà mai più. Liberami!».
No, non farlo. Non ascoltarmi. Non lasciarmi mai andare. Solo in tua prigionia, io sono libero.

Una BlackIce senza pretese con Evil!Jack. Dopo averlo deluso, Jack viene torturato da Pitch e capisce quanto, effettivamente, la sua mente sia completamente offuscata dall'amore e dalla devozione malsani che prova per quest'ultimo.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jack Frost, Pitch
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Bernadette

What goes better together than cold and dark?

 

Posso sentire calore. Il sangue che sta scorrendo sulla mia pelle diafana è davvero caldo. Quanto mi era mancata questa sensazione? Poi il suo dito lungo ed affusolato percorre la mia guancia, la mia mascella, scendendo fino al collo. Un bruciore lancinante quello che mi coglie quando la sua unghia acuminata mi graffia in un punto particolarmente sensibile, in prossimità della mia gola.
«Cosa ti avevo detto, Jack? Mi hai davvero deluso.»
L'ho deluso. Non me lo perdonerà.
Un rigolo di sangue scivola lungo la tempia e poi la guancia. Il suo viso si fa più vicino al mio. Come un serpente, lecca con vogliosa malizia quel sangue e un brivido mi percorre la schiena. Esiste qualcosa di più dolce ed inebriante di questa sensazione che provo ora? Che provo ogni volta che mi tocca, che mi sfiora. Ogni volta che sento il suo odore vicino, il suo fiato sovrapporsi al mio. La mia mente è completamente obnubilata, in suo potere. Cosa posso fare se non ubbidirgli ciecamente per dimostrargli il mio amore?
Alcune gocce di sudore scorrono lungo le mie clavicole, per poi scivolare lungo il mio petto magro e scarno, bagnando la mia pelle ruvida e secca come il ghiaccio.
I suoi occhi incrociano i miei. Il cuore mi balza in gola, deglutisco a fatica cercando di nascondere quell'effetto deleterio che la sua presenza costantemente esercita sulla mia mente. Smetterò mai di perdere la testa?
I polsi, incatenati, cominciano a dolermi.
«Ho imparato la lezione. Non riaccadrà mai più. Liberami!».
No, non farlo. Non ascoltarmi. Non lasciarmi mai andare. Solo in tua prigionia, io sono libero.
In quell'istante, l'aurea nera come la pece che lo avvolge scivola sul mio corpo. Mi cinge in una specie di abbraccio e un moto di gelo mi coglie. Vicino alla spalla sento la sua aurea premere. Ancora, con sempre maggiore forza. Ora davvero sento dolore. Un colpo deciso sulla mia spalla. Urlo. Volto appena la testa, per quanto mi sia consentito data la posizione e noto l'osso della spalla fuori dalla sua articolazione. Fa male. Terribilmente. Il mio fiato si fa più corto, cerco di non svenire a quella vista. Ed ora la sua mano si avvicina al mio volto. Me lo accarezza docilmente, come una madre farebbe al proprio bambino. Mi sussurra di fare silenzio, di non gridare. Che le grida non sono degne di me. Indi, le sue dita si appropinquano al mio occhio sinistro. Cerco di chiuderlo, ma lui è più forte. Lo sento scavare, mentre il sangue continua a scorrere lungo la mia gota. Mi percorre il profilo del naso e della bocca. Per qualche istante, sento il sapore del mio stesso sangue sulle labbra. È dolciastro. E caldo. Mai avrei immaginato che nel mio corpo ci fosse ancora qualcosa di caldo. Vivo. Nonostante il dolore, mi sento vivo, come mai nella mia intera vita.
Il mio bulbo oculare cade a terra, sotto il suo piede che lo schiaccia con veemenza. Mi chiedo se davvero mi merito tutto questo. Quando esattamente tutto è precipitato in questo baratro freddo e buio? Profondo come i suoi occhi, nero come il suo manto.
È lui l'unico che mi abbia capito, l'unico che sappia quel che si prova ad essere dimenticati. A non essere mai esistiti. Nessuno sa. Nessuno capisce. Solo lui. Il gelo e l'oscurità. Cosa, esattamente, mi rende diverso da lui? Cosa rende lui diverso da me?
Dall'occhio rimastomi scendono alcune lacrime. Lui me le asciuga. Nemmeno le lacrime sono degne di Jack Frost. «Potrebbero congelarsi» dice. Poi mi prende il volto con una mano e cattura le mie labbra in un bacio famelico ed animalesco. Non sono mai stato umano, perché dovrebbe trattarmi come tale? Non lo biasimo, bensì lo ricambio con sempre maggiore ardore e passione. Prima o poi finirò di impazzire.
Infine, lo sento slegarmi. I miei polsi sono di nuovo liberi, ma le mie gambe non reggono il mio improvviso peso. E cado a terra, rannicchiato nel mio sangue, nel sudore e nella fanghiglia che bagna il terreno. Lui si volta e si allontana, ordinandomi con fermezza di “darmi una pulita”.
In quel momento, capisco di odiarlo. Lo odio. Mi ha ingannato ed ora sono soltanto un suo servo. Sto zitto e subisco. Lo odio più della mia stessa inutile e miseranda esistenza.
Lo odio. E me ne pento. Lo amo. E mi sento morire.
Lui è la mia condanna. Lui è la mia libertà.

Bernadette
you are my liberty.

  
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