Capitolo primo: Derek
- E con quest’ultima notizia si
conclude il telegiornale della mezzanotte. Qui dallo studio Sarah
Hopkins...
- ... e James Taylor vi augurano una
buonanotte.
Il silenzio calò nella stanza
buia.
Un bambino si alzò dal
tappeto e raccolse le macchinine con cui stava giocando.
Era tardi, era ora di andare a
dormire.
Derek non voleva mai fare troppo
tardi la notte, perché sapeva che se fosse rimasto sveglio la mattina non sarebbe
riuscito a tenere gli occhi aperti.
E poi il giorno dopo c’era
scuola e la maestra interrogava sempre in storia, il mercoledì.
Posò i giocattoli nello scatolone
vicino al tavolo di legno e prese le chiavi per chiudere la porta di
casa.
Ritornando indietro, il suo
sguardo cadde sul latte che poco prima aveva tirato fuori dal
frigo.
Scosse la testa: quella sera non
avrebbe bevuto niente prima di dormire, neanche la camomilla; aveva troppo sonno
per rimanere ancora alzato, anche se per poco.
Si rifugiò nella
cameretta e si svestì velocemente, sentendo il freddo che si faceva sempre più
forte; l'inverno si stava avvicinando.
Tremava e la pelle si accapponava
nell’indossare il pigiama azzurro cielo che il papà gli aveva regalato per il
suo compleanno, ma finalmente poco dopo era già nel letto sotto le
coperte.
Avrebbe dovuto lavarsi i denti e
la mamma lo avrebbe sgridato quando sarebbe venuta a sapere che non l’aveva
fatto, ma Derek non aveva per niente voglia di lasciare il morbido e
confortevole piumone… ci avrebbe pensato il mattino dopo.
Gli occhi si chiusero quasi da
soli quando alla fine giunse il momento di spegnere la luce.
Derek allungò la mano da sotto le
coperte e raggiunse l’interruttore della lampada.
Il buio riempì la stanza in
un secondo. Gli unici suoni della notte erano la musica del bar vicino e i
clacson delle macchine.
Derek si accoccolò nel caldo del
letto e tremò.
Fuori il vento soffiava e agitava
i rami degli alberi; c’era una brutta ombra sul muro, sembrava un mostro, e Derek
era quasi sicuro di aver visto con la coda dell’occhio qualcosa muoversi
nell’oscurità.
Aveva voglia di
piangere.
Dov’era la mamma?
Perché non tornava a
casa?
Una lacrima cadde sul cuscino e Derek si
addormentò piangendo.
Capitolo primo:
Lee
Una persona che
avesse visto passare Leon per strada difficilmente avrebbe potuto
descriverlo.
Leon era un tipo.
Forse perché era un miscuglio di
generi pericolosi, o magari perché non si classificava né da una né dall’altra
parte, Leon in ogni modo raramente passava inosservato.
Non era importante la bellezza o la sua altezza, Leon avrebbe
attirato l’attenzione comunque.
I capelli lunghi e raccolti in treccine
erano scuri e gli ricadevano sulle spalle larghe, gli occhi erano caldi e
attenti e le labbra sempre piegate in un sorriso.
Leon era un tipo piacente, amabile
e affascinante. Di rado aveva la battuta pronta, ma quando qualcuno gli toccava
un nervo scoperto poteva mordere con ferocia a forza di frecciate e colpi
bassi.
Non era un tipo che perdonava
facilmente ma la sua pazienza accettava di buon grado quasi tutti gli errori e
le mancanze.
I suoi orgogli, e orrori invece
dei genitori, erano i tatuaggi che si era fatto all’età di diciassette
anni.
Spesso lo si
poteva vedere passare la mano sul retro del collo, dove erano marchiate a vita due ali
di un angelo, oppure sfoggiava più che poteva i pantaloncini per mostrare al mondo il
serpente che, dalla caviglia, saliva quasi fino al ginocchio.
E alla gente che gli
diceva:
-E a ottant’anni? Con quei
tatuaggi cosa farai?-
Lui rispondeva, con un’alzata di
spalle:
-Perché, non rimangono
lì?-
Aloha!
Mi scuso per il ritardo ma sia io che la mia beta Fiore abbiamo avuto un periodo intenso.
Spero che questi due brevi capitoletti vi piacciano, e non disperate che il prossimo sarà moooolto più lungo e... beh, avrete una bella sorpresina ^_- !
Ringrazio Miharu (eh, lo scoprirai prestooo!!) e Resha91 per i commenti.
Un grazie particolare a FiorediLoto!
See ya!
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