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Autore: Ivory    28/10/2007    4 recensioni
(NUOVA VERSIONE)"Il male aveva camminato sulla terra, un male formato di carne, ossa e artigli. Si incamminava tra la povera gente, e uccideva. Uccideva ancora, e ancora, senza mai fermarsi, senza mai conoscere la pietà. Dopotutto, come potevano i diavoli conoscere sentimenti simili? Come poteva, un diavolo, imparare a piangere?"
Genere: Romantico, Dark, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3 – FEAR AND REPENTANCE

“ Ci sono scelte da fare, per quanto siano difficili.”

La piazzetta umile fu adornata dal passaggio di alcune figure eleganti a cavallo. Erano quattro cavalieri, e ognuno di loro aveva il viso coperto dall'armatura bianca. La piccola folla sembrava un cumulo di insetti viscidi paragonati alle quattro presenze solenni e meravigliose, quasi immacolate, splendenti più per la loro prestigiosità che per il sole che si rifletteva accecante sulle armature lucidate a specchio.

Il tutto avvenne in modo veloce e inquietante:

<< Artemisia figlia di Gordon! >>

Una ragazza dai capelli cortissimi corse verso il fratello maggiore. La ragazza era letteralmente impietrita, limitandosi a stringere con forza le braccia dell'altro e ad affondare la testolina corvina nel petto, come per allontanarsi da quell'incubo. Stava succedendo proprio a lei…

<<…perché…? >> singhiozzava il giovane stringendo la sorella ancora più forte.

Un uomo poggiò la mano sulla sua spalla:

<< Non hai scelta, Luis…>> disse con foce ferma << …non puoi fare niente per lei. Lo sai… >>

L'uomo di mezz'età aveva i capelli biondi, sbiaditi dalla vecchiaia, alto, con una folta barba e gli occhi di chi aveva visto tante, troppe cose.

<< Abel …! Io…! Non posso abbandonarla…è tutto ciò che ho! E poi lei ha bisogno di cure! Lei ha già avuto un trauma, non posso mandarla in pasto a quel…>>

La mano di Abel di posò sulle labbra di Luis, soffocando le aspre parole che presto sarebbero fuoriuscite, nello stesso istante in cui uno degli uomini a cavallo puntò la spada contro di loro:

<< Ti avverto, straccione, non insultare il TUO SIGNORE! >>

L'uomo con la barba avvicinò il suo volto all'orecchio dello sventurato, allontanando la mano dalla bocca ormai azzittita:

<< Stolto…non fare pazzie! >> bisbigliò severamente << Se non offri tua sorella allora se la prenderanno con te…e anche con tutti noi! >>

Luis cominciò a piagnucolare come un bambino. Il resto dei compaesani rimase immobile e silenzioso. La paura li rendeva impotenti di tutto, anche di sibilare.

<< V…vi prego, prendete me al suo posto…>> disse il ragazzo, allentando la presa attorno alla sorella.

Il cavaliere che gli aveva puntato contro l'arma scese dal suo cavallo, avvicinandosi al povero Luis.

<< Qual è la tua età? >>

<< I…io…ho 18 anni… >>

<< E dimmi, figlio di Gordon…nei tuoi 18 anni di vita hai mai avuto una donna? >>

Luis rimase piuttosto stupito da quella domanda. Sapeva bene cosa intendeva con “aver avuto una donna”, non riusciva a capire come la cosa potesse interessare al suo interlocutore.

<< Allora, ti decidi a rispondere!? >> insistette il cavaliere, afferrando il ragazzo per il collo.

<< N…no… m…mai. >>

Il cavaliere voltò il viso coperto verso i compagni a cavallo, che fecero un cenno di consenso col capo.

<< E sia…verrai con noi...>> disse, strattonandolo verso il proprio cavallo. << …e anche tua sorella. >>

<< COSA!? >>

<< Non ti avevo certo detto che avrei accettato lo scambio. Piuttosto, dato che sei così affezionato a lei, dovresti essere felice di seguirla! >>

Uno dei compagni si avvicinò velocemente col suo cavallo verso Artemisia, e la sollevò violentemente dal suolo, incurante delle urla. Il ragazzo cominciò a dimenarsi, ma l'uomo era troppo robusto per lui.

Prima di allontanarsi coi propri compagni , uno dei cavalieri si voltò per l'ultima volta verso la povera gente:

<< Lord Wolford non è felice di questa situazione. Non merita altro un popolo che non riesce a pagare le tasse come dovrebbe. >> disse con freddezza << Anzi, dovreste essere onorati di poter offrire i vostri figli ai suoi servigi. >>

E anche lui partì. I cinque cavalli si allontanarono fino a diventare piccolissimi, per poi scomparire nell'ombra maestosa della Torre.

La gente si ritirò velocemente in quel poco che rimaneva delle proprie case. Ormai erano abituati a tale ingiustizia. Un'ingiustizia per di più insensata. In fondo al cuore lo sapevano: qualunque cosa si facesse nel Gigante Di Sangue puzzava, sapeva di marcio fino alla nausea.

Abel non si mosse di un millimetro. Il suo sguardo non osava allontanarsi dalla costruzione, chiedendosi per l'ennesima volta “perché?”.

<< Ancora una volta non avete avuto il coraggio di reagire… >> disse una voce alle sue spalle come per rispondergli << …padre. >>

<< Eva, non essere ridicola figlia mia. La mia parola non sarebbe servita a niente, se non per farmi tagliare la testa. >>

La ragazza dai capelli biondi si avvicinò al suo fianco, fissandolo con disprezzo e stringendo i pugni dalla rabbia: << Forse è quello che meriti dopo ciò che hai fatto a tua moglie! Il nostro villaggio non andrà mai da nessuna parte con un vigliacco come te alla guida…Wolford continuerà a schiacciarci come vermi fino alla fine dei nostri giorni. Preferirei morire per mano di un demone…! >>

Eva fece per allontanarsi, ma la mano del padre l'afferrò salda al polso.

<< E' proprio per dare un futuro alla mia gente che non posso ribellarmi! >> replicò << Sai bene che tua madre lo ha fatto di sua volontà…! >>

<< MA TU NON HAI FATTO NIENTE PER IMPEDIRGLIELO! NIENTE! >> disse lei, allontanandolo con una spinta, per poi correre via.

Abel si portò una mano sulla fronte sudata, e chiuse gli occhi con dolore. Quel ricordo che da un mese cercava in tutti i modi di cancellare stava bussando nuovamente alla sua coscienza con violenza.

continua.

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Chiedo scusa per la lunga assenza. Ancora non so come diamine sia riuscita a trovare il tempo di finire questo capitolo...qualcuno mi aiuti!!!!

  
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