Anime & Manga > Death Note
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Autore: CrHacker98    08/04/2013    2 recensioni
Se state cercando una Fanfiction Yaoi, sbagliate a scegliere questo racconto. Se cercate stessi personaggi, ma in un ambiente diverso, sbagliate ancora.
Questa storia parla del nostro mondo. Quello reale dove Death Note è solo un anime ed un manga. Ma, con nostra grande fortuna...o sfortuna a seconda dei casi, i personaggi della tanto famosa serie, per qualche misterioso motivo ( Errore di un qualche Shinigami? ) si ritrovano nella nostra epoca a combattere gli uni contro gli altri...nell'ombra.
Il più grande scontro di tutti i tempi sta per iniziare.
Ma la domanda che accompagna tutti è: chi vincerà?
Genere: Azione, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Neko si era trascinato faticosamente all’appartamento del ragazzo che l’aveva intercettato alla Fossa delle Anime. Fu piuttosto faticoso e doloroso muoversi dopo quella serie di colpi che aveva preso. Gli usciva ancora un po’ di sangue dagli occhi, ma alla fine anche quello si sarebbe fermato.
Il suo accompagnatore invece aveva un che di sinistro, ma anche di familiare. Non sapeva bene come descriverlo  ma “Alfa”, come si era presentato quel tizio, sembrava che lo conoscesse da anni. Sentiva sulla pelle dei brividi ogni volta che lo toccava. Era come se toccasse brace bollente, non era capace di descriverlo, no di certo.
Ma anche il digiuno si fece sentire. Ogni minuto che passava si sentiva più debole e più arrabbiato. Pensava che se era ridotto così la colpa era di tutte le persone intorno a lui.
Poco male, si sarebbe sfogato ammazzando il tipo che Alfa voleva fare fuori.
- Hey, moretto, ce la fai o devo sollevarti di peso?- lo sfottè il rosso. Neko grugnì in risposta, spostandosi dal giovane e cercando di reggersi in piedi da solo. Purtroppo per lui, le sue gambe non resistettero e per poco non cadde a terra. Alfa l’aveva preso all’ultimo secondo ed ora lo tirava su.
Con un calcio, il rosso aprì la porta dell’appartamento e con un altro colpo la chiuse. Il moro si accasciò sul divano al centro della stanza e non sembrava particolarmente impressionato dal sangue e dagli organi quasi marciti sul fondo della stanza. Semplicemente cercò di rilassarsi appoggiandosi ai comodi cuscini e cercando di sopprimere il dolore che lo martellava alle gambe.
- Sai...faresti bene a mangiare qualcosa...- gli disse Alfa porgendogli del pane. Il moro sbuffò e si girò di fianco.
- Non ho bisogno dei tuoi stupidi consigli, mammina...- rispose impertinente l’altro accoccolandosi su sé stesso. Il rosso alzò seccato un sopracciglio.
- Se non mangi non sarai abbastanza in forza per lottare- lo rimbeccò nuovamente. Neko tossì un paio di volte, ma scosse la testa.
- Non ho fame. Non rompermi i coglioni, io faccio il mio lavoro e basta. Piuttosto, come hai intenzione di ripagarmi? Avevi detto che mi avresti dato qualcosa di importante...- continuò il moro, grattandosi la testa con una mano per poi asciugarsi il sangue che colava dalle bende.
- Già, sono un tipo che mantiene le promesse. Prima però mangia – disse di nuovo il rosso, avvicinandosi al divano e sedendosi su un bracciolo.
- Ho detto di no...- rispose irritato Neko. Alfa sospirò.
- Allora non mi lasci altra scelta...- disse alzandosi.
Il moro non  si accorse di nulla finchè non sentì qualcosa legarsi intorno alla sua gola. Un cappio gli venne annodato intorno alla giugulare e venne trascinato sul pavimento.
- Ma che cazz...- la corda fece il giro del suo esile corpo e gli bloccò i polsi dietro alla schiena. Le corde strofinavano dolorosamente sulle mani facendolo ululare.
Era legato come un salame, completamente bloccato e con la vista ottenebrata. Sentì delle dita sfiorargli i capelli ed accarezzarli dolcemente, per poi prenderli e tirarli con violenza.
- Quando io dico una cosa, tu devi farla o ti ammazzo, stronzetto – gli sussurrò ad un orecchio Alfa, tirandogli i capelli ogni volta ch pronunciava una parola per fargliela entrare nel cervello.
Neko sentì il fiato caldo del rosso sul collo, bollente come l’inferno. Una serie di brividi si irradiarono da quel punto, facendo tremare di impazienza il giovane.
Ma impazienza di che?
Alfa avvicinò il viso al capo dell’altro e con fare sensuale gli leccò il lobo dell’orecchio. Il moro percepì nitidamente ogni lappata, ed ogni volta che la lingua dell’altro si poggiava sulla sua pelle desiderava che lo facesse un’altra volta. Solo quell’azione gli piaceva da impazzire, e poco importava che fosse un uomo a sedurlo. Del resto, se non contava le “squillo”, lui non era andato a letto con nessuno.
Nessuno che lo facesse eccitare e divertire per davvero.
Il rosso gli fece tirare il capo indietro mettendo in bella mostra il collo, segnato da una striscia bluastra dove si era posata la corda.
Era così invitante.
Alfa senza pensarci due volte gli diede un leggero morso, lasciando una chiazza rossiccia. Vi passò poi la lingua, percorrendo la scia del livido che gli aveva procurato fino a risalire ai lineamenti del viso. Erano così delicati, eppure così virili, semplicemente perfetti. Posò lì dei baci appena appena trattenuti, quasi come se stesse baciano una bambola candida di porcellana che al primo tocco si sarebbe rotta.
Passò le dita sul viso, tracciò il percorso che compiva la vena del collo, fino alle spalle, infilandosi sotto alla maglietta sporca di sangue del ragazzo. Toccò i muscoli ben formati, solidi, tenaci a non cadere mai. Scese ancora, arrivando al torace largo, sentendo al di sotto del quale batteva febbrilmente il cuore, sul limite di scoppiare. Più  a lato le costole si profilavano attraverso la pelle, attraverso i muscoli anche qui tonici, anche se più sottili, ma ugualmente resistenti. Più in giù vi era lo stomaco, che non veniva riempito da troppo tempo e che reclamava del cibo.
Il moro reclinò il capo a quei tocchi, lasciando che i capelli lisci gli arrivassero sopra agli occhi, ormai del tutto immersi nell’oscurità. La sua mente era totalmente concentrata nel percepire quelle dita affusolate che esplorava e tastavano il suo corpo, per la prima scosso tra tremiti di piacere.
Nessuno si era mai interessato così al suo fisico.
Nessuno lo aveva studiato così da vicino e con tanta bramosia.
Nessuno l’aveva mai fatto sentire così, come una pecorella in mano al lupo cattivo, pronta a morire ad un morso del predatore.
Anche se in fondo gli piaceva. Gli piaceva essere completamente in mano a quel ragazzo, a quell’assassino. Finalmente qualcuno che non fosse lui stesso a preoccuparsi della sua vita. Che il rosso facesse quel che voleva con il suo corpo, l’importante era che lo considerasse, che non piegasse il capo quando lo vedeva o che distoglieva lo sguardo.
Voleva esistere almeno per una persona.
Un gemito scappò dalle sue labbra quando le dita raggiunsero la linea del bacino, accarezzando le ossa sporgenti e la linea che scendeva verso il basso. In contemporanea Alfa avvicinò il proprio viso al suo, strofinando dolcemente i loro nasi e facendo sfiorare le loro labbra. Neko si sentiva parte di quel gioco, la sua parte era quella di chi non doveva mai prendere l’iniziativa: era il suo “padrone” che doveva ordinargli se respirare o smettere di vivere, non voleva avere nessun pensiero, solo obbedire.
Obbedire ciecamente.
Mai, mai si sarebbe permesso a leccare e mordere la bocca dell’altro senza che questi gli desse il permesso.
Alfa senza pesarci due volte si fiondò sulle sue labbra, coinvolgendo il moro in bacio bollente e passionale. Le lingue subito si intrecciarono combattive, scivolando l’una sull’altra in una danza eccitante e senza esitazione.
Il rosso precipitò le sue falangi sottili sul cavallo dei pantaloni dell’altro, massaggiando ritmicamente ai baci che i due si davano. Quando dovettero staccare le bocche per respirare, Alfa potè contemplare l’espressione compiaciuta ed arrossata del moro, pronto e voglioso di ricevere altre attenzioni dal ragazzo.
Non c’erano bisogno di parole, solo i loro gesti riuscivano a comunicare all’amante quello che entrambi desideravano.
Alfa tolse la maglietta dal corpo del ragazzo, usandola per stringere la presa delle corde sui polsi. A sua volta si tolse la felpa, restando entrambi così a petto nudo.
Nuovamente si catapultò bramoso sulla bocca del ragazzo, tracciandone l’interno con la sua lingue. Sentì il sapore di sangue, il sapore di tutte le battaglie che il moro aveva affrontato, vinte o perse. Sentì l’odio, la rabbia, la furia che aveva trattenuto dentro di sé per tutti quegli anni, sentì il potente desiderio che aveva in quel preciso istante. Un desiderio così forte da coinvolgere persino tutti i sensi del rosso.
Alfa riprese a massaggiare con le dita il cavallo dei pantaloni dell’amante, decisamente troppo stretto per l’erezione prepotente del ragazzo che lui stesso gli aveva provocato. Abbassò il viso per osservare meglio il delinearsi dell’asta dell’altro contro l’indumento, quando Neko posò la testa nell’incavo del suo collo. Il moro strofinò le guance e le labbra contro la pelle calda dell’assassino, lasciando di tanto in tanto qualche dolce bacio sulla spalla.
Solo in quel momento Alfa si rese conto di come la bocca dell’altro fosse gelata contro il suo corpo. Un brivido di piacere si dileguò da quella zona, irradiandosi per tutte le fibre del corpo del rosso, facendolo tremare di piacere. Neko mugolò come un gatto, leccando in modo riverente il petto, per poi scendere fino all’ombelico. Qui inserì più e più volte la lingue mimando l’atto della penetrazione, facendo così gemere per la prima volta Alfa. Non si fermò però qui, si abbassò ancora di più, fino a inumidire con la lingua le linee che scendevano fino all’inguine. Prontamente il rosso lasciò la prese sui pantaloni del moro e si slacciò i propri, gettandoli in un angolo della stanza e macchiandoli di sangue. Rimasto in boxer, Alfa aspettava in silenzio che l’altro si muovesse.
Neko si gettò contro l’erezione dell’altro, strofinandoci il viso e tirando di tanto in tanto la stoffa aderente con i denti. Sottomesso, leccò attraverso l’indumento l’asta del ragazzo che al contatto ansimò di piacere, avvicinando il proprio bacino contro il giovane. Il moro inaspettatamente però si rialzò in ginocchio, lasciando l’altro completamente insoddisfatto e voglioso.
Alfa decise di vendicarsi e prese un coltello lasciato chissà quando ai piedi del divano. Tagliò di netto le corde e le lasciò scendere sensualmente sul corpo minuto del ragazzo. Con la lama in mano si avvicinò a Neko e la fece scivolare sulla pelle calda, delineando dei cerchi lungo il torace e lo stomaco. Il coltello salì per arrivare alla base del collo. Qui fece un’incisione non troppo profonda, ma quel che bastava a far spillare del sangue. Subito il rosso ingoiò quel liquido rosso così dolce, passando la lingua più e più volte sulla ferita aperta. Neko gemette forte ogni volta che il taglio veniva umidito, arrivando perfino a gridare quando l’altro lo morse forte.
Alfa spinse il ragazzo a terra, facendo aderire la schiena del moro contro il pavimento. Il sangue spillò lentamente dalla ferita, scivolando sensualmente lungo il corpo del ragazzo. Il rosso si abbassò su di lui e leccò la scia rossa fino ad arrivare all’inguine. Senza pensarci troppo sbottonò i pantaloni e li abbassò, liberando leggermente il membro eretto dell’altro. Neko non emise un fiato, aspettava semplicemente che il suo “padrone” decidesse cosa fare.
L’assassino decise di non essere troppo cattivo contro il suo sottoposto, decidendo così di non torturalo e togliendo subito anche i boxer del ragazzo. Davanti a lui svettò l’erezione del moro, che arrossì imbarazzato dalla situazione. Alfa prima di iniziare risalì fino al volto del giovane e lo baciò con passione, come a volerlo rassicurare.
Non lo preparò neanche. Non cominciò con la mano e nemmeno lo toccò timidamente con la bocca come chiunque si sarebbe aspettato facesse. Si precipitò subito su di lui e lo ingoiò tutto, stringendo forte tra le labbra il membro del ragazzo, facendoselo arrivare info in gola.
Neko urlò forte, invaso all’improvviso da un piacere così devastante da lasciarlo senza fiato. Il torace per un paio di minuti non si rialzò, sospeso in quel mare di sensazioni. Alfa succhiò avidamente, facendo poi su e giù con la bocca e seguendo il movimento delle labbra con le mani. Non avevano neanche iniziato che subito il moro si sentì allo stremo ed al limite. Il piacere crescente che si diradava dal suo bassoventre fino al cervello gli annebbiava la mente. Nessuno donna l’aveva mai fatto sentire così alto, così perso nelle sue emozioni da sentirsi quasi un drogato. Scosse più volte la testa per cercare di recuperare anche solo un grammo di lucidità, quando venne di scatto nella bocca del rosso. Il piacere che ne derivò era così malsano, così coinvolgente e caldo che Neko si sentì soffocare. Alfa fu costretto a piegarsi sul ragazzo ed a infondergli nelle labbra un soffio di aria. I polmoni di Neko ripresero a funzionare, anche se si sentiva ancora intorpidito e scosso dalla moltitudine di piaceri che ancora non avevano smesso di percorrere il suo corpo. Ansimò più volte e non protestò per nulla quando venne rivoltato a pancia in giù. Sapeva perfettamente che cosa lo aspettava, e se ne compiaceva.
Alfa si tolse anche l’intimo e rimasero entrambi nudi. Il rosso si appoggiò sull’amante, strusciando pelle su pelle e contorcendosi ogni qualvolta che i due si toccavano. Era come se una scintilla d’elettricità li unisse, facendoli sobbalzare quando si sfioravano. Alfa iniziò a leccare voglioso la schiena del ragazzo.
Le scapole, la spina dorsale, i fianchi, scendendo fino all’attaccatura del bacino ed arrivando in mezzo alle gambe.
Neko alzò in alto il bacino con fare sensuale per facilitargli il lavoro.
Il rosso inserì la lingua nel ragazzo che sussultò a causa dell’intrusione. Non sentì fastidio, era ormai così abituato dal dolore da esserne quasi assuefatto. L’assassino lappava con tutta la concentrazione che poteva metterci, cercando di far allargare e rilassare il muscolo. Quando credette che potesse essere sufficiente si alzò sulle ginocchia e cercò di entrare nel giovane. Con uno scatto lo penetrò del tutto, facendogli inarcare la schiena dal piacere. Con una sola spinta raggiunse la prostata del moro, che gemette in modo osceno a bocca aperta ogni volta che veniva violato. Si sentiva una puttana, e quel pensiero non faceva che eccitarlo ancora di più.
I due corpi si muovevano all’unisono, i gemiti lasciavano le loro labbra negli stessi istanti ed il piacere si irradiava in entrambi nello stesso modo. Sembravano quasi fatti per incastrarsi a vicenda, come i pezzi di un puzzle.
Vennero insieme, macchiandosi entrambi dei loro sbagli.
Privati di ogni forza, si accasciarono sul pavimento.
Senza una parola, nel più totale silenzio.
Del resto, a cosa servivano le parole adesso?
Sprofondarono nel sonno entrambi senza accorgersene, totalmente soddisfatti e con l’anima, per una volta, felice e sollevata.



Commento di Juli-chan ( ponci ponci popopò) 
Capitolo dedicato interamente a ShinigamiGirl ed ai suoi rating arcobaleno.
Maledico dieci volte internet che ha deciso che la sua vita non ha senso e ci ha lasciato.
Anzi, MI ha lasciato...

'sti modem so' tutti froci...
   
 
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